Iniziamo a esaminare cos’ha da dire il Dragone in persona – il Presidente Xi Jinping – circa il fatto che la Cina sia tanto derisa negli influenti circoli della Beltway come una House of Cards.
Xi ha respinto con forza [in inglese, NdT] l’idea che una lotta di potere alla House of Cards stia infuriando alle rarefatte altezze del Partito Comunista Cinese (PCC). Eppure, nello stesso momento è irremovibile: “cospiratori”, “carrieristi”, “cabale” e “cricche” tentano di minare il PCC dal di dentro.
Pertanto, con giustizia ironica/poetica sta per andare in onda entro la fine del 2016, una serie in 42 puntate sulla corruzione in Cina [in cinese, NdT] – intitolata Nel Nome del Popolo – e finanziata dalle principali forze dell’ordine del Regno di Mezzo, in cui il cattivo è un pezzo grosso del PCC (questa è la prima volta). Chiamiamolo il Frank Underwood cinese.
Ciò significa che quello che Xi sta dicendo – e facendo – verrà rilanciato su centinaia di milioni di televisori cinesi, che riprodurranno le fazioni in conflitto che si sono costituite tra gli 88 milioni di membri del PCC. La guerra di Xi alla corruzione ha creato una valanga di funzionari del PCC molto scontenti – per usare un eufemismo.
Xi non solo è il Comandante-in-Capo nella lotta contro la corruzione; adesso è anche il Comandante-in-capo della battaglia di tutta la Cina. Infatti controlla la Presidenza del Sistema di Responsabilità [Commissione Militare Centrale] e anche il corpo delle guardie centrali, che ha in carico la sicurezza di tutti gli altri pesi massimi del PCC.
Si aggiungano a questi lo status di Xi di segretario generale del PCC, presidente della Commissione Militare Centrale, presidente della commissione per la sicurezza nazionale e capo del principale gruppo che segue le riforme del sistema cinese, e un accademico di Harvard che si è riferito a lui come al “presidente di tutto” non sembra aver mancato di molto il bersaglio.
Eppure questa stupefacente concentrazione di potere, non implica che Xi sia una divinità inattaccabile. Sul dramma chiave – lo stato dell’economia – è venuto fuori [in inglese, NdT] che in una recente intervista sulla prima pagina del People’s Daily con un “autorevole anonimo”, che rivelava le profonde divergenze economiche nella leadership del PCC, l’”autorevole anonimo” in questione non fosse altri che Xì.
E’ dovuto andare sul giornale letto da tutti quelli che contano per promuovere il suo punto di vista su come risollevare l’enorme problema del debito nell’economia cinese: la bassa crescita è OK, ed è la nuova normalità; mentre non sono OK l’incontrollata espansione del credito e l’allentamento monetario. Ancora una volta, Xi è irremovibile: siamo al punto di non ritorno in cui iniziare una dolorosa ristrutturazione del sistema cinese.
Attenti ai “covi di spie straniere”
Xi Jinping in effetti detiene un enorme potere. Non c’è un altro modo. Immaginatevi l’uomo a capo di uno Stato che rappresenta una civiltà di 5.000 anni che deve, in mezzo ad altri problemi cruciali: modificare/gestire un sistema economico che ha avuto successo per oltre 30 anni ma adesso deve essere aggiornato; trasformarlo da un sistema basato sull’export a uno basato sui consumi interni; gestire le aspirazioni – e i sogni infranti – di una grande classe operaia di cui fanno parte milioni di nuovi disoccupati; riorganizzare le mostruose imprese di proprietà statale; trovare un modo per disfarsi dell’enorme montagna di crediti bancari deteriorati e di investimenti “non performanti”; ridurre e allo stesso tempo rivitalizzare le forze armate cinesi.
E se questo non fosse abbastanza, Pechino deve sempre stare in massima allerta ventiquattr’ore al giorno, sette giorni su sette, per le interminabili provocazioni del Pentagono – effettive e retoriche – incentrate sul Mar della Cina Meridionale.
Devi stare in allerta. Tutto il tempo. Ed essere allerta riguardo a “forze straniere ostili” o, più direttamente, “covi di spie straniere” che ti vogliono impantanato nel caos. Da questo deriva la nuova legge sulle ONG che operano in Cina. Ce ne sono troppe – oltre 7.000. E il programma (occulto) di alcune di queste – da NED alla banda di Soros – è di promuovere pure e semplici rivoluzioni colorate, per quanto ciò possa essere difficile nella ultra-irreggimentata Cina.
Però in Brasile ha funzionato – un anello debole del BRICS. La leadership del PCC ha silenziosamente – e con attenzione – analizzato la lezione brasiliana, ed è assolutamente consapevole del fatto che l’Eccezionalistan non si fermerà davanti a nulla pur di rallentare i già spettacolari risultati globali della Cina. Quindi, se tu sei una ONG che opera in Cina, da ora in avanti dovrai trovarti uno sponsor ufficiale cinese e registrarti alla polizia locale.
Per tornare all’economia cinese, il mantra che gira tra la molteplici fazioni della Beltway [establishment politico di Washington DC, compresi uffici federali, lobbisti, consulenti e commentatori dei media, NdR] è che un crash sia imminente. Di nuovo il tema di House of Card.
Il debito totale della Cina è un enorme 280% del PIL. Questa cifra comprende il 115% che riguarda i debiti delle imprese di Stato; in Giappone per esempio la cifra riguardante le imprese di stato è di solo il 31%. Eppure ciò che importa veramente è che soltanto un massimo del 25% dei debiti cinesi riguardanti imprese di Stato debbano essere ristrutturati.
La strategia di Xi è che gli Dei del Mercato metteranno il turbo a quelle imprese, non le uccideranno. Per cui, scordatevi che il PCC cederà mai il controllo dell’economia cinese ad aziende che il PCC stesso non controlla. Nessuna meraviglia quindi che ai portavoce del grande capitale statunitense [in inglese, NdT] non resti altro che lamentarsi di questa House of Cards.
Occhi puntati sul 2021
Non viene ricordato mai a sufficienza che tutto quello che accade oggi in Cina è subordinato all’obiettivo ufficiale di Xi di arrivare ad una “società moderatamente prospera” (xiaokang shehui) entro il centesimo anniversario della fondazione del PCC nel 2021.
Sono solo cinque anni da adesso. Una data più lontana, il 2049, è la scadenza entro la quale si dovrà arrivare a una “società socialista modernizzata” (shehuizhuyi xiandaihua shehui) con un PIL pro capite di 30.000$; questo risultato sarebbe collegato ai festeggiamenti per il centesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese.
L’esercito di pianificatori di Pechino stima che questo risultato eccezionale sia ottenibile a condizione che il Regno di Mezzo sia in grado di produrre oltre il 30% del PIL totale mondiale entro il 2049; per confronto è circa una volta e mezza la percentuale attualmente prodotta dagli USA ( e considerato che gli USA non producono molto, a parte armi e infotech).
Per quanto mozzafiato possa essere questa visione, è sempre ridotta dai soliti “esperti” catastrofisti occidentali a variazioni sul tema [in inglese, NdT] di Xi come il nuovo Mao Tse Tung. Queste sono banalità. Gli uomini – e i contesti storici – sono radicalmente diversi. Mao decideva da solo su alcune questioni chiave – e lasciava il resto ai suoi subalterni. Il Piccolo Timoniere Deng Xiapoing era un uomo di consenso. Xi decide da solo virtualmente su tutto – ma presta attenzione ad alcuni consiglieri selezionati. Esempi sono il Ministero del Commercio, che per primo ha formulato il concetto che si è sviluppato nella Nuova Via della Seta, e Liu Hie, il consigliere che ha concettualizzato l’attuale strategia economica di Xi.
Il fatto che Xi adesso sia designato come il “nucleo” (hexin) della leadership di Pechino non è che sia un grande affare (maoista). A Pechino gira la voce che una catena di editori stia compilando un libro di pensieri di Xi (sixiang) che faranno di lui un teorico paragonabile a Mao nella formulazione del Marxismo cinese. E allora? Xi è un uomo in corsa, di successo e con una missione – e il 2021 è dietro l’angolo. House of Cards? No; sembra più che Xi stia mettendo sul tavolo una vera Full House [altra serie TV, e gioco di parole tra House Of Card, castello di carta, e Full House, casa piena, NdT].
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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su SputnikNews il 17/05/2016
Tradotto in italiano da Mario B. per Sakeritalia.
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