Venerdì 5 dicembre 2014

I media russi hanno fornito più dettagli su quanto è esattamente successo a Grozny.
Il quadro non è fondamentalmente cambiato ma ci sono alcuni dettagli interessanti.
Si è chiarito che il gruppo dei Wahabiti era etnicamente composto da Ceceni, almeno 4 su 9, e che sono riusciti a entrare a Grozny con diverse macchine: questa non è comunque una grande impresa perché i posti di blocco sono stati rimossi da molto tempo.
I terroristi hanno raggiunto il centro città e verso le 2 di mattina si sono fermati nel mezzo della strada che vista l’ora era deserta. Alcuni abitanti li hanno notati e filmati coi loro cellulari mentre camminavano attorno ai loro veicoli. In seguito sono stati fermati da una pattuglia di poliziotti oppure li hanno attaccati (ho raccolto entrambe le versioni). Poi si sono nascosti in un edificio disabitato portando con loro fino a una ventina di bombe artigianali.

Non hanno formulato nessuna richiesta ma uno di loro è riuscito a caricare un video sui social media affermando che 1’500 combattenti erano entrati in città. Questa dichiarazione sembra abbia spaventato le autorità locali al punto da attivare un ampio piano anti-terroristico sull’intera città, ma in mancanza di riscontri concreti l’allarme è presto rientrato.

L’edificio (una tipografia che al momento dell’incursione era deserta) è stato circondato e una sparatoria si è scatenata al punto da portare le forze di sicurezza a utilizzare mitragliatrici, granate e armi anti-carro che hanno innescato un incendio poi propagatosi al vicino mercato.
I terroristi hanno subito perdite e han cercato di scappare in direzione di una vicina scuola ma sono stati intercettati e uccisi.
In sostanza mi sembra che questi terroristi hanno agito con un’incredibile mancanza di capacità tattiche, un fatto inusuale per dei combattenti ceceni che, indipendentemente dagli schieramenti, sono notoriamente dei formidabili combattenti.
Gli uomini che sono stati abbattuti sembravano molto pericolosi ma in ogni caso militarmente ridicoli, non erano affatto agenti qualificati. Questa è certamente una buona notizia.

Significativamente Ramzan Kadyrov si è pubblicamente scusato con Putin per l’accaduto lo stesso giorno del suo discorso all’Assemblea Federale e ha promesso che una speciale squadra di investigatori (composta da 50 funzionari) investigherà e farà rapporto su quanto successo.
Ha aggiunto che non vuole che le autorità cecene perdano la faccia di fronte alla popolazione cecena e russa, ricevendo come risposta da Putin la stima e la conferma che Kadyrov e i suoi non avevano nulla da rimproverarsi e la stima per aver gestito la situazione in modo molto professionale.
Questo è un ennesimo segno della rinascita di un’antica tradizione risalente ai tempi della Russia Imperiale: alcuni gruppi (Ceceni, Cosacchi,…) godono di speciali libertà e una quasi totale indipendenza nella gestione quotidiana delle loro vite senza che il potere centrale intervenga in cambio di un semplice impegno: sono personalmente responsabili della sicurezza del confine russo e della tranquillità e sicurezza della zona sotto il loro controllo.

Il messaggio di Kadyrov a Putin era semplice: “Ci dispiace, siamo responsabili della pace e sicurezza in Cecenia e abbiamo permesso questo”.
La risposta di Putin è stata: “non avete fatto nulla di sbagliato e avete il mio pieno appoggio politico.”
Questo genere di relazioni sono difficili da comprendere per un occidentale, ma sono assai tipici e tradizionali nella mente e nel carattere dei russi e delle popolazioni del Caucaso.
Per Kadyrov l’essere degno di fiducia e insignito della piena libertà nell’amministrare la Cecenia in qualunque modo ritenga valido (con il pieno appoggio economico e politico russo) è una questione di orgoglio personale e nel momento in cui qualcuno avrebbe potuto sollevare dubbi sul suo operato si è assunto la personalmente la piena responsabilità di fronte al proprio superiore che, riconoscendo il suo coraggio e il senso dell’onore, lo ha lodato e gli ha garantito il pieno appoggio e fiducia.
Il punto chiave è il seguente: i ceceni gestiscono la crisi direttamente. Le (numerose) forze russe presenti nella regione non sono mai state chiamate a intervenire. Se i russi fossero stati costretti a inviare le loro forze speciali per rispondere a questo attacco non solo Kadyrov ma l’intera popolazione cecena avrebbe perso la faccia dimostrando di non riuscire a garantire una risposta efficace a ogni minaccia.
Questo non è successo e anche se i ceceni hanno sofferto per la perdita di 10 loro agenti, questi uomini non sono semplicemente morti per difendere le vite della loro gente ma anche il loro onore.
Nel Caucaso questo fatto significa *molto* e saranno celebrati come eroi.

Immagino che per i “progressisti” Europei questo sembri clientelismo. Va beh. Questo è il modo di pensare dei russi e dei ceceni e il loro modo di vita. Sconsiglio a tutti di interferire.

The Saker

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