Un filo comune nelle storie del secondo dopoguerra era quello che tratteggiava Adolf Hitler verso la fine del Terzo Reich come sempre più instabile e distaccato dalla realtà. Ci hanno raccontato storie su come amasse indulgere in voli di fantasia, supervisionando modelli di architettura di una nuova Berlino, quella da ricostruire dopo la vittoria della Germania nella guerra, nonostante gli Alleati si stessero avvicinando da entrambi i fronti. Illusione della futura grandeur, mentre tutto stava collassando attorno a lui. Un caso di “io speriamo che me la cavo”?

Il senso di onnipotenza dopo una serie di grandi successi può spesso portare a pensarsi come perenni vincitori, incapaci di sconfitta. Qui si entra nel regno dell’illusione, quando i fatti sul terreno contraddicono la percezione della vittoria. Questo è il palazzo attualmente occupato da un largo segmento della comunità della politica estera statunitense.

Ieri mi hanno segnalato questo incontro in rete che avverrà il 23 giugno 2022:

Sì, è proprio una discussione sulla “necessità” di fare a pezzi la Russia per ragioni “morali e strategiche”.

Chi è [in inglese] la Commissione sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa vi chiederete?

La Commissione sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa, conosciuta anche come la Commissione Statunitense di Helsinki, è una commissione indipendente del governo federale degli Stati Uniti. Per oltre 45 anni, la Commissione ha monitorato il rispetto degli accordi di Helsinki e ha fatto avanzare la sicurezza globale avanzata mediante la promozione dei diritti umani, della democrazia e della cooperazione economica, ambientale e militare nella regione delle 57 nazioni OSCE.

In breve: è un altro dei fantastilioni di comitati diretti e finanziati dal governo statunitense. Il Governo degli Stati Uniti terrà una riunione, domattina presto, sulla “necessità” di dividere la Russia. Lasciate che questo vi entri in testa per un po’.

Questa riunione è diretta da quattro donne e un uomo, i quali, tutti,  hanno girato per il Complesso delle ONG per i Cambi di Regime, come il Gruppo per le Crisi Internazionali, le Radio Liberty/Radio Free Europe, il Fondo Marshall Tedesco, la Soros Octopus, e così via. Ci sono veramente troppi gruppi in cui hanno lavorato tutti loro, non ne faccio perciò un elenco. Invece ecco i loro nomi e biografie:

  • Fatima Tlis(ova) – membro della Donazione Nazionale per la Democrazia (NED, la centrale per i cambi di regime).
  • Botakoz Kassymbekova – Oxus Society, borsista per la ricerca post dottorando all’Istituto di Storia e di Scienze sociali alla Università John Moores di Liverpool.
  • Erica Marat Università della Difesa Nazionale (Stati Uniti d’America).
  • Hanna Hopko – Presidente della Conferenza della Democrazia in Azione.
  • Casey Michel – Istituto Hudson.

Queste sono le vostre tipiche “creature della palude” che si approfittano dalle miserie di quelli sotto la mira degli Stati Uniti per un cambio di regime. Le loro opinioni corrispondono sempre alle politiche del Dipartimento di Stato statunitense, indipendentemente da come si esprimono. Pura coincidenza, ovviamente.

Il cambio nei termini

Quello che è notevole in questa riunione è il cambiamento dal “diffondere la libertà e la democrazia” alla necessità di “decolonizzare” la Russia.

Esportare la democrazia era uno dei concetti principali usati per giustificare l’espansionismo e l’interventismo dopo l’11 Settembre. Era il prodotto dei neoconservatori che avevano le loro mani sul volante della politica estera statunitense sotto George W. Bush. Il fallimento degli Stati Uniti nel diffondere la democrazia in posti come l’Iraq, l’Afganistan, l’Egitto, eccetera, macchiò questi neoconservatori, causando loro una perdita di prestigio. Ma poiché da un po’ di tempo in qua, il rendere conto dei fallimenti è stato un concetto alieno negli Stati Uniti, a questi neoconservatori c’è voluto del tempo per leccarsi le ferite e riabilitare poi la propria immagine arroccandosi nell’opposizione a Trump ed etichettandosi come “difensori della democrazia”, sia in casa che all’estero. Sono riusciti ad intrufolarsi di nuovo nei corridoi del potere.

Questi neoconservatori sono riusciti ad afferrare ancora una volta il volante della politica e, in tandem con gli interventisti neo-liberali, stanno guidando felicemente l’Occidente verso il conflitto aperto con la Russia, aumentando il loro sostegno all’Ucraina e cercando di adescare la Russia per farla reagire sopra le righe come quando hanno spinto [in inglese] la Lituania a fermare il passaggio delle merci dalla Russia vera e propria all’Oblast di Kaliningrad. La loro matrona è Vicki “ ’fanculo l’Europa” Nuland, la donna a capo della politica contro la Russia che ha volteggiato senza sforzi sulle amministrazioni della Casa Bianca, fossero democratiche o repubblicane.

All’inizio di questa guerra, gli obbiettivi dichiarati degli Stati Uniti erano di degradare il più possibile le forze russe presenti nel teatro dello scontro. Strafatti dalla propria stessa propaganda, dopo le prime poche settimane, il tono passò al cambio di regime a Mosca (il più ricercato sotto-obbiettivo al Dipartimento di Stato statunitense). Dopotutto, la Russia ha bisogno di democrazia, e i russi hanno bisogno di essere liberati dal Dittatore Putin in modo da poter gioire dei suoi frutti come il resto del Mondo Libero, cioè le nazioni che piacciono agli Stati Uniti.

La riunione di domani rappresenta un passo ulteriore, nel senso che dice ai comuni cittadini russi che il cambio di regime e la democrazia non sono abbastanza. Per loro ci vuole la ripartizione del loro paese in sistemi di governo più piccoli (più facilmente gestibili), per essere veramente liberi. Non c’è bisogno di dire che questo è un colpo di propaganda per Putin e il Cremlino, perché permette loro di disegnare il conflitto in Ucraina come una lotta per l’esistenza.

Mi fa piacere dire che la genialità degli Stati Uniti d’America è la loro abilità di assorbire, appropriarsi e monetizzare qualsiasi tendenza che emerga. “Decolonizzare la Russia” è, semplicemente, la terminologia woke per indicare la sua partizione. Questo rappresenta bene come gli Stati Uniti d’America siano stati in grado di cooptare la “Woke-ità” per i loro obbiettivi di politica estera.

La barbara guerra della Russia contro l’Ucraina, e prima di essa quelle contro la Siria, la Georgia e la Cecenia, ha mostrato al mondo intero il carattere crudelmente imperiale della Federazione Russa. La sua aggressione sta anche catalizzando una discussione a lungo dovuta sull’impero interno della Russia, sul dominio di Mosca su molte nazioni indigene non-russe e le brutali misure adottata dal Cremlino per sopprimere la loro auto-espressione e autodeterminazione nazionale.

Notate le parti sottolineate. Sì, è comico come questi fottuti stronzi abbiano la temerarietà di ignorare cosa hanno fatto gli Stati Uniti d’America alla Siria e alla Libia e ne incolpino invece i russi. È anche comico come attacchino la Russia per aver spento in Cecenia la ribellione guidata da Al Qaeda. Ma tutto ciò ci porta lontano dal punto principale: l’uso della terminologia woke al servizio dell’Impero Statunitense.

Questo l’ho previsto da più di un decennio, e l’hanno notato anche altra gente:

“Persone come Nic, che dicevano che il woke sarebbe stato il nuovo veicolo dell’imperialismo americano, vengono nuovamente rivendicate.”

In effetti, ho scritto due articoli su questo [entrambi in inglese] :

La desquamazione dell’America – gli Stati Uniti d’America passano da un impero mercantilistico ad uno ideologico che incorpora la woke-ità.

Turbo-America – gli Stati Uniti d’America cercano l’oro, cioè l’egemonia globale in un modo in cui sta prendendo forma il multipolarismo.

Sono certo che molti di voi saranno della stessa opinione che avevo io, cioè che l’adozione della terminologia woke al servizio dell’impero è un disegno cinico. Io non sono più di quest’idea. Credo che questi siano dei veri credenti. I ceceni, i tartari del Volga, i komi, gli yakuti, tutti “popoli indigeni” che soffrono sotto la colonizzazione russa, tutti loro bramosi di essere liberi, tutti che cercano di liberare l’americano che è in loro e che sta urlando di volere uscir fuori. Sono i Neri statunitensi che soffrono ancor oggi per gli strascichi della schiavitù e della segregazione, sono i Sioux nelle riserve, sono i Transgender bullizzati, sono i giornalisti oppressi del Washington Post provenienti da ricche famiglie che li hanno mandati a una scuola in Svizzera.

I miei lettori sanno molto bene che i resoconti occidentali sulla guerra in Ucraina erano così propagandistici da renderli inutili, fino a poco tempo fa. La situazione attuale sul terreno è semplicemente diventata troppo ovvia perché si continui a spingere l’affermazione che gli ucraini siano sul punto di cogliere la vittoria sulla Russia. È questo che rende illusorio un comitato del governo statunitense sulla partizione della Russia. Questa riunione, esattamente, a chi è rivolta, oltre a sé stessi e a giustificare il proprio impiego?

Nel mio recente articolo [in inglese]Hybris”,  spiego quanto sia pericoloso  l’andazzo preso dagli Stati Uniti d’America da quando hanno scelto di il confronto contemporaneo con Russia e Cina, spingendo queste due nazioni ad unirsi in un’alleanza esistenziale.

In un altro articolo [in inglese] , “Incompetenza”, do un’occhiata a come il regime delle sanzioni anti-russe si sia ritorto contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea  (e stia danneggiando altri paesi, come quelli in Africa), senza far fuori l’economia russa, l’obbiettivo dichiarato di quelle sanzioni.

Adesso possiamo aggiungere con sicurezza l’illusione all’hybris e all’incompetenza quando si descrive l’odierna politica estera statunitense. Se pensate che questo sia brutto abbastanza, i funzionari statunitensi sembrano felici di precipitare il mondo in una recessione globale e in una carestia crescente (fame) per assicurarsi che la Russia non vinca in Ucraina:

NOTIZIA: Perfino se le armi occidentali non cambiassero l’equazione sul campo di battaglia, i funzionari statunitensi ritengono così alta la posta di non permettere alla Russia di vincere in Ucraina da poter tollerare perfino una recessione globale e una crescente carestia. Da @danlamothe e me.

Gli europei e i nordamericani devono sacrificare i loro standard di vita per permettere agli Stati Uniti di trionfare in Ucraina. Per lo stesso motivo, anche gli africani devono soffrire la fame. È una buona causa, la decolonizzazione della Russia. Come potete negarlo?

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 Articolo di Niccolo Soldo pubblicato su Fisted by Foucault il 22 giugno 2022
Traduzione in italiano di Fabio_san per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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