I militari statunitensi e le forze mercenarie devono lasciare l’Afghanistan subito. Persino Donald Trump lo aveva capito, almeno pubblicamente. La missione statunitense è stata un fallimento già a partire dal primo anno successivo all’invasione del 2001. Non poteva e non può rimodellare il paesaggio politico di quella nazione. Si è cercato di farlo negli anni ‘70 e ‘80, quando si crearono e armarono i mujaheddin per combattere il governo sostenuto dai sovietici. Non si poté più trasformare la nazione in un cliente disponibile dopo che i Talebani marciarono su Kabul. Non si è fatto a seguito dell’invasione del paese nel 2001, con la scusa di dare la caccia ad Osama Bin Laden. Per ripetere, gli Stati Uniti devono lasciare il popolo dell’Afghanistan da solo.
Durante il weekend, il Washington Post ha riportato che la Casa Bianca di Biden (e dei suoi amici al Pentagono) sta pensando di rinviare la prevista data del 1° Maggio 2021 per il ritiro della maggior parte delle forze militari statunitensi dall’Afghanistan. Questo non è solo sbagliato, è sciocco. Gli Stati Uniti non otterranno ciò che vogliono in Afghanistan, più di qualsiasi altro paese invasore. Vent’anni di guerra e quasi cinquant’anni di interferenze armate dovrebbero dimostrarlo. Anche se ufficialmente solo 2.500 truppe si trovano ancora in Afghanistan, il simbolismo della loro partenza senza una vittoria sembra essere troppo da accettare per alcuni. Infatti, il mese scorso il Segretario alla Difesa di Biden, Lloyd Austin, ha detto che le forze militari statunitensi “non intraprenderanno un frettoloso e disordinato ritiro dall’Afghanistan, che metterebbe a rischio la reputazione delle [loro] forze o di quelle dell’alleanza”. Quando tutte le altre motivazioni per occupare una nazione con forze straniere si sono dimostrate sbagliate, Washington non ha mai paura di tirare in ballo l’argomentazione del “salvare la faccia”.
Dopotutto, se uno veramente volesse riflettere un attimo su questo punto, a quale reputazione sta facendo riferimento il generale Austin? Sarebbe quella della NATO come strumento al servizio della più sanguinosa nazione imperiale del mondo? O forse intendeva la reputazione degli Stati Uniti come nazione, le cui promesse ai colloqui di pace furono valutate dal Capo Giuseppe della tribù dei Nasi Forati in questo modo: “L’uomo bianco parla con una lingua biforcuta”? Forse si riferiva alla reputazione dell’industria delle armi USA / NATO secondo cui i suoi prodotti sono progettati per creare e mantenere la pace; un’affermazione brutalmente esposta in Afghanistan.
Se si guarda alla storia dell’Afghanistan negli ultimi cinquant’anni, appare chiaro come il motivo principale della sua situazione attuale sia l’ingerenza degli Stati Uniti. Il coinvolgimento degli Stati Uniti in Afganistan, iniziato sotto Jimmy Carter, non fu un caso fortuito. Guidato dai neoconservatori come Zbiegniew Brzezinski e Richard Pipes e aiutato dai liberali come Barney Frank e Paul Tsongas, questo sforzo efficace e definitivo ha rappresentato la rinascita dell’ala pro-militarista delle istituzioni politiche come la principale artefice della politica estera statunitense. Che cosa abbia significato questo per l’Afghanistan è che Washington stava sostituendo il governo progressista di Kabul appogginado una classe socialmente e politicamente reazionaria di mullah e proprietari terrieri che si sarebbero poi opposti a qualsiasi riforma sociale per generazioni. Questa guerra di mujaheddin, e ciò che ne è seguito, ha distrutto i progressi sociali compiuti sotto i precedenti governi afgani. Le donne e le ragazze sono state relegate in uno status di seconda classe e l’intolleranza fondamentalista è diventata all’ordine del giorno. In definitiva, queste forze hanno vinto grazie al sostegno di Washington e dell’Arabia Saudita. Il più forte di questi gruppi reazionari di mujaheddin erano chiamati Talebani. Sono stati loro ad aver rivendicato la vittoria nel 1996. Ed erano i Talebani, che gli Stati Uniti hanno detto di di voler perseguire quando attaccarono l’Afghanistan nel 2001.
Non si può essere certi sul motivo per il quale gli Stati Uniti siano ancora in Afghanistan. Potrebbe essere per il controllo del business dell’oppio, o per la presunta presenza di risorse minerarie. Potrebbe essere per motivi strategici o per introdurre a forza nel paese un regime sul modello degli Stati Uniti. Potrebbe essere tutto questo, e molto di più. L’intento originale di vendicarsi per gli eventi conosciuti come 11 Settembre è stato superato, insieme con la maggior parte dei protagonisti originali di quell’episodio. Infatti, mi sembra giusto dire che i soli attori presenti già nell’ottobre del 2001, quando si sono verificati i primi attacchi, sono i produttori di armi, le forze armate americane, e la CIA. Il fenomeno, noto come Al-Qaeda non è più lo stesso dell’epoca, né lo sono i Talebani e le altre forze della resistenza. Le forze mercenarie statunitensi, una volta conosciute come Blackwater, non solo operano sotto un nuovo nome aziendale, ma anche alle dipendenze di una diversa amministrazione.
Il fallimento degli Stati Uniti nell’imporre un efficace governo clientelare in Afghanistan non è un buon motivo per restare nel paese fino a quando se ne sarà stabilito uno. Al contrario, è la prova reale del fallimento di qualsiasi politica che richieda un’occupazione militare in quella nazione e regione. Mantenere là le forze statunitensi per sostenere il regime di Kabul fondato dagli Stati Uniti è un’ammissione che le politiche di Washington hanno fallito. È ora di accettarlo e di uscirne, andandosene con armi e bagagli.
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Articolo di Ron Jacobs pubblicato su CounterPunch il 16 marzo 2021
Traduzione in italiano di Michele Passarelli per SakerItalia
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L’unica ragione per la quale gli Usa sono rimasti in Afghanistan è quella del business delle armi, e collateralmente quella dell’oppio. Non si dica che se ne vanno senza avere vinto perchè a nessuno interessava la vittoria quanto invece lo erano le commesse belliche autorizzate dal parlamento USA. Forse ,e anche senza forse ,è il popolo americano ,e dei loro alleati che hanno pagato con le finanze pubbliche ad avere perso, mentre le elites militariste -finanziarie hanno sicuramente guadagnato moltissimo, quindi vinto la guerra, comunque vada a finire.
assolutamente concorde!!!