Sono giorni che voglio scrivere un editoriale decente da proporre ai nostri lettori, e non trovo un momento per farlo.
Per questo ho preso una pausa dal blog e ho deciso di riordinare le idee.
Ci troviamo ad un momento cruciale della storia, l’epopea delle due repubbliche di Donetsk e Lugansk sembra stia arrivando ad una conclusione o un nuovo inizio. Proprio quest’oggi sono iniziate le consultazioni alla Duma riguardo la legittimità e la possibilità di riconoscere le due repubbliche. Era già stato annunciato prima del fine settimana: la mozione era stata sollevata dal partito comunista ed ha raggiunto la fase di discussione in questo momento, lunedì 21 alle ore 17 nostrane.
Nel frattempo cosa è successo? Di tutto.
Sabotatori ucraini hanno attaccato le condotte del gas che dalla Russia collegano l’Ucraina e il resto dell’Europa, successivamente si sono introdotti oltre confine e sono stati letteralmente disintegrati dalle forze preponderanti che la Russia ha posizionato lungo i suoi confini. Si tratta quindi di uno sconfinamento illegale, ennesima provocazione da aggiungere alla lista delle provocazioni occidentali per dipingere la Russia come aggressore. I media stanno provando il tutto per tutto per gettare ombre, dubbi e paura su una questione di cui siamo principalmente responsabili. Spesso mi trovo a discutere con persone care o con conoscenti imbevuti di propaganda occidentale, ed è un disastro di ignoranza e paura capace di creare disastri epocali. E’ difficile far capire a qualcuno che ha perso in partenza quando è convinto di vincere. L’effetto dei media è catastrofico, e l’assenza di contraddittorio sta guidando l’intera Europa nel baratro. Abbiamo gettato la diplomazia e usato armi di ogni genere per mettere la Russia all’angolo. Oggi nell’angolo ci siamo noi, e le sanzioni che ventiliamo un giorno si e un giorno no fanno ridere i russi di sano gusto. Ridono tutti tranne quei pochi liberali che si affannano a tenere la testa a galla e a non farsi riconoscere come mostri pagati dall’occidente.
Secondo le dichiarazioni di Zelensky la capitale ucraina non è più Kiev, a “sorpresa” è diventata Lviv, Il governo ucraino ha spostato la sede altrove in caso di “minaccia” russa. Di fatto l’Ucraina non esiste più.
Stiamo vedendo scene di ogni genere: neo nazisti che addestrano vecchine a tenere in mano i fucili nel disperato tentativo di galvanizzare una popolazione stanca e demoralizzata, attacchi sempre più spietati di mortaio, artiglierie di ogni genere, carri armati e quant’altro in direzione delle repubbliche. Le violazioni del cessate il fuoco (perché in teoria gli ucraini dovrebbero rispettarlo, ma in pratica non l’hanno mai fatto) non sono solo quotidiane, avvengono a distanza di poche ore. L’intensità è ai limiti storici, e questa pressione non sta dando i frutti che gli ucraini desideravano, se non ritrovarsi a dover evacuare il governo ad ovest.
Si notano differenze sostanziali con la DNR e LPR, dove sono state approntate evacuazioni rapide via bus e treno verso Rostov, dove centri di accoglienza sono stati eretti in fretta e furia. Tuttavia l’attesa di oltre 700.000 persone è leggermente disattesa, sembra che ad aver approfittato di questa via d’uscita non siano stati moltissimi. Immagino che in tanti avranno preferito restare accanto ai loro cari invece che fuggire e lasciarli soli. Ricordiamoci che durante la guerra che l’Ucraina ha condotto fino ad oggi contro le repubbliche l’aiuto di donne e anziani ha mantenuto caldi e nutriti i combattenti, e ha continuato la vita al limite della “normalità”, tentando di portare i bambini a scuola nonostante tutto. Ed ecco che ai nostri occhi questi uomini e donne assumono nuovamente l’aspetto di eroi. Non stiamo parlando di gente che ha passato gli ultimi 8 anni a bombardare i propri vicini: questi i bombardamenti li hanno subiti in prima persona. Eppure han resistito, e oggi si apre una nuova fase. I nostri migliori auguri al Donbass che si merita non solo il riconoscimento ma la pace. Una pace garantita dalla legge e dalla giustizia, non da vane promesse di un governo golpista.
Al momento di chiudere con l’Ucraina mi ritrovo però a pensare ad un argomento sollevato da Raffaele, il nostro collega e traduttore. Si parlava di spartizione, ucraina federale si o no. E al momento della nostra discussione mi sentivo lontano anni luce da questo possibile avvenimento, per la semplice ragione che so benissimo a cosa porterà una spartizione. E’ il medesimo discorso della spartizione della Polonia nella Seconda Guerra Mondiale. E avvenuta quella, non ci sarà più alcuno stato cuscinetto a dividere i due contendenti. Se ieri negavo questa come una possibilità perché follia pura, oggi mi trovo a riconsiderare il mio pensiero e calibrarlo verso questi nuovi sviluppi. Riconoscimento e successivo scontro decisivo. Perché dubito che l’Occidente vorrà morire senza dare un ultimo colpo di coda. Ricordiamo che i russi hanno dato tante vie d’uscita ai loro partner occidentali, e nessuno ne ha approfittato. Il dialogo è sempre possibile, la diplomazia ha sempre un ruolo importante. Ma che ce ne facciamo se i nostri diplomatici sono dei matti senza cervello né attributi? Niente, infatti non abbiamo sfruttato una sola delle occasioni o delle mani tese verso di noi per riparare, aggiustare, consolidare e migliorare. Al contrario, abbiamo fatto l’esatto opposto.
Chi guarda la televisione, chi ascolta i media mainstream non sa neanche di ciò di cui sto parlando, e ormai va bene così. Tempo fa avremmo fatto a gara per tentare di spiegare alla gente quello che succede e perché. Oggi ne vale la pena solo per idealismo, per rimanere fedeli alla nostra linea e a fugare ogni dubbio riguardo le nostre azioni. Sono fortunato di dividere questo spazio informatico con i miei infaticabili colleghi, che ringrazio ogni giorno per il sostegno, per il lavoro e per l’incredibile tenacia in questi 8 anni di guai. Senza di loro mi sarei sentito un pesce fuori dall’acqua. L’aiuto e lo sforzo di questi collaboratori vale per me più di qualsiasi ricompensa.
Parliamo un poco di Bielorussia: è notizia delle scorse ore che è stato rimesso in auge il tentativo occidentale di delegittimare ulteriormente Lukashenko. Questa è ridicola ma ovviamente la trasmettiamo per dovere d’informazione.
La Tikanoskaia s’è incontrata con molti esponenti dell’EU e degli Stati Uniti per confermare che è lei la legittima presidentessa casalinga non eletta della Bielorussia. Questi tentativi sono caratteristici dell’Occidente, storicamente vanno indietro fino a Costantinopoli, forse pure prima, quando decidemmo di instaurare Alessio al posto del legittimo imperatore di Bisanzio. Finì con la sparizione di Costantinopoli e l’annientamento dei suoi abitanti invasione dopo invasione. In sostanza ci piacerebbe disintegrare anche la Bielorussia dopo l’Ucraina, e perché ci fa ridere? Perché questi tentativi infantili avrebbero funzionato in altre circostanze, ma in questa per rimuovere Lukashenko dovranno toglierlo di mezzo personalmente. Non solo è amato dalla sua popolazione, ma è anche rispettato e aiutato da qualcuno di leggermente superiore a qualsiasi dei nostri politici o governanti. La scelta di Lukashenko è stata provvidenziale e sicuramente sofferta. Ovvio che anche casa sua sarà terreno di scontro, lo sa lui e lo sanno i russi. Ed ecco che le esercitazioni che dovevano finire a breve invece continueranno, ed è così che parte del materiale bellico non lascerà mai più la Bielorussia, nuove truppe e nuovi addestramenti congiunti vengono organizzati giorno dopo giorno. L’unione è sempre più vicina e in EU lo sanno, tuttavia le manovre per impedirlo hanno del grottesco e giustamente… del ridicolo.
E adesso un breve salto in Canada, perché no? I media raccontano di una rivolta violenta e spaventosa, una minaccia gravissima per il governo. La verità? Completamente diversa. Come distinguere l’una dall’altra? Nelle settimane scorse molti volontari hanno preso i cellulari e si sono lanciati in streaming di 5 ore o più per le strade della città. Tutto è stato documentato. Quindi le prove sono online, a disposizione di tutti. Potrete vedere cariche della polizia, ma non polizia canadese, una polizia straniera con divise che non hanno nulla a che fare con il Canada. Aerei delle Nazioni Unite hanno scaricato una buona parte di picchiatori mercenari vestiti da anti-sommossa per sedare i protestanti e riportare “l’ordine”.
Dai filmati si evince che i militari in questione non erano locali del Canada, non parlavano affatto, e alcuni sono addirittura riusciti a capire che alcuni di loro parlavano in tedesco. Dettagli per una indagine successiva a Klaus Schwab e il suo club elitario del WEF.
Il Canada oggi stesso ha fatto sapere che risponderà a qualsiasi tentativo di riconoscere le due Repubbliche. Il beniamino di Schwab, Justin Trudeau, l’uomo che ha condannato le proteste additando UNA bandiera nazista per denigrare i protestanti. Bandiera presa fuori contesto perché rappresentava ciò che il Canada sta diventando in queste ore. E guardiamo un po’ le prove. Il Canada ha sempre consegnato equipaggiamento letale all’Ucraina dal Maidan in poi. I collegamenti tra neo-nazisti e Justin sono enormi. Eppure ha dato la sua colpa ai protestanti (notizia delle scorse ore, perfino Israele ha negato aiuti letali agli Ucraini).
I protestanti sono stati accusati di aver gettato una bicicletta addosso a ufficiali a cavallo, e sono stati prontamente investiti (dai cavalli, mica dalla folla). La verità raccontata è diversa da quella sul posto. I fatti sono molto diversi, gli ufficiali hanno caricato la folla, hanno schiacciato una donna invalida con un bastone da passeggio (stava pacificamente ballando con i protestanti!) e un altro è stato ferito. La donna per fortuna non è deceduta, ma il filmato racconta l’opposto di ciò che viene detto dai media, il bastone da passeggio è diventato una bicicletta ed ha cominciato a volare in direzione degli ufficiali. E questo incidente è solo la punta dell’iceberg, quei soldati stranieri sul suolo canadese hanno picchiato con il calcio del fucile, senza pietà, protestanti che non hanno affatto usato la violenza per esprimere il loro disdegno e disgusto nei confronti del Primo Ministro. Ora la protesta si sta estendendo a tutto il Canada, Ottawa è piena di poliziotti accerchiati dal popolo inferocito. E la politica canadese non aiuta i rivoltosi, non c’è verso di cambiare direzione, sembra che tutti i politici, conservatori, liberali o chiunque altro siano nelle tasche di Santa Klaus Schwab. L’intero governo e l’opposizione sembra bloccata a discutere di violenze dei rivoltosi (mai avvenute) quando il vero tema sono le vaccinazioni obbligatorie, lo stato di polizia e le mani del governo nei conti bancari.
I nostri media non ci raccontano granché, quello che succede là succede ovunque, le proteste sono globali e le conseguenze lo saranno altrettanto. E’ strano, ma le guerre civili potrebbero investirci per ragioni economiche prima di quanto potrebbe farlo una vera guerra con la Russia.
Il discorso del Freedom Convoy (il movimento canadese di protesta) mi è molto caro, non solo perché credo nelle domande dei rivoltosi, ma anche perché riconosco che le loro battaglie saranno le nostre. Ed è per questo che ci siamo informati su un fantomatico movimento creatosi in questi giorni per mettere insieme tutti i rivoltosi italiani.
Tuttavia mettiamo in guardia chiunque dal partecipare a questi movimenti. Fatelo soltanto se i volti dei partecipanti non sono coperti, fatelo soltanto se a chiedervelo sono amici e conoscenti ed è una cosa locale, fatelo soltanto dopo una attenta analisi. Dico questo perché la nostra esperienza a riguardo ci ha mostrato un incredibile interesse nel deragliare dal primo giorno eventuali rivolte in Europa. In parole povere, ogni movimento è infiltrato alla nascita dalle stesse forze che bisognerebbe abbattere. Voci registrate in un italiano da dilettanti, errori grammaticali nei loro post. Potrei continuare, ma per “rispetto” dei servizi segreti italiani farò finta di non sapere altro. Spero che questo avvertimento serva a qualcuno, apra gli occhi ad altri, e possa evitarvi brutte esperienze.
A presto, spero.
Editoriale a cura di Sascha Picciotto
Grazie Sascha per le notizie ed il tuo commento.
Nell’occasione ti segnalo questa intervista che ho scoperto sul sito di T.Meyssan, di oggi che affronta la questione della crisi Ucraina in una prospettiva che merita essere esaminata.
INTERVISTA A THIERRY MEYSSAN
«Le vere vittime della Nato sono innanzitutto gli europei dell’ovest e del centro»
di Meera Terada
La Fondazione per combattere l’ingiustizia di Evgueni Prigojine ha intervistato Thierry Meyssan sulle tensioni di questi giorni fra Nato e Russia. Secondo Meyssan però gli Stati Uniti, che sanno di non potersi opporre al ritiro ma di poterlo solo rinviare, utilizzano la pressione russa per mettere ordine tra gli alleati. Non si tratta quindi di uno scontro Oriente-Occidente, ma di un conflitto interno alla Nato.
RETE VOLTAIRE | MOSCA (RUSSIA) | 14 FEBBRAIO 2022
Meera Terada: Buongiorno! Oggi intervistiamo Thierry Meyssan, giornalista francese, presidente-fondatore di Réseau Voltaire. Sono felice di vederla, Thierry. Grazie di essersi collegato con noi. Nelle ultime settimane i media occidentali (europei e statunitensi) vogliono far credere che la Russia stia per mandare truppe in Ucraina. The Washington Post, The New York Times, CNN, Deutsche Welle, Le Figaro, Le Monde, The Daily Mail, Guardian e altri media dicono che tra alcuni giorni la Russia inizierà l’invasione militare dell’Ucraina. Lei crede che siano accuse fondate? Quale potrebbe essere lo scopo?
Thierry Meyssan: In realtà non si tratta affatto di questo: il problema è nato il 17 dicembre scorso, quando la Russia ha reso pubblica la proposta di trattato a garanzia della pace con gli Stati Uniti [1]. Siccome gli Stati Uniti non desiderano affatto rispondere positivamente, stanno creando un diversivo con la questione ucraina. Ma la Russia non ha mai avuto intenzione d’invadere l’Ucraina. È solo uno stratagemma per distogliere l’attenzione dal vero problema.
M.T.: Sappiamo che la missione dei dirigenti russi è convincere Stati Uniti e Nato a trovare un accordo sulle garanzie di sicurezza in Europa; in particolare a non installare missili a medio e corto raggio negli Stati dell’Europa dell’Est e a impegnarsi per iscritto a non estendere la Nato a Ucraina e Georgia. Si tratta di garantire la pace in Europa sul lungo periodo. Perché gli Stati Uniti e alcuni dei loro alleati cercano di presentare gli sforzi diplomatici della Russia come atto di aggressione?
T.M.: Si tratta di una vecchia storia: la Nato fu creata contro l’Unione Sovietica all’indomani della seconda guerra mondiale. L’Unione Sovietica rispose creando il Patto di Varsavia. Ma la Nato contrasta con la Carta delle Nazioni Unite perché, a differenza dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, non è una confederazione, bensì un’organizzazione diretta dagli Stati Uniti e gli alleati sono semplici vassalli.
La Carta delle Nazioni Unite sancisce invece che tutti gli Stati sono indipendenti e uguali fra loro.
Nella Nato non c’è parità. È un fatto molto importante perché per tutta la guerra fredda la Nato poté organizzare assassinii politici e colpi di Stato nelle nazioni alleate. In Grecia il colpo di Stato dei colonnelli fu organizzato dalla Nato. Checché se ne dica, oggi è ancora così. Pensiamo all’invasione della Libia. La Nato non ha rispettato i suoi stessi statuti: l’invasione della Libia avrebbe dovuto essere decisa dal Consiglio Atlantico, ma gli Stati Uniti sapevano che alcuni Stati alleati non approvavano la distruzione della Libia. Per questa ragione non hanno riunito il Consiglio Atlantico. Hanno fatto una riunione con membri selezionati a Napoli e hanno deciso d’invadere e distruggere la Libia. Oggi, quando la Nato strilla che la Russia invaderà l’Ucraina, è un pretesto per rafforzare il sistema d’ingerenza negli Stati membri. Del resto il Pentagono ha detto che stava riorganizzando le reti stay behind della Nato in Ucraina, Paese formalmente non membro dell’Alleanza Atlantica ma che già ubbidisce agli Stati Uniti.
Per l’operazione Ucraina sono state mobilitare reti di neonazisti, che ricevono direttamente o indirettamente aiuto della Nato e, comunque, sono inquadrati dalla CIA e dall’MI6 britannico.
Inglesi e statunitensi dominano congiuntamente la Nato sin da quando fu istituita. Ovviamente oggi i britannici sono molto meno forti. Quindi il problema posto dalla Russia mette in discussione l’esistenza stessa della Nato. Se gli Stati Uniti vogliono rispettare la Carta delle Nazioni Unite devono trasformare la Nato o scioglierla.
M.T.: Giorni fa la Casa Bianca ha trattato la Russia da aggressore e il presidente Joseph Biden ha ordinato l’invio di un contingente supplementare di truppe statunitensi in Europa. Significa che gli Stati Uniti intensificano deliberatamente il contrasto sull’Ucraina e sacrificano la sicurezza europea alle proprie ambizioni geopolitiche?
T.M.: Non credo. Gli Stati Uniti non hanno affatto intenzione di fare guerra a Russia e Cina. Sarebbe al disopra delle loro possibilità. Hanno mandato in Europa soldati mal addestrati, non in grado di combattere contro l’esercito russo.
Le forze armate statunitensi sono imponenti, ma nel complesso non sono in grado di combattere contro soldati ben addestrati di grandi Paesi. Si battono solo contro piccoli Stati del Terzo Mondo.
È stato facile distruggere Afghanistan, Iraq, Libia, Siria; Paesi che non avevano esercito e vivevano sotto embargo da almeno una decina d’anni. Non avevano alcuna speranza di fronteggiare l’esercito USA. È molto facile colpire nazioni indebolite dalle sanzioni. Oggi l’esercito russo è addestrato, in grado di misurarsi con nemici alla sua altezza.
Inoltre le forze armate russe hanno armamenti in larga misura superiori, sia sul piano convenzionale sia su quello nucleare; senz’altro superiori a quelli degli Stati Uniti. È noto che per quanto riguarda il nucleare la Russia possiede missili Zircon e Avangard, in grado distruggere la forza d’urto statunitense.
In Siria la Russia ha dimostrato di possedere materiale bellico per un conflitto convenzionale di altissima qualità, molto superiore a quello degli Stati Uniti. Ricordiamoci che all’inizio della guerra la Siria non aveva armi. Era sotto embargo da vent’anni. Gli jihadisti avevano invece armi moderne. L’esercito siriano si batteva contro jihadisti armati dagli Stati Uniti. All’arrivo dei russi le cose sono cambiate. C’è voluto più tempo del previsto, ma l’esercito russo ha potuto testare nuove armi. Per questo sono convinto che gli Stati Uniti non vogliano affatto l’escalation in Siria o in Ucraina. Il loro scopo è mobilitare gli alleati allarmandoli: «Attenti, siete in pericolo. I russi arrivano. Proteggetevi e noi, noi vi difenderemo». Un discorso abbastanza infantile.
M.T.: Informazioni provenienti da fonti diverse affermano che gli Stati Uniti stanno preparando provocazioni antirusse in Donbass e in altre parti dell’Ucraina. Per esempio, il 1° febbraio Réseau Voltaire ha pubblicato un articolo in cui sosteneva che agenti di compagnie militari private statunitensi s’infiltrano nel Donbass e che agenti dell’intelligence britannica e statunitense intendono usare gruppi neonazisti contro la Russia. Quanto sono reali le minacce di attacchi terroristici o di provocazioni a opera di gruppi paramilitari controllati dagli Stati Uniti, allo scopo di screditare la Russia o per trascinarla in guerra?
T.M.: Credo che il rischio di provocazioni sia molto alto, non per provocare una guerra, ma per mettere gli alleati in una posizione di debolezza. «I russi attaccano, è gravissimo. Dovete subito accettare quanto vi chiediamo-» Sì, gli Stati Uniti possono farlo. Sono abituati a farlo. In Medio Oriente manovrano con disinvoltura le organizzazioni islamiste. In Europa usano le organizzazioni naziste, sebbene abbiano pochi adepti. Gli aderenti a queste organizzazioni sono pochi, ma gli si può far fare assolutamente qualsiasi cosa.
M.T.: Non si può dire che le élite europee, e ancor meno i cittadini europei, sostengano incondizionatamente le dichiarazioni sull’inevitabile aggressione russa diffuse da Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna. Per esempio, il ministro francese degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, recentemente ha detto che al momento attuale non ci sono elementi per affermare che la Russia sia pronta a intraprendere azioni in Ucraina. Molti politici tedeschi si sono pronunciati in modo analogo, invitando al dialogo pacifico e condannando gli Stati Uniti. Gli statunitensi non ledono gli interessi degli europei?
T.M.: Gli Stati Uniti sicuramente non hanno alcun interesse ad aiutare gli europei. Al contrario. Nel 1991 Paul Wolfowitz redasse un rapporto per il presidente Bush padre in cui spiegava che bisognava impedire all’Unione Europea di svilupparsi fino a essere in grado di far concorrenza agli Stati Uniti. All’epoca la Russia era in frantumi: era il periodo di Eltsin, il momento del crollo della Russia. Ma l’Unione Europea era in fase espansiva e Wolfowitz scrisse che bisognava impedire alla UE di svilupparsi fino al punto di entrare in concorrenza con gli Stati Uniti. Nel 1991 Wolfowitz riteneva che il nemico principale degli Stati Uniti fosse l’Unione Europea. È ancora così. Gli Stati Uniti considerano l’Unione Europea la faccia civile della medaglia di cui la Nato è la faccia militare. Nato e UE devono camminare insieme. Per questa ragione la Commissione Europea non è elettiva. È un organismo che ha il compito semplicemente di trascrivere in diritto europeo le richieste normative della Nato. Per esempio, perché nell’Unione Europea quando si costruisce una strada lo si fa secondo criteri fissati dalla Nato? Perché occorre che per questa strada possano transitare i carrarmati della Nato.
Quindi oggi gli Stati Uniti ritengono di dover sfruttare le richieste russe per indebolire gli Stati europei, in particolare la prima potenza economica d’Europa, la Germania.
Per questo motivo gli attriti ruotano attorno al gasdotto Nord Stream II, che dovrebbe consentire di erogare energia a tutta l’Unione Europea, senza peraltro soppiantare il gasdotto che passa per l’Ucraina. In Europa il bisogno di energia è infatti in costante aumento. Inizialmente si temeva che Nord Stream II avrebbe sostituito il gasdotto ucraino, ma a lungo termine il timore si è dimostrato infondato. Gli Stati Uniti sono per esempio pronti a tagliare Nord Stream II affinché la Germania non possa più produrre automobili da vendere in Cina. Per lo stesso motivo chiedono a tutti gli Stati europei d’inviare armi e truppe in Ucraina: un modo di far loro spendere soldi inutilmente, di dissanguarli, di privarli di quanto possiedono per combattere un nemico immaginario.
M.T.: È noto, nonché riconosciuto, che nel 1991 la Nato e gli Stati Uniti promisero ai dirigenti dell’Unione Sovietica di non allargare il blocco militare occidentale a est. Tutti i presidenti USA hanno disatteso l’impegno. Nei trent’anni successivi alla caduta dell’URSS la Nato ha inglobato 14 nuovi Stati membri. Perché la Nato si è allargata? Dopo il crollo dell’URSS qual è secondo la Nato la principale minaccia?
T.M.: Nel 1991 c’era il problema della riunificazione delle due Germanie. All’epoca il cancelliere tedesco Helmut Kohl e il presidente francese François Mitterrand avevano la stessa posizione della Russia: non si può estendere la Nato a est senza minacciare a termine la Russia. Dunque, al momento della riunificazione tedesca fu redatto un trattato che firmarono tutti gli Stati della regione, naturalmente anche gli Stati che occupavano la Germania. Fu stabilito che la Nato potesse utilizzare il territorio della Germania dell’Est a condizione che non si estendesse ulteriormente. Lo firmarono tutti. Ma non finisce qui. Successivamente, nel 2010, i membri dell’OSCE firmarono un trattato, la Dichiarazione di Astana, in Kazakistan: tutti gli Stati sono liberi di allearsi militarmente, ogni Stato può aderire a qualsiasi alleanza militare. È ovvio che nessuno dei 57 Stati dell’OSCE può provvedere alla propria sicurezza a danno degli altri.
Lo ritengo molto importante perché nella risposta alla Russia [2] gli Stati Uniti fanno riferimento proprio alla Dichiarazione di Astana.
Se l’Ucraina firmasse il Trattato del Nord Atlantico ma non entrasse nel comando integrato della Nato, non ci sarebbero problemi. Ma Ucraina e Stati Uniti intendono fare entrare Ucraina e Georgia nel comando integrato, ossia porre le forze armate di Ucraina e Georgia sotto il comando di un ufficiale degli Stati Uniti. Ovviamente è inaccettabile.
Si ripropone la medesima situazione del 1962, quando gli Stati Uniti piazzarono missili in Turchia per minacciare l’Unione Sovietica, e l’Unione Sovietica piazzò missili a Cuba per minacciare gli Stati Uniti. È un equilibrio impossibile. Non si può fare senza provocare una guerra. Ebbene, gli Stati Uniti l’avevano già capito negli anni Sessanta: l’Unione Sovietica ritirò i missili da Cuba e gli Stati Uniti li ritirarono dalla Turchia.
E oggi non lo accettiamo? Ma che storia è questa?
M.T.: A lungo Ucraina e Russia sono state una sola nazione. Sono Paesi inestricabilmente legati culturalmente, storicamente e mentalmente. Negli anni Novanta l’unità si è spezzata. Da allora sul territorio ucraino hanno cominciato a nascere numerosi centri di lavaggio del cervello, di europeizzazione e occidentalizzazione della cultura slava. A distanza di alcuni decenni Ucraina e Russia sono diventate avversarie strategiche. Qual è lo scopo delle élite occidentali a proposito di relazioni tra Russia e Ucraina?
T.M.: La risposta è complicata perché i dirigenti politici a Washington, i membri del Congresso e dell’alta amministrazione non sono consapevoli della realtà. Sono convinti che gli Stati Uniti siano ancora la prima potenza economica e militare del pianeta. Non è più così. Sono convinti che gli Stati Uniti abbiano diritto di fare quel che fanno perché sono i più forti. Attorno al presidente Biden c’è un secondo gruppo, ma sono pochissime persone, che però guardano in faccia la realtà. Sanno che gli Stati Uniti non hanno più la forza d’imporre al mondo il proprio sistema. Capiscono che la Russia vuole che gli USA si ritraggano ma vogliono rallentare il processo. Malauguratamente c’è un terzo gruppo, i cosiddetti neoconservatori. Una definizione però non molto precisa. Questo terzo gruppo è composto da persone formatesi alla scuola del filosofo Leo Strauss, che viveva a Chicago. Strauss spiegò come e perché istituire una dittatura mondiale. Una dottrina che non si trova nei suoi testi filosofici, ma nel suo insegnamento orale. Non ci sono scritti, ma ci sono molte testimonianze. In ogni caso – doveva essere ottobre – questo gruppo ha inviato a Mosca uno dei propri membri, la sottosegretaria di Stato Victoria Nuland.
Nel 2014 Nuland organizzò il colpo di Stato di Piazza Maïdan. È la medesima persona che nel 2006 dichiarò la fine alla guerra d’Israele contro il Libano: Israele stava per essere schiacciato dallo Hezbollah, così Nuland organizzò un cessate-il-fuoco per consentire il ritiro israeliano senza che l’esercito fosse inseguito dallo Hezbollah. Nuland appartiene a una famiglia molto potente, i cui membri sono tutti altissimi esponenti dei think tank più duri di Washington. A ottobre scorso si è recata a Mosca per avvertire i russi, a nome del gruppo cui appartiene, che gli Stati Uniti esigevano il loro rientro nei ranghi. Evidentemente l’incontro non è andato bene. Anzi qualcuno sostiene che i diplomatici russi l’abbiano messa alla porta. Non so. In ogni caso, Nuland ha avuto in seguito altri due incontri, meno burrascosi. Avrebbe dovuto incontrare anche il presidente delle organizzazioni ebree russe, ma il colloquio non c’è stato: gli ebrei russi si sono rifiutati d’incontrarla. Nuland ha lasciato Mosca dopo aver suscitato un’allerta generale fra le autorità russe.
Quindici giorni dopo William Burns, direttore della CIA, si è recato a sua volta a Mosca per spiegare al ministro degli Esteri: «Scusate, negli Stati Uniti non sono tutti come la signora Nuland. Noi siamo più ragionevoli, possiamo discutere, e via dicendo».
Nell’amministrazione Biden ci sono due gruppi che cercano di contenersi l’un l’altro: è questa la vera guerra, non è fra Russia e Stati Uniti. Sì, la vera guerra è all’interno dell’amministrazione Biden, tra il gruppo che è stato formato da Leo Strauss e il resto dell’amministrazione.
Credo che occorra essere consapevoli che il contrasto in seno all’amministrazione americana non si risolverà con uno scontro armato con la Russia. Se ci sarà un regolamento di conti, esso avrà luogo a Washington. Può darsi che gli europei ne siano travolti. Possono esserci Stati europei che attraversano momenti molto difficili a causa di questo. Quando dico “Stati europei” intendo l’Unione Europea e gli Stati che vogliono aderire alla Nato, ovviamente non parlo della Russia o della Bielorussia. E siccome questi “Stati europei” hanno rinunciato all’indipendenza e i loro dirigenti sono abituati solo a obbedire senza mai prendere l’iniziativa, potrebbero essere duramente colpiti dagli avvenimenti. Potrebbero essere loro le prime vittime.
M.T.: Sono storia recente – degli anni Duemila – l’invasione da parte degli Stati Uniti dell’Iraq e dell’Afghanistan, i bombardamenti americani di Libia, Siria e Somalia, nonché i colpi di Stato da loro organizzati. Se a giudizio dell’establishment statunitense uno Stato indipendente cerca di agire autonomamente e persegue i propri interessi strategici, allora questo Stato subisce sanzioni, minacce e talvolta bombe. Come possono Paesi sovrani, o Paesi che ambiscono a diventare sovrani, unirsi contro i diktat e l’egemonia degli Stati Uniti?
T.M.: Come dicevo all’inizio dell’intervista, gli Stati Uniti sanno battersi solo contro Paesi che non hanno mezzi per reagire. È facile schiacciare l’Afghanistan. Se tutti vengono ammazzati, ci si riesce. Dagli attentati dell’11 settembre 2001, esattamente dall’indomani di questi attentati, gli Stati Uniti hanno adottato una dottrina militare che non hanno mai reso pubblica, ma che sappiamo essere stata adottata perché oggetto di articoli su riviste dell’esercito degli Stati Uniti, nonché di articoli di specialisti militari che, man mano che veniva sviluppata, ne spiegavano l’attuazione. Viene chiamata dottrina Rumsfeld/Cebrowski, dal nome di Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa, e di quello dell’ammiraglio Arthur Cebrowski, suo consigliere strategico [3].
Gli Stati Uniti hanno preso la mappa del mondo. Vi hanno individuato le regioni integrate nell’economia globale: ovviamente i Paesi della Nato, ma anche Russia e Cina. Hanno preso atto che non potevano attaccarli. Hanno allora rivolto l’attenzione ai Paesi non integrati nell’economia globale: America Latina, Africa e quello che hanno chiamato “Medio Oriente Allargato”. Cosa vuol dire questa locuzione? Indica la regione che va dal Marocco fino al Pakistan, comprendendo il Corno d’Africa. Secondo lo stato-maggiore degli Stati Uniti, in tutte queste zone si devono distruggere gli Stati. Sia chiaro: non si tratta di distruggere Paesi e relativi popoli, ma di distruggere proprio gli Stati, le strutture politiche affinché i popoli non possano più difendersi e si possa depredarli a piacimento. Hanno applicato questa strategia innanzitutto nel Medio Oriente Allargato: in Afghanistan, poi in Iraq, in Libia, in Siria e nello Yemen. Hanno compiuto operazioni anche in altri Paesi, pur senza dichiarare loro guerra. Anche in Paesi grandi amici, per esempio in Arabia Saudita, dove una regione è stata praticamente rasa al suolo nel silenzio generale.
Più volte gli Stati Uniti hanno dichiarato che avrebbero abbandonato questa strategia. Doveva essere questo l’obiettivo della commissione Baker-Hamilton su quanto accaduto in Iraq. La commissione Baker-Hamilton ha detto: è triste, è spaventoso quel che abbiamo fatto, abbiamo ammazzato un mucchio di persone, abbiamo creato un caos insostenibile. Dobbiamo ritirarci dall’Iraq. Sì, dobbiamo ritirarci dall’Iraq, ma non per questo abbandoneremo questa strategia. Sicché gli Stati Uniti hanno ingaggiato truppe mercenarie che continuassero il lavoro iniziato dall’esercito regolare.
Guardi l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria: guerre che dovevano durare una o due settimane, al massimo un mese, ma che non sono mai finite, tranne il caso particolare della Siria, dove hanno perso. Quando arrivano in un Paese, gli Stati Uniti ne distruggono tutte le strutture politiche. È il loro obiettivo. Non vogliono vincere la guerra, vogliono distruggerne tutte le capacità difensive, sicché prolungano la guerra il più possibile.
Il presidente Putin ha recentemente detto che è molto strano che oggi non si vincano più le guerre. Gli Stati Uniti iniziano le guerre, ma non le finiscono. A mio parere, è questa la considerazione più importante: dal 2001 gli Stati Uniti non finiscono una guerra. Ne scatenano di nuove guerre, ma sono tutte «guerre senza fine». Proprio così le ha definite George Bush, «guerre senza fine».
È quanto accaduto in Medio Oriente. L’hanno fatto appoggiandosi agli jihadisti, che affermano di combattere ma in realtà formano e armano. Possono farlo anche in Europa, dove vanno a fare la guerra ai nazisti, ma allo stesso tempo li armano e li strutturano.
M.T.: Non è un segreto che non ci sono disaccordi inconciliabili tra Europa e Russia. Ci sono invece gravi contrasti tra Stati Uniti e Russia. L’Europa è estremamente importante per la Russia – economicamente, finanziariamente, politicamente – e la Russia è importantissima per l’Europa. I Paesi europei e la Russia sono in grado di regolare tutti i problemi diplomatici urgenti senza implicare Paesi terzi?
T.M.: La questione dell’Europa è un problema che si è sempre posto. L’Impero russo ha dovuto affrontare l’Impero britannico. Il XIX secolo è stato dominato da questo scontro. Ancora oggi sono i britannici a ispirare la politica degli Stati Uniti contro la Russia.
Personalmente non capisco perché la classe dirigente russa abbia tanta ammirazione per la Gran Bretagna, un Paese che è esattamente l’opposto della Russia. In Russia si cerca innanzitutto di essere responsabili di se stessi. In Inghilterra si cerca di dominare gli altri con ogni mezzo: due modi di concepire la vita opposti e totalmente incompatibili.
All’inizio dell’intervista dicevo che la Nato non ha mai combattuto prima l’Unione Sovietica, poi la Russia. La Nato però ha sempre combattuto i propri membri. Le sue uniche azioni ufficiali sono l’attacco alla Jugoslavia e alla Libia.
La Jugoslavia è territorio europeo. Gli Stati Uniti vi hanno creato uno Stato fittizio, il Kosovo, che altrimenti non esisterebbe; l’Unione Europea vi ha costruito un altro Stato fittizio, la Bosnia Erzegovina, facendone una propria colonia. Il fatto che l’Unione Europea possa avere una colonia e che gli Stati Uniti possano averne un’altra, entrambe create negli anni Novanta, è aberrante.
Oltre a questo, gli Stati Uniti hanno organizzato operazioni segrete di ogni tipo. Per esempio in Francia l’Organization de l’Armée Secrète (OAS), formata da persone che si opponevano all’indipendenza dell’Algeria. L’OAS ha avuto il sostegno diretto della CIA per assassinare il presidente Charles De Gaulle: una quarantina di tentativi di uccisione, tutti con l’appoggio degli Stati Uniti.
Quando il presidente De Gaulle decise di mettere alla porta la Nato (la sede della Nato era a Parigi) disse: «Ora dovete andarvene». Si sono trasferiti a Bruxelles. Ma con questa posizione De Gaulle si è esposto ancora di più, sicché gli Stati Uniti hanno organizzato il Maggio 68. Tutti sulle barricate. Nessuno sapeva bene perché si contestasse l’autorità. Qualcosa era organizzato, ma non si sapeva cosa fosse organizzato. All’epoca ero ragazzino, mio padre era responsabile del partito gollista e riceveva note di Charles Pasqua [ministro dell’Interno, ndt] che spiegavano come gli Stati Uniti organizzassero il Movimento. Queste note arrivavano durante le rivolte. Le ricordo, ho visto questi documenti. La Nato non esitò a tentare di rovesciare il presidente De Gaulle, che fu salvato dall’Unione Sovietica e dal Partito Comunista Francese che, con Charles Pasqua, organizzò manifestazioni di massa della popolazione di Parigi a sostegno del presidente.
Ma la Nato ha fatto molto altro. Per esempio in Italia ha fatto assassinare il presidente del Consiglio Aldo Moro, che stava per annodare relazioni con i Paesi dell’Est. E ha commesso questo genere di crimini in quasi tutti gli Stati membri.
Secondo me, le vere vittime della Nato sono innanzitutto gli europei dell’Europa occidentale e centrale.
Ma in Europa nessuno ne è consapevole. Nessuno conosce la Storia; per esempio, prima citavo la vicenda di Cuba: gli europei sanno che i sovietici hanno messo missili a Cuba, ma non sanno che c’erano missili USA in Turchia. Ignorano quello che ho raccontato sulle truppe segrete della Nato in Unione Europea. Ignorano i legami tra la Commissione europea e la Nato. Siamo in una regione del pianeta dove non si conosce la propria storia e dove nessuno vede gli avvenimenti per quel che sono. Vediamo solo la spuma delle onde.
M.T.: Un’ultima domanda. Secondo lei il mondo è preparato alla multipolarità e i Paesi del mondo sono pronti a diventare davvero indipendenti dall’unica superpotenza? Ma soprattutto ci si ricorda che questa superpotenza ha causato così tanti morti?
T.M.: Oggi le istituzioni in tutto il mondo sono sempre unipolari. Checché se ne dica, tutte le grandi organizzazioni internazionali soggiacciono all’autorità degli Stati Uniti. Russia e Cina hanno deciso che questo deve finire. Gli Stati Uniti reagiscono facendo credere agli alleati che la Russia chiede la divisione del mondo in zone d’influenza. I giornali europei non parlano che di zone d’influenza: l’Ucraina deve stare nel «campo della libertà»? Oppure l’Ucraina deve sottostare alla «dittatura russa»? Ma non sta qui il problema: Russia e Cina non propongono affatto di dividere il mondo in zone d’influenza.
Come ha detto lei, questi due Paesi auspicano un mondo dove ciascuno sia responsabile di se stesso e dove le alleanze militari consentano di mettere in sicurezza gli Stati. La Russia ne ha dato l’esempio con il Trattato di Sicurezza Collettiva: tutti gli Aderenti sono membri a pieno titolo. Ovviamente la Russia è la più forte, ma non può imporre la propria volontà all’Armenia o al Kazakistan. Il modello che oggi rappresenta la Russia è quello di un Paese completamente pacifico. Ma noi continuiamo a ragionare come durante la guerra fredda. È assai curioso che non si capisca che l’Unione Sovietica – che aveva adottato la dottrina Brežnev per imporre il potere di Mosca sugli Stati del Patto di Varsavia – è sparita. Non esiste più.
La Russia non ragiona come l’Unione Sovietica. La Russia ragiona come la Russia. Il problema delle zone d’influenza mette in discussione il modo di riflettere che usiamo da settant’anni e che probabilmente usavamo già con gli imperi coloniali del XVIII e XIX secolo. Non abbiamo mai considerato i popoli dell’America Latina, dell’Africa o dell’Asia come indipendenti. È vero che all’epoca vi erano popoli che non lo erano affatto. Ma c’erano Stati che comunque meritavano rispetto. È questo che non vediamo, che non comprendiamo; ancora oggi, quando i responsabili politici parlano non ne sono consapevoli.
Lei parlava prima di Jean-Yves Le Drian. Lo ritengo un uomo che ragiona come fossimo nel XIX secolo, a parte il fatto che secondo lui la Francia appartiene all’“Impero americano”: una docile discepola degli Stati Uniti, cui l’impero riserva alcuni privilegi. Trovo tutto questo estremamente triste.
Spero che voi russi continuiate a crescere preservando la vostra indipendenza e che noi europei ci decidiamo alla fine a seguire il vostro esempio.
Meera Terada
Versione per la stampa RSS Facebook Twitter WhatsApp Viber
RESTATE IN CONTATTO
Seguiteci sui social network
Iscrivetevi alla newsletter settimanale
Meera Terada
Directrice de la Fondation pour combattre l’injustice.
Da quel poco che leggo, il governo itaGGliano naviga già in acque tempestose, oramai una accozzaglia informe in avanzato stato di decomposizione.
Io ho una paura: che vogliano infilarsi in guerra perchè, a norma di Costituzione, solo con una guerra si possono congelare governo e parlamento (parlamento che perderà trecento e fischia parlamentari, quindi…).
No, non sono tranquillo, anche perchè sono filorusso.
Con il riconoscimento delle Libere Repubbliche di Donetsk e Lugansk la situazione precipiterà ancora e la guerra in Europa, voluta dalle belve occidentaloidi, sarà ancora più vicina.
Non importa, perché il mostro non si sconfigge certo con le “trattative”, del tutto inutili, bene che in Russia si giudichi “prematuro” un incontro fra il Presidente Putin e l’orrenda mummia demokrat telecomandata biden-bidet.
Forse prima ci sarà una dimostrazione di forza da parte dei russi, che spero terribile monito, poi, se sarà ancora il caso, la disponibilità all’incontro …
Tutto il protagonismo del gerontofilo e inculatissimo (dalle guardie del corpo) macron servirà a ben poco, perché il Cremlino, se proprio sarà il caso, potrà al limite discutere soltanto con il cuore nero dell’impero del male occidentaloide, cioè gli usa, tutti gli altri, unione europoide compresa, non contando un cazz … Lo ha detto chiaramente il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Patrušev.
Finalmente il Presidente Putin sembra aver tirato fuori definitivamente le palle e questo mi fa molto piacere, perché nelle sue ultime dichiarazioni mi pare proprio San Giorgio che si appresta a infilzare il drago.
La prova è qui: https://it.sputniknews.com/20220221/atteso-a-minuti-discorso-di-putin-alla-nazione-15239247.html
Presidente Putin, per favore, tagliaci completamente il gas! Sarà dura per noi questo inverno e probabilmente più a lungo, ma poi, forse, potremmo sperare nell’avvio della liberazione dell’Italia.
Viva l’Italia, Viva la Santa Russia!
Cari saluti
concordo abbastanza, ho sempre pensato che un sano inverno al buio, freddo e con un po di appetito schiarirebbe tante menti liberal socialiste politicamente corrette, impegnate a lamentarsi che i fondotinta non sono più quelli di una volta.
Ma un dubbio mi assale: Il Nostro (Putin) è un allievo di Santa Klaus Schwab! come Kurtz, Merkel, Trudeau(!), Macron, Baerbock, ecc….!
Non è che sia tutto cinema? Putin e NATO non saranno più amici di quanto sembra?
Rassicuratemi vi prego
Putin allievo di Schwab?? Dove? Quando?
Lo hanno invitato, e ha detto chiaramente in faccia a Schwab che la Russia è a favore dello sviluppo e relazioni internazionali, ma non rinucerà mai ai suoi valori basati sulla famiglia.
Diciamo che se in Usa la forza che bolle sotto a quel coacervo di etnie agisce come dovrebbe è probabile che non ci sarà nessuna guerra, ma le forze usa sono per lo più in mano ai vari “gender” e trovo abbastanza arduo che un minuscolo gruppo di persone possano ribaltare lo status-quo attuale, fatto salvo che alcuni stati si stanno slegando dal governo centrale…incrociamo le dita
Bene fa Sascha Picciotto a riporre fiducia nella vicenda canadese, condivido i suoi auspici, ma credo che sia bene precisare che il meglio, per noi, potrebbe venire da una “contaminazione” che parte dal canada e arriva negli usa …
Poco importa a noi che questi siano “liberal” o conservatori e poco ci importa se credono veramente nell’imbroglio della democrazia, perché ciò che dove interessarci è che il caos potrebbe scoppiare in una paese della nato e potrebbe, come già detto, “contaminare” gli usa … Il detonatore espoderà fra breve, come speriamo? Forse sì, ma troppo tardi per evitare una guerra in Europa, come fortemente temo.
Cari saluti
Il govenucolo italiota del banchiere internazionale privato di goldman sachs draghi, ci sta scavando la fossa, per servilismo nei confronti dei padroni occidentaloidi (stato profondo/miliardari democratici/sionisti/neocon).
Il pagliaccesco bibitaro di maio agli esteri, con il sorrisetto caratteristico dell'”arrampicatore sociale”, starnazza che “L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”, mentre un’altra scartina sub-politica, sottosegretario alla presidneza del consiglio, tale amendola, ha l’ardire di affermare che “Putin vuole riscrivere la storia e imporre le sue ambizioni sullo stato di diritto.
Riconoscere il #Donbass viola la legalità internazionale e la sovranità ucraina. La condanna deve essere ferma. Non possiamo accettare sfere d’influenza sotto minaccia delle armi.” … Ma chi crede di essere questo stro**o, la serpentessa victoria nuland? Tu vuo fa l’americano?
Siamo stra-fottuti!
Cari saluti
A quanto pare il grandissimo Justin Trudeau l’ha fatta grossa lassù in Canada. La rivolta si sta ampliando e secondo Martin Armstrong il dollaro canadese dovrebbe precipitare di valore. Il motivo è ovvio: chi investirebbe in un paese dove qualsiasi deposito o operazione bancaria potrebbe essere bloccata senza un giusto processo e nell’impossibilità di confrontarsi con l’autorità governativa? Quattro provincie canadesi hanno rimosso le restrizioni e hanno fatto causa al governo centrale a causa della dichiarazione dello stato d’emergenza passato superando il vaglio del parlamento. I venti di secessione ora esploderanno alla grande! Tornando alla questione ucraina quello che ha fatto Putin era l’unica soluzione plausibile, oltretutto egli ha firmato quelle che erano due risoluzioni della Duma. Ora l’Ucraina si trova in una situazione difficile. Ha violato gli accordi di Minsk sotto pressione americana ma si trova bloccata al fronte, la Russia ha dichiarato che le due repubbliche secessioniste sono sotto la sua protezione. Quindi attaccandole attacca la Russia e qui non si scherza. Ma c’è un problema: la Francia e la Germania hanno bisogno del gas russo. Il motivo: la quantità! Infatti sebbene siano arrivate dagli USA i primi acquisti di gas liquefatto essi sono insufficienti! Al mondo esistono solo 250 navi progettate per quel tipo di trasporto ma per la sola Europa ne servirebbero 20000! Inoltre Putin può sempre ricordare a Francia e Germania che esse sono parti vincolanti di quell’accordo e che devono “ricordare” all’Ucraina i suoi obblighi. Esse si trovano in uno scenario Kobayashi Maru e c’è solo un modo per uscire dalla situazione…
Azzeccato il riferimento a Star Trek, grazie!
Bisogna riaprire i manicomi. Trudeau vuole uno stato d’emergenza permanente ( https://www.youtube.com/watch?v=-83Fz2e8Fz4 )!
felice per il popolo del dombass…..dopo quasi otto anni d’inferno!!!
…ecco la risposta tecnico-militare della Russia.
Il giocatore di scacchi ha colpito ancora. C’è ancora spazio per il poker euroyankee?
Nauseato dal moralismo dei sacri principi violati!
Un coro di falsi e di ipocriti al Consiglio di Sicurezza ONU.
Per 8 anni Francia e Germania hanno premuto su Kiev proprio per non eseguire Minsk!
E ora fanno i moralisti contro la Russia che tradisce gli accordi!
Poi gli strafalcioni consueti di Repubblica che accusa la Russia di essere venuta meno alla propria firma…
ma la firma era di Kiev e delle provincie che rinunciavano alla secessione in cambio di un pò di autonomia amm.va (come noi con l’Alto Adige)…
Russia, Francia e Germania erano solo garanti esterni della buona esecuzione.
Ora Germania, Francia, USA e UK strillano come povere vergini offese…
sì…offese…
in minigonna, stivali leopardati, micro-maglietta con l’ombelico di fuori… “ma che stanno sulla Salaria”?
Putin ha messo le basi per un nuovo diritto internazionale che la extra territorialità delle Leggi USA aveva demolito senza che i suoi stati clienti e vassalli osassero opporsi.
Il Mondo Nuovo non sarà quello previsto dalle teste d’uovo del Forum di Davos o da Orwell o da Aldous Husley, ma sarà sorretto dalla multipolarità delle civilizzazioni del Pianeta.
Più nessuna potenza potrà credere di essere il primo della Classe. Anche gli USA dovranno rispettare le regole che le comunità umane, localmente si daranno.
In tutta questa faccenda auspico che la UE si decomponga perché la sua struttura poliedrica è e sarà rammentata come una edizione patinata del regime sovietico ma ancora più crudele perché toglieva ogni i diritto ai suoi cittadini-sudditi e stava programmando ed eseguendo il progetto di diminuzione selettiva della popolazione con il concorso della scienza biologica.