Alla fine maggio ha visto la scomparsa di un uomo che per decenni è stato al centro degli affari internazionali. Zbigniew Brzezinski, nato a Varsavia negli anni ‘20, è stato uno dei più influenti consiglieri di politica estera negli Stati Uniti, ed ha avuto un ruolo centrale nella spinta all’integrazione globale.

Brzezinski ottenne il suo dottorato di ricerca ad Harvard nel 1953, e successivamente divenne professore in quella università, prima di andare ad insegnare alla Columbia University. Dal 1966 al 1968, è stato [in inglese] un membro del Policy Planning Council al Dipartimento di Stato, e nel 1968, ha svolto il ruolo di presidente della Humphrey Foreign Policy Task Force per la campagna alle presidenziali di Hubert Humphrey.

Brzezinski: l’Internazionalista

Dal 1973 al 1976, Brzezinski è stato il Direttore della appena formata Brzezinski, un’organizzazione internazionale alla cui creazione lui stesso aveva contribuito. In un’intervista del 1989, Brzezinski rivelò [in inglese] il suo ruolo nella fondazione della Commissione Trilaterale, grassetto aggiunto):

Non solo la controllavo [la Commissione Trilaterale], con David Rockefeller ho contribuito a fondarla e organizzarla. Quindi, se qualcuno dei nostri spettatori è un cospirazionista, ecco qua uno dei cospiratori… è un’organizzazione nordamericana, europea occidentale e giapponese il cui fine è promuovere una collaborazione più stretta tra queste tre regioni del mondo. La commissione è composta da privati cittadini, non funzionari governativi, che sono leader in vari settori della società… Incidentalmente noi siamo quelli che hanno originariamente proposto la creazione del summit annuale delle democrazie industriali.

Per tutta la loro vita, Brzezinski e Rockefeller hanno lavorato allo scopo di creare un sistema globale integrato. Nelle sue ‘Memorie’ David Rockefeller’s ammette [in inglese] che la sua famiglia è stata parte di una “cabala segreta” che ha lavorato alla creazione di un “sistema mondo” (sottolineato aggiunto):

Alcuni credono che noi (la famiglia Rockefeller) siamo parte di una cabala segreta che lavora contro gli stessi interessi degli Stati Uniti, definendo la mia famiglia e me stesso come “internazionalisti”, e di cospirare con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale più integrata—un mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e ne sono orgoglioso.  

Oltre a giocare un ruolo strumentale nella fondazione della Commissione Trilaterale, Brzezinski era anche membro del Council on Foreign Relations (CFR) e un frequentatore abituale della conferenza elitaria Bilderberg, che ne illustra la posizione di personalità di alto livello, profondamente inserita nel sistema di governo parallelo.

Dare ai Sovietici il loro Vietnam e incoraggiare Pol Pot

Il ruolo più importante di Brzezinski nella vita pubblica è stato quello di National Security Advisor (NSA) [Consigliere per la Sicurezza Nazionale] per Jimmy Carter dal 1977 al 1981. Come è noto, in questo ruolo, Brzezinski fu uno dei principali strateghi che spinsero per armare i Mujaheddin in Afghanistan, un piano che sperava avrebbe aumentato la probabilità che l’Unione Sovietica intervenisse. In un’intervista con Le Nouvel Observateur nel 1998, Brzezinski ricordava [in inglese] quest’operazione (traduzione dal francese a cura di William Blum e David N. Gibbs):

Domanda: L’ex direttore della CIA, Robert Gates, nelle sue memorie ha affermato che i servizi di informazione americani iniziarono ad appoggiare i Mujaheddin in Afghanistan sei mesi prima dell’intervento sovietico. In questo periodo lei era il consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Carter. Pertanto lei ha giocato un ruolo chiave in questo affare. È corretto?

Brzezinski: Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, la CIA iniziò ad aiutare i Mujaheddin nel 1980, per fare intendere che ciò sia avvenuto dopo che l’esercito sovietico aveva invaso l’Afghanistan, il 24 dicembre 1979. Ma la realtà, gelosamente custodita fino ad oggi, è completamente diversa: in effetti già il 3 luglio 1979 il Presidente Carter firmò la prima direttiva per l’aiuto segreto agli oppositori del regime filo-sovietico di Kabul. E quello stesso giorno, scrissi una nota al presidente in cui gli spiegavo che secondo la mia opinione questo aiuto avrebbe spinto i Sovietici all’intervento militare.

D: Nonostante questo rischio, lei fu un sostenitore di quest’azione sotto copertura. Ma forse lei stesso desiderava questo intervento dei Sovietici nella guerra, e cercava un modo per provocarlo?

B: Non fu proprio così. Non spingemmo i Russi all’intervento, ma coscientemente aumentammo le probabilità che avvenisse.

D: Quando i Sovietici giustificarono il proprio intervento affermando di voler combattere contro l’intervento segreto degli Stati Uniti in Afghanistan, nessuno diede loro credito. C’era però una parte di verità in questa affermazione. Oggi non rimpiange nulla di quella decisione?

B: Rimpiangere cosa? Quell’operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di trascinare i Russi nella trappola afghana e lei vuole rimpiangerla? Il giorno che i Sovietici attraversarono ufficialmente il confine, io scrissi al Presidente Carter, essenzialmente: “Adesso abbiamo l’opportunità di dare alla Unione Sovietica la sua Guerra del Vietnam”. In effetti, per quasi dieci anni, Mosca dovette condurre una guerra insostenibile per il regime, un conflitto che causò demoralizzazione e alla fine il crollo dell’impero sovietico.

D: E non rimpiange neanche il fatto di aver sostenuto il fondamentalismo islamico, che ha armato e formato i futuri terroristi?

B: Cos’è più importante nella storia del mondo? I Talebani o il crollo dell’impero sovietico? Un po’ di Musulmani agitati o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della Guerra Fredda?

Inoltre, nel suo ruolo di NSA, Brzezinski e l’amministrazione Carter incoraggiarono i Cinesi a continuare a sostenere il regime genocida di Pol Pot in Cambogia. Dopo che, alla fine del 1978, il Vietnam aveva iniziato l’invasione totale della Cambogia conquistando il potere all’inizio del 1979, gli Stati Uniti pressarono la Cina affinché continuasse ad assistere i Khmer Rossi nella loro lotta contro le forze vietnamite occupanti, con Brzezinski che ammette [in inglese] di avere “incoraggiato i Cinesi a sostenere Pol Pot.”

Obama: Brzezinski un “amico eccezionale”

In tempi più recenti, Brzezinski è rimasto una figura centrale negli Stati Uniti, lavorando in una pletora di think tank, e come consigliere di molti politici di primo piano. Uno di questi è stato l’ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a cui fu molto vicino. In un discorso [in inglese] di marzo 2008, Obama rivela quanto fosse intimo il loro rapporto, e lo definisce un “amico eccezionale:”

Per quanto riguarda il dottor Brzezinski, non mi bastano le parole per dire quanto è stato grande il suo contributo al nostro paese. Stiamo parlando di uno che ha contribuito a strutturare Camp David e a portare avanti una pace duratura tra Israele ed alcuni dei suoi vicini. Di uno che, per decenni, ha formato alcuni dei più importanti specialisti di politica estera, non solo nel partito democratico, ma anche un buon numero di persone poi finite nel partito repubblicano… Ha dimostrato di essere un amico eccezionale, una persona da cui ho imparato un’immensa quantità di cose. E il fatto che lui mi sostenga in questa campagna e sia venuto qui in Ohio, è una prova della sua generosità.

 

La NATO è destinata ad essere il centro della sicurezza globale?

Una delle principali caratteristiche di Brzezinski sono i suoi saggi e i suoi libri riguardanti la sua visione geo-strategica. In uno di questi saggi, scritto nel 2009 per Foreign Affairs – pubblicazione del CFR –, Brzezinski espone la sua visione di quello che è lo scopo della NATO e di quale potrebbe essere il suo ruolo in futuro.

Intitolato: An Agenda for NATO: Toward a Global Security Web [Un programma per la NATO: verso una rete di sicurezza globale, in inglese], Brzezinski inizia dettagliando come, in essenza, la NATO sia stata obsoleta sin dalla fine della Guerra Fredda, e come l’alleanza si trovi davanti ad un problema di legittimazione. “Cosa accadrà?”, scrive. Brzezinski prosegue argomentando che il mondo adesso si trova ad affrontare “rischi senza precedenti per la sicurezza globale,” con “movimenti estremisti religiosi e politici” tra di essi, movimenti che lui stesso aveva contribuito a rafforzare avendo dato ai Mujaheddin l’aiuto degli Stati Uniti (sottolineato aggiunto):

La sfida fondamentale che adesso la NATO affronta è quella di rischi senza precedenti per la sicurezza globale… Il paradosso del nostro tempo è che il mondo, sempre più connesso ed economicamente interdipendente per la prima volta in tutta la sua storia, subisce l’intensificazione di agitazioni popolari rese più minacciose dalla crescente facilità di accesso ad armi di distruzione di massa – non solo da parte di stati, ma anche, potenzialmente, da parte di movimenti estremisti religiosi e politici. Però non c’è un meccanismo efficace di sicurezza globale per affrontare la crescente minaccia di un violento caos politico che sorge dal recente risveglio politico dell’umanità.

Da qui, Brzezinski dettaglia come una serie di diversi pacchetti di misure di sicurezza siano stati organizzati in tutto il mondo negli ultimi decenni, tra cui la Collective Security Treaty Organization (CSTO) e la Shanghai Cooperation Organization (SCO). Brzezinski quindi accenna a come molte personalità delle élite occidentali vedono il ruolo della NATO nel futuro. Inizialmente rifiuta l’idea che la NATO possa essere, in se stessa, un esercito globale, prima di sostenere una variante di questa idea, nella forma della NATO come il “perno di una rete globale di svariate imprese cooperanti nell’ambito della sicurezza regionale” (sottolineato aggiunto):

Per rimanere storicamente rilevante, la NATO non può – come hanno sostenuto alcuni – semplicemente espandersi in un’alleanza globale o trasformarsi in un’alleanza globale di democrazie… Una NATO globale diluirebbe la centralità della connessione Stati Uniti-Europa, e nessuna delle potenze emergenti accetterebbe di far parte di una NATO estesa globalmente. 

La NATO, però, ha l’esperienza, le istituzioni, e i mezzi per diventare eventualmente il perno di una rete globale di iniziative cooperanti sulla sicurezza a livello globale tra stati la cui potenza è in crescita. La risultante rete di sicurezza riempirebbe un vuoto che le stesse Nazioni Unite non possono colmare ma di cui il sistema delle Nazioni Unite effettivamente trarrebbe beneficio. Nel perseguimento di questa missione strategica, la NATO non  solo conserverebbe l’unità politica transatlantica, ma risponderebbe anche alla nuova e sempre più urgente agenda di sicurezza del ventunesimo secolo.

Sebbene la visione di Brzezinski’s sembri tutt’altro che probabile al presente, sarà interessante vedere il cammino che il mondo prenderà negli anni e nei decenni a venire.

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Articolo di Steven MacMillan pubblicato su New Eastern Outlook il 16 luglio 2017

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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