La NATO sta sviluppando nuove forme di conflitto per fare, come l’alleanza l’ha definita, “una battaglia per la mente”.
Il cartello militare della NATO, guidato dagli Stati Uniti, ha testato nuove modalità di guerra ibrida, contro quelli che definisce i suoi avversari, che si aggiungono alla guerra economica e informatica, alla guerra dell’informazione e alla guerra psicologica.
Adesso la NATO sta procedendo con un tipo completamente nuovo di lotta che ha etichettato “guerra cognitiva”. Descritta come “l’utilizzo delle neuroscienze come arma”, il nuovo metodo prevede l’“hackeraggio dell’individuo” sfruttando “le vulnerabilità del cervello umano” al fine di attuare una più sofisticata “ingegneria sociale”.
Fino a poco tempo fa, la NATO suddivideva la guerra in cinque diversi domini operativi: aria, terra, mare, spazio e informatica. Ma con lo sviluppo delle sue strategie di guerra cognitiva, l’alleanza militare sta trattando il sesto e nuovo livello: “il dominio umano”.
Uno studio su questa nuova forma di guerra finanziato dalla NATO nel 2020 [in inglese] spiega chiaramente che: “mentre le azioni intraprese nei cinque domini vengono eseguite al fine di avere un effetto sul dominio umano, l’obiettivo della guerra cognitiva è quello di rendere ogni individuo un’arma”.
“Il cervello sarà il campo di battaglia del XXI secolo” sottolinea lo studio. “Gli esseri umani sono il dominio conteso” e “probabilmente i conflitti futuri si verificheranno tra le persone prima sul piano digitale e poi su quello fisico in prossimità dei centri del potere politico ed economico”.
Mentre lo studio sostenuto dalla NATO insiste sul fatto che gran parte della sua ricerca sulla guerra cognitiva era progettata per scopi difensivi, ammette anche che l’alleanza militare sta sviluppando delle tattiche offensive, dichiarando: “Molto spesso l’essere umano costituisce la maggiore vulnerabilità: lo si deve comprendere per proteggere il capitale umano della NATO, ma anche per essere in grado di trarre vantaggio delle vulnerabilità degli avversari”.
In un’agghiacciante rivelazione, lo studio afferma esplicitamente che “l’obiettivo della guerra cognitiva è danneggiare le società e non solo i militari”.
Con intere popolazioni civili nel mirino della NATO, la ricerca sottolinea che le forze armate occidentali devono lavorare più a stretto contatto con il mondo accademico per trasformare le scienze sociali e le scienze umane in un’arma, oltre ad aiutare l’alleanza a sviluppare le sue capacità di guerra cognitiva.
Lo studio descrive questo fenomeno come “la militarizzazione delle neuroscienze” ma sembra chiaro che lo sviluppo della guerra cognitiva da parte della NATO porterà ad una militarizzazione di ogni aspetto della società umana e della psicologia, a partire dalle relazioni sociali più private alla mente stessa.
Questa militarizzazione onnicomprensiva della società si riflette nel tono paranoico dello studio finanziato dalla NATO, che segnala “una quinta colonna integrata, dove ognuno, a sua insaputa, si comporta secondo i piani di uno dei nostri avversari”. Lo studio chiarisce che quegli “avversari” che sfruttano presumibilmente la coscienza dei dissidenti occidentali sono Cina e Russia.
In altre parole, questo documento rivela che le figure nel cartello militare della NATO considerano sempre più la loro popolazione interna come una minaccia, temendo che i civili siano potenzialmente delle cellule dormienti cinesi o russe, delle ignobili “quinte colonne” che sfidano la stabilità delle “democrazie liberali occidentali”.
Lo sviluppo da parte della NATO di nuove forme di guerra ibrida arriva quando le campagne militari degli Stati membri stanno prendendo di mira le popolazioni nazionali a un livello senza precedenti.
Lo scorso settembre il The Ottawa Citizen ha riferito [in inglese] che il Comando Interforze dell’esercito canadese ha approfittato della pandemia di Covid 19 per fare una guerra di informazione contro la sua stessa popolazione, testando sui civili canadesi delle tattiche di propaganda.
Gli studi interni sponsorizzati dalla NATO suggeriscono che questa rivelazione stia solo grattando la superficie di una ondata di nuove tecniche di guerra non convenzionale che le forze armate occidentali stanno utilizzando in tutto il mondo.
Il Canada ospita un evento sulla guerra cognitiva
Due volte l’anno la NATO organizza un “evento in modalità pitch” che chiama “Innovation Challenge” [Sfida di Innovazione]. Queste campagne (che si svolgono in primavera e in autunno e sono ospitate a turno dagli Stati membri) si rivolgono ad aziende private, organizzazioni e ricercatori che possono contribuire allo sviluppo di nuove tattiche e tecnologie per l’alleanza militare.
Le sfide tipo vasca degli squali riflettono l’influenza predominante dell’ideologia neoliberista all’interno della NATO, dove i partecipanti promuovono il libero mercato, le partnership pubblico-privato e la promessa di premi in denaro per portare avanti l’agenda del complesso industriale militare.
Il NATO Innovation Challenge dell’autunno 2021 si svolge in Canada [in inglese] ed è intitolato “La minaccia invisibile: strumenti per contrastare la guerra cognitiva”.
“La guerra cognitiva cerca di cambiare non solo ciò che le persone pensano ma anche come esse agiscono” scrive il governo canadese nella sua dichiarazione ufficiale sull’evento. “Attacchi al dominio cognitivo prevedono l’integrazione di competenze di informatica, disinformazione/controinformazione, psicologia e ingegneria sociale”.
Il comunicato stampa di Ottawa continua: “La guerra cognitiva considera la mente come un campo di battaglia e ambito di contesa. Il suo obiettivo è diffondere dissenso, istigare narrazioni contrastanti, polarizzare l’opinione e radicalizzare i gruppi. La guerra cognitiva può motivare le persone ad agire in modi che possono disgregare o frammentare una società altrimenti coesa”.
Il gruppo sostenuto dalla NATO
Un gruppo di pressione di nome NATO Association of Canada [Associazione canadese della NATO] si è mobilitato per sostenere questo appuntamento dell’Innovation Challenge lavorando a stretto contatto con i fornitori militari, con lo scopo di attirare il settore privato a finanziare ulteriori ricerche per conto della NATO (e del suo bilancio).
Anche se la NATO Association of Canada (NAOC) è tecnicamente una ONG indipendente, la sua missione è promuovere la NATO, vantandosi sul suo sito che “NAOC ha forti legami con il Governo del Canada [in inglese], tra cui il Global Affairs canadese e il Dipartimento di Difesa Nazionale”.
Come parte dei suoi sforzi per promuovere il NATO Innovation Challenge in Canada, il 5 ottobre il NAOC ha organizzato una tavola rotonda sulla guerra cognitiva [in inglese].
François du Cluzel, il ricercatore che ha scritto lo studio finale sponsorizzato dalla NATO sulla guerra cognitiva, ha partecipato all’evento, insieme a ufficiali canadesi sostenuti dalla NATO.
Il tavolo di lavoro era supervisionato da Robert Baines, presidente della NATO Association of Canada, ed era moderato da Garrick Ngai, un dirigente di marketing dell’industria militare, consigliere del Dipartimento canadese della Difesa Nazionale e vice-presidente e direttore del NAOC.
Baines ha aperto l’evento osservando che i partecipanti avrebbero discusso su “guerra cognitiva e nuovo ambito di rivalità, dove gli attori statali e non statali mirano a influenzare ciò che le persone pensano e come agiscono”.
Il presidente del NAOC ha anche felicemente parlato delle lucrative “opportunità per le aziende canadesi” promesse dal NATO Innovation Challenge.
“Modi per danneggiare il cervello”
Il tavolo di lavoro del 5 ottobre è iniziato con François du Cluzel, un ex ufficiale francese che nel 2013 ha contribuito a creare il NATO Innovation Hub (iHub) [in inglese], che dirige da allora dalla sua base a Norkfolk, in Virginia.
Sebbene, per ragione legali, ribadisca sul suo sito web che le “opinioni espresse su questa piattaforma non rappresentano i punti di vista della NATO o di altre organizzazioni”, iHub è finanziato dall’Allied Command Transformation (ACT) [in inglese, Comando Alleato per la Trasformazione], descritto come “uno dei due Comandi Strategici a capo della struttura di comando militare della NATO”.
L’Innovation Hub, quindi, agisce come una sorta di centro di ricerca o think tank interno alla NATO. La sua ricerca non è necessariamente una politica ufficiale della NATO ma è direttamente supportato e supervisionata dalla NATO.
Nel 2020, il Comando Supremo Alleato per la Trasformazione (SACT) ha incaricato du Cluzel, come manager di iHub, di condurre uno studio di sei mesi sulla guerra cognitiva.
Du Cluzel ha riassunto la sua ricerca nel tavolo di lavoro di quest’ottobre. Ha iniziato osservando il fatto che la guerra cognitiva “proprio ora sia uno degli argomenti più scottanti per la NATO” e che “negli ultimi anni sia diventata un termine ricorrente nella terminologia militare”.
Sebbene francese, du Cluzel ha sottolineato che la strategia della guerra cognitiva “è attualmente sviluppata sotto il mio comando qui a Norfolk, negli Stati Uniti”.
Il manager del NATO Innovation Hub ha parlato utilizzando una presentazione Power Point e ha aperto con una slide provocatoria che definiva la guerra cognitiva come “una battaglia per la mente”.
“La guerra cognitiva è un nuovo concetto che inizia nella sfera dell’informazione, è un tipo di guerra ibrida” ha dichiarato du Cluzel “Inizia con l’iperconnessione: tutti hanno un telefono cellulare” e, ancora, “Inizia con l’informazione perché l’informazione è, diciamo, il carburante della guerra cognitiva. Ma va ben oltre la sola informazione, che è una operazione a sé stante: la guerra di informazione è una operazione indipendente”.
La guerra cognitiva ha elementi in comune con le aziende tecnologiche e la sorveglianza di massa, perché “riguarda l’utilizzo dei big data” ha spiegato du Cluzel. “Produciamo dati ovunque andiamo. Ogni minuto, ogni secondo, noi siamo online. Ed è estremamente facile utilizzare quei dati per conoscere meglio le persone e utilizzare quella conoscenza per cambiare il modo di pensare”.
Ovviamente, il ricercatore della NATO ha affermato che gli “avversari” stranieri sono i presunti aggressori che utilizzano la guerra cognitiva ma ha chiarito allo stesso tempo che l’alleanza militare occidentale sta sviluppando le proprie tattiche.
Du Cluzel ha definito la guerra cognitiva come “l’arte di utilizzare le tecnologie per alterare la capacità cognitiva degli obiettivi umani”.
Tali tecnologie, ha osservato, comprendono i campi della NBIC: nanotecnologia, biotecnologia, tecnologia informatica e scienze cognitive. Tutte insieme “creano una sorta di cocktail molto pericoloso che può ulteriormente manipolare il cervello”.
Du Cluzel ha continuato e ha spiegato che il nuovo ed “esotico” metodo di attacco “va ben oltre” la guerra di informazione o le operazioni psicologiche (psyop).
Ha affermato che “se possiamo cambiare il modo in cui le persone pensano, la guerra cognitiva non è solo combattere contro ciò che pensiamo ma piuttosto combattere contro il modo in cui pensiamo. E’ molto più potente e va ben oltre la guerra di informazione e le operazioni psicologiche.
Continua du Cluzel:
E’ fondamentale capire che è una partita sulla nostra capacità cognitiva, sul modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni e le trasforma in conoscenza, non è solo una partita sulle informazioni o sugli aspetti psicologici della nostra mente. Non è solo un’azione contro ciò che pensiamo ma anche un’azione contro il modo in cui pensiamo, il modo con cui processiamo le informazioni e le trasformiamo in conoscenza. In altre parole, la guerra cognitiva non è solo un’altra parola, un altro nome per la guerra di informazione. E’ una guerra al nostro processore individuale, il nostro cervello.
Il ricercatore della NATO ha sottolineato che “è estremamente importante per noi delle forze armate” perché “grazie allo sviluppo di nuove armi e modi per nuocere alla mente, ha il potenziale per coinvolgere le neuroscienze e la tecnologia in molti e molto differenti approcci per influenzare l’ecologia umana…perché voi tutti sapete che è molto facile trasformare una tecnologia civile in militare”.
Per quanto riguarda quali potrebbero essere gli obiettivi della guerra cognitiva, du Cluzel ha rivelato che chiunque è in questione.
“La guerra cognitive ha una portata universale, a partire dall’individuo agli Stati e alle organizzazioni multinazionali” ha dichiarato. “Il suo campo d’azione è globale e punta a prendere il controllo dell’essere umano, civile e militare”.
E il settore privato ha un interesse economico nel portare avanti la ricerca sulla guerra cognitiva. Ha osservato che “i massicci investimenti mondiali fatti nelle neuroscienze suggeriscono che l’ambito cognitivo sarà probabilmente uno dei campi di battaglia del futuro”.
Lo sviluppo della guerra cognitiva trasforma totalmente il conflitto militare per come lo conosciamo, dice du Cluzel, perché aggiunge “una terza e importante dimensione di combattimento al moderno campo di battaglia: alla dimensioni fisica e informativa ora si aggiunge quella cognitiva”.
Questo “crea un nuovo spazio di confronto al di là di ciò che viene definito i cinque domini operativi, ovvero il dominio di terra, mare, aria, informatica e spazio. La guerra nell’arena cognitiva coinvolge una più vasta gamma di spazi di combattimento rispetto a quanto possa fare solamente la dimensione fisica e informativa”.
In breve, gli esseri umani stessi sono il nuovo dominio di contesa in questa nuova modalità di guerra ibrida, insieme a terra, mare, aria, informatica e spazio.
“La 5°colonna integrata”
Lo studio che François du Cluzel, il manager del NATO Innovation Huh, ha svolto da giugno a novembre 2020, è stato finanziato dal Comando Alleato per la Trasformazione, appartenente al cartello militare, ed è stato pubblicato nel gennaio 2021 sotto forma di relazione di 45 pagine (qui in pdf) [in inglese].
Lo studio mostra come la guerra contemporanea abbia raggiunto il tipo di livello distopico, che una volta era immaginabile solo nella fantascienza.
“La natura della guerra è cambiata” si sottolinea nello studio. “La maggioranza dei conflitti attuali rimane sotto la soglia di quella che tradizionalmente viene definita come guerra, ma sono sorte nuove forme di guerra come la guerra cognitiva (CW) [Cognitive Warfare], mentre ora la mente umana viene considerata come nuovo ambito di conflitto”.
Per la NATO, la ricerca sulla guerra cognitiva non è fatta solo per ragioni difensive ma soprattutto per ragioni offensive.
“Sviluppare capacità per danneggiare la capacità cognitiva degli avversari sarà una necessità” afferma chiaramente lo studio di du Cluzel. “In altre parole, la NATO avrà bisogno di acquisire la capacità di salvaguardare il suo processo decisionale e disturbare quello dell’avversario”.
E bersaglio di queste operazioni di guerra cognitiva può essere chiunque: “ogni utente delle tecnologie moderne di informazione può essere un target potenziale. Essa prende di mira l’intero capitale umano di una nazione” aggiunge profeticamente la relazione.
“Oltre alla potenziale attuazione a completamento di un conflitto militare, la guerra cognitiva si può svolgere anche indipendentemente, senza alcun collegamento all’utilizzo delle forze armate” lo studio continua. “In più, la guerra cognitiva è potenzialmente infinita, dato che questo tipo di conflitto può non prevedere un trattato di pace o una resa”.
Poiché questo nuovo modo di combattere non ha confini geopolitici, non ci sono limiti di tempo: “attraverso internet, questo campo di battaglia è globale. Non avendo inizio o fine, questa conquista non conosce tregua ed è scandita dai nostri smartphone, ovunque, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7”.
Nello studio finanziato dalla NATO si osserva che “alcune nazioni della NATO hanno già capito che le tecniche e le tecnologie delle neuroscienze hanno un alto potenziale per un uso operativo in una varietà di iniziative di sicurezza, difesa e intelligence”.
Si parla di svolte nei “metodi e nelle tecnologie neuroscientifiche” (neuroS/T) [neuro Scienza/Tecnologia] e di “utilizzi delle scoperte e dei prodotti delle ricerche per agevolare in maniera diretta le performance di chi combatte, di integrazione delle interfacce uomo-macchina per ottimizzare la capacità di combattimento dei veicoli semi-autonomi (per esempio, i droni) e di sviluppo di armi biologiche e chimiche (cioè, le neuroarmi)”.
Il Pentagono è tra le principali istituzioni che portano avanti questa nuova ricerca, come evidenzia lo studio:
Sebbene un numero di nazioni si siano dedicate (e si stiano attualmente dedicando) alla ricerca neuroscientifica e al suo sviluppo per scopi militari, forse gli sforzi più proattivi a tal proposito sono stati fatti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, con ricerca e sviluppo di più alto livello e di più rapida maturazione condotti dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) [Agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare] e dall’Intelligence Advanced Research Projects Activity (IARPA) [Agenzia per le attività di Progetti di Ricerca avanzata di Intelligence].
Come indica lo studio, gli usi militari della ricerca sulla neuroS/T includono la raccolta di informazioni di intelligence, l’addestramento, “l’ottimizzazione della performance e della resilienza in combattimento, il personale militare di sostegno” e, ovviamente, “il diretto utilizzo come arma della neuroscienza e della neurotecnologia”.
Utilizzare come un’arma la neuroS/T può e sarà fatale: lo studio finanziato dalla NATO è chiaro nel sottolinearlo. La ricerca può “essere utilizzata per: attenuare l’aggressione e promuovere la cognizione e le emozioni di affiliazione o passività; indurre ossessione, incapacità o sofferenza; “neutralizzare” potenziali oppositori o provocare mortalità”, in altre parole, menomare e uccidere persone.
Lo studio cita il Maggior Generale americano Robert H. Scales che sintetizza la nuova filosofia di combattimento della NATO: “La vittoria si definirà più in termini di acquisita superiorità in termini di cattura psico-culturale piuttosto che geografica”.
E mentre sviluppa le tattiche di guerra cognitiva per “catturare l’ambito psico-culturale”, la NATO sta anche armando sempre di più vari ambiti scientifici.
Lo studio parla del “mix di data science e scienze umane” e sottolinea che “la combinazione delle Scienze Sociali e dell’Ingegneria dei Sistemi sarà fondamentale nell’aiutare gli analisti militari a migliorare la produzione di informazioni di intelligence”.
“Se la forza cinetica non può sconfiggere il nemico” si legge “la psicologia e le correlate scienze sociali e comportamentali sono in grado di riempire il vuoto”.
“Sfruttare le scienze sociali sarà essenziale per lo sviluppo del Piano Operativo di Dominio Umano” continua lo studio. “Sarà di supporto alle operazioni di combattimento nel fornire potenziali linee di azione per l’intero ambiente umano circostante, incluse le forze nemiche, ma anche nel determinare gli elementi umani fondamentali come il centro di gravità cognitivo, cioè il comportamento desiderato come stato finale”.
Nella guerra cognitiva saranno coinvolte tutte le discipline accademiche, non solo le scienze esatte. “All’interno delle forze armate, saranno richieste come non mai, tra le altre aree, le competenze su antropologia, etnografia, storia, psicologia per collaborare con l’esercito” afferma lo studio finanziato dalla NATO.
Verso la fine dello studio, si legge una citazione inquietante: “I progressi di oggi nella nanotecnologia, nella biotecnologia, nella tecnologia informatica e nella scienza cognitiva (NBIC), sospinti dalla marcia apparentemente inarrestabile della trionfante troika composta da Intelligenza Artificiale, Big Data e “dipendenza da digitale” della società, hanno creato una prospettiva molto più nefasta: una quinta colonna incorporata, dove tutti, a loro insaputa, si comportano secondo i piani di uno dei nostri avversari”.
“Il concetto moderno di guerra non riguarda le armi ma l’influenza” si afferma. “La vittoria a lungo termine sarà solamente dipendente dalla capacità di influenzare, colpire, cambiare e impattare l’ambito cognitivo”.
Lo studio finanziato dalla NATO chiude poi con un paragrafo finale che chiarisce oltre ogni dubbio che l’obiettivo finale dell’alleanza militare occidentale non è solo il controllo fisico del pianeta ma anche il controllo sulla mente delle persone:
“La guerra cognitiva potrebbe essere l’elemento mancante che permette la transizione dalla vittoria militare sul campo di battaglia al successo politico duraturo. Il dominio umano potrebbe essere quello decisivo, in cui operazioni multi-dominio ottengono il risultato di chi comanda. I primi cinque domini possono portare vittorie tattiche e operative ma solo con il dominio umano si può raggiungere la vittoria finale e completa”.
Un ufficiale delle Forze Speciali canadesi
Quando François du Cluzel, il ricercatore della NATO che ha guidato lo studio sulla guerra cognitiva, ha terminato il suo intervento al gruppo di lavoro della NATO Association of Canada del 5 ottobre, è intervenuto Andy Bonvie, un ufficiale comandante del Centro di addestramento delle Forze Speciali canadesi.
Con più di 30 anni di esperienza maturati nelle Forze Armate canadesi, Bonvie ha parlato di come i militari occidentali stiano utilizzando le ricerche di du Cluzel e di altri ricercatori, e stiano incorporando le nuove tecniche di guerra cognitiva nelle loro attività di combattimento.
“La guerra cognitiva è per noi un nuovo tipo di guerra ibrida” ha detto Bonvie “e questo significa che dobbiamo guardare alle tradizionali soglie di conflitto e a come le cose che vengono fatte siano davvero al di sotto di quelle soglie di conflitto, agli attacchi cognitivi, e alle forme non cinetiche e alle minacce non militari nei nostri confronti. Dobbiamo comprendere meglio questi attacchi e adattare le loro azioni e quindi la nostra formazione per essere in grado di operare in questi contesti differenti”.
Sebbene abbia descritto le azioni della NATO come “difensive”, dichiarando che gli “avversari” stanno utilizzando la guerra cognitiva contro di loro, Bonvie è stato ambiguo in merito al fatto che le forze armate occidentali stiano sviluppando queste tecniche per mantenere il “vantaggio tattico”.
“Non possiamo perdere il vantaggio tattico delle nostre truppe che stiamo dislocando, perché riguarda non solo la tattica ma anche la strategia” ha dichiarato. “Alcune di quelle diverse capacità che abbiamo, potrebbero essere improvvisamente utilizzate contro di noi. Dobbiamo perciò capire meglio quanto velocemente i nostri avversari si adattano alle cose e quindi essere pronti a prevedere in che direzione andranno in futuro, per permetterci di essere in vantaggio tattico e mantenere questo vantaggio per le nostre truppe che avanzano”.
“La forma più evoluta di manipolazione”
Al gruppo di lavoro del 5 ottobre c’era anche Marie-Pierre Raymond, una tenente colonnello canadese in pensione che attualmente ricopre l’incarico di “scienziata della difesa e responsabile del portafoglio dell’innovazione” per l’Innovation for Defence Excellence and Security Program [Programma di innovazione per l’eccellenza e sicurezza della Difesa] delle Forze Armate canadesi.
“Sono lontani i giorni in cui la guerra veniva combattuta per conquistare più territorio” ha detto la Raymond. “Ora i nuovi obiettivi sono quelli di cambiare le ideologie degli avversari, il che rende il cervello il centro di gravità umana e rende l’elemento umano il dominio di contesa, mentre la mente diventa il campo di battaglia”.
“Quando parliamo di minacce ibride, la guerra cognitiva è la forma più evoluta di manipolazione vista fino a oggi”, ha aggiunto, osservando che essa mira a influenzare il processo decisionale degli individui e “a influenzare il comportamento di un gruppo o di un gruppo di individui, con lo scopo di ottenere un vantaggio tattico e strategico”.
La Raymond ha osservato che la guerra cognitiva ha anche profondi punti in comune con l’intelligenza artificiale, i big data e i social media, e riflette “la rapida evoluzione delle neuroscienze in strumento di guerra”.
La Raymond sta contribuendo alla supervisione dell’edizione autunnale 2021 del NATO Innovation Challenge per conto del Dipartimento della Difesa Nazionale canadese, che ha delegato le responsabilità gestionali all’Innovation for Defence Excellence and Security (IDEaS) dell’esercito, dove lei lavora.
Con una terminologia altamente tecnica, la Raymond ha indicato che il programma di guerra cognitiva non è solo difensivo ma anche offensivo: “Questa sfida richiede una soluzione che sostenga il nascente domino umano della NATO e dia il via allo sviluppo di un ecosistema cognitivo all’interno dell’alleanza, e che sostenga lo sviluppo di nuove applicazioni, nuovi sistemi, nuovi strumenti e concetti che conducano a una azione concreta nel dominio cognitivo”.
Lei ha sottolineato che questo “richiederà una solida cooperazione tra alleati, innovatori e ricercatori per permettere alle nostre truppe di combattere e vincere nel dominio cognitivo. Questo è ciò che speriamo emerga da questo appello agli innovatori e ai ricercatori”.
Per stimolare l’interesse delle aziende nell’Innovation Challenge della NATO, la Raymond ha enfatizzato che “i candidati avranno una esposizione nazionale e internazionale, e premi in denaro per la migliore soluzione”. Ha poi aggiunto con fare allettante che “i candidati ne potrebbero anche trarre beneficio grazie a un potenziale accesso al mercato di 30 nazioni”.
Appello per gli investimenti
L’altra istituzione che gestisce l’edizione autunnale 2021 del NATO Innovation Challenge per conto del Dipartimento della Difesa Nazionale canadese è il Comando delle Forze Speciali (CANSOFCOM).
Shekhar Gothi, un ufficiale militare canadese che lavora per CANSOFCOM, è stato l’ultimo dei relatori dell’evento del NATO Association of Canada del 5 ottobre. Gothi presta servizio come “ufficiale dell’innovazione” presso il CANSOFCOM per l’Ontario meridionale.
Ha concluso l’evento con un appello agli investimenti aziendali nella ricerca NATO sulla guerra cognitiva.
Il semestrale Innovation Challenge fa “parte della routine militare”, ha dichiaro entusiasticamente Gothi.
Ha osservato che, nella primavera 2021, il Portogallo ha ospitato il NATO Innovation Challenge [in inglese] dedicato alla guerra nello spazio.
Nella primavera 2020, i Paesi Bassi hanno ospitato il NATO Innovation Challenge [in inglese] dedicato al Covid-19.
Gothi ha assicurato agli investitori che la NATO farà i salti mortali per difendere i loro profitti: “Posso assicurare a tutti che nel NATO Innovation Challenge tutti gli innovatori manterranno il completo controllo sulla loro proprietà intellettuale. La NATO, quindi, non ne prenderà il controllo né lo farà il Canada. Gli innovatori manterranno il controllo sulla loro proprietà intellettuale”.
Il commento è stato la conclusione perfetta del gruppo di lavoro, in quanto dichiara che la NATO e i suoi alleati del complesso industriale militare, non solo cercano di dominare il mondo e le persone che ci abitano con inquietanti tecniche di guerra cognitiva, ma garantisco che le aziende e i loro azionisti continueranno a trarre profitto da queste imprese imperiali.
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Articolo di Ben Norton pubblicato su Consortium News il 13 ottobre 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
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Ma quando avverrà la Morte per questi Maledetti? Quandoooooo?
E per quanto ancora i Malvagi trionferanno impuniti?
Russia mia, Russia mia non ti oncidentalizzare, se tu diventassi comegli altri…. dove fuggire e scappare, in cosa più sperare?
…Ma anche lì vedo che la gioventù oramai ha un solo Pedagogo: Americanismo e Internet.
E le ragazze e le donne e i bambini prima intoccabili, ogni giorno ora sono vittime di stupri, violenze, omicidi… anche lì ormai la lettura dei giornali è una grande fatica di orrore e di disperato disgusto.
Persino la Sobchiak, ha detto che non capisce perché festeggiare il 9 Maggio…
E’ di tutta evidenza che questa guerra”cognitiva” è destinata ad essere sconfitta dalle conseguenze delle ricerche sui comportamenti umani indotti o condizionati.
I soggetti che saranno rieducati da codeste tecniche cognitive sono tuttavia esseri irrazionali che agiranno secondo le proprie inclinazioni.
E dopotutto, costoro (gli pseudo scienziati cognitivi)devono avere letto libercoli di fantascienza che spacciano per scienza con terminologie artefatte per garantirsi un reddito fondato sulla Fuffa.
I militari (i vertici) non accetteranno mai ,nei fatti ,di essere subalterni nelle decisioni operative agli scienziati che operano su basi psicologiche.
Essi verrebbero messi da parte se tale programma visionario si consolidasse.
Fra qualche tempo vedremo se questi pseudo scienziati saranno ancora in circolazione.
progetto avatar….praticamente più individui col siero, più potenziali avatar sparsi nel territorio….
Forse i criminali occidentaloidi della nato, la più grande organizzazione criminale armata del mondo, consci della perdita della superiorità per molti sistemi d’arma e privi di missili ipersonici, rispetto alle Potenze Libere guidate dalla Santa Russia, cercano in tutti i modi, anche i più distruttivi e criminali (quali sono loro e il sistema che difendono), per colmare questo crescente divario …
Cari saluti
questo genere di guerra è attualmente in corso..
la pandemia cv19, o meglio la paura generata urbi&orbi intorno questo virus ,nonostante la sua letalità statisticamente irrilevante, ebbene,la pandemia covid19, non è forse una guerra mass-mediatica operata a livello globale?
Da alcuni giorni è iniziata la guerra vera e propria da parte della spazzatura ucraina nei confronti della Repubblica popolare di Donetsk
Sono passati una quarantina di anni dalla rivelazione del documento “Silent weapons for quiet wars”, il quale descriveva in dettaglio tecniche per acquisire il controllo mentale delle masse. (Con qualche lieve genocidio come effetto collaterale).
Il documento citava un inizio del piano che dovrebbe risalire agli anni ’50 del secolo scorso.
Insomma le tecniche si sono evolute, ma il piano è più o meno quello. La vera differenza che oggi giocano allo scoperto.
Ecco, ho la sensazione che se una guerra riguarda una piccola elite contro grandi masse, il giocare allo scoperto delle elite tende a essere una mossa azzardata, che potrebbe essere una mossa forzata. Direi che si aprono prospettive interessanti per i lampioni stradali.
Ancora una noterella: la metafora sottostante alla visione della mente negli studi riportati è la scatola nera del cognitivismo HIP (Human Information Processing): essa considera la mente come una scatola con un input, una elaborazione interna e un output. E’ una metafora ripresa dal mondo dei computer che è di poco superiore al cane di Pavlov. Dal punto di vista logico è stata dimostrata fallace più volte, ricordo decenni fa uno spassoso articolo intitolato “cognitivisti sull’orlo di una crisi di nervi”. Lasciamoli usare le loro teorie bacate, non vado certo io a spiegargli cosa dovrebbero studiare.
Anche perchè i metodi comportamentisti, applicati con la ferocia di un kapò, funzionano bene ancora oggi, lo vediamo spesso.
Se non riportano un po di benessere nella nostra società malata anche nella classi meno abbienti, hai voglia a pensare di dominare la mente. Ho l’impressione che ormai questi “signori” non sappiano più a che santo votarsi.
Ve do un buon consiglio, a staccateve dai mezzi de comunicazioni di massa, fateve qualche partita a carte con gente semplice, bevete in compagnia un buon bicchiere di vino e lasciate il vostro aninmo in pace. Si vive meglio. Quello che va distrutto e tutta sta tecnologia da folli. Na volta dicevano beata ignoranza (ignorare non vuo dire essere intellettualmente poveri) se stai bene de core e de panza. Appunto con la pancia piena l’anima e in pace, no servono tante altre diavolerie.
…Ti abbraccio, hai perfettamente ragione!!! 🙂
… un umano, ed una umana, devono sempre e solo cercare di comportarsi da umani, non da funzioni economiche!
…è da 20 anni che non ho il televisore… e sono ugualmente informato.
Anzi meglio, perchè evito il 99% di spazzatura nel cervello.
E’ come per i banini burger, patatine, merendine, liquori, alla fine vivi come un maiale e lo diventi e lo sei.
Evita sta’ spazzatura nel corpo, vabbè… non vivrai più a lungo… forse, ma meglio sì!