Ho appena sentito Trey Gowdy e alcuni altri pezzi grossi del Partito Repubblicano condannare le “terribili violazioni della legalità” fatte oggi dai manifestanti: mi tolgo il cappello difronte a queste persone, sono davvero degli ipocriti fenomenali.

Quando i poliziotti e i sindaci si rifiutano di proteggere gli innocenti, la legalità va alla grande!

Quando le agenzie dalle sigle incomprensibili spendono milioni in una classica caccia alle streghe, la legalità va alla grande!

Quando il Primo Emendamento viene distrutto dalle aziende Big Tech, la legalità va alla grande!

Quando i media mainstream sionisti mettono a tacere senza vergogna il Presidente e, banalmente, non riferiscono gli eventi fondamentali, la legalità va alla grande!

Quando le elezioni vengono rubate, la legalità va alla grande!

Quando i tribunali si rifiutano di far rispettare la legge, la legalità va alla grande!

Quando la Corte Suprema si rifiuta di difendere la Costituzione, la legalità va alla grande!

Ma quando il popolo (letteralmente), coloro che si suppone debbano essere rappresentate da chi è stato eletto, manifestano pacificamente tutto il giorno e poi alcuni, non necessariamente dei sostenitori di Trump (dei false flag sono molto facili da organizzare con le folle!), assaltano le sale del Congresso, allora i pezzi grossi del Partito Repubblicano partono e si lamentano della “tragedia” della violazione della legalità.

Nessun Paese e nessun regime può reggersi su tali livelli veramente galattici di bipensiero, ipocrisia e codardia.

E’ l’inizio della fine di questo regime.

I miei pensieri di questa sera sono per i “deplorevoli”. Per dirla con le profetiche parole di George Orwell:

“Se una speranza restava, doveva trovarsi fra i prolet, perché solo fra loro, fra quelle masse disprezzate e brulicanti che formavano l’85 per cento della popolazione dell’Oceania, poteva nascere la forza capace di distruggere il Partito. Il Partito, infatti, non poteva essere rovesciato dall’interno. I suoi nemici, ammesso che ce ne fossero, non avevano possibilità alcuna di associarsi. Non potevano, anzi, nemmeno arrivare a individuarsi. Quanto alla leggendaria Confraternita, sempre che esistesse (e una simile ipotesi non si poteva scartare del tutto), era inconcepibile che i suoi affiliati potessero incontrarsi in numero superiore a due, tre per volta. Adesso la rivolta poteva esprimersi solo in uno sguardo, in un’inflessione di voce, in una parola lasciata cadere in un sussurro. Ma i prolet, se fossero riusciti in qualche modo a prendere coscienza della loro forza, non avrebbero avuto bisogno di cospirare. Non avrebbero dovuto fare altro che levarsi in piedi e scrollare le spalle, come un cavallo che scuote da sé le mosche. Se avessero voluto, avrebbero potuto fare a pezzi il Partito l’indomani stesso. L’avrebbero pur dovuto fare, prima o poi.” [Fonte]

I “prolet” di Orwell sono i nostri “deplorevoli”. E nonostante le debolezze e le illusioni evidenti, sono gli unici rimasti (letteralmente) e dovranno essere il terreno da cui dovrà cominciare la liberazione degli Stati Uniti.

Gli altri mi fanno venire la nausea.

Il Saker

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Articolo del Saker pubblicato su The Saker il 6 gennaio 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.


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