Se diamo ascolto alle parole di Obama, tra i peggiori nemici dell’America figurano l’Isis, l’ebola, l’Iran e, ovviamente, la Russia, della quale a volte si parla addirittura come nemico numero uno, riferendosi soprattutto al presidente Vladimir Putin.

Per ironia della sorte, in un recente sondaggio, è proprio il presidente Obama ad essere definito, da oltre un terzo dei membri del Partito Repubblicano, la più grande minaccia per l’America.

I recenti avvenimenti in Medio Oriente, così come la campagna elettorale per le presidenziali che sta prendendo sempre più velocità, spingono i Repubblicani da una parte ad affermare che la politica estera di Obama è fallita miseramente, dall’altra a ridurre il più possibile le possibilità di Hillary Clinton, la più promettente fra i candidati Democratici.

“Caos totale”, ecco come molti membri del Congresso, Repubblicani come Democratici, sempre più spesso descrivono l’attuale situazione in Medio Oriente. E i media concordano.

In questo caos né politici, né generali, neppure i migliori analisti militari, sono in grado di dire con esattezza chi è da considerarsi amico e alleato, e chi nemico. E proprio per questo accade che l’Iran, il peggior nemico degli Stati Uniti, ci aiuta a combattere contro lo Stato Islamico, mentre nello stesso momento sostiene il governo siriano e i ribelli sciiti in Yemen, gli stessi che hanno deposto il presidente filoamericano Abd Rabbuh Mansur Hadi.

In Siria, Washington sta sostenendo i cosiddetti ribelli moderati, con lo scopo di deporre il presidente Bashar Assad, ma questi “moderati” ruotano attorno al gruppo terroristico Al Nusra, parte di al-Qaeda. Sembrerebbe che al-Qaeda, che fino a poco tempo fa era considerata il maggior nemico degli americani, stia diventando un alleato.

Recentemente si è parlato del problema nucleare iraniano, e in quell’occasione il nostro nemico numero uno, la Russia, ha avuto un ruolo chiave e costruttivo, tanto che senza di essa il problema non avrebbe potuto essere risolto. Persino il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Marie Harf, ha detto che il ruolo della Russia è stato fondamentale per arrivare all’accordo con l’Iran.

Tutto questo si sta pian piano realizzando in un contesto caratterizzato dalle dure sanzione imposte alla Russia. Obama spera, tramite queste, di distruggere l’economia del Paese e far sì che si giunga a un cambio nella leadership. In realtà, le sue politiche non sono riuscite a realizzare neanche uno di questi obiettivi. È da notare inoltre che i Paesi europei stanno iniziando a protestare contro le sanzioni, resisi conto che colpiscono anche le loro economie, e non solo quella russa.

Brevemente, i problemi stanno crescendo a dismisura e pare che a Washington molte persone siano alla ricerca di nuove idee e di un programma migliore. Settimana scorsa al Congresso, dove fino a poco tempo fa le risoluzioni antirusse venivano adottate senza sosta, una dopo l’altra, i “dissidenti” hanno parlato al Senato e spiegato dettagliatamente ai presenti i motivi per cui la politica della Casa Bianca nei confronti della Russia è completamente sbagliata.

Dana Rohrabacher, parlamentare della California al Congresso, e autore dei discorsi di Ronald Reagan, ha affermato che, anziché alimentare l’isteria antirussa, Obama farebbe meglio a parlare con Putin onde trovare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, e raggiungere un accordo per debellare insieme l’Islam radicale.

A lui si aggiungono, nella critica alla Casa Bianca e ai loro stessi colleghi, prominenti soggetti politici, giornalisti, nonché analisti della CIA e del Pentagono. Questi considerano le attuali politiche pericolose e nocive per gli stessi Stati Uniti, poiché potrebbero portare a un confronto militare diretto con la Russia, senza escludere scontri nucleari.

Recentemente si è votato a proposito di una spedizione di armi in Ucraina, e ben quarantotto membri del Congresso si sono dichiarati contrari. In precedenza, voci di questo tipo erano rare e considerate distanti. Questo fatto è ovviamente lontano dall’essere una sostanziale opposizione, ciononostante vi si avvicina.

Secondo fonti affidabili, un gruppo di Repubblicani abbastanza influente, a breve renderà pubblica la sua opinione a proposito dei cambi radicali necessari per la politica americana. L’idea è quella di un compromesso con la Russia, per risolvere la crisi ucraina in cambio di aiuti nella lotta contro il terrorismo.

I nomi dei potenziali candidati che daranno voce a queste proposte non sono stati ancora rivelati, volendoci non poco coraggio per farlo. Eppure colui che correrà il rischio, guadagnerà anche un po’ di consenso.

L’America è esausta delle sue guerre senza fine, e una guerra contro la Russia è l’ultima cosa che si possa desiderare. È giunto il momento per Obama, piuttosto che sabotare le imminenti celebrazioni della vittoria contro la Germania nazista, di fare una telefonata, e offrire a Putin un compromesso. Ciò non solo darà benefici a entrambe le nazioni e per estensione all’umanità, ma senza alcun dubbio incoraggerà ciò che è rimasto di Obama, il quale al momento si trova su un terreno decisamente malfermo.

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Articolo di Edward Lozansky apparso su Sputnik il 10/04/2015
Traduzione in italiano a cura di Paola per SakerItalia.it

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