Lasciatemi dire subito che nutro il massimo rispetto per F. William Engdahl e che lo considero una persona molto più esperta di politica americana del sottoscritto. Inoltre, voglio chiarire anche che non confuterò neanche una sola delle argomentazioni che Engdahl porta a sostegno della sua tesi, semplicemente perché sono dell’opinione che i suoi ragionamenti siano logici e basati sui fatti. Consiglio caldamente a tutti la lettura dell’articolo di Engdahl “The Dangerous Deception Called The Trump Presidency” [“Il pericoloso inganno chiamato Presidenza Trump”], sul sito New Eastern Outlook, e di ponderare con attenzione tutte le sue argomentazioni. Naturalmente, Engdahl porta solo prove indirette e circostanziali, e solo il tempo farà veramente capire se ha ragione oppure no. Quello che mi propongo di fare oggi è di prendere in considerazione l’altra possibilità, cioè che, nonostante tutte le prove portate da Engdahl, Trump possa non essere un imbroglione ed un attore. Vedrete però che questa conclusione non è necessariamente più ottimistica di quella di Engdahl.
La mia argomentazione principale è molto più primitiva di quella di Engdahl e anche molto più circostanziale: io noto i segni inconfondibili di una *vera* lotta all’interno dell’elite americana e, se un confronto del genere è effettivamente in corso, la mia conclusione è che Trump non è un attore che è stato “selezionato” (per usare le parole di Engdahl) dall’elite americana, ma piuttosto il contrario, la sua elezione, per quelle elites, è un incubo.
La mia argomentazione secondaria è che, anche se Engdahl dovesse aver ragione, il piano delle elites americane per salvare l’Impero e prepararsi alla guerra è destinato a fallire.
Vediamole una alla volta:
La realtà dalla lotta all’interno delle elites americane
Francamente, non credo che lo “Stato Profondo” imperiale possa essere così contorto e sofisticato da ordinare ai media mainstream l’organizzazione di una campagna di odio lunga un anno contro Trump, solo perché lo “Stato Profondo” aveva calcolato che solo una demonizzazione del genere lo avrebbe reso popolare e lo avrebbe fatto eleggere. Come mai? Perché non credo che la macchina propagandistica americana sia così flessibile. Guardate dei fenomeni come Rachel Maddows o Martha Raddatz, e vedrete che sono genuine, nel senso che non sono mai state pagate per patrocinare una determinata linea politica, ma sono state assunte proprio perché erano l’incarnazione di una determinata linea politica. Certo, magari qualcuno sarà anche un cinico venduto, ma la maggior parte di loro proviene da quella che io chiamo la “tribù delle minoranze assortite”, che odia in modo viscerale tutto quello per cui Trump lotta. Il loro odio è sincero, è puro, proviene dalla loro stessa identità.
Allo stesso modo, quando vedo nei confronti di Hillary tutta quella servilità, che i media corporativi hanno amorevolmente alimentato, posso solo concludere che questo è il logico risultato di decenni di lavaggio del cervello da parte della macchina propagandistica liberale. Questa macchina è stata costruita sull’odio per l’Americano “comune”, i “deplorevoli”, come li chiama Hillary, e questa macchina non poteva fare nient’altro che adorarla 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.
Perciò sono convinto che Donald Trump sia stato eletto nonostante, e non per merito del “Patriarcato dei vecchi disamorati come David Rockfeller o George Herbert Walker Bush”. Inoltre, quando vedo gli sforzi disperati di Soros & Compagni per organizzare una qualche sorta di “rivoluzione colorata” contro Trump, al grido di “non è il mio presidente” e gli sforzi, sempre di Soros & Compagni, per far sì che Jill Stein ottenga il riconteggio dei voti, solo negli stati dove Trump ha vinto, arrivo alla netta conclusione che i Neoconservatori non hanno ancora accettato la loro sconfitta e che stanno ancora cercando di impedire a Trump l’insediamento alla Casa Bianca. Per contro, Engdahl scrive che,
Non dobbiamo immaginare neanche per un secondo che il Patriarcato, quei vecchi disamorati come David Rockfeller o George Herbert Walker Bush o altri non nominati, siano stati travolti dal genio politico del candidato Trump, che dopo ogni scandalo risorgeva più forte di prima, al punto da essere colti di sorpresa, battuti in astuzia e che, dopo essersi lamentati, abbiano lasciato che ciò succedesse. La presidenza Trump è stata pianificata, da loro e dai loro esperti, fin nel minimo dettaglio.
Non so voi, ma io non ho la sensazione che quanto sta accadendo oggi sia il risultato di un qualcosa accuratamente programmato. Sono pienamente d’accordo sul fatto che lo Stato Profondo americano non si è limitato a “lamentarsi e a permettere che ciò succedesse”. Ma, piuttosto che lasciare che ciò accada, io vedo che lo Stato Profondo americano combatte contro Trump con tutto quello che ha! Non credo assolutamente che l’isteria post-elettorale nei confronti di Trump sia stata pianificata da gente come Rockfeller o Bush. Quello che vedo sono i Neoconservatori che usano fino all’ultima cartuccia le “munizioni” di cui dispongono per cercare di contrastare e sabotare la presidenza Trump.
Engdahl porta anche argomentazioni molto solide e sfavorevoli alla nomina del Generale Mike Flynn, noto non solo per la sua retorica anti-Islam abbastanza rozza, ma anche per aver scritto un libro insieme al famoso Neoconservatore Michael Ledeen [in inglese]. Che un uomo come Flynn non potesse trovare un co-autore migliore di Ledeen dovrebbe far scattare un campanello d’allarme nella testa di tutti quelli che sanno chi è, e che cosa rappresenti, Ledeen. E Flynn è di gran lunga una delle persone migliori dell’entourage di Trump.
Infatti, un’occhiata più attenta alle persone che circondano Trump rivela numerosi Neoconservatori, Israeliani ed Ebrei in tutte le posizioni chiave. Molti di quelli di cui Trump si è circondato sono veramente in sentore di Likud. Questa argomentazione può però anche essere rovesciata: se Trump è davvero “assolutamente circondato” da Sionisti superbenpensanti allora perché tutto questo panico? Non potrebbe essere che questi Sionisti superbenpensanti abbiano delle preoccupazioni veramente molto grosse su ciò che Trump potrebbe fare da presidente, una volta assunto il potere?
Ultimo, ma assolutamente non meno importante: non solo è stata utilizzata Jill Stein per ottenere il riconteggio in alcuni stati, ma ci sono anche voci secondo cui verrebbero fatte pressioni su alcuni Grandi Elettori affinché neghino il voto a Trump, come invece vorrebbe la legge. Che sia vero oppure no, indiscrezioni del genere indicano chiaramente che i Neoconservatori sono disposti a fare di tutto e di più per impedire a Trump di entrare alla Casa Bianca o, se ciò fosse impossibile, per indebolirlo al massimo, anche se questo metterebbe a rischio l’intera nazione.
Perché dico ciò?
Perché la cose hanno una capacità tutta loro di andare fuori controllo, e questo rende estremamente pericoloso quel continuo alzare la posta in gioco che i Neoconservatori mettono in pratica di continuo. Naturalmente, nessuno in questo momento si aspetta che il Collegio Elettorale si rifiuti di nominare Trump. Sembra però che in questi giorni succedano un sacco di cose inaspettate. E se capitasse una cosa del genere? E se qualche stato accettasse la vittoria di Trump e qualcun’altro no? E se lo slogan “non è il mio presidente” diventasse veramente virale e infettasse la mente di ancora più persone? O, anche peggio, se questa retorica assolutamente irresponsabile sfociasse in atti di violenza e venissero uccisi dei manifestanti o lo stesso Trump? Sappiamo che lo stesso Stato Profondo americano, che aveva pianificato ed eseguito l’11 settembre, aveva anche usato i cecchini a Vilnius nel 1991, a Mosca nel 1993 e a Kiev nel 2014 per fomentare l’insurrezione. Ci sono segnalazioni secondo cui i cecchini sarebbero stati utilizzati anche in Libia, Egitto e Siria. C’è qualche ragione logica per pensare che questa volta lo Stato Profondo non possa usare questi cecchini *all’interno* degli Stati Uniti?
Il piano
Secondo Engdahl, Trump sarebbe stato messo in carica per
preparare l’America alla guerra, una guerra che le banche di Wall Street ed il complesso militare-industriale statunitense, economicamente, industrialmente o anche geopoliticamente in questo momento non sono in grado di vincere. Il suo compito sarà quello di riposizionare, per loro, gli Stati Uniti, al fine di invertire il trend disgregatorio dell’egemonia americana per, secondo quanto avevano scritto Dick Cheney e Paul Wolfovitz nel loro saggio del settembre 2000 “Un progetto per un nuovo secolo americano”, “ricostruire le difese dell’America” . Per attuare una tale preparazione, dovrà essere prioritaria una strategia che indebolisca fatalmente i profondi legami che si stanno instaurando fra Russia e Cina. E’ già incominciato. C’è stata una telefonata fra The Donald e Vladimir il Terribile a Mosca. I media russi sono euforici per la nuova era nelle relazioni USA-Russia, dopo Obama. Poi, all’improvviso sentiamo il guerrafondaio capo della NATO, Stoltenberg, usare parole rassicuranti nei confronti della Russia. Arriva la voce che la congressista californiana, nonché conoscente di Putin, Dana Rohrabacher potrebbe essere un possibile Segretario di Stato. E’ la classica geopolitica di Kissinger del bilanciamento delle forze: fai finta di allearti con il più debole dei tuoi due mortali nemici, la Russia, per isolarlo dal più forte, la Cina. Probabilmente Putin non è così ingenuo o così stupido da cascarci, ma questo è il piano dei manipolatori di Trump.
Se questo è davvero il piano, allora sono pienamente d’accordo con Engdahl: Putin non è così ingenuo o così stupido da cascarci. Infatti, un’eventualità del genere è stata discussa molte volte dagli esperti nei vari talkshows russi, e tutti concordano sul fatto che, se Trump fosse interessato a collaborare con la Russia, anche la Russia dovrà alla fine abbassare i suoi toni critici nei confronti degli Stati Uniti; non c’è però la minima possibilità che Mosca permetta, in qualsiasi modo, agli Americani di indebolire, o comunque di interferire con l’ufficiosa, ma di grande importanza strategica, collaborazione fra la Russia e la Cina. In ogni caso, gli Stati Uniti non hanno nulla di veramente interessante da offrire ai Russi. Perché mai i Russi dovrebbero investire dei capitali in un Impero morente, quando hanno già un’alleanza assai vantaggiosa con una superpotenza in crescita? C’è qualcuno a Washington DC che crede veramente che vent’anni di rabbiosa russofobia siano stati dimenticati di colpo, o che qualcuno in Russia possa ancora avere fiducia nelle parole che escono dalla bocca di un politicante americano? Negli ultimi due anni la Russia si è affannata a prepararsi per una guerra contro gli USA e la NATO. Ora che il pericolo di avere Hillary come presidente è quasi sicuramente passato, certo, i Russi sono deliziati dal fatto che una guerra termonucleare è diventata assai poco probabile. Ma non dimenticheranno mai quanto ci siano andati vicino e sopratutto non fermeranno i loro preparativi. Al più, potranno forse rallentare alcuni programmi, ma niente di più. Fondamentalmente la Russia continuerà, a grandi passi, ad incrementare la sua forza militare e la cosa, considerando la situazione in Ucraina e in Medio Oriente, è la decisione giusta, indipendentemente da quello che gli Americani possono dire o possono fare.
Penso di poter prevedere con molta accuratezza quello che farà la Russia durante i prossimi quattro anni: Putin si incontrerà con Trump e cercherà di risolvere con lui il maggior numero possibile di problemi in sospeso fra Stati Uniti e Russia (dando però per scontato che i Neoconservatori che circondano Trump non sabotino tutto quanto prima ancora che cominci!). Se Trump vuole una soluzione ragionevole in Siria e in Ucraina, allora i Russi gliela offriranno. Se Trump è serio nel voler costringere CIA & Compagni a smetterla di servirsi di al-Qaeda & Soci, cioè, se Trump è veramente intenzionato a debellare il Daesh, allora anche i Russi lo aiuteranno. E se Trump vuole che i Russi gli diano una mano per cercare un accordo fra Israele e la Palestina, o aiutarlo nella mediazione di qualche concordato con il Partito Democratico della Corea del Nord, i Russi saranno ancora d’accordo. Ma tutto ciò non fermerà il massiccio riarmo delle forze armate russe, e gli sforzi della Russia per sganciare l’Unione Europea dagli USA. Questi per la Russia sono obbiettivi strategici, che non verranno in nessun modo influenzati dagli Stati Uniti. Inoltre, anche se nei prossimi quattro anni gli Stati Uniti dovessero spendere X miliardi di dollari per la “difesa”, la Russia spenderà molto meno, ma avrà un ritorno molto superiore a quello degli USA. Come mai? Perché l’intero complesso militare-industriale americano è corrotto fino al midollo, e le Forze Armate degli Stati Uniti sono in uno stato di degrado avanzato.
Contrariamente a quello che pensano alcuni patriottardi russi (e anche non russi), la Russia è ancora molto più debole degli Stati Uniti, ma sta recuperando terreno ad un passo che gli Stati Uniti, semplicemente, non sono in grado di tenere, con Trump o senza Trump, per cui, fra quattro anni, il rapporto di forze fra Russia e Stati Uniti sarà ancora più favorevole alla Russia di quanto non lo sia adesso. Se i Neoconservatori pensano veramente di poter in qualche modo ribaltare, o anche solo alterare in modo significativo, questo trend, si sbagliano. Gli Stati Uniti stanno andando giù e la Russia sta salendo, e niente può fermare questo processo.
L’argomentazione più forte a favore della tesi di Engdahl è questa: anche se i Neoconservatori sono sempre stati astuti e ben guidati, non sono molto intelligenti e non riescono a vedere se non la prospettiva a breve termine. Inoltre, quando si trovano a dover affrontare una crisi, la loro immensa arroganza li porta sempre alla stessa soluzione: raddoppiare la posta in gioco. E se non funziona, raddoppiarla ancora. E ancora. E ancora. Questo è il motivo per cui tutti i loro grandi piani all’inizio, più o meno, funzionano, ma poi, inevitabilmente, crollano, ogni volta.
In questo momento non c’è nulla di più stupido e di più autolesionistico per gli Stati Uniti che continuare ad insistere su tutti i propri fallimenti, sbagli ed errori di valutazione. La cosa furba da fare è proprio quella che ha promesso Trump: cambiare strada, “prosciugare la palude” [“drain the swamp”] di Washington DC e salvare gli Stati Uniti rinunciando all’Impero Anglo-Sionista. Spero che lo slogan “rendere l’America nuovamente grande” significhi proprio questo: renderla grande liberandosi dell’Impero.
La mia sensazione è che Trump sia, almeno parzialmente, sincero; come si potrebbe spiegare altrimenti il panico che attualmente serpeggia fra i Neoconservatori? Sembra che ci sia qualcosa che li terrorizza veramente. Non potrebbe essere che Trump ha tutte le intenzioni di ricacciarli tutti quanti a calci nel sedere giù nel sottoscala, da dove erano usciti? [in inglese].
Detto questo, non pensate che io sia più ottimista di Engdahl. Perché non lo sono. Ho solo delle paure differenti dalle sue. Lui pensa che Trump sia fasullo, mentre io sono convinto che “The Trump”, molto probabilmente, non ha la giusta combinazione di intelligenza, forza di volontà, coraggio, abnegazione e patriottismo per purgare gli Stati Uniti dalla putredine dei Neoconservatori. In parole povere, non penso che Trump possa essere il “Putin americano”. Inoltre, credo che la scelta di Pence come vice-presidente indichi come Trump abbia la speranza, molto mal riposta, di poter (con questo) tranquillizzare i Neoconservatori.
Infine, cerchiamo di dare un senso alla assolutamente bizzarra, e francamente irrazionale, fobia di Trump per l’Iran. Non è forse un suo tentativo di dare un osso da rosicchiare ai Neoconservatori, nella speranza che lo possano lasciare tranquillo, se “concede“ loro l’Iran?
Una cosa è assolutamente certa: se gli Americani dovessero attaccare l’Iran, ogni riavvicinamento con la Russia andrebbe immediatamente giù per lo sciacquone. In nessun modo Trump potrebbe raggiungere un accordo, di qualsiasi genere, con la Russia minacciando allo stesso tempo l’Iran. Un’altra contraddizione di questo presunto piano neoconservatore.
Dio sa se spero di sbagliarmi. E, naturalmente, spero che anche Engdahl si sbagli. I miracoli accadono, e talvolta individui all’apparenza mediocri o esitanti finiscono con il mostrare una forza ed una decisione in grado di cambiare il corso della storia. Sono però convinto che Engdahl si ponga le domande giuste e faccia squillare i dovuti campanelli d’allarme. Anche se è legittimo aspettarsi un miracolo, non bisogna mai dimenticarsi che i miracoli capitano molto raramente, e che questo è molto più probabile della loro impossibilità.
The Saker
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Pubblicato su Thesaker.is il 2 dicembre 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it
Tempo fa, io stesso mi sono espresso dicendo che le battaglie tra i candidati erano una farsa. Così come è dimostrato in video e foto di un passato recente, Clinton e Trump erano – e sicuramente sono – buoni amici.
I rapporti possono certamente finire, ma non mi pare questo il caso.
La politica di Trump non sarà differente dagli altri presidenti americani: ci saranno guerre, perché le armi che producono le devono pur usare o vendere. Sicuramente, ci sarà un ulteriore “Pearl Harbor” o “11 Settembre”, con la quale gli USA si prenderanno il diritto di dichiarare una guerra.
Staremo a guardare, sempre che non veniamo tirati in causa noi stessi…
Credo che Engdahl abbia visto giusto. Puntano a indebolire l’asse tra la Cina e la Russia.
Con le nomine di incalliti neocon Trump si mostra per quello che è, non un outsider che si oppone al sistema ma un personaggio ben integrato. Anche la nomina di personaggi più aperti a una politica di distensione con la Russia è funzionale al piano. Sanno che Putin non cascherà nella trappola così facilmente, quindi ci dobbiamo aspettare una certa sofisticata macchinazione. Ci hanno dato un’altra lezione. Tutti, chi più chi meno, siamo caduti nella trappola, compreso i governi europei che dalla reazione all’elezione di Trump presidente dimostravano di non avere contezza di quello che veramente stava accadendo. Sono bravi, sempre un passo avanti, perché hanno lo sguardo lungo e preparano gli elementi del conflitto e il campo del confronto con molto, molto anticipo. Quello della creazione di uno stato salafita che avrebbe ridisegnato il Medioriente era, per esempio, un piano già pronto molto prima del governo Bush, e i governi repubblicani e democratici si sono alternati alla sua realizzazione. “Il piano” sta sempre sopra alle parti, le quali presentano ognuna un loro particolare “progetto di fattibilità” sulla base degli interessi che incarnano. Anche questa volta hanno dimostrato la loro intelligenza luciferina quando dalla crisi della domanda indotta dalla loro globalizzazione, hanno tratto gli elementi per rendere plausibile il nuovo personaggio, Trump. I padroni del “piano” sono rimasti a guardare aspettando il prevalere di una delle due parti del sistema o si sono defilati come fa pensare l’intervento di personaggi come Brzezinski e Kissinger, che verosimilmente fanno parte della squadra dei padroni del piano, che chiedevano la normalizzazione delle relazioni con la Russia e con la Cina, e come fa pensare il fatto che per la prima volta, quelle rimaste se le sono date di santa ragione? Se è così, per quanto indebolite e per quanto relativamente avverse per gli interessi che rappresentano, le due parti non vogliono rinunciare alla globalizzazione così com’era formulata, decidendo di proseguire. Trump tiene ferme nel mirino la Cina e l’Iran cambiando l’approccio con la Russia che al momento non può essere scalzata. Cercheranno di trattare con Putin una spartizione delle aree di influenza, e qui diventa difficile capire quale sarà la modalità di approccio con Putin, il quale, come ben sanno, punta con fermezza alla costruzione di un equilibrio internazionale multipolare. Per rendere forte la proposta dovranno prima rompere il fronte dei BRICS, magari usando l’India come detonatore delle possibili contraddizioni interne e ingigantirne l’antagonismo con la Cina. Cercheranno anche di indebolire i legami strategici in Medioriente tra l’Iran e la Russia e isolare la nazione sciita per poi attaccarla. Il che non sarà tanto facile perché sembra proprio che la vittoria al terrorismo porterà verso la costituzione di una, tanto auspicata in passato, unità araba.
La rinascita del panarabismo e di una ritrovata egemonia del partito Baath insieme alla centralità geopolitica siriana possono fare di Damasco, oggi la prima sacca di resistenza al nuovo ordine mondiale, il fulcro per la costruzione di un fronte rivoluzionario all’imperialismo e alla finanza internazionale che va a rafforzare quello del BRICS. Staremo a vedere. Ci resta Putin come sola speranza per un futuro che non sia più tanto funesto
Neanch’io credo che i neocons abbiano progettato proprio loro l’elezione di Trump per meglio preparare gli Usa alla guerra con la russia o la cina.
Però sono abbastanza sicuro che almeno le teste pensanti dei neocons avessero elaborato un qualche piano di riserva nel caso che Trump avesse vinto, cioè credo che abbiano predisposto quello comunemente definito “piano B”.
Forse c’è anche più di un “piano B”: c’è quello ,- chiamiamolo piano B morbido – che prevede di infiltrare l’amministrazione di Trump con loro uomini e forse anche quello – chiamiamolo piano B duro – di boicottare Trump apertamente con una qualche forma di rivoluzione colorata magari condita con qualche altro bell’attentato false flag.
La mobilitazione immediata di tanti rincitrulliti che sono scesi nelle piazze americane subito dopo i risultati mi fa supporre che specie i Soros stiano praticando questa seconda versione del “piano B” e mi aspetto che le manifestazioni (e i “disordini”) nelle piazze andranno intensificandosi man mano che si avvicinerà il giorno (mi sembra che sia il 14 dic prossimo) in cui il congresso dovrà confermare o meno l’elezione di Trump.
Neppure credo che tali rincitrulliti manovrati si fermeranno al momento dello stesso insediamento effettivo di Trump.
Nel frattempo i sostenitori del piano B “morbido” cercheranno di “ammorbidire” Trump con tutti i mezzi (infiltrazione di personaggi a loro vicini, minacce, ricatti e quant’altro).
Questi sostenitori del piano B “morbido” mi sembra che qualche risultato l’hanno già ottenuto considerato che Trump non parla più di muri né di arrestare la Clinton né di sciogliere o quasi la Nato.
Difficile predire come evolverà la situazione e se i neocons la spunteranno o meno…bisognerà aspettare le prime mosse di trump (ammesso e non concesso che riuscirà a insediarsi sul trono Usa).
Quanto alla Russia farà bene (come dice lo stesso Saker) a non fidarsi e a continuare nel suo programma di rafforzamento militare.
In fondo, ammesso che Trump faccia una brutta fine o si mostri in futuro solo un burattino in mano ai bellicosi neocons, avrà almeno il “merito” di avere dato del tempo a Putin e alla russia per continuare nei suoi programmi di rafforzamento militare.
Cercherò di dare il mio contributo di riflessione e analisi sul significato dell’elezione di Trump, commentando alcuni brani dell’editoriale di Saker (che ringrazio per il prezioso e costante lavoro di aggiornamento e controinformazione che ci offre sulla politica internazionale); The Saker: “la mia conclusione è che Trump non è un attore che è stato “selezionato” (per usare le parole di Engdahl) dall’elite americana, ma piuttosto il contrario, la sua elezione, per quelle elites, è un incubo.”
“Infatti, un’occhiata più attenta alle persone che circondano Trump rivela numerosi Neoconservatori, Israeliani ed Ebrei in tutte le posizioni chiave. Molti di quelli di cui Trump si è circondato sono veramente in sentore di Likud. Questa argomentazione può però anche essere rovesciata: se Trump è davvero “assolutamente circondato” da Sionisti superbenpensanti allora perché tutto questo panico?”
Commento: credo che le pseudo “élites” che dominano gli USA… SIANO ALMENO 2, entrambe appartenenti o provenienti dalla “galassia ebraica” : una più coerentemente “Sionista” e quindi legata allo Stato d’Israele e a certi valori tradizionali per gli ebrei che si sentono “ortodossi” (non per forza o esclusivamente sotto il profilo religioso); l’altra potrei definirla “mondialista”, non nel senso che sia la sola a progettare il “dominio del mondo” (anche quella che ho definito Sionista vi aspira… ed è altrettanto priva di scrupoli verso i popoli “goim”), ma piuttosto nel senso che ha relegato tra le conquiste “tattiche” la costituzione dello Stato d’Israele.
Infatti, da informazioni e ricostruzioni che ho sedimentato negli anni da varie fonti, la Fazione mondialista del Potere ebraico non sente Israele come “Patria” religiosa, né ideale, per il semplice motivo che questo ramo delle pseudo élites… è pervasa da una IDEOLOGIA IDENTITARIA per niente legata al nazionalismo ebraico, ma piuttosto di tipo “esoterico”, potrei aggiungere inquietantemente “deviato”: http://www.maurizioblondet.it/pizzagate-la-rete-pedofilo-satanica-attorno-hillary-clinton/ e http://www.maurizioblondet.it/la-nervosa-corsa-dei-grandi-media-screditare-pizzagate/.
Le due Fazioni, pur unite da vincoli storici di appartenenza alla medesima galassia ebraica, da grandi interessi economici trasversali, nonché dal comune desiderio e progetto di DOMINARE GLI ALTRI POPOLI ED IL MONDO INTERO, sono profondamente divise e duramente contrapposte fra di loro (similmente a quello che accade regolarmente tra le cosche di qualunque tipo di mafia).
Non dobbiamo meravigliarci più di tanto delle loro contradizioni e contrapposizioni, perché l’ideologia “pedofilo-satanista” della Fazione mondialista, denunciata e documentata da Blondet in italia (ma abbondantemente discussa anche negli USA -vedi i riferimenti ed i link indicati nei suoi articoli citati-), ed il disamore verso Israele (vissuto forse come uno Stato di fastidioso “moralismo” antagonista ai “vizietti-viziacci” in cui si dilettano), può essere stata negli anni più che sufficiente a sedimentare due leadership contrapposte, sia sul piano in terno agli USA, che nelle alleanze e e negli interessi geopolitici.
In conclusione, l’elezione di Trump e i duri scontri con la Clinton ed i suoi sostenitori, esprimerebbero un reale e consolidato conflitto tra le due Fazioni… Trump essendo stato appoggiato dai “Sionisti nazionalisti” pro-Israele: http://www.maurizioblondet.it/nuovi-vecchi-attorno-trump-tanto-vale-imparare-conoscerli/.
Non pretendo assolutamente di aver affermato delle verità incontrovertibili, ma solo di aver dato un contributo alla discussione e all’analisi.
Interessante l’analisi di Franco Trinca riguardo alle fazioni sioniste che hanno appoggiato o che sono avversarie di Trump.
Però non credo che negli Usa comandano solo i sionisti e che, quindi, tutto si risolva nel conflitto interno al sionismo americano…per avere un quadro più completo bisognerebbe anche analizzare quali fazioni “americane” (nel senso stretto del termine) hanno appoggiato o contrastato Trump.
Io non ho elementi per delineare meglio questo quadro , tuttavia noto questo:
Trump ha imbarcato sul suo carro alcuni generali in pensione che sicuramente sono rappresentativi di fratture anche all’interno del settore militare operativo.
Inoltre trump sembra voler contrastare le multinazionali (tipo la Apple) che hanno delocalizzato…quindi ci sono fratture anche all’interno dei settori industriali americani, specie con quelli più legati a una visione “mondialista”.
Infine, l’atteggiamento di Trump quantomeno poco entusiasta verso la Nato, verso la UE e verso alcuni trattatti, evidenzia una frattura con quei circoli “mondialisti” (interni ed esterni) anche riguardo alle questioni geopolitiche.
Io sono portato a credere che Trump, quando dice che vuole rendere di nuovo “grande l’america” non intende affatto rinunciare al ruolo imperialistico dell’america ma, semplicemente, vuole “ristrutturare” l’america in senso più tradizionalista per darle anche una maggiore forza sul piano geopolitico.
E’ come se volesse permettere all’america vera di riprendere fiato, di riassestarsi per meglio sferrare, poi, i suoi colpi anche sul piano internazionale.
Prima di riuscirci – ammesso che ci riesca – ci vorrà un bel po’ di tempo e questo credo che giochi a favore dei nuovi soggetti politici della scena iternazionale: russia e cina.
Salvo sorprese, quindi, forse russia e cina hanno guadagnato e guadagneranno del tempo utile per organizzarsi meglio anche militarmente.
Ringrazio Stefano per l’apprezzamento e al suo commento aggiungo che certamente esistono ancora negli USA (e spero anche in Europa ed in italia) delle forze nazionali che non s’identificano con nessuna delle due Fazioni del potere espresse (secondo la mia ipotesi ricostruttiva) dalla “galassia ebraica: mondialisti e sionisti (pro Stato d’Israele).
Non so però quanto potere autonomo di azione possano avere dopo decenni e decenni d’infiltrazione ebraica nei posti chiave dell’apparato di governo, militare, politico, finanziario, economico, mediatico, ecc.; senza contare i rimaneggiamenti e le epurazioni seguite al colpo di stato (vincente) rappresentato dall’omicidio di JFK e poi all’altro, recente e ancora più clamoroso e devastante, dell’attentato-carneficina false-flag delle Torri gemelle e del missile sparato dentro il Pentagono… per eliminare oppositori interni probabilmente “patrioti”!
Aggiungo inoltre che i residui “patrioti” devono confrontarsi anche con loro connazionali che, pur non essendo ebrei, sono stati nei decenni reclutati come “secondi livelli” del Potere USA (in tutti i Paesi del mondo, un gran numero di persone influenti e semplici “camerieri” sono prontissimi a salire sul carro del più forte e, se occorre, anche a vendersi la madre e la sorella ai tagliagole dell’ISIS); non dobbiamo neanche dimenticare che il reclutamento di “teste pensanti” (fino ad un certo punto pensanti!) avviene anche tramite l’intermediazione della subordinata “galassia massonica”, a cui alcuni aderiscono senza percepire (o forse sì?) che le principali logge massoniche sono comunque governate o controllate proprio dalle strutture della “galassia dominante” ebraica.
Per ultimo, se “L’IDEOLOGIA IDENTITARIA” della Fazione che abbiano definito mondialista è quella che si sta scoperchiando negli USA sotto il nome di “pizzagate” e denunciata da Maurizio Blondet (http://www.maurizioblondet.it/pizzagate-la-rete-pedofilo-satanica-attorno-hillary-clinton/ http://www.maurizioblondet.it/la-nervosa-corsa-dei-grandi-media-screditare-pizzagate/) , non possiamo escludere che susciti per se stessa l’adesione di personaggi nazionali “deviati”.
Chiudo ponendo a me stesso e agli altri amici di Saker, il quesito se Trump sia l’espressione di forze nazionali, autenticamente patriotiche (il che non vuol dire santi che detestano il potere ed il denaro) che cercano con intelligenza di sfruttare le contraddizioni tra le due ipotizzate Fazioni ebraiche per insinuarsi e ritagliarsi un qualche spazio di governo (magari alleandosi con quella pro-Israele), oppure, come sostiene Engdahl e ci riporta The Saker, “ Donald Trump è in realtà solo un attore che preparerà gli Stati Uniti alla guerra” (magari cercando prima di rompere l’alleanza strategica istauratasi tra Russia, Cina e Iran, per poi attaccare una di queste due… e le altre a seguire).
Io ovviamente spero fortemente nella prima delle due ipotesi, anche se ho ben presente il genero del Likud, la figlia Ivanka convertita all’ebraismo e… https://wideawakegentile.wordpress.com/2016/11/20/trump-presidency-kushner-mossad/ https://fitzinfo.wordpress.com/2016/10/29/trump-controlled-by-mossad/ .
Solo le nomine definitive ed ufficiali dello staff che Trump sceglierà e gli atti concreti della sua Presidenza, potranno sciogliere i legittimi interrogativi… sempre ammesso che lo lascino diventare Presidente!
p.s.) Notizia di oggi, giornale radio RAI 2 delle 7.30: la CIA (leggere poteri pro-Clinton) sta assemblando un rapporto bomba che presenterebbe la vittoria di Trump quale frutto di una volontà d’interferenza della Russia, concretizzatasi in un sostegno d’intelligence e di hakeraggio contro la Clinton; Obama ha già chiesto e sollecitato che il rapporto CIA gli sia consegnato prima del 20 gennaio (giorno della sua decadenza da Presidente)… si annuncia forse un “colpo di stato” della componente pedofilo-satanista, che invaliderebbe e annullerebbe l’elezione di Trump dichiarando lo stato d’emergenza?!