Questa settimana il Presidente americano Barack Obama ha guidato il coro denunciando lo sfidante Repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump per avere una “mentalità pericolosa” riguardo al suo coinvolgimento dell’Islam nell’omicidio di massa in Florida. 

Identificare il demagogo repubblicano come svitato è un compito piuttosto facile. Ma che dire dell’ancora più pericolosa mentalità del presidente Obama e di altre sezioni dell’establishment di Washington, che, ironicamente, si atteggiano a voci più ragionevoli e sensate?

In seguito alla sparatoria ad Orlando, Florida – la più grande strage del genere nella storia americana moderna – nella quale un uomo armato ha ucciso 49 persone in un nightclub gay, Trump è stato svelto a dichiarare che quest’atrocità giustificava le sue precedenti controverse proposte per impedire a tutti i Musulmani di entrare nel paese.

L’assassino, il 29enne Omar Mateen, che è stato ucciso sul posto dagli agenti di polizia, era di discendenza afghana e Musulmano dichiarato. Ha anche fatto una strana telefonata d’emergenza alla polizia durante l’orribile assedio del nightclub nella quale ha giurato fedeltà al gruppo terroristico Stato Islamico (Daesh).

Comunque, i commenti di Trump sembrano in realtà follemente provocatori e imprecisi. Mateen era nato a New York City ed era un cittadino americano. Quindi l’affermazione di Trump che il suo veto ai migranti Musulmani di entrare negli USA avrebbe impedito il massacro non è solo profondamente irrilevante. Ancora una volta ha cercato dei capri espiatori e ha incitato l’odio di un’intera religione.

Cosa non sorprendente, alla condanna di Trump da parte di Obama per la sua retorica bigotta e provocatoria si è unita una grande sezione dei media americani, assieme ai membri più anziani del suo rivale Partito Repubblicano, e ovviamente al candidato presidenziale Democratico Hillary Clinton.

“I Repubblicani più importanti si uniscono ad Obama nel rimproverare Trump”, dice uno dei titoli del Washington Post.

Ma la cosa davvero insidiosa riguardo al massacro di Orlando è il modo in cui il terrificante atto di violenza è stato sottilmente utilizzato da Obama e dall’establishment di Washington per rinforzare la loro politica criminale di guerra al terrore.

Il presunto collegamento tra lo sparatore di Orlando e il terrorismo jihadista è tenue, se non trascurabile. Potrebbe aver adottato una qualche genere di affiliazione personale col Daesh, ma questo in nessun modo qualifica le uccisioni come attacco terroristico. Mateen avrebbe anche detto che supportava il movimento di resistenza libanese Hezbollah, che il governo americano classifica come gruppo terroristico.

Comunque, il movimento Hezbollah, che è in prevalenza Musulmano Sciita, viene considerato “infedele” dal Wahhabista estremista Daesh; e secondo la sua ideologia contorta, i membri di Hezbollah meritano la decapitazione. Perciò, l’assassino di Orlando sembra essere più che altro un incompetente aspirante terrorista, senza alcun coinvolgimento reale in alcun gruppo internazionale. Più un patetico individuo impantanato nella confusione che un terrorista a sangue freddo.

Secondo, è emerso che Mateen non era molto religioso, secondo i suoi familiari. Sembra che non fosse un Musulmano radicale.

Terzo, un tema dominante sulla sua possibile motivazione per eseguire il crimine era l’instabilità mentale, l’omofobia e la propria sessualità repressa. Diversi sopravvissuti del massacro del nightclub si sono fatti avanti per identificare l’assalitore come un cliente abituale del locale gay, un forte bevitore d’alcolici e un decano dei siti di social media dediti agli appuntamenti tra uomini dello stesso sesso. Il tutto mentre suo padre e la sua ex moglie hanno detto che “odiava i gay”.

Perciò, il quadro che emerge è quello di un individuo disturbato che aveva accesso ad un armamentario ad alto potenziale, grazie al lassismo delle leggi americane sulle armi. Il concetto che avesse un qualcosa a che fare con i gruppi terroristi jihadisti – al di là di quello che forse lui fantasticasse al riguardo – appare fantasioso. Anche il fatto che certi siti web associati col Daesh e i jihadisti radicali in seguito abbiano dichiarato che Mateen era “un soldato del califfato” è tenue, se non implausibile. Ovviamente, hanno fatto così per cercare pubblicità, proprio come hanno fatto nel precedente massacro a San Bernardino, California, lo scorso Dicembre.

Per fino la principale autorità anticrimine americana, l’FBI, a pochi giorni dalla strage di Orlando ha ammesso che non c’erano prove che il massacro fosse stato diretto da un comando terroristico oltreoceano. La loro dichiarazione è stata fatta in seguito all’analisi del computer e degli altri dispositivi tecnologici dell’assassino.

I commenti di Trump su come l’uccisione di massa sia un altro esempio di Musulmani impazziti che dovrebbero essere banditi dagli USA sono perciò fuori strada, e di parecchio. E in un modo spregevole. Certi commenti sono odiosi e avventati detonatori retorici di odio settario.

Ma che dire della “pericolosa mentalità” implicita nelle apparentemente più ragionevoli parole del Presidente Obama e di altri dell’establishment di Washington.

“Ascoltiamo un linguaggio che isola gli immigrati e suggerisce che intere comunità religiose siano complici della violenza”, ha detto Obama in una velata risposta a Trump.

Nel frattempo, il candidato democratico alla presidenza Hillary Clinton ha attaccato violentemente Trump per le sue “teorie della cospirazione e il suo autocompiacimento patologico”. La Clinton ha richiamato all’“unità nazionale” e ha messo tutti in guardia contro i discorsi d’odio nei confronti dei Musulmani.

Come Obama, la Clinton ha ripetuto le esortazioni a controlli più stretti sul possesso di armi. In un editoriale, il New York Times ha anche castigato Trump sulla sua mancanza di preoccupazione riguardo al controllo sulle armi e ha detto che lui semplicemente non lo capisce, mentre la Clinton sì.

Questo ultimo punto sembra abbastanza ragionevole. Ma nonostante la risposta apparentemente più razionale di Obama, della Clinton e dei principali media americani alla sparatoria di Orlando, quello che è passato largamente inosservato è il modo in cui queste voci “più ragionevoli” hanno nonostante tutto inserito nelle loro risposte false supposizioni guerrafondaie.

Contraddicendo tutte le prove, Hillary Clinton ha detto dell’assassino della Florida: “Il terrorista di Orlando può essere morto ma il virus che ha avvelenato la sua mente è ancora vivo”. La Clinton poi si è spinta a chiedere una campagna di bombardamento più grande da parte dell’aeronautica americana per sconfiggere i terroristi in Iraq e Siria, come ha riportato NBC News.

Anche Obama nei suoi commenti iniziali riguardo al massacro di Orlando ha confuso il terrorismo con quello che realmente si è svolto nel nightclub e poi ha invocato ulteriore supporto allo schieramento di forze militari americane oltremare.

Obama ha descritto la sparatoria come “un atto di terrorismo” e “un devastante attacco a tutti gli Americani”.

Questa descrizione è inaccurata, come ammettono perfino le dichiarazioni dell’FBI. È stata più l’azione deplorevole di un individuo con profondi problemi, che sarebbe più preciso definire un crimine.

Ma Obama, come la Clinton, è andato avanti dicendo in una conferenza stampa che “dobbiamo andare dietro queste organizzazioni terroristiche e colpirle duramente”.

Il suo Segretario alla Difesa Ashton Carter, rispondendo alla sparatoria di Orlando, ha detto che dovrebbe “ulteriormente rafforzare la risoluzione di tutti nello sconfiggere l’ISIL (un altro termine per definire lo Stato Islamico) e i suoi tumori in Iraq e in Siria”.

Si noti come queste figure politiche “più ragionevoli” stanno usando un deprecabile crimine commesso in Florida per giustificare l’ancora più deprecabile crimine dei bombardamenti sui paesi stranieri ad opera delle forze americane.

E non si sta nemmeno affrontando il problema relativo a come gli stessi gruppi terroristici siano stati di fatto creati in primo luogo dalle macchinazioni segrete americane per indurre i cambiamenti di regime in stati sovrani.

L’intera “guerra al terrore” americana è un fiasco criminale che ha scatenato massicce violenze in tutto il mondo. Politici come Obama e la Clinton e il resto dell’establishment di Washington sono complici in questa enorme impresa criminale.

Donald Trump sarà anche un demagogo che serve solo i suoi scopi. Ma almeno in quel caso quello che vedete è quello che ottenete. La mentalità più pericolosa è quella che professa la virtù e la ragione, alimentando al contempo altra mancanza di leggi e violenza non raccontata in nome della pace.

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Articolo di Finian Cunningham pubblicato su Sputnik International il 15 Giugno 2016
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it

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