Durante tutti gli anni in cui mi sono occupato di politica americana, non avevo mai visto un’elezione presidenziale dar vita a così tante, incontrollabili cattive emozioni. Tutti quanti odiano Donald Trump, Hillary Clinton e, sempre più persone, entrambi. Questo sta creando un grave problema psicologico per molta gente: vorrebbero dire ai loro amici e al mondo che la Clinton è una squilibrata e una imbrogliona, ma sono combattuti perché capiscono che, facendo così, sosterrebbero Trump. Oppure vorrebbero far sapere a tutti che sbruffone, volgare, narcisista ed egoista sia Trump, ma sono combattuti perché, facendo così, sosterrebbero la Clinton. Alcuni abbandonano il duopolio dei partiti maggiori a favore di quelli minori, pronti a votare per Jill Stein, la Verde, o per Gary Johnson, il Libertario, ma sono combattuti perché votare per la Stein sottrarrebbe voti alla Clinton, l’imbrogliona, sostenendo di fatto Trump, lo sbruffone, mentre votare per Johnson toglierebbe voti a Trump, lo sbruffone, aiutando così la Clinton, l’imbrogliona. Non ci sono proprio vincitori. O ci sono?
C’è una lunga lista di motivazioni per cui non bisognerebbe votare per nessuno dei candidati principali, alcune delle quali apparentemente valide. In cima all’elenco di quelle apparentemente valide c’è quella secondo cui la Clinton è corrotta e guerrafondaia, mentre Trump è inesperto e socialmente disgregante. Ma non si trova da nessuna parte una motivazione, neanche lontanamente valida, sul perché a qualcuno dovrebbe venir voglia di votare per uno qualsiasi di loro. Alcuni hanno affermato che è meno probabile che Trump possa causare la III Guerra Mondiale perché il suo istinto è quello dell’uomo d’affari e il suo interesse principale è quello di fare i soldi, non la guerra; ma la Clinton ama i soldi tanto quanto Trump, guardate solo quelle gigantesca fabbrica privata di fondi neri conosciuta come Fondazione Clinton! D’altro canto, forse a Trump l’idea della pace potrebbe piacere solo fino al momento della sua elezione, a quel punto gli farebbero capire che l’Impero Americano è un racket basato sull’estorsione e che i soldi si fanno rompendo le gambe (cioè facendo le guerre). E allora la guerra gli piacerà, tanto quanto alla Clinton. Tutto questo non rende certo facile per un amante della libertà e della pace votare, con la coscienza a posto, per uno qualsiasi dei due.
Ho sentito Jill Stein dire che la gente dovrebbe votare secondo coscienza. Va bene, ammettiamo pure che votare contro coscienza probabilmente faccia male all’anima, se non al portafoglio. Ma questo fa sembrare il seggio elettorale più un confessionale di quello che veramente è: un apparato con cui la gente può far valere il proprio, limitato, potere politico. Ma avete veramente un potere politico o le elezioni americane sono solo un gioco di manipolazioni in cui siete destinati a perdere, indipendentemente da chi votate? Uno studio del 2014, “Mettendo alla prova le teorie della politica americana: élites, gruppi di interesse e normali cittadini” di Martin Gilens e Benjamin I. Page, aveva affermato, in maniera definiva, come le preferenze dei normali cittadini non contino un fico secco, mentre quelle delle élites finanziarie e dei gruppi di interesse certamente si. Perciò, alla domanda se voi siete i vincenti o i perdenti nel gioco delle elezioni politiche americane c’è una facile risposta: se siete un multimiliardario e un capitano d’industria, allora potreste vincere: se siete un normale cittadino, allora le vostre chances di vittoria sono esattamente zero.
Dato che siete destinati a perdere, come dovreste giocare? Dovreste comportarvi come una Pecora Furibonda, obbedire a tutti messaggi che vi imboccano i candidati, le loro organizzazione e i commentatori politici dei mass media? Dovreste fare la vostra parte per regalare una vittoria più ampia possibile a quelli che stanno manipolando il processo politico a loro esclusivo vantaggio? O dovreste ritirare il più possibile il vostro appoggio e cercare di smascherarli e di neutralizzare i loro tentativi di manipolazione politica?
Certo, per le Pecore Furibonde c’è qualche facile emozione: endorfine per saltare su e giù agitando cartelli prodotti in serie e gridare slogans pre-approvati dai comitati elettorali. Ma, se siete il tipo di persona che preferisce pensare in modo indipendente, allora siete probabilmente alla ricerca di tre cose:
- Evitare danni psicologici dall’osservazione e dalla partecipazione a questo spettacolo assurdo e degradante;
- provare la deliziosa eccitazione di vedere crollare il sistema e quelli dietro di esso perdere la faccia;
- ritrovare un po’ di fiducia nella possibilità di un futuro per i vostri figli e i vostri nipoti, qualcosa che potrebbe di fatto anche assomigliare ad una qualche forma di democrazia, piuttosto che ad un umiliante, sordido, gioco truccato.
Prima di giocare dobbiamo capire, in termini tecnici, che razza di gioco è questo. Ci sono molte, diverse, varietà di giochi: giochi di forza (tiro alla fune), giochi di bravura (scherma) e giochi di strategia (backgammon). Questo è un gioco di forza, dove si usano grosse montagne di denaro, ma può essere trasformato dal concorrente più debole in un gioco di strategia, non per vincere, ma per sottrarre la vittoria all’avversario.
Molti di noi crescono con la bella idea che i giochi dovrebbero essere onesti. In un gioco onesto, entrambe le parti hanno una possibilità di vittoria e, di solito, c’è un vincitore e un perdente o, in mancanza di questo, un pareggio. Ma, quelli onesti, sono solo una sottospecie di tutti i giochi, il resto, la stragrande maggioranza, sono giochi disonesti. In questa sede stiamo parlando di uno specifico tipo di gioco disonesto, quello in cui la tua parte perde sempre. Ma, significa forse questo che l’avversario debba necessariamente sempre vincere? Neanche per sogno! Ci sono due possibili risultati: “tu perdi, loro vincono” e “tu perdi, loro perdono”.
Ora, se voi, senza essere né un multimiliardario, né un capitano d’industria, avete di fronte la prospettiva di passare il resto della vostra vita dalla parte dei perdenti, qual’è il risultato che desiderereste? Naturalmente vorreste che a perdere fosse anche l’altra parte! Il motivo: se quelli che stanno dall’altra parte perdono, allora abbandoneranno il gioco e cercheranno altri mezzi per vincere sporco. Nel caso del gioco delle elezioni politiche americane, questo squarcerebbe il velo della finta democrazia, scatenando un livello di rabbia popolare tale da rendere, almeno teoricamente, possibile il ripristino di una vera democrazia.
E allora, come si potrebbe trasformare il risultato da “tu perdi, loro vincono” a “tu perdi, loro perdono”?
La prima domanda a cui dare risposta è innanzitutto se uno dovrebbe prendersi la briga di andare a votare, e la risposta è: “si, bisogna andare a votare”. Se non si vota, allora si lascia campo libero alle Pecore Furibonde che, essendo assai facilmente manipolabili, garantiranno una facile vittoria all’altro schieramento. E così, la domanda finale è: “come si dovrebbe votare, per far si che siano gli altri a perdere?”. Questo non dovrebbe essere visto come un problema legato ad una scelta personale, non c’è bisogno di preoccuparsi di capire chi sia il “male minore” o quale candidato abbia fatto le promesse più insensate. Non andrete a votare per qualcuno, andrete a votare contro l’intero sistema. Pensate a voi stessi come ad un soldato che si sia arruolato volontario in difesa della libertà: dovrete semplicemente eseguire gli ordini. La carica esplosiva è stata piazzata da qualcun altro, la vostra missione, nel caso dovreste accettarla, è quella di accendere la miccia ed andarvene. Questo dovrebbe immediatamente motivarvi ad andare a votare e rendere l’intera procedura elettorale semplice e libera da stress. Vi presenterete, sovvertirete lo schema dominante e andrete a godervi lo spettacolo.
Poi, dovete capire in che modo si gioca la partita elettorale. Si gioca con i soldi, somme molto grandi di denaro, mentre i voti rivestono un ruolo abbastanza secondario. In termini matematici, i soldi sono la variabile indipendente e i voti quella dipendente, ma la relazione fra soldi e voti è non-lineare e tempo-dipendente. Nella mossa di apertura, le parti che hanno interessi economici fanno affluire enormi somme di denaro a tutti e due i partiti maggiori, non perché le elezioni debbano essere, per loro natura, scandalosamente costose, ma per erigere una barriera insormontabile all’ingresso del cittadino medio. Ma la decisione finale viene fatta con un margine di vittoria relativamente sottile, questo per far si che il procedimento elettorale sembri spontaneo, piuttosto che programmato e per creare entusiasmo. Dopo tutto, se quelli che hanno interessi economici si limitassero a finanziare il loro candidato preferito, facendo della sua vittoria una conclusione scontata, la cosa non sembrerebbe abbastanza democratica. E così usano un sacco di soldi per stare ben separati da voi, il grande volgo, ma somme molto più piccole per modificare i giochi.
Quando calcolano come sovvertire i risultati, gli esperti politici al soldo di quelli che hanno interessi economici fanno affidamento su informazioni riguardati l’affiliazione partitica, i risultati dei sondaggi e i comportamenti storici di voto. Per cambiare il risultato da “perdere – vincere” a “perdere – perdere” bisogna invalidarle tutte e tre.
- La risposta corretta, per quando riguarda l’affiliazione partitica, è “nessuno”, che, per qualche strano motivo, viene etichettata come “indipendente” (e state attenti al Partito Indipendente Americano, che è un piccolo partito di destra della California, a cui vengono erroneamente attribuiti un sacco di iscritti). In ogni caso, lasciate che siano le Pecore Furibonde ad attribuirsi il ruolo di “dipendenti”. E, comunque, i due partiti maggiori stanno morendo e il numero dei non iscritti a nessun partito è adesso praticamente lo stesso dei Democrati e dei Repubblicani messi insieme.
- Quando si risponde ad un sondaggio, la categoria per cui si dovrebbe sempre optare è quella degli “indecisi”, fino (e compreso) al momento in cui si entra nella cabina elettorale. Quando vi chiedono la vostra opinione sui vari argomenti, dovete tenere a mente che l’interesse per la vostra opinione è falso: quello che voi pensate delle cose non frega nulla a nessuno (vedere lo studio sopracitato), è solo un tentativo di inquadrare una singola Pecora Furibonda in un determinato ovile politico. Perciò, quando parlate con gli intervistatori rimanete nel vago su tutti gli argomenti, sottolineando allo stesso tempo come essi non abbiano alcun ruolo nel vostro processo decisionale. Se vi dovessero chiedere che cosa vi interessa di più, concentratevi su particolari tipo la gestualità, il senso dell’eleganza e il comportamento dei candidati. Così facendo, manderete effettivamente in corto circuito tutti i tentativi di manipolazione usando la vostra abilità, esclusivamente immaginaria, di influenzare la politica pubblica. Non si può essere a favore o contro un candidato sincero e forbito, né c’è una cartina di tornasole per il comportamento o il senso dell’eleganza. I politici dovrebbero essere capaci di radunare Pecore Furibonde facendo promesse che non hanno nessuna intenzione di mantenere. Ma che cosa succederebbe se i votanti (consci del fatto che le loro opinioni non contano più nulla) all’improvviso incominciassero a chiedere una postura migliore, una gestualità più signorile, un tono di voce più melodioso e un passo più baldanzoso? Calamità! Quello che doveva essere un falso ma ben definito campo di battaglia ideologico, con le linee del fronte finte ma chiaramente delineate, improvvisamente si trasforma in un macabro concorso di bellezza che si svolge in un terreno tutto uguale e coperto di fango.
- Il passo finale è quello di invalidare i comportamenti storici di voto. In questo caso, la soluzione perfettamente ovvia è quella di votare a casaccio. Il voto casuale produrrà risultati non casuali ma caotici, invalidando il concetto che il processo elettorale riguardi la piattaforma del partito, la politica, questioni varie o i mandati popolari. Cosa più importante, renderà nullo il procedimento con cui i voti vengono comprati, estromettendo in pratica i soldi dalla politica. Dovete solo ricordarvi di portare con voi una monetina in cabina elettorale. Qui c’è un grafico che vi spiega come prendere la decisione di voto, con l’uso della monetina, una volta che sarete all’interno della cabina elettorale.
Se siete un attivista di partito, portatevi una tascata di monetine e datele alle persone in coda al seggio elettorale. Per ottenere l’effetto voluto non avrete bisogno di convincerne poi così tante. Ricordate che, per mantenere l’apparenza di un processo democratico, il margine di vittoria, artificiale e finanziariamente determinato, viene mantenuto abbastanza sottile, e anche una piccola aggiunta di casualità è sufficiente a cancellarlo. Fate notare la parola “libertà”, bene in vista e in rilievo su ciascun penny. Spiegate brevemente che cos’è una Pecora Furibonda e come far uso della libertà sia esattamente l’opposto dell’essere una Pecora Furibonda. Poi, spiegate loro come vanno usate le monetine: il primo lancio stabilisce se voterete per la destra o per la sinistra, il secondo se voterete per il candidato di maggioranza o per quello di minoranza. Non mancate di ricordare che questo è un sistema a prova di bomba per tenere i soldi fuori dalla politica. Provate con lo slogan “Questo penny non può essere comprato”. Non litigate, non mettetevi a discutere, fate il vostro “discorsetto veloce”, distribuite le monetine e passate oltre. L’ultimo dettaglio che tutti dovrebbero ricordare è come rispondere agli exit polls, in modo da privare l’avversario di ogni informazione su quello che è appena successo. Quando vi chiedono come avete votato, rispondete: “ho votato a scrutinio segreto”.
Poi potrete andare a casa, accendere la scatola degli stupidi e guardarvi uno spettacolo comico, con tanto di digrignar di denti, stracciamento di vesti e spargimento di ceneri sulle teste degli esperti. Non vedrete tutto il rancore del retroscena e le recriminazioni delle élites finanziarie, ma potrete immaginare quanto debbano essere furiosi, con i loro miliardi di dollari sconfitti da poche manciate di centesimi.
Potreste pensare che il voto casuale, con i candidati che ottengono le stesse percentuali di voto, sarebbe perfettamente prevedibile, rendendo possibile una vittoria con la manomissione di qualche macchinetta elettorale. Ma questo nel mondo reale non succederà mai perché non tutti voteranno a caso. Potreste allora pensare che è ancora possibile manipolare i votanti-non-casuali inducendoli a votare in un certo modo. Ma chi può prevedere chi voterà a caso e chi no? E se, in pratica, ogni voto è comprato, com’è possibile che qualcuno vada in giro a comprare voti casuali, o che riesca ad immaginare a favore di quale candidato andrà un tale tipo di acquisto? In questa situazione, comprare voti servirebbe solo a confondere ulteriormente il risultato. Per cui, aggiungere casualità al risultato non avrebbe un effetto casuale; sarebbe caotico.
E così, miei cari amici Americani, questo è il modo con cui potete trasformare, in questo particolare gioco di strategia, il risultato “tu perdi, loro vincono” in un più giusto ed equo “tu perdi, loro perdono”.
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Articolo di Dmitry Orlov pubblicato su Club Orlov il 2 Agosto 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it e ClubOrlov
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