Con l’elezione di Donald Trump, ci viene detto che ora è il momento di aver paura del fascismo in America.

A cosa si suppone assomigli questa visione da incubo di un’America fascista? Sotto il regno particolarmente malvagio del regime di Trump, questa realtà alternativa statunitense prevede che le minoranze devono temere per le proprie vite. Il presidente parlerà in un linguaggio apertamente suprematista bianco. I Neri Americani avranno paura di morire per mano della polizia e dei vigilanti; i latini avranno paura di essere deportati; ci sarà violenza sui Musulmani, fobia per l’Islam; e così via. La gente per bene tremerà mentre Trump brandirà le terribili forze armate Americane, la polizia segreta, gli squadroni della morte, i droni e la tecnologia di sorveglianza per il vantaggio suo e dei suoi accoliti. L’ecosistema terrestre, la speranza vera per un pianeta abitabile, sarà sacrificato da uomini che mettono il profitto avanti alle necessità umane e al bene dell’umanità.

In verità, l’America fascista sarebbe un posto terrificante. Questa visione è così terrificante che solo pochi giorni dopo le elezioni, perfino i più conformisti dei liberali hanno risvegliato il radicale antifascista apparentemente addormentato in ognuno di loro. Proteste, molto pubblicizzate, sono già avvenute in numerose grandi città. Il Daily Kos, l’organo propagandistico del Partito Democratico che nel marzo 2016 bandì [in inglese] ogni critica di Hillary dal suo sito, è improvvisamente ricettivo verso uno sciopero generale [in inglese] pianificato per il giorno dell’inaugurazione. Quelli che sono riusciti a districarsi dalla posizione fetale sono risoluti nella loro opposizione all’agenda di Trump: “ci siamo radicalizzati tutti[in inglese], scrive la futura lanciatrice di Molotov Lena Dunham. Tutti questi nuovi radicali, radicalizzati dal linguaggio razzista di Trump, radicalizzati dal modo in cui la sua amministrazione minaccia i non bianchi con la violenza dello stato, radicalizzati dal fatto che lui sarà il Comandante in Capo ed userà quel potere per uccidere.

E allora dove cavolo erano tutti quei manifestanti quando Obama stava realmente facendo ciò che Trump dice che farà? La distopia neonazista di Trump non è altro che gli Stati Uniti oggi esistenti, e chiunque non realizzi ciò deve chiudere quella cazzo di bocca e smettere di pretendere di conoscere tutto di politica. Chiunque pensi che Donald Trump sia più fascista di Barack Obama è una miscela di imbecille, liberale e ciarlatano.

Barack Obama è stato il Presidente che ha esteso il potere della Casa Bianca di uccidere chiunque, dovunque, inclusi i cittadini Americani. Se brandire il potere come un führer è il segno distintivo del fascismo, allora Obama si rivela tale con l’approvazione nel 2012 della NDAA [in inglese].

Sembra che ogni spaventoso avvertimento sull’amministrazione Trump inizi con un pezzo sui milioni di famiglie di immigrati che potrebbero essere fatte a pezzi. A molti votanti di Trump verrebbe l’acquolina in bocca alla prospettiva della deportazione di 2 milioni e mezzo di persone, come ha fatto Obama, più della somma di tutti i presidenti del XX° secolo. Nel suo cammino, l’amministrazione Obama ha creato, con la distruzione di Honduras e Libia, milioni di rifugiati, verso i quali il presidente ha mostrato una rimarchevole insensibilità, che non sembra turbare questi Democratici improvvisamente spaventati per conto degli immigrati.

Trump ha detto di voler impedire ai Musulmani di entrare negli Stati Uniti. Nel 2009, quando Obama iniziò il suo mandato alla Casa Bianca, il numero di azioni penali per “terrorismo locale” schizzò in alto, a causa dell’attenzione messa sul nemico musulmano interno dal Dipartimento della Giustizia di Obama. Per il 2010, di fronte all’isteria nativista sulla “moschea a Ground Zero”, la più brillante difesa che il Presidente riuscì a mettere assieme fu che i Musulmani erano liberi di praticare dovunque volessero ma forse non avrebbero dovuto [in inglese]. Questo fu il periodo in cui la polizia di New York, addestrata e probabilmente agente per conto della CIA, stava spiando decine di migliaia di Musulmani Americani per tutto il nordest degli Stati Uniti. Chiunque sia sufficientemente illuso da pensare che Barack Obama sia un amico dei Musulmani dovrebbe chiederlo a Tarek Maehanna, Abdulrahman al-Awlaki, o alle centinaia di migliaia di Libici, Yemeniti, Pakistani, Afgani, Iracheni, Somali o Iraniani che la sua amministrazione ha ucciso, sfollato, mutilato, affamato o terrorizzato. E, a meno di una settimana dalle elezioni, Barack Obama si è accordato per una partecipazione a Real Time della HBO, ospitato da Bill Maher, un velenoso Islamofobo liberale che ha passato anni a spacciare l’intolleranza Trumpiana contro i Musulmani.

I liberali sono inorriditi dall’odio di Trump verso i giornalisti, il che si suppone essere un segno delle sue abominevoli tendenze fasciste. Prima che lo spettacolo delle indiscrezioni di Snowden fosse spazzato via dal turbine delle notizie, gli organi di stampa progressisti avevano iniziato a parlare della guerra al giornalismo condotta dall’amministrazione Obama, che stava spedendo in prigione gli informatori e i giornalisti loro alleati ad un ritmo senza precedenti. Ovviamente, mentre l’antipatia di Trump verso i giornalisti lo rende Hitleresco [in inglese], il reale arresto dei giornalisti da parte di Obama è stato, al peggio, Nixoniano [in inglese].

A quanto pare, al contrario di ogni presidente nella storia AmeriKKKana, Trump sarà particolarmente cattivo con gli Afro-Americani. Ruberà, la sua amministrazione, la ricchezza dalle case dei neri, alla maniera di Obama che ha aiutato Wall Street a razziare l’America nera? Dovranno, i neri Americani, scendere in piazza a scandire che le vite dei neri sono importanti, a protestare per l’assassinio di una persona nera ogni 28 ore negli Stati Uniti? Inizieranno, i rivoluzionari neri, ad essere misteriosamente e brutalmente uccisi nell’America di Trump, come è successo a Darren Seals [in inglese] ed almeno altri cinque attivisti a Ferguson, tutti con i segni di essere vittime di un’operazione di COINTELPRO 2.0? Accelererà, un Dipartimento della Giustizia di Trump, gli sforzi per la cattura dei combattenti neri per la libertà in fuga come Assata Shakur [in inglese]?

È idiota perfino l’idea che Trump e i Repubblicani sono i soli a parlare in un linguaggio apertamente suprematista bianco, e per trovare degli esempi non c’è bisogno di risalire al discorrere di Hillary Clinton sui “super predatori”. Come sottolineato [in inglese] su un blog:

Il “discorso sulla razza” di Obama nel 2008 a Filadelfia (intitolato ufficialmente “Una Unione Più Perfetta”), celebrato come “troppo buono per i media di oggi” e “resuscita lo spirito stesso della nazione”, è stato una ripetizione eucaristica delle bugie suprematiste bianche. In quel discorso, il futuro presidente delineò una visione della storia degli Stati Uniti obiettivamente suprematista bianca, deridendo l’idea che il razzismo dei bianchi è endemico, equiparando la teologia della liberazione di Jeremiah Wright con il latente razzismo anti-nero della sua bisnonna, e accusando i radicali neri e gli anti-razzisti rivoluzionari di fomentare la “divisione” in un momento in cui “noiabbiamo bisogno di stare uniti, il tutto mentre portava ad esempio la sua propria candidatura come prova del fatto che il razzismo fosse in gran parte smantellato. A parte i triti dettagli sulla storia della vita del Senatore e il discorrere noioso, le lezioni fondamentali del sermone sarebbero state di casa a Fox News in un dibattito sui race hustlers [in inglese].

Tuttavia, una cosa è vera: Trump è particolarmente cattivo in certe situazioni. Donald, l’imbonitore di reality tv da quattro soldi, sta disonorando le auguste mura della Casa Bianca con il suo atteggiamento conciliatorio verso la Russia e la Cina (sebbene il suo rapido voltafaccia [in inglese] sulle truppe statunitensi nella metà meridionale della penisola coreana è un’indicazione di quanto sia serio tutto ciò). Ma, dopo un anno in cui Hillary Clinton ha suonato i tamburi di guerra, i Democratici sembrano unanimemente infuriati dal fatto che Trump sia un po’ freddino verso l’idea di cominciare la Terza Guerra Mondiale. Per essere onesti con loro, essi hanno assolutamente ragione: Trump non può reclamare lo stesso fervente desiderio di Hillary di una guerra nucleare con la Russia, e neanche il suo comprovato curriculum sull’uccisione di milioni di persone nel sud del mondo.

Chiunque non abbia ceduto l’ultimo lobo del cervello al Partito Democratico e che sia attaccato all’idea di non essere ridotto in cenere, deve chiedersi perché sarebbe desiderabile per il Presidente Trump di cominciare la Terza Guerra Mondiale, come la Clinton ha praticamente promesso di fare. Questa è un’altra questione su cui Nate Silver sarebbe completamente in torto [in inglese], ma io credo che il fascismo reale di Obama offra una traccia. Proprio come i Democratici hanno trasferito tutte le malvagità di Obama alla caricatura nazista di Trump, i liberali sono quelli che si scagliano contro la realtà.

La realtà è che il capitalismo, particolarmente a questo stadio, non ha niente da offrire alla maggior parte dell’umanità, e perfino ad un numero crescente di persone nel suo nucleo. I Democratici si dimenticano convenientemente che l’attuale occupante di Pennsylvania 1600 è giunto al potere basandosi sulle promesse illusorie di migliorare le cose. Lui, come Trump, aveva una lista di cose fatte che indicava l’assurdità di ciò che avrebbe fatto, e vantava un curriculum vitae appena più impressionante di quello di un “magnate equivoco o personalità televisiva”. Anche se le sue promesse economiche erano vaghe, tutti i discorsi di “speranza” davano alla gente un sacco di idee; quando è arrivato il momento di governare, Obama ha difeso il capitale contro i “forconi[in inglese], come aveva sempre inteso fare. Se gli elettori apatici e i lavoratori nella merda hanno giocato una parte nella elezione di Trump, perché non avrebbero dovuto? E come risponderà a ciò l’alta borghesia e i ricchi liberali che beneficiano da questo stato di cose? Nel modo osservato [in inglese] da un commentatore, in una storia che è tipica della beffarda borghesia liberale americana:

Un amico dell’area di Seattle che abita nella più lontana periferia proletaria è venuto al lavoro in centro città, e i suoi benestanti colleghi liberali si sono lamentati con lui dicendogli che i suoi vicini “col voto, ci hanno spinto dentro il fascismo”. Nello stesso tempo, questi ricchi di merda si lagnavano dell’approvazione di una legge sui trasporti perché avrebbe aumentato le loro tasse: “Se loro vogliono Trump così tanto, che si paghino i loro autobus”. Ecco qui qualcuno, che probabilmente si sente progressista, attaccare il progressismo reale perché le sue tasse si alzeranno di un capello e perché potrebbe potenzialmente beneficiarne chi non se lo merita, i “deplorevoli”. Forse questi ultimi non avrebbero sentito la necessità di “rimescolare le cose” se avessero avuto quello di cui abbisognavano per prosperare. Ma, in tal caso, quelle residenze cittadine di Seattle, nebbiose, muscose e parioline, proprio accanto ad una caffetteria, avrebbero dovuto mettere solo una Subaru nel garage.

“Adesso Trump è responsabile di qualunque cosa accade durante la sua presidenza”, scrive su Daily Kos un altro ribelle eccitato. Non Obama. Obama, come qualunque altro Democratico di alto livello, non è mai responsabile per ciò che ha creato e, quando lo è, al peggio si tratta di un errore. Il fascismo attualmente esistente è stato eretto attraverso una serie di pasticci, ipocrisie, errori e strane piccole ironie. Obama non è mai colpevole per quel che fa; oggi, i Democratici si lamentano che il peggior crimine di Hillary è stato quello di essere imperfetta. Gli elementi borghesi, che sono i più visibili dei Democratici, non possono mai ammettere che la loro presunta “base” non ha nessuna buona ragione per uscire di casa e andare a votarli. Come per lo spauracchio degli Stati Repubblicani che essi invocano così spesso, i liberali scappano via dalla realtà per immettersi in una bolla di miti e di idoli confortanti.

Piuttosto che affrontare il fatto che Hillary Clinton ha poco fascino fuori dalla Goldman Sachs e dal, come si chiama adesso, Progetto per un Nuovo Secolo Americano, i Democratici imprecano, con un odio riservato di solito ai vegani, contro i tifosi di Sanders, i votanti dei partiti minori e i non votanti. Poiché riescono ad immaginare solo le loro vite da alta classe media orbitanti nei maggiori centri urbani, i più rumorosi Democratici pensano che chi non è esattamente come loro debba essere un razzista, un cretino anti femminista, e sperano [in inglese] “che essi siano rieducati, che siano trasferiti nelle vicinanze dei maggiori centri occidentali e del nordest, che muoiano o che una nazione attacchi gli Stati Uniti e li obliteri”. Piuttosto che imparare realmente qualcosa di sostanzioso, i liberali stanno facendo l’unica cosa di cui si occupa veramente la loro politica: condividere e dispiacersi, su un insieme estremamente ristretto di riferimenti insipidi della cultura pop  [in inglese] che li lusinga e li isola dalla realtà [in inglese]. Quelle critiche sinistrorse a Obama e Clinton che riescono a penetrare questo mondo di fantasia sono rabbiosamente respinte come teorie cospirazioniste della destra, oppure come propaganda del Cremlino. Ed infine, come in ogni buon lavaggio del cervello, i liberali vanno pretendendo che Donald Trump rappresenti qualcosa di totalmente alieno e particolarmente minaccioso, come se Obama non avesse fatto qualunque cosa che Trump dice di voler fare.

Ed ora, appena l’umanità ha colto l’occasione di togliersi di torno i Clinton e ha fatto un piccolo passo indietro dal burrone dell’orrore atomico finale, questa gente digrigna i denti per l’America che finalmente sta diventando fascista.

Ma andassero a fare in culo.

Se Trump è un fascista, allora lo sono anche innumerevoli liberali Americani, in prima fila fra loro l’ampiamente amato Barack Obama. All’America contemporanea non piace la Germania Nazista per la semplice ragione che lei non è la Germania Nazista (J.Sakai sostiene [in inglese] che “il colono occupa lo spazio che occupava normalmente il fascista”). Quel che offrono i Democratici è un po’ più di “fascismo consapevole”, in cui i coloni, padroni degli schiavi, sono reinterpretati [in inglese], dai media di intrattenimento, come ragazzi neri fichissimi, con tutte le storie “problematiche” di razzismo rimosse mediante un armonico rifacimento multietnico. Vale la pena notare che Donald Trump, come Obama e Clinton, ha fatto delle aperture verso lo stesso fascismo consapevole: dopo il massacro nel night club Pulse, Trump ha promesso [in inglese] di difendere la “comunità LGBTQ” da attacchi stranieri. In alte parole, sia Trump che Clinton hanno promesso una tipica difesa colonialista dei valori liberali, come i diritti dei gay, dalle orde scure.

Perciò mi fa salire il sangue al cervello che adesso, con un Repubblicano palesemente malvagio in rotta per la Casa Bianca, tutti stiano parlando di un fronte unito contro il fascismo. Ovviamente, visto che la grande maggioranza di questi nuovi radicali ha amato ed ancor ama il suprematista bianco Barack Obama, assassino di bambini, ciò di cui si parla è soltanto un altro fronte unito contro il Partito Repubblicano.

Lo so che è cosa d’altri tempi parlare dell’era Bush, proprio come è decisamente fuori moda parlare senza ironia di “imperialismo”, ma siate indulgenti con me, per favore. Io ricordo quando George W. Bush era presidente, torturava gente in giro per il mondo, “stracciava la Costituzione”, attaccava l’Iraq e l’Afghanistan e minacciava con le bombe atomiche l’Iran. A quel tempo, era piuttosto comune, perfino popolare e alla moda, chiamare fascista il presidente. Perfino alla televisione! Tutti quelli che non erano Repubblicani, erano radicali: era come se, dai Democratici ai comunisti, tutti si lamentassero di ogni cosa, dal furto di un’elezione in Florida all’invasione dell’Iraq.

Poi intorno al 2007, è uscita fuori una mediocrità neo-liberale e fondamentalmente conservatrice chiamata Barack Obama e, pur facendo lui un sacco di rumore su come fosse differente, non c’era quasi niente di sostanzioso che potesse comprovarlo. Una volta diventato presidente, tutta la roba portata ad esempio del fascismo di George W. è diventata un argomento insignificante, un semplice errore o una deplorevole necessità quando fatta da Obama. Non appena Obama ha continuato l’eredità di George Bush, e Dick Cheney se n’è uscito col sostegno a Hillary Clinton, i liberali hanno smesso di considerare l’amministrazione Bush come una impresa criminale e fascista ed hanno iniziato a vederla attraverso le lenti rosate di Sorkin [in italiano], transizione di cui l’abbraccio [in inglese] fra George Bush e Michelle Obama è stato un passaggio decisivo.

Quindi io ricordo bene come andò a finire l’ultima volta che nei media ufficiali si era così a proprio agio quando si parlava di fascismo, sebbene il coro non fu mai così assordante. Ricordo come tutti i liberali smisero di parlare di fascismo quando esso era praticato dai loro ragazzi. Così fecero un sacco di radicali, ad eterna onta di quelle assolute fregature. Appena il popolare Democratico Obama, con la faccia tosta di un Duce, scatenò l’inferno su milioni di persone, chiamare fascista il presidente ritornò ai margini, dov’era già stato e dove sarà ancora una volta, perché, per la gente al vertice, non è più politicamente conveniente lasciarci fare casino contro Trump. So esattamente come funziona, poiché tutto ciò è già accaduto in passato, e neanche molto tempo fa. E proprio come per Obama, la cui incoronazione fu una sorta di inversione di questo, io ricordo che chiunque sia anche lontanamente scettico su questa narrativa così ovviamente approvata dalla élite, sarà respinto come uno svitato o un guastafeste.

Tuttavia, forse adesso potremo avere una qualche prospettiva. Lo so che è popolare e fichissimo, ma Obama ha ricoperto quel ruolo per quasi otto anni. Forse in questi ultimi 70 giorni i radicali, quelli ora in iperventilazione su Trump, possono sviluppare una qualche idea di quel che ha realmente fatto Obama in tutto questo tempo?

E se il rivoluzionario nero Mumia Abu-Jamal, ad oggi ancora non compromesso, può dire “se Trump è il prezzo da pagare per sconfiggere il neo-liberalismo Clintoniano, allora che sia”, allora forse qualcuno dei liberali ancora a terra potranno tirarsi su a vicenda ed imparare una cosa sola, a cosa assomigliano veramente l’America e il mondo fuori dalle loro bolle privilegiate? Voglio dire, so quanto queste persone siano affezionate alla pretesa di essere i soli adulti nella stanza, i soli ad usare la propria voce interiore, forse essi possono provare ad essere svegli quanto Trevor Noah continua a ripeter loro di essere.

Nel frattempo, io andrò avanti e sarò scettica su tutta quella merda no pasarán uscita fuori nell’istante in cui Hillary ha perso. Forse se la stimolante Brigata dei Creduloni Deficienti può nominare un singolo fottuto istante di fascismo che non sia stato praticato da Obama, allora questo non assomiglierà ad una fregatura di rivoluzione colorata, ovviamente pilotata e falsamente popolare.

Quel che so per certo è che qualsiasi radicale che finisca per chiamare “compagno” i liberali, si starà alleando con la gente che vuole un presidente più violento, più genocida e, in fondo, più fascista. Praticamente tutti gli slogan liberali includono riferimenti a Donald Trump che indebolisce la NATO [tutti in inglese], come se questo non fosse uno degli sviluppi più progressisti da auspicare per il bene dell’umanità. Qui è dove i liberali si tradiscono: proprio come volevano Obama per restaurare la reputazione dell’America dopo Bush, in modo che potesse essere la più potente fortezza del capitalismo, così essi credono che la Clinton possa essere un amministratore imperiale più capace di Trump. Se vi ritrovate spalla a spalla sulle barricate con i liberali, sappiate che i vostri alleati combattono per conto del fascismo Americano, se questa parola continua a mantenere lo stesso significato.

E se pensi che Trump sia più diabolico di Obama o di Hillary Clinton, allora sei ignorante come una capra e sei un liberale.

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Articolo di Dolores Vek apparso su DoloresVekBlog il 12 novembre 2016

Traduzione in italiano di Fabio_San per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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