Nella giornata di ieri 111 milioni di Russi erano chiamati a votare per il rinnovo della Duma di Stato, oltre che per quello di numerose amministrazioni regionali. Le elezioni si sono svolte in maniera ordinata e sono state dichiarate valide dalla Commissione Elettorale Centrale.
I risultati. A spoglio quasi ultimato il partito di governo, “Russia Unita”, ha ottenuto più del 54% dei consensi: un risultato superiore ai pronostici, ai sondaggi della vigilia ed a quello del 2011. La nuova legge elettorale, che assegna metà dei seggi con il metodo proporzionale e metà con il maggioritario a turno unico, garantisce a Russia Unita una maggioranza dei 2/3 che consentirà al primo partito di effettuare modifiche costituzionali. Un po’ di numeri: la formazione di Medvedev vince in 203 circoscrizioni uninominali su 225 e ottiene oltre 120 seggi della quota proporzionale. Totale: oltre 320 su 450. Si tratta di una vittoria chiara che Putin ha rivendicato poco dopo la chiusura dei seggi, osservando che il popolo attraversa un periodo di difficoltà ma tuttavia ha optato per la continuità e la stabilità istituzionale.
L’opposizione istituzionale. Tre partiti di opposizione superano la soglia del 5% necessaria ad eleggere una rappresentanza in parlamento: il Partito Comunista perde circa 6 punti e ottiene il 13 %, mentre il Partito Liberal Democratico di Zhirinovsky, che aveva l’ 11,5 %, passa al 13%. Drastico ridimensionamento per “Russia Giusta” che dimezza i consensi dal 13% al 6,5%. In termini di seggi tutte e tre queste formazioni verranno comunque pesantemente penalizzate dalla nuova legge.
L’opposizione liberale. Si conferma totalmente ininfluente, oltre che cronicamente divisa. Questi i dati dei maggiori partiti di opposizione anti sistema:
“La Mela” (Iabloko): 1,91%
“Crescita”: 1,22%
“Parnaso”: 0,71%
“La Mela” ottiene un discreto risultato a Mosca (10%) e a San Pietroburgo (9%) ma rimane comunque largamente al di sotto non solo della soglia per mandare deputati alla Duma, ma anche di quella (3% dei consensi) per ottenere finanziamenti pubblici. Sotto questo profilo le elezioni 2011 confermano l’inesistente presa della opposizione filo occidentale sulla società russa.
Il voto in Ucraina: una decina di giorni or sono la presidenza ucraina aveva notificato alla Russia la sua indisponibilità ad organizzare le elezioni parlamentari russe sul territorio Ucraina. La Russia ha ignorato la comunicazione e le rappresentanze diplomatiche russe (Kiev, Kharkov, Odessa, Leopoli) hanno aperto le urne regolarmente. A Kharkov, Kiev e Odessa i soliti facinorosi, chiaramente istigati dal dal gesto provocatorio di Poroshenko, hanno tentato di interrompere la consultazione creando un clima di pestaggi e guerriglia urbana che la Polizia ha, come al solito, solo in parte fronteggiato. Nei giorni scorsi Francia e Germania erano intervenute invitando Kiev a garantire il processo elettorale, ma le autorità Ucraine non hanno né la voglia né la capacità di controllare il demone del nazionalismo da loro stesse evocato. Alla fine della giornata il numero di cittadini russi che aveva votato nel paese era di circa 400 su 80.000.
- Dimostrazioni fuori dal consolato: Bandiere imbrattate, cartelli “morte alla Russia”
- Pestaggio di un cittadino Russo diretto alla urne a Kiev
Brogli. La Russia ha fatto un serio sforzo per poter organizzare una consultazione al di sopra di ogni sospetto. L’ OSCE ha organizzato due missioni nel paese: a lungo e a breve termine [in inglese]. Quella a lungo termine ha coinvolto 60 osservatori e verificherà la correttezza del processo elettorale nel suo insieme; quella a breve termine (oltre 400 inviati) ha invece vigilato sullo svolgimento della tornata elettorale. La Commissione Elettorale Centrale è stata presieduta da una stimata attivista per i Diritti Umani, Ella Pamfilova, il cui lavoro è stato apprezzato da tutti i commentatori, fuori e dentro il paese. Il voto quindi deve essere preso come un serio ed affidabile indicatore degli umori e delle preferenze della società russa. I dati di affluenza esageratamente alti di alcune regioni periferiche (Cecenia 95%, Kemerovo 87%, Mordovia 84%, etc…) sono ovviamente indicativi di qualche disfunzione: va comunque tenuto conto del fatto che si tratta di circoscrizioni amministrative vaste ma poco popolate, il cui apporto ha senso più per asseverare la leadership delle autorità locali che per la possibilità di alterare seriamente il dato nazionale.
Astensionismo. Dato che merita più seria considerazione è invece quello sull’astensionismo, unico vero campanello d’allarme per il corso putiniano. La bassa affluenza nel paese (48%, a fronte del 60% del 2011) può avere diverse spiegazioni. Le tensioni degli ultimi anni hanno alimentato l’interventismo della presidenza, espandendo le prerogative del Capo dello Stato: Putin è stato ripetutamente costretto ad intervenire come garante della tenuta complessiva del sistema. La popolazione nutre crescente scetticismo sulle possibilità della Duma di apportare qualche reale cambiamento nella vita quotidiana. La crisi economica ha poi ovviamente accresciuto l’apatia ed il distacco: il bersaglio del conseguente malcontento non è il Comandante in Capo ma l’apparato amministrativo. Il problema è particolarmente grave a Mosca e a San Pietroburgo, dove poco più del 30% degli aventi diritto si è recato ai seggi.
Commento. Nella strategia di destabilizzazione atlantica le elezioni del 2016 erano un passaggio importante. Molti si attendevano che alla fine di una crisi economica iniziata nella seconda metà del 2014 e da cui il paese sta faticosamente uscendo proprio in questi giorni, dopo i tagli resi indispensabili dal crollo del prezzo del petrolio, le sanzioni e lo scontro frontale con le forze atlantiche, il clima sarebbe stato propizio per organizzare una serie di disordini e proteste in “stile Maidan”. Questo scenario non si è realizzato. Il malcontento non si è cristallizzato in dissenso ma è rifluito in disinteresse ed astensione, mentre il sistema continua a mantenere un buon ascendente sulla società ed a riscuotere un consenso che potrebbe essere addirittura accresciuto nei prossimi mesi se la ripresa economica dovesse consolidarsi. Le elezioni di ieri rappresentano anche un buon viatico per l’elezione di Putin nel 2018. Sotto questo punto di vista possiamo affermare che un ciclo si è chiuso, e che la Russia ha per il momento superato la sfida mortale lanciata dagli Stati Uniti.
Il problema che si pone è ora quello di affrontare le sfide di lungo respiro e risolvere i problemi strutturali, istituzionali, politici ed economici. Se vuole essere un paese guida nel futuro sistema multilaterale la Russia ha bisogno di recuperare il dialogo con le punte più avanzate della propria società, come il ceto medio urbano, e di consolidare il ruolo del parlamento e dei partiti nella elaborazione delle linee di sviluppo della società, estendendo il dibattito sulle scelte strategiche per coinvolgere strati sempre più vasti del corpo sociale. Nello stesso tempo bisognerà tenere a bada i tentativi di destabilizzazione esterni e controllare le spinte globaliste delle élite filo occidentali. Questo sarà il non facile compito del prossimo decennio.
La battaglia per la sovranità è vinta. Il nuovo obiettivo del popolo russo e della sua dirigenza è liberare le enormi energie economiche, progettuali e creative che la Russia porta al suo interno e che sinora sono solo in parte espresse.
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Aggiornamento di Marco Bordoni per Sakeritalia.it
[le note in questo formato sono del traduttore]
L’astensionismo (soprattutto a Mosca e San Pietroburgo) è abbastanza preoccupante ma non escluderei che a causarlo sia stata anche la presenza del solo Medvedev nelle liste del partito “Russia unita”…molti russi odiano o sono almeno disgustati da quest’omuncolo (che a suo tempo votò a favore della risoluzione Onu contro la Libia … poi s’è giustificato dicendo che gli Usa non l’hanno rispettata…povero ingenuo! o povero farabutto in malafede!)
Questo tipo è lo stesso che, di fronte alle proteste di alcuni che gli sollevarono il problema, a dir poco da fame, delle pensioni, se ne uscì invece dicendo che chi non ne fosse soddisfatto, si dedicasse anche ad altri lavori per arrotondare! Incredibile!
Se nelle liste elettorali ci fosse stato Putin, “Russia Unita” avrebbe preso il 90% dei voti…almeno così sostiene qualche amico russo…sarà un’esagerazione ma probabilmente la presenza di medvedev potrebbe effettivamente essere stata almeno una delle ragioni dell’alto astensionismo. Quando Putin riuscirà a liberarsi di certa gente nel suo governo sarà un giorno da benedire.
Ora credo che ci vorrà del tempo prima che si insedi la nuova Duma e questo non potrà non frenare la stessa attività di Putin riguardo agli ultimi bombardamenti Usa contro i siriani…non a caso gli ammericani hanno scelto questo momento per mettere in atto quella loro ennesima porcata!
Comunque non credo, come già detto in altro commento, che Putin risponderà con chissà quale rappresaglia e tantomeno credo che istituirà qualche “no fly zone” per evitare il ripetersi di certe provocazioni Usa.
Anzi, ritengo che sarebbe pericoloso istituirla e, quindi, mi accontenterei di vedere i suoi aerei radere al suolo le zone in cui si sono reinstallati i tagliagole anche grazie agli “errori” dei bombardieri ammericani.
“la caduta della partecipazione al voto è una probabile conseguenza connessa al benessere raggiunto di una parte degli elettori che non credono possano ottenere di più dal sistema” ;così la spiegherebbero in Occidente la bassa partecipazione al voto nei Paesi che ritengono di essere il Paradigma della democrazia.
Perché in Russia non dovrebbe valere tale spiegazione? Nessun paese occidentale potrà fare dei commenti in negativo considerato che è la norma che si ottiene anche da due legislature nelle elezioni Europee.(partecipazione inferiore al 50%).
C’è tuttavia da riflettere in ordine alla partecipazione al voto delle due capitali (St Pietroburgo e Moska) che attribuirei al fatto che sono le città più occidentalizzate e dove evidentemente la gioventù(intendo le generazioni c he si sono formate a scuola nell’ultimo ventennio) forse è già intossicata dai modelli di vita occidentali e vi aspira.
li, 20 settembre 16
Caro Joseph,
non ritengo convincente la teoria astensionismo = effetto del benessere generale per l’occidente e allo stesso modo non la ritengo convincente per la Russia. Credo che in Russia e in Occidente l’ astensionismo sia l’ effetto di precise caratteristiche del sistema politico, che non consente l’espressione della volontà politica di determinati ceti e gruppi percepiti come ostili all’ ordine costituito. Questi gruppi sono parzialmente diversi in Russia ed in Occidente dato che la natura del potere è diversa. Perfettamente d’accordo, comunque, sul fatto che gli Occidentali non hanno nessun diritto di rilasciare patenti di “democraticità” a chicchessia.
@ joseph – “in ordine alla partecipazione al voto delle due capitali (St Pietroburgo e Moska) che attribuirei al fatto che sono le città più occidentalizzate e dove evidentemente la gioventù… forse è già intossicata dai modelli di vita occidentali e vi aspira.”
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L’ho pensato anch’io, ma poi ho visto che i partitelli filoccidentali non sono nemmeno riusciti a superare lo sbarramento del 5%, per cui, anche con il loro apporto, i dati dell’affluenza di Pietroburgo e Mosca, restano sempre bassi. L’astensione può essere motivata da tanti fattori: troppo benessere, troppa povertà, problemi di salute e di famiglia, scarsa coscienza civica, rancore verso le istituzioni ecc. Però devo dire che sono rimasta sorpresa dal dato di affluenza della Crimea: 42,37% ! Considerando la massiccia partecipazione al Referendum di annessione alla Russia, ipotizzavo una percentuale più alta. I picchi più elevati di partecipazione sono stati registrati in Daghestan (68,83% quasi 3 mln di ab.), in Cecenia (83,8% 1,5 mln), in Tatarstan (69,41% 4 mln), nell’Okrug dii Yamalo-Nenets (66,92% 0,5 mln), a Tyumen ( 74,3% 3,4 mln), Kemerovo ( 78,96% quasi 3 mln) Tuva ( 67,92% 0,5 mln), Mordovia ( 67,18% 1 mln). Tutto sommato, zio Vova ha più motivi per essere contento che insoddisfatto. 😉
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Ps – Su tass.ru c’è una cartina interattiva dei risultati delle elezioni. Orientando il puntatore sulle zone della Federazione Russia, si possono leggere i dati d’affluenza delle varie Regioni e Repubbliche:
http://tass.ru/elections2016/article/3634726/
Mi prendo la libertà di interpretare la diversità di partecipazione al voto di quei territori cui fai riferimento ipotizzando che in quelle culture resiste il senso di appartenenza che nelle grandi aree urbane si allenta e si dissolve nell’individualismo legato alla “sopravvivenza” da realizzarsi con un posto di lavoro,il diritto alla sanità,all’istruzione etc.
Putin è sicuramente soddisfatto(ed io pure) di quanto è avvenuto ma il problema dei “valori del Sistema” permane e bisognerà inventarlo se ancora non esiste; diversamente anche la Russia conoscerà la decadenza dell’Occidente.
Riguardo al cedimento dei partiti comunisti o filo-comunisti non c’è molto da scoprire;l’elettorato sa benissimo che Putin ed il suo partito è quanto di meglio serve per ora alla Russia e non è disposta ad incoraggiare avventure pericolose sia alla sinistra di Putin sia a destra dove i “liberisti-liberali-libertari” dovranno penare ed estinguersi a dispetto del pompaggio dio dollari ed euro che gli occidentali fanno e faranno ancora.
La Russia( i russi) sanno che l’Occidente li vuole sottomessi e non ci stanno.
21 settembre 2106
Sinceramente sono un po’ deluso dal risultato negativo dei comunisti, si hanno mantenuto il secondo posto ma non sono affatto riusciti ad attirare nuovi consensi, eppure le premesse c’erano sopratutto in virtù della crisi economica causata dalle sanzioni
Il fatto è che in questa fase storica non c’è molta alternativa al partito di potere, da qui credo sia dovuta la scarsa affluenza.
L’opposizione stessa (quella reale formata da KPRF e l’improbabile partito di Zhirinovsky) non è che proponga chissà quali svolte.
In definitiva sia gli astenuti che quelli che hanno votato al momento sembrano rimanere inclini al mantenimento dello status quo.
Sembra che la rappresaglia russa ai recenti bombardamenti sui siriani da parte di usa+inghilterra+danimarca+australia ci sia già stata (contrariamente a quanto da me supposto) prima ancora dell’insediamento della nuova Duma.
Se la notizia fornita da M.Blondet e da Sputnik è corretta, i russi avrebbero colpito, con i già famosi missili Kalibr lanciati da navi vicine alle coste siriane, un centro operativo nella regione di Dar al-Iza, ad ovest di Aleppo presso il jabal Saman, eliminando 20 o 30 ufficiali israeliani e occidentali“ che davano supporto ai tagliagole dell’Isi.
Tra gli ufficiali passati a miglior vita c’erano anche diversi ufficiali di Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Regno Unito…a parte l’arabia saudita e il qatar, tutti gli altri stati di appartenenza sono quelli che dicono di combattere il Daesh!!
Se, ripeto, la notizia è vera significa che i russi questa volta si sono proprio incazzati e hanno deciso di non guardare in faccia a nessuno….bravi!
–,l’attacco russo alla struttura operativa della coalizione occidentale guidata dagli USA ,sul terreno,sta a significare, per me ,che finalmente i russi hanno iniziato a gestire una guerriglia asimmetrica mandando a ispezionare il terreno laddove i mezzi tecnologicamente avanzati non riescono arrivare.
E’ verosimile che la squadra di Spetnatz che sta in Siria incominci a funzionare ed abbia comunicato i luoghi in cui gli ufficiali stranieri in Siria si erano imboscati per dirigere le manovre d’assalto dei tagliole moderati al soldo degli americani ed alleati.
Trenta ufficiali circa occidentali se ne sono andati al creatore ,se esiste, ed hanno smesso di continuare impuniti ad ammazzare i soldati che difendono il loro Paese.
giusto!
30 criminali in meno sulla faccia della terra!