Ammesso che l’umanità trovi un modo per non autodistruggersi nel futuro prossimo e che ci saranno ancora degli storici nei secoli 22-esimo o 23-esimo, scommetto che guarderanno all’Impero Anglosionista e vedranno che le sue caratteristiche chiave sono le seguenti: menzogne, deliberata ignoranza, ipocrisia e isteria. Per illustrare le mie argomentazioni userò la recente storia dell’”assassinio di Skripal con gas nervino” [in inglese], visto che presenta tutte queste caratteristiche.
In questa sede, non mi preoccuperò nemmeno di smontare le sciocchezze ufficiali, dato che altri hanno già fatto un ottimo lavoro nell’evidenziare l’idiozia della narrazione ufficiale. Se voi davvero siete capaci di credere che “Putin” (questa è la denominazione collettiva per l’Impero del Male di Mordor che in questo momento minaccia la civiltà occidentale) ordinerebbe l’omicidio di un uomo che una corte militare russa aveva condannato solo a 13 anni (non ergastolo o pena di morte) e che era stato successivamente rilasciato come parte di uno scambio con gli USA, potete smettere di leggere subito e tornare a guardare la TV. Personalmente non ho né l’energia né l’inclinazione anche solo per discutere una teoria così evidentemente assurda. No, quello che voglio fare invece è usare questa storia come una perfetta esemplificazione del tipo di società in cui viviamo oggi, esaminandola da un punto di vista morale. Mi rendo conto che viviamo in una società per gran parte priva di valori, in cui le norme morali sono state rimpiazzate dall’ortodossia ideologica, ma per me questa è solo una ragione aggiuntiva per scrivere su ciò che sta accadendo, concentrandomi precisamente sulle dimensioni morali degli eventi attuali.
Menzogne e impenitente negazione della realtà:
In un articolo del 2015 intitolato “Una società di Pinocchi sessualmente frustrati” [in inglese] scrivevo quanto segue:
Vedo una relazione diretta di causa-effetto tra le negazione della realtà morale e la negazione della realtà fisica. Naturalmente non posso dimostrarla, ma questa è la mia tesi: quasi dall’inizio, la civiltà occidentale dei primi tempi ha iniziato a, diciamo, prendersi delle libertà con la verità, che poteva piegare, adattare, massaggiare e ri-confezionare per servire la propria agenda ideologica del momento. Non era esattamente il relativismo in piena regola e impenitente del 19° secolo, ma è stato un primo importante passo. Con “principi” come il fine giustifica i mezzi e la violazione dei Dieci Comandamenti in blocco “a maggior Gloria di Dio” la civiltà occidentale ha sviluppato un legame intimo con l’idea che non ci fosse una verità reale e obiettiva, ma solo la percezione soggettiva o addirittura la rappresentazione che ogni persona se ne fa. Se avanziamo veloce di altri 10 secoli circa e arriviamo alla moderna “Gayropa” (come spesso viene chiamata in Russia): non solo Dio è stato dichiarato ‘morto’ e tutte le nozioni di giusto e sbagliato respinte come “culturali” ma perfino la realtà obiettiva è stata resa contingente a seconda dell’opportunità e degli imperativi ideologici.
Proseguivo citando George Orwell, ricordando come definisse il “bispensiero” nel suo romanzo 1984:
“Sapere e non sapere, essere consci della completa veridicità mentre si pronunciano menzogne artatamente costruite, coltivare contemporaneamente due opinioni che si annullano, sapere che sono contraddittorie e credere in entrambe, usare la logica contro la logica, ripudiare la moralità nello stesso momento in cui ci si appella ad essa (…) Raccontare bugie credendovi sinceramente, dimenticare qualunque fatto causi imbarazzo e poi, nel momento in cui diventasse nuovamente necessario, ritirarlo fuori dall’oblio giusto per il tempo che serve, negare l’esistenza della realtà oggettiva”
e concludevo dicendo che “Il necessario corollario di questo stato mentale è che solo le apparenze contano, non la realtà”.
Questo è esattamente quanto stiamo osservando: non solo nella stupida storia dell’assassinio di Skripal con gas-nervino ma anche nel resto delle sciocchezze russofobe prodotte dalla macchina della propaganda anglosionista tra cui “l’omicidio con il polonio di Litvinenko” [in inglese] e “l’avvelenamento con la diossina di Yuschenko” [in inglese]. Il fatto che il gas nervino, né il polonio né la diossina siano in alcun modo armi efficaci per un omicidio non importa minimamente: un semplice sparo da un’auto, un accoltellamento per strada o, meglio, un qualche “incidente” è più facile da organizzare e impossibile da tracciare. I metodi di assassinio fantasiosi vengono utilizzati quando è molto difficile o impossibile arrivare all’obiettivo (come nel caso di Ibn al-Khattab [in inglese], del cui omicidio i russi sono stati ben lieti di prendersi la responsabilità; potrebbe anche essere il caso della morte di Yasser Arafat [in inglese]). Ma il modo migliore di assassinare qualcuno è semplicemente farne sparire il corpo, rendendo quasi impossibile qualunque indagine successiva. Per finire, si può sempre subappaltare un assassinio come, per esempio, quando la CIA tentò, fallendo, di assassinare il Grand Ayatollah Mohammad Hussain Fadlallah [in inglese] affidando l’attentato esplosivo ai propri alleati “cristiani” sul posto, ammazzando oltre 80 persone innocenti. C’è molta criminalità comune nel Regno Unito, e trovare qualcuno che rapinasse e accoltellasse Skripal sarebbe stata probabilmente la versione più semplice. Ciò ammesso che i russi avessero una ragione per volerlo morto, che evidentemente non avevano.
Ed ecco la cosa veramente importante: ogni singolo specialista criminale o di intelligence in Occidente capisce tutto quanto scritto sopra. Ma ciò non impedisce ai sio-media di pubblicare articoli come “Breve Storia dei Tentati Omicidi Russi per Avvelenamento” [in inglese] che elenca anche le persone avvelenate dai russi:
- Skripal mediante gas nervino
- Litvinenko con il polonio
- Kara-Murza avvelenato non una volta, ma DUE, con un veleno sconosciuto, è sopravvissuto!
- Markov avvelenato con la ricina dai bulgari con “l’ipotetica assistenza del KGB”
- Khattab col sarin o un suo derivato
- Yushchenko con la diossina
- Perepilichny con un “fiore velenoso, raro, il gelsemio (non scherzo, leggete l’articolo!)
- Moskalenko col mercurio
- Politkovskaya uccisa con armi da fuoco, ma che una volta si sentì “male dopo aver bevuto del tè che lei credeva contenesse del veleno”
L’unica conclusione possibile da questa lista è: c’è un qualche genere di laboratorio segreto in Russia in cui chimici del tutto incompetenti provano qualunque veleno noto all’uomo, non sui ratti o sui topi, ma su attivisti politici di alto profilo sostenuti dagli anglosionisti, preferibilmente prima di un importante evento politico.
Bene.
In ogni caso, il gas che sarebbe stato utilizzato nell’attacco, “Novichok”, è stato prodotto in Uzbekistan e la bonifica della fabbrica è stata effettuata, avete indovinato, da un’azienda americana [in inglese].Tanto per dire…
In una società per metà onesta e istruita, un articolo di questo genere dovrebbe causare il licenziamento sommario dell’idiota che lo ha scritto per grossolana incompetenza e il perenne screditamento per il foglio/giornale che lo pubblica. Ma nel nostro mondo, il buffone che ha scritto queste sciocchezze (Elias Groll [in inglese], un laureato di Harvard e – ascoltate qua – uno specialista del “cyberspazio e dei suoi conflitti e controversie” (sic) è un giornalista della rivista, ripetutamente vincitrice di premi, Foreign Policy [in inglese].
Cosa dice dunque a noi, e ai futuri storici, quando questo genere di schifezze viene scritto da un giornalista di un organo di stampa “premiato”? Non dimostra che la nostra società ha raggiunto uno stadio della propria decadenza (non riesco a chiamarlo “sviluppo”) in cui le bugie diventano la norma? Non solo bugie assolutamente grottesche e assurde prima facie vengono accettate, ma sono volute (anche solo perché rafforzano l’attuale Zeitgeist ideologico). Il risultato? La nostra società oggi è piena di droni ideologici zombificati, che credono realmente a qualunque sciocchezza dichiarata ufficialmente, e in secondo luogo, di codardi a cui manca il coraggio minimo per denunciare anche solo ciò che essi stessi sanno perfettamente essere falso.
Le menzogne, per quanto ridicole ed evidentemente stupide, sono diventate l’ingrediente principale del discorso politico contemporaneo. Lo sanno tutti e nessuno se ne preoccupa. Nel momento in cui queste cose vengono messe in discussione, la tipica difesa utilizzata è sempre la stessa: “tu sei l’unico a dirlo – questa cosa l’ho già sentita!”.
Ignoranza deliberata come scappatoia universale
Conosciamo tutti il tipo. Voi dite qualcosa per cui la sua teoria non ha alcun senso o non è sostenuta dai fatti, e la risposta che ne ottenete è di un rifiuto vagamente espresso di impegnarsi in qualunque disputa. Inizialmente, potete essere tentati di credere che, in effetti, il vostro interlocutore non sia particolarmente brillante, o non abbia letto chissà quanto, ma alla fine vi rendete conto che è una cosa molto diversa quella che succede: l’uomo moderno fa uno sforzo molto determinato per non essere capace di pensiero logico e per non essere informato sui fatti fondamentali. E ciò che è vero per specifici individui è ancora più vero per la nostra società nel suo complesso. Consideriamo un semplice esempio: l’Operazione Gladio:
“Gladio” è ormai un segreto svelato. Sono stati scritti eccellenti libri e girati video, e perfino la BBC ci ha fatto un video di due ore e mezza [tutti i link in inglese]. C’è addirittura un intero sito web [in inglese] dedicato alla storia di questa enorme organizzazione terrorista continentale specializzata in operazioni “false flag”. Proprio così: una rete terroristica guidata dalla NATO in Europa occidentale implicata in massacri “false flag” come l’infame attentato dinamitardo alla stazione di Bologna [in inglese]. No, non il KGB sovietico, la Baader-Meinhof/Rote Armee Fraktion o le Brigate Rosse in Italia. No, gli USA e i governi dell’Europa Occidentale organizzavano, finanziavano e operavano una rete terrorista diretta contro la popolazione dell’Europa occidentale, non orientale. Sì, contro la propria gente! In teoria, tutti dovrebbero esserne al corrente, l’informazione è disponibile ovunque, perfino nella iper-politicamente corretta Wikipedia [in inglese]. Ma, di nuovo, nessuno se ne interessa.
La fine della Guerra Fredda è stata segnata da una serie apparentemente infinita di eventi che hanno fornito pretesti per interventi anglosionisti (dai massacro di Markale in Bosnia, al “genocidio” di Srebrenica, al massacro di Racak in Kosovo, fino al “migliore” e più grande di tutti, l’11 Settembre, naturalmente). Eppure quasi nessuno si è chiesto se le stesse persone, o, per lo meno, lo stesso genere di persone che avevano commesso tutti i crimini di Gladio potessero esservi implicate. Proprio il contrario: ognuno di questi eventi è stato accompagnato da un’enorme campagna di propaganda che avallava senza alcun dubbio, o addirittura promuoveva la narrazione ufficiale, anche quando non aveva evidentemente nessun senso (come quella di 2 aerei che demoliscono 3 torri d’acciaio). Quanto a Gladio, è stata convenientemente “dimenticata”.
In psicologia c’è un principio semplice, specialmente nella psicologia criminale, che vorrei riaffermare qui con enfasi:
Il miglior previsore del comportamento futuro è quello passato
Qualunque criminologo lo sa, ed è per questo che gli investigatori criminali danno così tanta importanza al “modus operandi”, cioè il modo o il metodo particolare che un sospetto o un criminale sceglie di utilizzare nel corso dell’esecuzione dei propri delitti. Ed è una cosa nota a tutti. Quindi riassumiamolo in una semplice tesi:
I regimi occidentali hanno una lunga e ben consolidata storia di esecuzione di sanguinose operazioni “false flag” per il raggiungimento di obiettivi politici, in special modo di operazioni che potessero fornirli di un pretesto per giustificare un’aggressione militare illegale.
Io sostengo inequivocabilmente che la tesi sopra esposta è fattualmente stabilita non solo da una preponderanza di prove, ma oltre ogni ragionevole dubbio. Giusto?
Forse. Perché questo è anche del tutto irrilevante visto che non frega niente a nessuno! Non ai cronisti che mentono per vivere, ancora di meno agli zombi a cui hanno fatto il lavaggio del cervello, che leggono sciocchezze e le prendono sul serio. La CIA ha tentato di uccidere Fidel Castro più di 600 volte [in inglese] – chi se ne importa?! Tutto quello che sappiamo è che la brava gente a Langley, mai e poi mai ucciderebbe un russo nel Regno Unito, per rispetto della legge internazionale, forse…
Questa deliberata ignoranza batte la storia, i fatti o la logica.
Ecco una semplice domanda che un giornalista potrebbe fare: “Il tipo di persone che non hanno problemi a fare esplodere una grande stazione ferroviaria, o buttare giù tre edifici al centro di New York, esiterebbe nell’usare un goffo metodo per tentare di uccidere un’inutile ex-spia russa se questo potesse giustificare successive azioni ostili contro un Paese che essi hanno la necessità di demonizzare al fine di conservare l’attuale ordine mondiale anglosionista?”. Penso che la risposta sia evidente. La domanda quindi non deve essere fatta. Invece, gli smidollati di Foreign Policy ci diranno come i russi usino fiori esotici per uccidere oppositori ad alta visibilità la cui morte non servirebbe ad alcun plausibile obiettivo politico.
L’ipocrisia come attributo centrale dell’uomo moderno
L’ignoranza deliberata è importate, naturalmente, ma non è sufficiente. Per un certo aspetto, essere ignoranti, anche se è utile per respingere un’argomentazione basata sui fatti o sulla logica, non è qualcosa di utile a stabilire superiorità morale o la legalità delle tue azioni. L’Impero richiede molto più dell’obbedienza dai propri sudditi: ad essere assolutamente indispensabile è un senso molto forte di superiorità su cui ci si possa basare quando si commette un’azione ostile contro l’altro. E niente provvede un fondamento più solido per un senso di superiorità che un impenitente ricorso alla più sfacciata ipocrisia. Prendiamo un esempio recente: le ultime minacce americane di attaccare la Siria (di nuovo).
A dispetto del fatto che gli USA stessi abbiano certificato che la Siria è priva di armi chimiche, e del fatto che tutt’ora funzionari statunitensi affermino di non avere prove che il governo siriano fosse implicato nell’attacco chimico di Khan Shaykhun, gli USA si preparano a colpire di nuovo la Siria in “risposta” a futuri attacchi chimici! Sì, avete letto bene. Gli anglosionisti adesso annunciano in anticipo le loro false flag! Probabilmente, nel momento in cui quest’analisi verrà pubblicata, l’attacco avrà già avuto luogo. La parte “migliore” di tutto questo è che Nikki Haley ha annunciato ora al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che gli Stati Uniti agiranno senza averne l’approvazione [in inglese]. Gli USA dichiarano quanto segue: “ci riserviamo il diritto di violare le leggi internazionali ogni volta e per qualunque motivo a nostro giudizio sia necessario”. Proprio nella stessa frase, Nikki Haley ha inoltre dichiarato il governo siriano un “regime fuorilegge”. Non è uno scherzo, controllate voi stessi [in inglese]. La reazione della “democratica” Europa: dichiarare che *la Russia* (non gli USA) è uno stato canaglia [in inglese]. QED.
Tutto questo circo è reso possibile solo dal fatto che le élite occidentali sono diventate delle “grandi e passive gelatine protoplasmatiche invertebrate” (per usare le meravigliose parole di Boris Johnson [filmato in inglese]) e che assolutamente nessuno ha il coraggio, o la decenza, di chiamarlo per quello che è veramente: il filosofo francese Alain Soral ha una certa ragione quando dice che gli attuali “giornalisti sono disoccupati oppure sono prostituiti” (parlava dei media francesi– un journaliste français c’est soit une pute soit un chômeur – ma è totalmente applicabile a tutti i media occidentali). A parte il fatto che io estenderei il concetto all’intero Establishment Occidentale.
Direi anche che l’aggressione all’estero e l’ipocrisia sono diventati due pilastri essenziali per la sopravvivenza dell’impero anglosionista: la prima essendo un imperativo economico e politico, la seconda essendo il prerequisito per la giustificazione pubblica della prima. Ma ogni tanto perfino quella non è sufficiente, specialmente quando le menzogne sono evidenti. Da cui viene introdotto l’elemento finale, quasi-miracoloso: l’isteria.
L’isteria come forma più alta di (pseudo-)liberalismo
Non mi preoccupo particolarmente per la distinzione fatta solitamente tra liberali e conservatori, almeno non finché il contesto di questi termini sia chiaramente ed accuratamente definito. Io di sicuro non mi metto in quel continuum né lo trovo analiticamente utile.
Il significato teorico di questi concetti è, però, abbastanza differente da quello che è normalmente inteso sotto queste etichette, specialmente quando le persone le usano per identificarvisi. Il che equivale a dire che se io non sono del tutto sicuro che quelli che pensano a se stessi come a, diciamo, dei liberali, lo sono in qualche modo realmente, penso che le persone che si identificano come “liberali” spesso (la maggior parte delle volte?) condividono un certo numero di caratteristiche, la più evidente delle quali è una forte propensione a funzionare e ad impegnarsi, in una modalità isterica di discussione e azione.
La definizione secondo Google dell’isteria è “esagerata o incontrollabile emozione o eccitazione, specialmente in un gruppo di persone (…) i cui sintomi comprendono la conversione di stress psicologico in sintomi fisici (somatizzazione), amnesia selettiva, emozioni superficiali e volatili, e comportamento eccessivamente drammatico o di ricerca d’attenzione”. Non è questa una perfetta descrizione dei politici statunitensi, e specialmente dei (presunti) liberali? Pensate solo al modo in cui i Democratici hanno sfruttato delle (-non)questioni come “l’interferenza russa” (all’estero) o “il controllo delle armi” (all’interno) e vedrete che i cosiddetti “liberali” non abbandonano mai una tonalità fortemente emotiva. Il migliore esempio di tutti, davvero, è la loro reazione all’elezione di Donald Trump anziché del capo del loro culto Hillary: è da più di un anno che Trump è stato eletto e ancora i siomedia liberali e i loro consumatori sono in modalità di totale isteria (con “cappelli a forma di vagina”, “urla al cielo” [entrambi in inglese] e così via). In una conversazione, potete letteralmente affogare un liberale di questo genere con fatti, statistiche, testimonianze di esperti, ecc, e non ottenere risultato di alcun genere perché il liberale vive in una zona di comfort ideologica che lui/lei categoricamente rifiuta, e in effetti non è capace, di abbandonare, anche solo temporaneamente. È questo che rende i liberali un pubblico *perfetto* per la operazioni “false flag”: essi semplicemente non processeranno la narrazione che viene loro presentata in modo logico, ma reagiranno immediatamente in modo fortemente emotivo, in genere con l’esortazione a “fare qualcosa” immediatamente.
Questo “fare qualcosa” in genere si esprime nell’applicazione di violenza (all’esterno) e nell’imposizione di divieti/limitazioni/regole (all’interno). Voi potete provare a spiegare a quel liberale che l’ultimissima cosa che i russi vorrebbero mai fare è utilizzare un metodo stupido per tentare di uccidere una persona che non è di alcun interesse per loro, o che l’ultima cosa che il governo siriano mai farebbe, nel corso del successo che sta avendo la liberazione del proprio territorio nazionale dai “terroristi buoni”, è usare armi chimiche di alcun genere – ma non otterreste nulla: Trump deve subire l’impeachment, i russi le sanzioni, e i siriani le bombe, fine del discorso.
Sono abbastanza consapevole del fatto che ci sono molti auto-descritti “conservatori” che si sono aggiunti a questo coro di liberali isterici nelle loro pretese, ma questi “conservatori” non agiscono così per carattere, si stanno semplicemente adattando alla pressione sociale dei tempi, essendo essi stessi le “grandi e passive gelatine protoplasmatiche invertebrate” di cui sopra. Di nuovo, non sto parlando di veri liberali o veri conservatori (qualunque cosa questi termini vogliano veramente dire), parlo di coloro che, per qualunque ragione, decidono di mettere quell’etichetta su se stessi anche se personalmente hanno solo un’idea molto vaga di cosa dovrebbe significare.
Quindi ecco cosa abbiamo: un Impero costruito (e mantenuto) sulle menzogne, accettato sulla base dell’ignoranza, giustificato dall’ipocrisia ed energizzato dall’isteria. Questo è ciò che rappresenta il “Mondo Occidentale” al giorno d’oggi. E anche se c’è senza dubbio una minoranza rumorosa di “resistenti” (di Sinistra e di Destra – anche queste, due categorie che non trovo analiticamente utili – e di molte altre scuole di pensiero politico), la triste realtà è che la grande maggioranza di persone attorno a noi accetta tutto questo e non vede ragioni per denunciarlo, lasciamo perdere poi fare qualcosa al riguardo. È per questo che “essi” la fanno franca con l’11 Settembre e perché “essi” continueranno a farla franca con le future “false flag”, perché la gente a cui hanno mentito, si rende conto, almeno ad un certo livello, di essere stata buggerata, eppure semplicemente se ne disinteressa. Davvero, gli slogan orwelliani, di 1984 “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” si adattano perfettamente al nostro mondo. Però, quando si ha a che fare con il proverbiale orso russo, c’è una lezione della storia che i leader occidentali non si dovrebbero mai dimenticare, e che dovrebbero anche trasformare in uno slogan: quando hai a che fare con un orso, la Hybris è suicida.
The Saker
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Pubblicato su The Saker.is il 15/ 03/2018.
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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