Da diversi giorni a Kiev si discute vivacemente su un’idea rivoluzionaria, che di sicuro dovrebbe rafforzare la sicurezza del paese: la creazione di un’alleanza militare Ucraina – Georgia – Moldavia (che chiamiamo convenzionalmente UGM).
Questo sottofondo d’informazioni è cominciato dal ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina Dmitry Kuleba. Subito dopo la sua prima conversazione telefonica con il nuovo Segretario di Stato americano Tony Blinken, si è lanciato nell’etere televisivo ucraino per condividere le sue gioiose impressioni. In particolare, in modo significativo, ha dichiarato (citiamo letteralmente): “Per quanto riguarda l’idea di una triplice alleanza nella regione del Mar Nero, oggi ho riferito al Segretario di Stato che gli Stati Uniti possono contare sull’Ucraina come partner affidabile, precisamente nella regione del Mar Nero e nell’Europa centrale. Cioè, questo è il nostro spazio d’esistenza, questi sono esattamente i luoghi in cui possiamo dare un contributo reale. E vi assicuro che Ucraina, Georgia e Moldavia, diciamolo pure, stanno già muovendosi attivamente in quella direzione.. per ora non dirò di più. Quando il risultato ci sarà, tutti lo apprenderanno”.
Questo suggerimento trasparente è stato immediatamente afferrato e sviluppato. E non solo dalla stampa ucraina. La popolare rivista polacca “wPolityce” ha pubblicato un articolo dal titolo accattivante: “Washington sostiene la creazione di un blocco militare con Ucraina, Georgia e Moldavia”. I polacchi hanno caldamente approvato l’idea, spiegandone la direzione: “Il vettore della politica statunitense <…> si sposterà verso la regione del Mar Nero, dove la Russia detiene ora un vantaggio significativo, ma che in futuro sarà più facile da livellare”.
In un entusiasmante coro di commenti ucraini del tipo: “L’Occidente ci aiuterà”, in un certo qual modo qualcosa è andato storto per un’osservazione del facente funzioni di ministro della Difesa della Moldavia Viktor Gaichuk, il quale ha riferito di non aver mai sentito niente del genere. Gaichuk ha ricordato che l’articolo 11 della Costituzione prevede lo status neutrale del suo paese. “Se un giorno un’idea del genere dovesse venire in mente a qualche politico, allora si dovrà cambiare la Costituzione. E questo non è così semplice. Pertanto non può nemmeno rappresentare solo un’idea”, questo l’atteggiamento di Gaichuk nei confronti dell’idea di creare una triplice alleanza.
Ma in Ucraina questo commento è passato inosservato. In primo luogo, nella stessa Kiev, nessuno presta più attenzione ai requisiti della propria Costituzione da molto tempo. Ad esempio: l’esistenza dell’articolo 17, che vieta il dispiegamento di basi militari straniere in questo paese, non impedisce ai politici ucraini di esortare la creazione di tali basi. Lo stesso Kuleba ha espresso direttamente il desiderio di realizzare una base britannica. Se a Kiev persino i ministri trattano la loro Costituzione in tal modo, a maggior ragione, le restrizioni della Legge fondamentale moldava là non turbano nessuno.
In secondo luogo, Gaichuk sta già terminando il suo mandato come capo del dicastero militare della Moldavia. Al suo posto è già stato presentato Anatoly Nosaty, diplomato alla National Defense University degli USA. Evidentemente, è con quest’ultimo che gli ucraini intendono discutere le idee del blocco militare. Secondo le dichiarazioni di alcuni canali Telegram, Maia Sandu (nuovo presidente della Moldavia ndr.), durante la sua recente visita a Kiev e nel suo incontro con Volodymyr Zelensky: “Si è interessata alla possibilità di un sostegno da parte dell’Ucraina in caso di annessione forzata della Transnistria”. Ancora una volta, un’informazione discutibile: a Chisinau dovrebbero capire che il risultato di una tale avventura potrebbe dare l’addio definitivo ai sogni di veder un giorno tornare la Transnistria nella repubblica (Moldavia ndr.). L’esito dell’avventura del 2008 di Mikho Saakashvili (quando il presidente georgiano tentò la presa dell’Ossezia del Sud ndr.) è ben ricordato anche in Moldavia.
Ma tutte queste voci in Ucraina sono una fonte di inesauribile ottimismo e di conclusioni più che paradossali sul fatto che “gli Stati Uniti stanno andando all’attacco sul fronte russo”. Ad esempio, il principale negoziatore ucraino nel gruppo di Minsk, Leonid Kravchuk, persino non nasconde che la strategia delle relazioni tra Kiev e Mosca viene delineata negli Stati Uniti e che ora gli americani non daranno spago alla Russia.
Sembra che politici e commentatori ucraini non abbiano nemmeno capito che cosa possa significare l’idea, lanciata dall’esterno, di creare una triplice alleanza delle “grandi potenze del Mar Nero”. In realtà, è un tentativo di Washington di trovare un modo per sbarazzarsi dei fastidiosi “aspiranti NATO”, Georgia e Ucraina, in modo che il “blocco militare del Mar Nero” possa rimpiazzare l’idea della loro adesione all’Alleanza Nordatlantica.
Ammettiamolo, gli americani non ardono dal desiderio di combattere contro la Russia per gli interessi non solo di queste repubbliche, ma anche di quelle che sono già all’interno della NATO. Non è un caso che l’ex presidente Donald Trump, più di una volta, abbia espresso il suo scetticismo sull’Alleanza in generale e, in particolare, sull’articolo 5 del Trattato Nordatlantico, che obbliga collettivamente a proteggere i membri della NATO in caso di aggressioni esterne.
Due anni fa, ciò ha portato ad un’ampia discussione negli Stati Uniti sul perché i soldati americani dovrebbero morire “per l’integrità territoriale dell’Estonia”, o provocare una terza guerra mondiale a favore della Lettonia. Ovvero, gli americani capiscono il perché gli estoni dovrebbero morire per gli interessi statunitensi in Afghanistan o in Iraq, l’opposto però non si adatta alle loro teste.
Cosa dire quindi degli interessi di quei paesi che non hanno ancora aderito all’Alleanza. Qualche settimana fa, al Senato, durante la procedura di approvazione di Blinken per la carica di Segretario di Stato, ciò è stato espresso in modo molto chiaro e franco. Il famoso senatore repubblicano Rand Paul ha portato in causa direttamente l’Ucraina e la Georgia quando sono state esaminate le loro aspirazioni euro-atlantiche. Onestamente, ha ammesso che gli americani non sono intenzionati a mandare i loro figli alla guerra in Georgia. Tanto che Blinken ha risposto solo con un mugghio e alla fine ha detto: “Sono d’accordo con lei”.
C’è un consenso bipartisan nelle élite di Washington, che si riduce a quanto segue: gli Stati Uniti non sono contrari, in futuro, ad acquisire il territorio dell’Ucraina o della Georgia per alcune basi di intelligence o addirittura missilistiche nel ventre della Russia, ma gli americani non sono intenzionati a sacrificare i loro militari per questi paesi. Da qui – l’emergere di tutte le possibili formule “particolari” per Kiev e Tbilisi. Ad esempio, nella primavera dello scorso anno, l’ex rappresentante del Dipartimento di Stato americano per l’Ucraina, Kurt Volker, propose l’idea geniale di accettare la Georgia e l’Ucraina nella NATO senza l’attivazione del famigerato articolo 5 del Trattato, in relazione ai loro territori ancora contesi.
E gli ucraini, non hanno nemmeno colto l’essenza di questa proposta, per la quale tutti gli obblighi della NATO sarebbero stati estesi all’Ucraina e alla Georgia, ma gli altri membri dell’Alleanza non avrebbero avuto l’obbligo di difendere i due paesi. Bene, molto comodo. È vero, nessun Volker riuscirà mai a spiegare cosa apporti all’Ucraina una simile formula, anche se ci si sforza molto.
Ebbene, la nuova idea di creare la triplice alleanza UGM per la protezione contro l’“aggressione russa” è della stessa serie. Kuleba spera che questo allarghi la strada all’adesione alla NATO. Invece, in effetti, Washington considererà questo progetto come una conveniente alternativa. Il senatore Paul ha chiesto a Blinken come evitare agli americani di morire per gli interessi della Georgia o dell’Ucraina, ed ecco una risposta degna: che muoiano i moldavi al posto degli americani (e non importa se la Moldavia sia o meno neutrale).
Non molto tempo fa, Volodymyr Zelenskyy pubblicamente (chissà perché, tramite il canale di intrattenimento NVO) ha passato la domanda a Joe Biden, che non ha ancora trovato l’occasione di parlare personalmente con il capo della potenza ucraina: “Mister President, perché non siamo ancora nella NATO?”. Ma una certa risposta è già emersa, ne parlano direttamente e apertamente i massimi leader americani: non vogliono mandare alla morte i propri figli.
E se Zelensky avesse sentito questa risposta, si sarebbe sbarazzato di molte illusioni e si sarebbe posto un’altra domanda, ma in tal caso a se stesso: “Pan President, perché mandare i tuoi figli a morte sicura a favore degli interessi di qualcuno oltremare?”. Congiuntamente ricorderei come lui stesso promise al suo popolo che la questione dell’adesione alla NATO sarebbe stata decisa dagli stessi ucraini tramite referendum. O ha dimenticato questa promessa pre-elettorale, o ha confuso il presidente degli Stati Uniti con il popolo ucraino.
*****
Articolo di Vladimir Kornilov pubblicato su RIA Novasti il 17 febbraio 2021
Traduzione in italiano a cura di Eliseo Bertolasi per Saker Italia.
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.