Il Cremlino ha annunciato che aprirà i suoi 88 miliardi di dollari di fondi sovrani per scambiarli in rubli. Il piano vedrà la Russia convertire fino a $8 miliardi in rubli (circa 500 miliardi) nell’arco di due mesi e destinarli a depositi per le banche.

-L’EIA prevede che la crescita della produzione di greggio russo sarà tra i peggiori attori per il 2015 e 2016

Il 2015 non ha portato bene alla Russia; la differenza tra il Brent ed il WTI si è allargata anticipando le esportazioni degli US ed i due indici hanno oscillato con prezzi sotto i $45. Bloccato da questi prezzi, il rublo deve ancora cominciare la sua inversione di rotta e le finanze di stato sono in estremo disordine. Il sostegno al presidente Vladimir Putin rimane altissimo, ma il suo paese non ha affrontato questi tempi difficili da quanto è entrato in carica più di 15 anni fa.

Dall’inizio del nuovo anno il rublo è sceso del 13 percento e la banca centrale ed il dipartimento delle finanze della Russia stanno per finire le opzioni –ad oggi, i pianificatori del mercato hanno aumentato i tassi di interesse al più alto livello dalla crisi finanziaria russa del 1998 e intraprendere un piano di ricapitalizzazione di 1 trilione di rubli ($15 miliardi), con scarsi risultati. Il loro ultimo e più drammatico piano è quello di abbandonare il dollaro –almeno fino ad un certo livello-

A fine Dicembre, il Cremlino ha ordinato a cinque grandi esportatori di proprietà statale -inclusi i giganti del petrolio Rosneft e Gazprom –di vendere le loro riserve di valuta estera. Le compagnie devono portare le loro riserve estere ai livelli di Ottobre per l’inizio di Marzo. Per assecondare, gli esportatori dovrebbero vendere in modo unitario $1 miliardo al giorno fino a Marzo. Le compagnie private non sono state ancora colpite da questo “dolce” controllo dei capitali, ma sono state invece avvisate di utilizzare le manovre di cambio con l’estero in modo responsabile.

In tempi più recenti, il Cremlino ha annunciato che renderà disponibili i suoi $88 miliardi del fondo sovrano e scambiarli in rubli. Il piano vedrà la Russia convertire fino a $8 miliardi in rubli (circa 500 miliardi) nell’arco di due mesi e piazzarli in depositi per le banche. Nel complesso, la mossa fornirà all’economia russa la necessaria liquidità e potrebbe accelerare la ripresa se il petrolio subisce un rilancio, ma fornisce agli investitori un segnale errato e il ministro dell’economia Alexei Ulyukaev crede che il rating del credito del paese sarà presto degradato nella classe di investimento inferiore.

In ogni modo, la mossa serve a poco per la decadente industria del petrolio del paese. Il mercato domestico è previsto in riduzione dato il rallentamento dell’economia e la competizione per le quote di mercato esterno è sempre più concorrenziale. Le proiezioni sulla produzione non sono rosee e l’EIA prevede che la crescita della produzione del greggio Russo sarà tra i peggiori risultati nel 2015 e 2016 –in contrasto con la crescita continua nel Nord America-. L’industria del gas russo non è andata meglio. La produzione di Gazprom del 2014 è stata storicamente peggiore e LNG è sempre più contro la politica dei gasdotti del paese.

Mentre la Russia probabilmente concepiva di abbandonare il dollaro in circostanze migliori, le notizia è comunque apprensiva per gli Stati Uniti e la sua egemonia del dollaro. Insieme alla Russia, gli esportatori di energia mondiali stanno ritirando i loro petrodollari dai mercati finanziari e dai patrimoni denominati in dollari a favore di una più grande e certamente necessaria spesa domestica. Nel passato questi dollari hanno dato vita al mercato dei prestiti ed aiutato a finanziare i debiti tra gli importatori di energia, contribuendo alla crescita generale

petrdollaro

L’esportazione dei petrodollari – altrimenti conosciuto come riciclo dei petrodollari- sono stati negativi nel 2014 per la prima volta in quasi due decadi. Il risultato è la caduta di liquidità nel mercato globale, il record al ribasso dei tassi del Tesoro degli US e un più alto costo dei prestiti per tutti -una pillola amara da ingoiare per i produttori di energia se il prezzo del petrolio rimane basso. Per ora, il dollaro degli Stati Uniti resta la valuta di riserva globale, ma rimane il fatto che nazioni stanno aumentando le transazioni in via privata e spesso senza i dollari statunitensi.

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Traduzione a cura di Stanislao per sakeritalia.it / Volti Del Donbass
Articolo di Colin Chilcoat apparso il 18 Gennaio 2015

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