Ebbene, questo pezzo [in inglese] è tratto dal principale giornale dell’establishment legato allo Stato Profondo dell’Anglosfera, il Daily Telegraph:

Questa è l’estate prima della tempesta. Non illudetevi, con i prezzi dell’energia destinati a salire a livelli mai visti prima, ci stiamo avvicinando ad uno dei più grandi terremoti geopolitici degli ultimi decenni. Le convulsioni che ne deriveranno saranno probabilmente di un ordine di grandezza molto più grande di quelle che hanno seguito il crollo finanziario del 2008, che scatenò le proteste culminate nel Movimento Occupy e nella Primavera Araba…

La carneficina è già arrivata nei Paesi in via di sviluppo, con interruzioni di corrente da Cuba al Sudafrica. Lo Sri Lanka è solo il primo di una cascata di paesi a basso reddito in cui i leader rischiano di essere cacciati in un’ignominiosa fiammata di siccità di benzina e insolvenze sui prestiti.

Ma l’Occidente non sfuggirà a quest’Armageddon. Anzi, per molti versi, sembra destinato ad esserne l’epicentro – e la Gran Bretagna il suo Ground Zero. In Europa e in America, un sistema di élite tecnocratiche costruito sulla mitologia e sull’autocompiacimento si sta sgretolando. La sua favola fondante – che profetizzava la gloriosa integrazione degli Stati nazionali in un governo e in catene mondiali di approvvigionamento – si è metastatizzata in una parabola dei pericoli della globalizzazione.

Questa volta, le élite non possono sottrarsi alla responsabilità delle conseguenze fatali dei loro errori… in parole povere, il re è nudo: la classe dirigente non ha alcun messaggio per gli elettori di fronte alle difficoltà. L’unica visione del futuro che riesce a evocare è Net Zero – un programma distopico che spinge la politica sacrificale dell’austerità e la finanziarizzazione dell’economia mondiale a nuovi livelli. Ma è un programma perfettamente logico per un’élite che si è scollata dal mondo reale.

Sì, la sfera occidentale è diventata così incline a un disorientamento “da capogiro” (così come da progetto), attraverso l’incessante bollatura come disinformazione, appiccicata a casaccio su tutto ciò che è critico nei confronti del “messaggio unico”, e attraverso l’oltraggiosa e ovvia menzogna, che una maggioranza nel mondo occidentale ha iniziato a mettere in discussione i livelli di sanità mentale propri e di quelli circostanti.

Nel loro sconcerto, sono arrivati a vedere il “messaggio” della politica sacrificale e della finanziarizzazione di tutto come “perfettamente razionale”. Sono stati resi impotenti, tenuti immobili in una ragnatela. Stregati.

“Quando uso una parola”, Humpty Dumpty disse in tono piuttosto sdegnato,
“essa significa esattamente quello che voglio – né di più né di meno”.
“La domanda è”, rispose Alice, “se si può fare in modo che le parole abbiano tanti significati diversi.”
“La domanda è,” replicò Humpty Dumpty, “chi è che comanda – tutto qui.”
(Da Attraverso lo specchio di Lewis Carroll)

Sì, il Canto della Sirena della Bestia chiama una politica sacrificale da far ricadere sul popolo, mentre i cavalieri della Guerra e della Pandemia urlano assieme che l’ora dell’apocalisse è vicina. Potremmo chiamarla una sindrome collettiva – simile alla mania delle streghe dei XIV-XVII secolo – ma oggi il fenomeno che WB Yeats definì la “bestia informe” con il suo sguardo “vuoto e spietato come il sole”, è meglio conosciuto semplicemente come Ideologia.

La parola “ideologia” è spesso usata come sinonimo d’idee politiche, una corruzione del linguaggio che nasconde il suo carattere fondamentalmente antipolitico e latentemente totalitario. L’ideologia è incapace di trattare gli esseri umani come partecipanti distinti a una vita sociale condivisa e non politica. L’ideologia odierna vede le associazioni umane piuttosto come gruppi su cui agire [in inglese]. È esplicitamente anti-nazionale, anti-sovrana, anti-religione tradizionale, anti-cultura tradizionale, anti-infrastrutture nazionali e anti-famiglia.

Il termine idéologie fu coniato durante la Rivoluzione francese da Antoine Destutt de Tracy, un filosofo materialista anticlericale che concepì l’idéologie come una scienza sociale delle “idee” che avrebbe informato la costruzione di una società razionale e progressista governata da un’élite illuminata, la cui competenza tecnica avrebbe giustificato il suo titolo a governare.

Questi contorni dell’ideologia europea, così come sono emersi durante l’epoca rivoluzionaria francese, erano stati in gran parte tracciati dai Franchi nel periodo precedente e successivo a Carlo Magno. Fu allora che nacque la dottrina della superiorità razziale (“gli altri” erano “barbari” e pagani e servivano solo come schiavi). Fu sempre allora che l’espansionismo predatorio verso l’esterno (le Crociate, poi il colonialismo) si radicò nella psiche europea.

L’epoca di Carlo Magno cementò ulteriormente uno scisma sociale incolmabile. L’oligarca franco nel suo castello; i suoi vescovi franchi che inculcano nei suoi servi, che vivono ai piedi del castello, la paura vivida dell’inferno eterno. Cui i non eletti erano pre-destinati, salvo che, improbabilmente, non ottenessero la grazia di Dio. Questa nascente “idea” franca era precorritrice di come siamo noi europei oggi: il senso di superiorità assoluta, l’appartenenza a un popolo eletto e la divisione di classe dell’Europa sono le ombre odierne di quell’epoca totalitaria.

“Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice.
“Bè, non hai altra scelta”, disse il Gatto “Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta”-

Ciò che la Rivoluzione francese ha aggiunto è stata la cruda ideologia, attraverso il cambiamento radicale del rapporto tra Stato e società tradizionale. Rousseau è spesso considerato l’icona della “libertà” e dell’”individualismo” ed è ampiamente ammirato. Tuttavia, qui c’è quella chiara corruzione del linguaggio che nasconde il carattere fondamentalmente antipolitico dell’ideologia.

Rousseau rifiutava esplicitamente la partecipazione umana alla vita non politica e condivisa. Vedeva piuttosto le associazioni umane come gruppi su cui agire [in inglese], in modo che tutti i pensieri e i comportamenti quotidiani potessero essere ricondotti ad unità omologate di uno Stato unitario.

È questo Stato unitario – lo Stato assoluto – che Rousseau sostiene a spese delle altre forme di tradizione culturale, insieme alle “narrazioni” morali che forniscono un contesto a termini come bene, giustizia e telos [in italiano].

L’individualismo del pensiero di Rousseau, quindi, non è un’affermazione libertaria di diritti assoluti contro lo Stato totalizzante. Non è l’innalzamento del “tricolore” contro uno Stato oppressivo.

È vero il contrario! L’appassionata “difesa dell’individuo” di Rousseau nasce dalla sua opposizione alla “tirannia” della convenzione sociale – le forme e gli antichi miti che tengono assieme la società: religione, famiglia, storia e istituzioni sociali. Il suo ideale può essere proclamato come quello della libertà individuale; ma si tratta di una “libertà”, tuttavia, non nel senso d’immunità dal controllo dello Stato, ma nel nostro ritiro dalle presunte oppressioni e corruzioni della società collettiva.

La relazione familiare viene così sottilmente trasmutata in relazione politica; la molecola della famiglia è spezzata negli atomi dei suoi individui. Con questi atomi oggi ulteriormente incoraggiati a liberarsi del loro genere biologico, della loro identità culturale e della loro etnia, essi sono nuovamente riuniti nell’unica unità dello Stato.

Questo è l’inganno nascosto nel linguaggio degli ideologi della libertà e dell’individualismo. È piuttosto la politicizzazione di tutto nello stampo di una singolarità autoritaria di percezione. Il defunto George Steiner ha detto che i giacobini “hanno abolito la barriera millenaria tra la vita comune e le enormità di ciò che è [passato] storico. Oltre la siepe e il cancello anche del più umile giardino, marciano le baionette dell’ideologia politica e del conflitto storico”.

Questa eredità giacobina fu ulteriormente perfezionata dai Fabiani e da personaggi come H. G. Wells, che scrisse nella sua nuova Trilogia della Bibbia, pubblicata nel 1901,

“È diventato evidente che intere masse di popolazione umana sono, nel loro insieme, inferiori, per quanto riguarda le loro pretese sul futuro, ad altre masse, che non si può dare loro opportunità o affidare loro il potere come si fa con i popoli superiori, che le loro caratteristiche debolezze sono contagiose e dannose per il tessuto civilizzatore, e che la loro gamma d’incapacità tenta e demoralizza i forti. Dare loro l’uguaglianza significa scendere al loro livello, proteggerli e custodirli, significa essere sommersi dalla loro fecondità”.

Bertrand Russell (legato alla stessa corrente di pensiero) lo avrebbe detto più succintamente in The Scientific Outlook (1931):

“I governanti scientifici forniranno un tipo di educazione agli uomini e alle donne comuni e un altro a coloro che diventeranno detentori del potere scientifico. Ci si aspetta che gli uomini e le donne comuni siano docili, industriosi, puntuali, noncuranti e soddisfatti. Di queste qualità, probabilmente la contentezza sarà considerata la più importante, tutti i ragazzi e le ragazze impareranno fin da piccoli a essere “cooperativi”, cioè a fare esattamente quello che fanno gli altri. L’iniziativa sarà scoraggiata in questi bambini e l’insubordinazione, senza essere punita, sarà scientificamente eradicata in loro”.

In sintesi, l’odierno “Totalitarismo Lieve” (coniato [in inglese] da Niall Ferguson) della vita occidentale contemporanea accetta che, mentre gli esseri umani formano naturalmente gruppi sociali per scopi comuni, l’odierna ideologia woke presume che le associazioni organiche naturali di ogni comunità radicata non possano sostenere una buona società (a causa del razzismo radicato, ecc.), e che pertanto debbano essere ripulite dall’alto verso il basso per liberarle da tali retaggi. Questo è il seme “bolscevico” gettato da Rousseau.

Ecco il punto: Il nostro disorientamento e il senso di scomparsa della sanità mentale devono non poco allo stress psichico di abbracciare un’ideologia che pretende di essere esattamente ciò che non è. O, in altre parole, proclama la libertà e l’individuo, quando al suo interno si nasconde lo statalismo assoluto.

Alain Besançon osserva che “non è possibile rimanere intelligenti sotto l’incantesimo dell’ideologia”. L’intelligenza, infatti, è un’attenzione continua alla realtà, che non è compatibile con l’ostinazione e la fantasia. Né può attecchire nel terreno sterile del ripudio culturale diffuso. Ecco perché tutti i regimi ideologici sono, senza eccezione, afflitti da pura inettitudine.

Il che ci riporta al già citato articolo del Telegraph:

“Nemmeno c’è una spiegazione per questo fiasco, a parte decenni d’ipotesi fallite e di passi falsi della nostra classe dirigente. Sulla scia della Grande Crisi Finanziaria [del 2008], la classe dirigente è quasi riuscita a convincere l’opinione pubblica a sottomettersi ai rigori purificatori dell’austerità [politica sacrificale] – persuadendo gli elettori che tutti condividiamo la colpa della crisi e dobbiamo tutti giocare un ruolo nell’espiare gli errori del Paese. Questa volta le élite non possono sottrarsi alla responsabilità delle conseguenze fatali dei loro errori.

La carneficina è già arrivata … E la Gran Bretagna non riuscirà a sfuggire. Anzi, per molti versi, sembra destinata a diventare la polveriera d’Europa.

La situazione in cui ci troviamo è probabilmente destinata a cambiare le carte in tavola. Abbiamo appena iniziato a comprendere quanto imprevedibili saranno i prossimi anni e quanto poco preparati siamo ad affrontarne le conseguenze. Può sembrare una prognosi infausta, ma soprattutto in Gran Bretagna si ha la sensazione di essere entrati nell’atto finale di un sistema economico che ha palesemente fallito. È chiaro come non mai che il re è nudo e non ha più storielle con cui distrarci”.

L’autore ha ragione. Ci saranno proteste pubbliche – in alcuni stati, forse, più che in altri; disobbedienza civile – come quella già lanciata nel Regno Unito e nei Paesi Bassi: la campagna [in inglese]Don’t Pay”, che invita le persone a partecipare ad uno “sciopero di massa per il non pagamento”, è il primo segnale di reazione.

Questo, tuttavia, non è che il passo iniziale. Quando le autorità finanziarie occidentali dichiarano di essere “favorevoli” a una recessione per distruggere la domanda – e quindi per ridurre l’inflazione – è implicita in questa affermazione la convinzione dell’élite che la protesta possa essere e sarà soffocata con successo.

Tutti i segnali indicano che si sta pensando a una soppressione spietata, violenta e amministrativa dell’inquietudine popolare.

Ogni tanto, nel corso della storia, gli esseri umani hanno sperimentato periodicamente una profonda sensazione che le loro vite fossero in qualche modo vuote, che non si realizzasse nulla e che il mondo intorno a loro fosse una finzione, in qualche modo illusorio e vuoto di significato.

“Come lo sai che sono matta?” Disse Alice.
“Per forza,” disse il Gatto: “altrimenti non saresti venuta qui”.

Ma se ripensiamo a questo schema, che si ripete di volta in volta, otteniamo un senso chiaro sia dell’evento sia dell’esperienza ripetuta del vuoto. Perché sono l’insicurezza e il timore associati al “vuoto” a far svanire il torpore e a far insorgere le persone in un tumulto di ribellione. Ed è anche il perché il tentativo della cerchia ristretta dell’élite di “gestire” questi risvegli finisce così facilmente in tragedia (e in spargimento di sangue).

Ma c’è un’ulteriore – grande – difficoltà nella situazione odierna. Anche se le “porte della percezione fossero pulite” (Huxley), è che non c’è un “là – là”. Non c’è una concettualizzazione netta cui si possa dire: “ecco dove dovremmo andare” – o, per lo meno, non c’è un “dove” che abbia senso per coloro che sono già in preda al panico per ciò che percepiscono come un attacco a tutti i punti di riferimento con cui hanno vissuto la loro vita.

Che cosa potrebbe allora rompere una psicosi collettiva presa da un incantesimo irresistibile, “magico”? Be’, in una sola parola, il dolore. Il dolore è il grande agente chiarificatore.

Che cosa succede quando le persone si svegliano di fronte all’inganno del Totalitarismo Lieve che si spaccia per libertà e individualismo (addirittura per democrazia!). La domanda diventa allora: verso quale altra “idea-immagine” migrerà collettivamente il popolo?

L’implicazione geopolitica è che l’Italia potrebbe migrare verso una, la Germania verso un’altra, la Francia verso un’altra ancora, e altri potrebbero semplicemente “rinunciare” all’intero pasticcio della politica europea (e il nichilismo aumenterà). È importante tutto questo? Potrebbe essere rivitalizzante?

Queste nuove idee-immagine ci permettono di affrontare direttamente la “Bestia dell’ideologia”, che con la sua inettitudine ha inavvertitamente privato Pandora della sua maschera, aprendo così il suo vaso? Chi può dire quale sarà la prossima maschera che indosserà?.

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 Articolo di Alastair Crooke pubblicato su Strategic Culture Foundation l’8 agosto 2022
Traduzione in italiano di Confab per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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