Dopo mesi di annunci, è successo [in inglese]: domenica 3 settembre, precisamente a mezzogiorno ora locale, la Corea del Nord ha fatto esplodere il suo sesto ordigno nucleare per testare presumibilmente la nuova bomba termonucleare. L’esplosione ha generato un terremoto che è stato avvertito oltre i confini con la Cina, e che ha suggerito una potenza nell’ordine di centinaia di kilotoni, o dieci volte più potente della bomba che gli Stati Uniti hanno sganciato su Hiroshima nell’agosto del 1945, probabilmente più grande in ordine di grandezza del quinto test nucleare nord coreano di esattamente un anno fa.

Che cosa ha esattamente ottenuto la Corea del Nord con questo test? Secondo quanto dichiarato dai media statali nord coreani [in inglese], il nuovo ordigno è una bomba nucleare evoluta pronta per essere utilizzata con il missile balistico intercontinentale Hwasong-14/KN20 (testato per la prima volta il 4 luglio di quest’anno [in inglese]), che può probabilmente raggiungere una parte, se non la maggior parte, delle aree continentali degli Stati Uniti.
Se la nuova bomba nord coreana sembra essere ciò che la prima impressione suggerisce, e se non è sovrastimata la capacità del missile, la Corea del Nord ha senza dubbio raggiunto ciò che sembra la capacità necessaria per dissuadere gli USA da un attacco militare contro la propria leadership e il proprio territorio.

Per chi ha dei dubbi, la Corea del Nord ha rilasciato una dichiarazione tecnica [in inglese] altamente specifica per mezzo dell’agenzia stampa statale, tale da indicare una conoscenza dettagliata del progetto della bomba termonucleare, in particolar modo ciò che è noto come la bomba a due fasi Teller-Ulam. Il risultato, se confermato, non sarebbe cosa da poco. Molte nuove potenze nucleari fanno fatica a raggiungere questa capacità di progettazione, per di più così velocemente, tra cui l’India e il Pakistan più di venti anni dopo il loro primi test nel 1998 [in inglese]. La Francia ci ha messo otto anni  per raggiungere questa capacità distruttiva, nel 1968. La Corea del Nord ci avrebbe messo un po’ più di dieci anni, il che sarebbe piuttosto impressionante dato il cappio messo sul paese e il suo programma.

la Corea del Nord aveva dichiarato di aver fatto esploder una qualche arma termonucleare con il suo quarto test a gennaio 2016. Ma molti esperti avevano messo in dubbio questa dichiarazione [in inglese], quindi Pyongyang voleva rendere chiaro che ora aveva raggiunto la meta. Per enfatizzare questo risultato, ore prima del suo sesto test, il Nord Corea aveva diffuso delle immagini di Kim Jong-un che ispezionava un ordigno a forma di nocciolina, che ricordava la struttura delle bombe termonucleari a due fasi. Queste bombe utilizzano una prima esplosione a fissione per innescare la seconda esplosione a fusione (fino a una potenza di 1 megatone) per una esplosione totale complessiva molto superiore rispetto alle semplici bombe a fissione (fino a decine di kilotoni di potenza), o a fissione  “aumentata” (fino a centinai di kilotoni di potenza). Bombe con una potenza nella gamma di 100 kilotoni, come la W76 americana, usano anche uno schema termonucleare a fasi. Di conseguenza, la potenza del test nord coreano potrebbe essere simile agli ordigni sia a fissione aumentata che a quelli termonucleari a fasi. Quasi certamente, è oltre alla semplice struttura a fissione.

La Corea del Nord è riuscita davvero a testare un reale dispositivo termonucleare il 3 settembre? Gli esperti analizzeranno dati sismici, tracce di radionuclidi provenienti da eventuali sfoghi in atmosfera, e studieranno con attenzione le immagini diffuse dalla Corea del Nord per determinare la veridicità delle tecnologie dichiarate, e se dal test si può dedurre che si tratta di un vero dispositivo termonucleare a fasi o un dispositivo a fissione aumentata. Ma per scopi strategici di dissuasione, non importa. Tutto ciò che conta è che la resa esplosiva sia abbastanza grande per distruggere le città, e che il dispositivo sia pronto per essere utilizzato nei missili balistici. E data la magnitudine registrata dalle attività sismiche, sembra chiaro che la Corea del Nord abbia senza dubbio dimostrato questa capacità.

Sapevamo che stava per succedere. La Corea del Nord ci ha detto per mesi che i suoi missili a lunga gittata erano in grado di trasportare una “testata nucleare pesante di grandi dimensioni[in inglese]. Questa sesto test potrebbe essere stata effettuato proprio per quella testata. Dobbiamo anche aspettarci che la Corea del Nord continui a perfezionare gli aspetti operativi e tecnici del proprio arsenale nucleare. La scorsa settimana, prima dell’alba la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico Hwasong-12 a media gittata [in inglese] da un nuovo sito di lancio a Pyongyang per testare la capacità di ritorsione veloce e da siti a sorpresa, sfruttando la notte per rinforzare la capacità di sopravvivenza. Questo è stato sia un test operativo sia una provocazione per sorvolare il Giappone. Non ci stupirebbe se la Corea del Nord avesse effettuato un test di ICBM ad ampia portata sul Giappone per provare a chi ha dubbi che si sbaglia riguardo lo stato del suo veicolo di rientro. In breve,  aspettiamoci più test mentre Kim consolida un programma di sviluppo in uno più operativo.

Strategicamente, la capacità dimostrata domenica si ricollega alla ricerca da parte della Corea del Nord di un sufficiente deterrente contro gli Stati Uniti. A lungo insoddisfatta con la sua capacità di saturare convenzionalmente la sola Corea del Sud come un deterrente per un attacco statunitense, la Corea del Nord ha ottenuto le armi nucleari per assicurare alla dinastia Kim di rimanere al potere a tempo indeterminato, immune al destino che ha abbattuto Saddam Hussein in Iraq e Moammar Gadhafi in Libia, dopo aver fatto concessioni ai programmi nucleari che stavano nascendo.

Il dispositivo testato domenica completa la strategia nucleare che la Corea del Nord ha delineato negli anni, nota agli analisti come “escalation asimmetrica[in inglese] contro un attacco o un’invasione convenzionali. Incapace di sconfiggere in maniera convenzionale le forze alleate, la Corea del Nord probabilmente prevede di utilizzare le armi nucleari contro le basi regionali statunitensi e dei loro alleati in Corea del Sud, Giappone e Guam, scalando in maniera asimmetrica il conflitto al livello nucleare al primo utilizzo, e diminuendo la possibilità dell’America di sostenere le operazioni convenzionali contro di essa.

Ma come impedire l’annientamento della ritorsione nucleare da parte degli USA? Presentare un ICBM e la “testata nucleare pesante”, progettata per mettere a rischio le principali città americane. Un’arma termonucleare su un missile balistico intercontinentale anche impreciso – invece di tre o cinque ordigni meno potenti – è sufficiente per distruggere buona parte di una grande città americana. Dopo che l’opzione di “primo utilizzo” del nucleare della Corea del Nord a livello regionale ha scongiurato un’invasione alleata, è proprio questa minaccia di ritorsione contro una città americana con un missile intercontinentale a testata termonucleare l’unica speranza per la Corea del Nord di sopravvivere e di ottenere una pausa operativa o un cessate il fuoco. Ecco perché, da un punto di vista di deterrenza, questo sesto test è così importante ma anche così prevedibile. La strategia nucleare della Corea del Nord quasi non funziona senza di esso.

Politicamente, il presunto possesso da parte della Corea del Nord di missili nucleari in grado di raggiungere e distruggere le città contigue degli Stati Uniti, punta soprattutto a creare un divario tra Washington e i suoi alleati. La stessa domanda del periodo della Guerra Fredda, che ha portato gli alleati americani a Londra, Parigi e Bonn a chiedersi se gli Stati Uniti avrebbero sacrificato New York o Los Angeles per la loro protezione, ora diventa rilevante nell’Asia nordorientale. Seoul e Tokyo si chiederanno per quanto tempo possono credere agli Stati Uniti quando dicono che la capacità di Kim Jong-un di minacciare le città degli Stati Uniti manterrà la loro alleanza “a prova di bomba”. Nel giorno del test si potevano già vedere gli effetti di questa strategia in come il presidente Donald Trump ha rabbiosamente tweettato sulla “riappacificazione” tra la Corea del Nord e del Sud. Se l’obiettivo di Kim era di separare [in inglese] gli Stati Uniti dalla Corea del Sud, si sarebbe potuto perdonare Seul nell’aver pensato che poteva funzionare.

Come quindi procederanno le cose per la Corea del Nord?

Il test di domenica è forse il segnale più chiaro: l’interesse della Corea del Nord per la denuclearizzazione volontaria è una fantasia occidentale. Il tentativo di denuclearizzare la Corea del Nord con la forza richiederebbe un attacco a sorpresa da parte degli Stati Uniti, uno di quelli che già rendono Pyongyang sospettoso per i raid degli B-1B Lancer americani [in inglese] dalla base aerea di Andersen a Guam, e che un giorno potrebbero essere il preludio di un attacco simile. Non vi è alcuna garanzia che gli Stati Uniti possano trovare e distruggere tutti i sistemi nucleari di Kim, lasciando così gli Stati Uniti e i suoi alleati nella regione esposti ad un rischio di attacco convenzionale e nucleare inaccettabilmente elevato. Se per caso non era  chiaro prima, dovrebbe esserlo ora: ogni guerra con la Corea del Nord sarà una guerra nucleare. Questo  è ormai realisticamente fuori discussione.

Per chiarire che le sanzioni – anche quelle ad ampia portata previste dalla risoluzione 2371 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite [in inglese] e approvate il mese scorso – sono insufficienti a frenare la sua ambizione, i media statali nord coreani hanno osservato che “tutti i componenti della bomba H sono stati fatti in casa[in inglese], aggiungendo che il paese è stato in grado di produrre” quante ne volevano “. L’affermazione può essere più o meno veritiera, ma di certo le sanzioni da sole non hanno impedito alla Corea del Nord di arrivare a questo punto. Se poi la Cina possa o meno stringere il cappio alla gola della Corea del Nord è irrilevante: fintanto che consente al crescente problema nucleare nordcoreano di distogliere l’attenzione di Washington, lascia a Pechino il ruolo del più grande vincitore geopolitico.

La diplomazia è la terza e unica via che ha dato sensibili limiti e ritardi alla ricerca della Corea del Nord di avere missili balistici a lungo raggio e armi nucleari. Ma le sfide della diplomazia restano considerevoli, con un livello di fiducia tra le due parti a profondità abissali e l’amministrazione Trump, così come i suoi predecessori, orientata verso una strategia che privilegia sanzioni e azioni di pressione. La preoccupazione che la Corea del Nord possa opportunisticamente disertare da qualsiasi garanzia unilaterale che possa fornire nei colloqui bilaterali o multilaterali, continua quindi a persistere.

L’amministrazione Trump potrebbe trovare soluzioni a suo parere soddisfacenti in questo lato del Pacifico. Potrebbe convogliare enormi quantità di finanziamenti in programmi di difesa missilistica deludenti e senza senso, come il sistema Ground Defence Midgate (GMD), l’unico sistema in grado di difendere gli Stati Uniti dai missili intercontinentali. Un ex direttore dell’agenzia di difesa missilistica degli Stati Uniti ha descritto la probabilità che questo sistema da 40 miliardi di dollari possa intercettare un ICBM coreano come “quella di tirare una monetina”, quindi  ben lontano dall’essere un evidente sostegno. Ciononostante, la difesa missilistica sembra essere una parte assolutamente sicura della strategia a più lungo termine seguita dagli Stati Uniti e dai suoi alleati per gestire la minaccia nordcoreana.

Alla fine, comunque, Washington dovrà imparare ad esercitare la capacità di deterrenza sulla Corea del Nord, così come ha fatto con l’Unione Sovietica, la Russia e la Cina. Ciò richiederà una rivalutazione delle  capacità della Corea del Nord e di accettare che questo paese,  che una volta Richard Nixon ha definito “una potenza di quarto livello” e “mezza calzetta[in inglese], ora abbia la capacità di dissuadere  gli Stati Uniti sull’invasione e il cambio di regime. Anche se Pyongyang  ha degli obiettivi a lungo termine per riunificare alle sue condizioni la penisola coreana, nel breve e nel medio periodo è improbabile l’utilizzo di armi nucleari a meno che non tema un cambio di regime, un’ invasione o un tentativo di disarmo.

Ridurre il rischio di guerra – la guerra nucleare – richiederà che entrambe le parti istituiscano canali militari di comunicazione per gestire il rischio e, soprattutto, che gli Stati Uniti smettano di  dubitare che la Corea del Nord possieda le capacità che ha decisamente dimostrato di avere. Se Kim Jong-un vuole che noi crediamo che abbia un missile a lungo raggio in grado di sganciare una “grande e pesante testata nucleare” sulle città americane, noi non lo sfidiamo a dimostrarlo. Lui potrebbe farlo.

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Articolo di  e  pubblicato su War on the Rocks il 4 settembre 2017
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

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