Il Kazakistan ha subito gravi violenze a livello nazionale presumibilmente provocate da preoccupazioni sul prezzo del carburante. Tuttavia, è diventato subito chiaro che si è trattato invece di una destabilizzazione sponsorizzata dall’estero che, nella migliore delle ipotesi, ha utilizzato le legittime preoccupazioni dell’opinione pubblica come copertura per il tentativo di cambio di regime.
Un dispiegamento guidato dalla Russia delle forze dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) ha contribuito a stabilizzare la nazione dell’Asia centrale, dando alla comunità internazionale il tempo di analizzare la violenza e seguire sia il denaro che le motivazioni.
L’interesse degli Stati Uniti nel “sovraestendere e sbilanciare” la Russia in Asia centrale
Il Kazakistan occupa una posizione geograficamente molto strategica: si estende quasi fino all’Ucraina e alla Turchia a ovest, condividendo un confine molto lungo con la Russia meridionale e raggiungendo il confine con lo Xinjiang, in Cina, a est. È il luogo perfetto per gli Stati Uniti per “collegare” insieme i loro sforzi in corso per circondare e contenere sia la Russia che la Cina.
Il Kazakistan si trova in Asia centrale, una regione in cui i politici statunitensi hanno apertamente dichiarato interesse a tentare di “estendere eccessivamente e sbilanciare” la Russia.
Un documento [in inglese] della RAND Corporation del 2019 intitolato “Overextending and Unbalancing Russia: Assessing the Impact of Cost-Imposing Options” [Sovraestendere e sbilanciare la Russia: valutazione dell’impatto di opzioni che impongono costi], elencherebbe diverse opzioni che vanno dall’attacco alle esportazioni energetiche russe costringendo l’Europa ad acquistare idrocarburi più costosi dagli Stati Uniti, alla coercizione della forza lavoro qualificata russa, all’armare l’Ucraina così come i terroristi in Siria, all’indebolire la vicina Bielorussia e al “ridurre l’influenza russa in Asia centrale”.
Il rapporto rileva le difficoltà di superare i vantaggi offerti da Russia e Cina ai paesi dell’Asia centrale, incluso il Kazakistan. L’apertura di corridoi di trasporto e l’offerta di accordi commerciali e assistenza tecnica sono tutte aree in cui Russia e Cina possono facilmente superare gli Stati Uniti.
Pertanto, al fine di “estendere eccessivamente e sbilanciare la Russia” in Kazakistan o in qualsiasi altro stato dell’Asia centrale, le uniche opzioni rimaste includono la sovversione politica e il terrorismo. Proprio come gli Stati Uniti hanno costretto l’esercito russo ad investire pesantemente nella protezione della Siria dai militanti armati sponsorizzati da Washington e dai suoi alleati in Medio Oriente, una campagna simile di sovversione politica e violenza armata in tutta l’Asia centrale ha già spinto la Russia e il resto della CSTO a schierare truppe in Kazakistan.
Il dispiegamento è temporaneo, secondo i funzionari russi, tuttavia ciò dipende dal fatto che la radice dei disordini e della violenza venga prontamente affrontata o meno – comprese e forse soprattutto le reti sponsorizzate dagli Stati Uniti impegnate nella sedizione politica.
L’interferenza USA in Kazakistan
Le prove dell’interferenza degli Stati Uniti in Kazakistan sono facili da trovare visitando il sito web ufficiale del National Endowment for Democracy’s (NED) del governo statunitense, e sfogliando l’elenco 2020 [in inglese] dei programmi e delle organizzazioni che finanzia in Kazakistan.
Includono mezzi di comunicazione finanziati dagli Stati Uniti come “Vlast”, “North Kazakistan Legal Media Center”, “Uralskaya Nedelya”, “Youth Information Service of Kazakistan” e fronti che si atteggiano a gruppi per i “diritti” come il Kazakistan International Bureau of Human Rights.
Ci sono anche fronti finanziati dal governo degli Stati Uniti che organizzano proteste tra cui Ar/Rukh/Khak e “Oyan, Qazaqstan” (o “Svegliati, Kazakistan”). Quest’ultimo è stato in parte guidato da Dimash Alzhanov che ha anche fondato il cosiddetto “Centro di Ricerca sulle Politiche Legali” (LPRC) secondo la sua biografia su “Democracy and Parties”. Il sito web archiviato [entrambi i link in inglese] della LPRC elenca il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la NED, il governo britannico, la Open Society e l’Unione Europea come “partner”.
Queste organizzazioni sono descritte dai media occidentali come media “indipendenti”, organizzazioni per i diritti umani e gruppi di attivisti quando in realtà sono tutte finanziate e dirette da Washington DC. Il loro finanziamento del governo degli Stati Uniti è stato deliberatamente e costantemente omesso dai resoconti dei media per anni, poiché il loro movimento di opposizione collettiva ha organizzato proteste in tutto il Kazakistan, comprese le proteste che hanno portato a questo più recente episodio di violenza.
Le loro “richieste” si sono coerentemente allineate con gli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti. Human Rights Watch (HRW) in un articolo [in inglese] del 2019 pubblicato sul loro sito web intitolato “Gli arresti di massa mettono in dubbio la riforma dei diritti in Kazakistan”, noterebbe la natura anti-cinese delle proteste organizzate dal partito fuorilegge Scelta Democratica del Kazakistan. HRW si collegherebbe ad un articolo [in inglese] di Eurasianet intitolato “Kazakistan: i sentimenti sinofobi innescano nuove manifestazioni”, spiegando ulteriormente:
Il filmato della manifestazione a Zhanaozen girato il 2 settembre mostrava manifestanti che pronunciavano discorsi infuocati che si opponevano alla potenziale costruzione di fabbriche cinesi.
“Non vogliamo lavoro. Non vogliamo fabbriche. Chiediamo solo di non farli entrare”, ha detto un manifestante, come si vede nel filmato caricato su internet da un movimento di opposizione.
Un altro oratore ha citato i maltrattamenti dei kazaki e uiguri nella regione cinese dello Xinjiang, dove centinaia di migliaia di musulmani sono stati arrestati e costretti a subire un ricondizionamento ideologico nei campi di rieducazione.
Le ansie sulla Cina, che condivide un confine di 1.783 chilometri con il Kazakistan, derivano da una serie di fonti, che vanno dalle percezioni dell’influenza prepotente di Pechino sull’economia all’assoluta superiorità della popolazione del paese. Le storie dell’orrore che emergono dallo Xinjiang hanno solo aggravato questi sospetti.
HRW ed Eurasianet stanno descrivendo (e tentando di difendere) folle xenofobe che spingono richieste irrazionali che non vanno in alcun modo a beneficio del Kazakistan e del suo popolo, e servono esclusivamente l’obiettivo della politica estera di Washington di accerchiare, isolare e contenere la Cina.
Va notato che anche [in inglese] Eurasianet è finanziata dal governo degli Stati Uniti attraverso il NED e organizzazioni adiacenti come Open Society, illustrando quanto profondamente Washington controlli direttamente le percezioni globali sugli eventi che si svolgono in Asia centrale.
Il regime clientelare scelto da Washington
Come per tutte le attività di cambio di regime sponsorizzate dagli Stati Uniti, un regime cliente di scelta è solitamente in attesa, che incoraggia i manifestanti, spesso dall’estero, e in attesa di mettere al potere una figura di spicco favorita da Washington, Wall Street, Londra e Bruxelles.
Nel caso del Kazakistan – il regime cliente prescelto è costituito dal partito “Scelta Democratica del Kazakistan”, il cui leader Mukhtar Ablyazov risiede attualmente in esilio a Parigi, in Francia.
L’AFP nel suo articolo [in inglese] “Leader dissidente: il regime del Kazakistan si avvicina alla sua fine con una “rivoluzione””, affermerebbe:
Il regime che ha governato il Kazakistan dalla caduta dell’Unione Sovietica si sta avvicinando alla fine con una rivoluzione popolare in cui le persone si sono unite per la prima volta per esprimere la loro rabbia, ha affermato giovedì un leader dell’opposizione con sede in Francia.
Mukhtar Ablyazov, ex Ministro dell’Energia e presidente di banca, ricercato nel suo paese d’origine con una serie di accuse, in un’intervista all’AFP ha anche descritto l’intervento militare guidato dalla Russia come un’“occupazione” e ha esortato i kazaki a resistere alle forze straniere.
L’AFP annoterebbe inoltre:
Ablyazov, che ha anche detto all’AFP di voler incontrare il Presidente Emmanuel Macron, è una figura estremamente controversa che il Kazakistan ha processato e condannato in contumacia per omicidio e appropriazione indebita.
È anche ricercato in Russia e ha trascorso del tempo sotto la custodia francese prima che la massima autorità amministrativa francese nel 2016 ne bloccasse l’estradizione in Russia, dichiarando che la richiesta era motivata politicamente. Ora vive a Parigi dopo aver ottenuto lo status di rifugiato in Francia.
Criminali e fuggitivi che vivono in esilio protetto in tutto l’Occidente non sono scelte insolite per i regimi clienti sponsorizzati dagli Stati Uniti che tentano di prendere il potere nelle nazioni prese di mira in tutto il mondo. Il loro discutibile status giuridico e la profonda dipendenza dal sostegno di Washington assicurano la loro obbedienza prima e dopo la presa del potere, se prendono il potere.
Il thailandese Thaksin Shinawatra, i cambogiani Kem Sokha e Sam Rainsy, così come la birmana Aung San Suu Kyi hanno tutti affrontato accuse penali e condanne nei rispettivi paesi d’origine e hanno tentato in vari momenti di creare governi in esilio ospitati dagli Stati Uniti e suoi alleati europei.
Una finestra di opportunità, ma per chi?
La condanna di Washington del dispiegamento della CSTO in Kazakistan e la fine relativamente rapida della violenza che è andata fuori controllo nel corso di mesi, a volte anni, in altre nazioni prese di mira da una simile sovversione sponsorizzata dagli Stati Uniti, può significare il successo della CSTO nell’affrontare una crisi altrimenti pericolosa.
La domanda rimane: si tratta di un successo a lungo termine per la CSTO e in particolare per il Kazakistan? Oppure gli Stati Uniti accenderanno altri fuochi costringendo le forze russe e i loro alleati a estendersi eccessivamente nella regione, continuando a destabilizzare l’Ucraina, la Siria e minando gli alleati cinesi della Russia a est?
Se è un successo per la CSTO, forse rappresenta un precedente per altre regioni del mondo che adottano una politica simile di solidarietà contro la sovversione sponsorizzata dagli Stati Uniti. Il coinvolgimento degli Stati Uniti attraverso presunte “organizzazioni non governative” (ONG) finanziate dalla NED in Kazakistan può anche aiutare a sensibilizzare il mondo sulla minaccia che queste reti rappresentano e sulla necessità di sradicarle ovunque si trovino.
Solo il tempo sarà in grado di rispondere a queste domande e nel frattempo il mondo deve rimanere vigile non solo per quanto riguarda lo stesso Kazakistan, ma anche altre aree che gli Stati Uniti potrebbero cercare di prendere di mira in una versione centro asiatica della loro “Primavera Araba” che hanno organizzato nel 2011 e più recentemente attraverso il conflitto in corso derivante dalla sua “Milk Tea Alliance” iniziata nel 2019 e rivolta al sud-est asiatico.
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Articolo di Brian Berletic pubblicato su The New Atlas il 17 gennaio 2022
Traduzione in italiano di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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Se l’obbiettivo è di aumetnare lo “stress” al quale sono sottoposti i russi e i loro apparati mi sembra, purtroppo, che americanoidi-nato-giudei e stati-canaglia vari accodati (esempio: turchia) l’abbiano raggiunto, nonostante non abbiano raggiunto obbiettivi strategici dei rilievo con le aggressioni e le destabilizzazioni.
Che siano inflitrazioni destabilizzanti di mercenari addestrati e spietati, che siano le vecchie “rivoluzioni colorate”, con tanto di ong infiltrate al seguito, credo che questa musica (che negli utlimi tempi ha suonato molto!) continuerà ancora per un po’, in sostituzione dello scontro diretto, che in Europa sarebbe militarmente penalizzante per gli usa-nato o porterebbe all’uso del nucleare.
Cari saluti
C’è da osservare che gli USA e UK confidano che la Russia non possa reagire come vorrebbe, con un atto di Forza muscolare convenzionale, e ciò perché essa teme che USA, in particolare , siano invece disposti a sganciare un bomba nucleare ma in una zona desolata, probabilmente non abitata da essere umani, e ciò per diminuire alla Russia le zone di arretramento necessarie per ridurre la forza d’urto degli attaccanti, A mio avviso gli USA la sganceranno( ne correranno il rischio) salvo poi dichiarare che è stata una risposta ad un attacco Russo che è stato sventato ma che non ha impedito la risposta.
Se parte la prima bomba nucleare, partiranno tutte le altre.
Quando una cosa appare fatta come con stampino allora puzza. Siamo d’accordo.
La Russia deve avere il coraggio non di attaccare ma di attendere. Attendere che il nemico avanzi si appropri del Donbass e inizi la strage, dopo di che può entrare in guerra per salvare il salvabile. Lo so e’ cinico ma non ci sono alternative. I nemici lo faranno e aspetteranno che i russi vadano nella trappola di entrare in Ucraina un secondo dopo di loro e gridare all’invasione . E’ chiaro no? Devono attendere e attendendo accettare di combattere casa per casa. Purtroppo. Ma questo darebbe legittimità vera e a lungo termine. Quanto attendere dipende dagli eventi come si mettono nel campo. Se succede in Ucraina succederà anche in altri teatri. Penso al Caucaso meridionale, ad un’altro …stan nelle frontiere sud, e penso all’area Baltica. Purtroppo . Penso anche che il Presidente Putin abbia una grave difficoltà a mantenere sintonizzati sulla strategia il proprio apparato militare evitando autonome fughe in avanti di natura tattica inopportune nel quadro più generale . E’ una partita a scacchi di alto livello e non tutti hanno i prerequisiti per giocarla. Spero che Soigu faccia la sua parte completamente in accordo con il Presidente. Sono momenti decisivi anche per noi.
avere il coraggio di Non attaccare?
Forse la Prudenza; rimane il fatto che gli occidentali hanno buon gioco di andare avanti con la propaganda in UE ed Europa per evitare che si formino sacche dormienti di oppositori che si faranno vivi nel corso del conflitto.
Intanto l’attesa logora psicologicamente l’apparato militare Russo. gli strateghi USA lasceranno passare l’inverno poi faranno incursioni mordi e fuggi e compariranno sul media foto e video che dimostrerebbero che la resistenza interna dei russi si è attivata.A quel punto i russi non potranno più attendere esse hanno quella superiorità tecnologico d’informatica dovrebbero utilizzarla e fare quanti più danni sarà possibile; poi li negheranno come fanno d’ordinario gli USA e la Nato.
Infine ,ci sono ancora navi militari occidentali in Mar Nero?
Blinken ha fatto sapere che venerdì a Lavrov non consegnerà alcuna risposta scritta.
Niente. L’assoluto nulla per continuare a far stare la Russia in attesa e sudditanza… mentre loro trasferiscono armi e uomini.
Ricordo negli anni ’80 il movimento della Pace nelle strade, gli euromissili erano all’ordine del giorno.
A leggere i giornali oggi, il giudizio medio che ci si fa sulla classe politica italiana ed europea lascia sgomenti.
Beati cretini incoscienti?
Colpevoli mediocri ipocriti e consapevoli?
Irresponsabili Infami?
Mah…!
Manca completamente la comprensione della serietà delle proposte russe sulle 2 sponde del maledetto Oceano Atlantico (che spero sarà tomba, come per la marina del Sultano fu il Mediterraneo con la Battaglia di Lepanto).
Serietà e gravità rispetto agli sgoccioli di tempo rimasti nella pazienza di chi da tempo si trattiene!
–gli strateghi della Nato lavorano a lungo sul piano psicologico prima di attaccare,( vedi la guerra del Vietnam e dell’Iraq), utilizzando i Media mainstream di tutto l’Occidente e fanno qualcosa di più: non minacciano apertamente tramite i suoi media, lo fanno con la diplomazia riservata dietro le quinte.
La Russia e la Cina si trovano nello stesso tritacarne mediatico:se non reagiscono con dolore non potranno spuntarla. La guerra che verrà sarà ancora più crudele di quella precedente perché nella seconda e nella prima il popolo e i popoli che soffrivano erano quelli vicini al fronte ,con questa il fronte sarà ovunque.
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