Poche persone al mondo sono capaci di capire la reazione europea alla crisi dei migranti. Dal lato degli emigranti, abbiamo delle forti dimostrazioni di barbarie, fanatismo e aggressione; dal lato degli Europei, abbiamo l’umiliante paura di sembrare…intolleranti. In una situazione fuori controllo, dove ci dovremmo aspettare persone che organizzano proteste, bloccano le strade e votano in massa per i partiti nazionalisti, noi invece siamo soggetti al ridicolo spettacolo di docili ed effeminati europei vestiti in abiti unisex che scrivono sui marciapiedi “no al terrorismo!”. Molte persone al mondo vedono in tutto questo una bizzarra dimostrazione di nullità antropologica. Si chiedono ad alta voce: “L’Europa è morta?”.
Per non farvi pensare che questa impressione sia politicamente scorretta, non diplomatica o marginale piuttosto che mainstream, il ministro degli esteri della Russia Serghei Lavrov, un uomo di stato russo di grande esperienza e diplomatico dei diplomatici, ha ufficialmente affermato che l’Unione Europea sta “commettendo un suicidio”, lasciando entrare le orde di invasori dal Medio Oriente e dal Nord Africa.
Qui ci sono fiumi di persone che stanno arrivando: la maggior parte di loro sono giovani maschi adulti che hanno evitato il servizio militare in patria e relativamente pochi di loro hanno i requisiti per chiedere asilo. Molti di loro non sono qualificati per fare alcuna sorta di lavoro all’interno dell’Unione Europea per mancanza di alfabetizzazione, istruzione o etica del lavoro. Molti di loro non possono essere formati in ogni caso, dato che appartengono a popolazioni che si sono selezionate per resistenza fisica e tolleranza alle malattie, piuttosto che per intelligenza.
Molti di loro sono islamici radicali che si considerano come veri e propri colonizzatori; molti di più non hanno remore a derubare europei e a violentare donne europee. Alcune migliaia sono veri terroristi mandati e in attesa di ordini. Per molti di loro, imbucarsi in Europa e scroccare sono una parte di una eccellente avventura, molto più eccitante che allevare bestiame o coltivare miglio nei loro villaggi nativi.
Le ONG europee gli forniscono scialuppe e giubbotti di salvataggio gonfiabili, quindi li mettono alla deriva sulle coste della Libia o nell’Adriatico. Le navi delle ONG li recuperano e li consegnano nei porti in Italia, Grecia o Spagna. Poi ricevono sussidi per mesi, mentre altri tipi di ONG li aiutano con i documenti e intasano i tribunali con le cause depositate per loro conto.
Sono sicuro che alcuni Europei pensano che io sia indelicato per aver fatto una sintesi così diretta della situazione. Ma c’è uno standard molto più elevato con cui fare una misurazione piuttosto che la mera gentilezza: è vero? La verità spesso è crudele e spaventosa ma senza verità (con cui comprendere le vere conseguenze delle nostre azioni), siamo tutti solo degli agnelli mandati al macello.
Rifiutarsi di guardare in faccia la realtà nascondendosi dietro un ipocrita e liso velo di “gentilezza” è pura codardia. Di fatto la codardia si vede spesso in Europa, nascosta dietro un altro velo logoro che è quello della “sicurezza”. Quando l’ISIS ha messo la bomba all’aeroporto di Bruxelles, il re belga Filippo e la sua consorte reale sono stati rapidamente portati altrove. Nel periodo medioevale questo comportamento codardo sarebbe costato al re la corona e probabilmente anche la testa. Ma oggi è perfetto per una nazione vigliacca avere un re vigliacco.
E’ piuttosto difficile capire il razionale alla base di tale avvalorata codardia. Perché le elite europee insistono così tanto a spingere la “tolleranza” giù per la gola dei loro cittadini e rimpiazzarli con dei barbari di importazione? Che cosa è successo allo spirito degli imperi assetati di sangue che hanno dissanguato per secoli l’intero pianeta, accumulando infiniti tesori?
Ciò che credo sia avvenuto è che gli Europei sono diventati troppo comodi. Sì, hanno davvero sperimentato delle avversità durante due guerre mondiali ma è nulla rispetto a ciò che hanno passato molte altre nazioni, Russia e Cina soprattutto. Quando vivere è una lotta e l’esperienza è intensa, le gioie semplici si apprezzano profondamente, le scelte intelligenti sono fondamentali e gli atti di eroismo sono sia necessari che apprezzati. Quando la vita è comoda, le persone sono sazie e difficili da saziare, i gusti diventano decadenti ed effeminati, le domande sulla sicurezza sono rimandate agli specialisti e gli atti spontanei di eroismo e coraggio individuali vengono trattati come sintomi di disadattamento sociale.
Acquisite sicurezza e comodità, queste diventano un fine a sé e lo standard con cui misurare tutte le cose. Le cose meno sicure e meno comode vengono percepite come meno di moda e di successo e diventano meno popolari, in un gioco infinito al rialzo. A loro volta, coloro che devono ancora essere sedotti dalla sicurezza e dalla comodità – e che desiderano combattere per dei principi più alti della mera tolleranza e gentilezza – diventano incompresi: dopo tutto, che cos’altro c’è se non la sicurezza e la comodità? Ma questo è solo un piano per la prossima delusione, poiché sicurezza e comodità non possono funzionare in assoluto.
La sicurezza non può essere garantita sempre e ovunque: gli incidenti accadono. Puoi essere preso a pugni in faccia da un ubriaco aggressivo, essere molestato da migrante eccitato, morire in un attacco terroristico perché “Allah è grande” o, più probabilmente, cadere dalla bicicletta e romperti il collo. Dal momento che non si è più responsabili nel garantire la propria sicurezza (ora è compito di professionisti stipendiati), non te la puoi prendere con te stesso. Tu puoi però certamente prendertela con i professionisti stipendiati ma loro stanno facendo, si sa, il loro meglio…la tua unica opzione è dichiararti vittima. L’essere vittima diventa una preziosa “commodity” e un motivo di vanto. L’estrema attenzione e cura profuse a tutte le varietà di vittime, che sono incoraggiate a organizzarsi e a contrattare collettivamente, aiutano a garantire agli altri che la loro sicurezza totale è molto importante. Puoi essere una vittima ma non una vittima della tua stessa stupidità.
A proposito di stupidità, la consapevolezza di essere stupidi non fa sentire bene, eppure tutti (anche gli stupidi), devono stare a proprio agio sempre. Dato che esattamente metà della popolazione ha un’intelligenza inferiore alla media, è piuttosto complicato da organizzare. Affermare che metà della popolazione è vittima della stupidità non risolve esattamente il problema: tale eccesso di vittime svuota la promessa di comfort universale. Né il problema viene affrontato imponendo un sistema di meritocrazia universale basato sui diritti individuali: l’intelligente farà meglio del non intelligente, causando a quest’ultimo un disagio considerevole.
La soluzione è fare un passo indietro rispetto al principio di meritocrazia. Invece di garantire uguali e individuali diritti e opportunità basati sull’abilità e la performance, noi lottiamo per l’uguaglianza del risultato: ognuno riceve un premio di partecipazione e un po’ di soldi solo per essere obbedienti ed educati, con la dimensione del premio e la quantità di denaro calibrati attentamente in base a ciascun livello di vittimismo. Ora questo è ciò che qualche volta viene indicato con la parola stranamente riadattata “equità”. Poiché è difficile organizzare la distribuzione dell’”equità” a livello individuale, le persone vengono raggruppate in miriadi di gruppi e ciascun gruppo viene soppesato rispetto agli altri. Se tu sei una lesbica disabile e di colore, puoi spuntare tre gruppi in una sola volta e ricevere lo stesso premio di un maschio eterosessuale di sana costituzione. Questo è ciò che ora viene definito come giustizia “sociale”, come se ci fosse mai stato un altro tipo.
Questo nuovo tipo di persona, spuntato prima in Europa e poi diffuso in tutto l’Occidente e oltre, sembra proprio una forma degenerata di umanità: senza grande passione e alti obiettivi, priva di una qualche chiara appartenenza o preferenza etnica o sociale, ossessionata dal comfort e dalla sicurezza, carente sia di mascolinità che di femminilità: una sorta di eunuco sociale imprigionato in un campo di concentramento LGBTQ a quattro stelle. Possono sembrare le cose più negative ma c’è un lato positivo: questo tipo di persona è per lo più innocua. Mezzo miliardo di persone viventi, che non sono reciprocamente pericolosi, una piccola penisola che si protende dall’Eurosia orientale che fino a poco tempo fa è stata la scena di un conflitto armato senza fine. Non distruggono manufatti materiali o culturali ma cercano di accumularne, investendo in comodità e in consumo. Molte persone concorderanno nel definire questo, progresso.
La maggiore sfida a questo modo d’essere è stata quella posta dall’integrazione dell’Europa dell’Est, in cui ancora sono alte le passioni nazionali. Ma questo problema è stato risolto facilmente trovando un capro espiatorio – la Serbia – che è stata maledetta per la sua mancanza di multiculturalismo e tolleranza, e bombardata fino alla sottomissione. Questo ha spaventato tutti gli altri dell’Europa orientale portandoli all’inerzia, per il momento. Ora però la migrazione di massa ha posto un problema su una scala completamente diversa, causando la reazione di Polonia, Ungheria e ora anche dell’Italia contro l’attacco alieno.
I nuovi arrivati vengono principalmente da culture che sono tutto il contrario della tolleranza e della gentilezza. Sono soprattutto caratterizzate da crudeltà, passione, chiusura e fanatismo religioso e politico. Vogliono vivere qui e ora, traggono piacere dal lato animalesco della natura umana e vedono l’Europa come un tesoro da saccheggiare. Le loro culture si rifanno a un’era precedente della storia europea, quando folle enormi si radunavano nelle piazze cittadine per guardare persone trascinate, squartate o bruciate vive.
Gli Europei hanno sconfitto la loro stessa natura medioevale ma ora l’hanno reimportata. Il nuovo e impotente Uomo Europeo Occidentale è incapace di respingerla; lo sono anche i loro governi, i cui leader sono forzati a rispettare gli stessi codici culturali di tolleranza, correttezza politica e gentilezza indotta. Ma l’Uomo Europeo Orientale, solo temporaneamente spaventato tanto da comportarsi in maniera tollerante e impotente, non lo sopporterà ancora a lungo. La sua natura medioevale è ancora piuttosto vicina alla superficie, mentre i loro vicini occidentali hanno messo la loro nei musei e in varie altre trappole per turisti. Questo è già evidente: c’è stato un recente summit europeo sull’immigrazione; gli europei orientali non si sono neanche preoccupati di presentarsi.
Anche osservando la situazione da ancora più a est, dalla Russia europea e dal resto delle terre euroasiatiche, c’è un chiaro senso di tristezza nel vedere l’Europa morire. Un grande pezzo di storia umana sta per essere calpestata e saccheggiata. Dopo aver passato molti degli ultimi decenni a far risorgere la cristianità orientale dopo il danno causatole dalla barbaria bolscevica, osservano con sgomento come le reliquie e le rovine della cristianità occidentale stanno per essere sommerse da una nuova ondata barbarica. Gli abitanti dell’Europa occidentale potrebbero non contare più molto ma hanno ancora valore come addetti ai musei e come guide turistiche.
Che l’Europa si stia trasformando in un museo era evidente 150 anni fa a Dostoevsky, quando scriveva (parlando attraverso il personaggio di Versilov):
“Per un Russo l’Europa è preziosa quanto la Russia; ogni pietra in essa è affascinante e importante. L’Europa è la nostra madrepatria quanto la Russia…Oh, quanto preziose sono per noi Russi queste vecchie pietre straniere, questi miracoli di un mondo antico e santo, questi frammenti di miracoli sacri; sono più preziose per noi che per gli Europei stessi”
E ancora, facendo parlare questa volta Ivan Karamazov, con sempre più passione:
“…Io voglio viaggiare in Europa e lo farò. Certo, so che sarà come visitare un cimitero. E allora? I cadaveri che vi sono sepolti sono preziosi. Ogni lapide racconta la storia di una grande vita, di una fiducia appassionata di eroismo, di una propria verità, di una propria lotta. So già che mi inginocchierò e bacerò queste pietre, e ci piangerò sopra anche se consapevole con tutto il cuore che tutto questo è diventato un cimitero tanto tempo fa e non è nulla di più”.
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Articolo di Dmitry Orlov pubblicato su cluborlov.blogspot.com il 26 giugno 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
Non ci dobbiamo nascondere che le risposte che la UE ha dato finora a questa emergenza epocale, quella dei flussi migratori causati dalle politiche neocoloniali che hanno prodotto povertà e guerre fatte da quelle stesse lobby che dominano dietro le quinte l’Unione Europea, sono sintomatiche della chiara volontà di produrre due risultati: da un lato creare un “esercito industriale di riserva”, come era fino a poco tempo fa negli interessi dell’industria tedesca e dell’Europa del Nord, e dall’altro, permettendo a personaggi come Soros di influenzare le politiche di accoglienza, avviare una vera e propria sostituzione delle popolazioni autoctone dato che sono imposti trasferimento di risorse nell’ordine di 5 miliardi l’anno dirottati all’accoglienza invece che diretti a una crescita che poteva anche permettere una possibile, anche se limitata, integrazione. Questa crescita ci viene costantemente negata per i forti tagli alla spesa nel quadro del rispetto dei parametri del 3% deficit/Pil e delle politiche di austerità tese a frenare il debito come vuole la Germania e il FMI. Tutto questo in una condizione economica di accelerata recessione e aumento della soglia di povertà, che vede una parte della popolazione anziana, che vive con la pensione minima, costretta a rovistare nella spazzatura. È chiaro che ciò porterà inevitabilmente ad una guerra tra poveri. Per questo motivo una politica di accoglienza ad infinitum, come è stata finora concepita, non è concretamente possibile. Le élites finanziarie che sono dietro le politiche neocoloniali di alcuni paesi europei, hanno prodotto questo stato di cose e ora spingono all’accoglienza da parte di paesi come la Grecia e l’Italia economicamente deboli perché anche loro sottoposti alle mire neocoloniali che hanno distrutto il tessuto produttivo con l’uso della gabbia monetaria, per spingere alla svendita dell’intero patrimonio pubblico e privato come accaduto in Grecia con la Germania e come sta accadendo in Italia con la Francia. La quale Francia ha grandi responsabilità per la sottomissione economica esercitata della cosiddetta area franco, di cui fanno parte 14 paesi africani obbligati ad utilizzare il franco CFA. L’élite francese ha sottomesso gran parte del continente costringendolo in una condizione assoluta di povertà; ha destabilizzato la Libia e ucciso Gheddafi per spingerci fuori da quel paese dove erano forti i nostri interessi, distruggendo quello che era un argine all’afflusso incontrollato sul nostro territorio di masse di migranti provenienti da una Africa portata alla fame, e ora ci vogliono imporre un’accoglienza senza se e senza ma a fronte della chiusura delle frontiere francesi e dopo aver colonizzato la nostra economia facendo proprie le nostre imprese grazie ai governi Letta, Renzi e Gentiloni. L’Europa non può portare aiuto alla “Françafrique” e nemmeno stabilizzare il Medioriente perché è lei che ha procurato lo stato di guerra, caos civile e distruzione, non può intervenire con piani di aiuti per garantire lo sviluppo dell’Africa se il capitale necessario è nelle mani dei Fondi di investimento e delle grandi banche private che non vedono l’ora di impiegarlo come hanno sempre fatto per creare uno stato di soggezione. Ogni suo possibile intervento non farebbe che portare ulteriori lacci e rendere ancora più complessa la riuscita di un processo di pace. Quindi se si vuole aiutare veramente l’Africa bisognerà farlo senza l’Europa. Sono le nuove alleanze, quelle che stanno costruendo un quadro internazionale alternativo basato sulla multipolarità, che possono intervenire efficacemente garantendo un piano di aiuti che non abbia il laccio del debito come ragione ultima e non abbia nell’occupazione di quei territori la ragion d’essere degli interventi che mettono in sicurezza le aree sottoposte a conflitto. Quindi è sulla Russia e sulla Cina che bisognerà puntare perché sono due entità che stanno già lavorando, e in maniera oltremodo efficace, in questa direzione. Bisognerà quindi intervenire singolarmente come Italia e aiutare la Russia a stabilizzare il Medioriente rafforzando quei governi laici che hanno sempre garantito la convivenza interconfessionale, e quindi, puntare a una riconciliazione tra sunniti e sciiti; favorendo la costituzione di simili governi in Iraq e Libia; e poi coinvolgendo Iran, Egitto e altri paesi disponibili a partecipare ad un piano che dia stabilità all’area sostenendo, anche in questa direzione, il lavoro diplomatico della Russia. Per fermare invece i flussi di migranti economici sarà necessario collaborare allo sviluppo di quei territori trovando accordi con chi come la Cina sta già lavorando in questa direzione, costruendo rapporti all’insegna di un nuovo paradigma che veda innanzitutto la cancellazione del debito e poi un piano di investimenti capaci di produrre, in quei paesi, profitti equamente distribuiti, sulla stessa linea delle politiche di partenariato dell’ENI di Enrico Mattei; e veda poi la collaborazione alla costruzione delle necessarie reti di infrastrutture e un’assistenza nell’ambito della formazione del personale e dell’organizzazione dei servizi.
Bravo tu e perfetta l analisi. Persino tiziano terzani, pace all anima sua, ti darebbe ragione. Portare il tutto alla vita quotidiana non è facile ma alla portata. Verranno a breve le squadre di pattugliamento russo italiane davanti alle coste, e forse anche davanti alle stazione centrali e roma termini…..Accompagniamo e dimostriamo presenza attiva.
che devo dire? bravo l’autore dell’art. russo( Orlov)?
bravo il sig.Penzone che suggerisce un commento geo-politico che offre spunti di riflessione.
Mi ha colpito tuttavia il cenno di Orlov ad un personaggio dio Dostoevskij( si tratta di Versilov, intellettuale e padre biologico della voce narrante del romanzo” l’Adolescente” in cui suo figlio è il filo d’Arianna che narra la sua esistenza( che è quella della Russia che spazzerà la nobiltà di allora) e le sue relazioni con la Società del suo Tempo).
Cosa dice Versilov di sostanziale in un suo confronto con un principe decaduto ( la nobiltà russa che uscirà di scena di lì a non molto?).
,….”tutti coloro che non appartengono alla classe dominante soffrono e allora affinché non soffrano si dànno gli stessi diritti;così abbiamo fatto noi e fu cosa ottima: Ma se osserviamo gli gli esperimenti del genere in Europa VEDREMO CHE PAREGGIANDO I DIRITTI S’è ABBASSATO il sentimento dell’onore e di conseguenza del dovere.L’egoismo si sostituì all’Idea che una volta teneva ogni cosa saldamente unita e tutto si sgretolò nella Libertà dell’individuo”, ed ancora ” la parola o
“Onore” significava Dovere”.
Naturalmente non posso narrare qui la Storia di Dolgorukij figlio di Versilov ma posso farne una sintesi che riguarda il rapporto fra le élite ed il resto indifferenziato del popolo, e nel caso di oggi ,in Europa, i popoli che non hanno arginato le loro élite non comprendono che la Libertà non si garantisce passivamente con le Carte Costituzionali dei singoli Stati ma con il “Dovere” di difendere l’Onore delle Nazioni e degli Stati che esse avevano ed hanno costruito .
In buona sostanza: La Libertà senza il dovere di difenderla corrompe i costumi dell’individuo e della Nazione.
“Perché l’Onore- penserà qualche viandante del Progresso? Perché vivere secondo un’Idea è difficile ed onorevole mentre è facilissimo invece vivere senza Onore e senza Idee”.; così risponde Versilov al principe decaduto ,acuta metafora della situazione geo politica dell’Europa d’oggi. Come vedete non ho fatto cenno al Diritto dei Popoli che esso non può affermarsi senza il Dovere di difenderlo.
li, 20 luglio 2018
Propongo giusto un divertissement…
l’autore scrive:
“Dato che esattamente metà della popolazione ha un’intelligenza inferiore alla media…”
M’è sfuggita una risata 🙂 …giacché quest’affermazione è evidentemente falsa; facilissimo inventare esempi di controprova: si prenda, come ipotesi, una popolazione di 10 individui, e si misuri l’intelligenza di ciascuno in una scala da 1 a 10. Poniamo che le misurazioni, in qualsivoglia modo esse siano effettuate, ci dicano che l’intelligenza di 2 individui è 8, mentre l’intelligenza dei restanti 8 individui è 4.
In tale ipotesi, l’intelligenza media dei 10 individui è: (2*8+8*4)/10=(16+32)/10=4,8.
Ora: siccome 8 individui su 10 hanno un’intelligenza di 4, quindi inferiore a 4,8, allora L’80% DELLA POPOLAZIONE HA UN’INTELLIGENZA INFERIORE ALLA MEDIA, e non il 50% come sostiene ingenuamente l’autore.
Ho scelto questo, tra i tanti possibili controesempi, perché lo ritengo più verosimile alla realtà rispetto a quelli che falsificano l’ingenua tesi mediante una percentuale di popolazione con intelligenza inferiore alla media sotto il 50% 🙂