Vorrei iniziare un altro saggio sulla situazione economica nella Corea del Nord con il grafico pubblicato dall’agenzia di stampa Yonhap: Si tratta di informazioni ufficiali che mostrano la crescita della popolazione in Corea del Nord e del Sud. Esso mostra chiaramente che alla fine degli anni ‘90 la popolazione della Corea del Nord non era in crisi demografica, cosa che si sarebbe verificata se nel paese fossero davvero morte di fame 2 milioni di persone.
È da questo punto di vista che si dovrebbe prendere in considerazione una serie di fatti e cifre che vengono attualmente diffuse dalla propaganda anti-Corea del Nord, che continua a dare al mondo esterno l’impressione che la Corea del Nord sia un paese con un’economia al collasso, minacciato dalla fame e dalle future proteste sociali.

Uno dei grafici in questione diffusi dall’agenzia Yonhap: in blu la popolazione della Corea del Sud, in rosso la popolazione della Corea del Nord.
Ad esempio, il 13 giugno, facendo riferimento all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), la stazione radio Voice of America ha annunciato che la Corea del Nord ha subìto una carenza di cibo pari a 665 mila tonnellate nel 2016: con le importazioni e gli aiuti esterni, la Corea del Nord dovrebbe ottenere 694 mila tonnellate di cibo, ma Pyongyang sarà in grado di produrne solo 29 mila tonnellate. Secondo il Ministero dell’Unificazione della Corea del Sud, questo è dovuto al fatto che nel corso dell’anno fiscale 2016 la quantità di cibo consumato in Corea del Nord è stata pari a 5 milioni e 495 mila tonnellate, ma la capacità di produzione è stata di soli 4 milioni e 801 mila tonnellate.
Tuttavia, il 22 settembre, facendo ancora una volta riferimento alla FAO, la stazione radio Free Asia ha integrato la notizia sopracitata affermando che nel 2016 la raccolta del riso in Corea del Nord è arrivata a 2,4 milioni di tonnellate, ovvero 500 mila tonnellate in più rispetto allo scorso anno, fatto dovuto in gran parte al contributo delle condizioni climatiche favorevoli. Nemmeno le alluvioni nell’Hamgyŏng Settentrionale, che hanno devastato 27 mila ettari di terra coltivata, potrebbero influenzare la situazione, perché le risaie locali rappresentano solo il 2% della superficie totale del paese. In più, non è stato preso in considerazione il fatto che non è ancora stata raccolta l’intera messe. Per fare un confronto, nel 2015, la Corea del Nord ha prodotto 4,78 milioni di tonnellate di grano, ovvero il 10,7% in meno rispetto al 2014, e questo a causa della siccità.
Inoltre, secondo le informazioni diffuse il 29 settembre dai media della Corea del Sud che facevano riferimento ai dati ottenuti dall’Istituto di Ricerca Hyundai, il PIL pro capite della Corea del Nord ha superato i 1.000 Dollari americani per la prima volta dalla fine degli anni ’80, nonostante le sanzioni. Più in particolare, il PIL calcolato in base al reddito della popolazione è stato di 1.013 Dollari nel 2015, rispetto ai 930 Dollari nel 2014. Si consideri che nel 1987 il PIL pro capite della Corea del Nord era pari a 986 Dollari, ma a metà degli anni 2000 è sceso a circa 650 Dollari.
In questo contesto, prestiamo di nuovo attenzione alle notizie circa le razioni ridotte: pare che al mondo sia stato detto più volte che il razionamento non è attualmente una fonte importante di cibo per i cittadini e lo Stato non vi rinuncia perché viene visto come un segno della burocrazia nella coscienza di massa, ma la propaganda tace riguardo al fatto che oggi il cittadino medio della Corea del Nord probabilmente acquista cibo nei negozi. Perché altrimenti i dati che evidenziano l’imminente, grave crisi nel paese non sarebbero così convincenti, dal momento che la razione di cibo giornaliera di 300 grammi è solo il 50% dello standard minimo raccomandato dalle Nazioni Unite.
Al fine di far seguire i fatti alle accuse, i nemici di Pyongyang hanno anche pubblicato i risultati di un sondaggio condotto dal Centro di Studi Strategici e Internazionali (CSIS), evidenziando che i cittadini della Corea del Nord sono insoddisfatti del sistema di razionamento del cibo e di fornitura di benefici, nonché delle restrizioni alla loro attività economica. Gli intervistati hanno rivelato che essi non ottengono dal razionamento abbastanza cibo per vivere una vita normale, sono insoddisfatti della dura regolamentazione dei mercati, della corruzione tra i funzionari, della mobilitazione forzata al lavoro, dei salari bassi e, soprattutto, della svalutazione della moneta nazionale nel novembre 2009.
Fatti meravigliosi! Solo che il numero dei partecipanti è stato uno sbalorditivo 36 (!!!) cittadini della Corea del Nord che risiedono in diverse parti del paese. Anche se si immagina che in realtà gli autori dello studio non hanno intervistato nessuno, è abbastanza difficile definire questo un campione rappresentativo.
A quanto pare, la carestia sta bussando alla porta, e la gente riesce a malapena a sopravvivere. Ma la gente cosa dovrebbe farci con le informazioni fornite dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, secondo le quali nel 2015 la popolazione della Corea del Nord era di 25 milioni e 155 mila persone? Tenuto conto del fatto che nel 2010 era pari a 24,5 milioni di persone, c’è stata una crescita del 2,7% nell’arco di cinque anni, che gli esperti della Corea del Sud considerano lenta a causa del basso tasso di natalità e del rapido invecchiamento della società – le persone sopra i 65 anni costituiscono il 9,9% della popolazione.
Secondo Free Asia, una stazione radio americana che si appoggia alla CIA, quest’anno la Corea del Nord si è classificata 51a su 238 paesi in termini di popolazione, 157a, in termini di crescita della popolazione e 134a in termini di tasso di natalità – 14,5 bambini ogni 1.000 persone.
Queste statistiche scomode che riflettono la crescita della popolazione vengono contrastate dalle storie di morti infantili – 33,4 bambini ogni 1.000 persone, 9,3 volte di più che nella Corea del Sud. Il 21,9% delle morti infantili sarebbe il risultato di nascite premature, il 14,9% sarebbe causato da infezione delle vie respiratorie, e il 12,8% – da difetti congeniti. Secondo un rapporto redatto dal membro del Centro Politico coreano dell’OCSE, Cho Kyung-Sook, questo è dovuto alle infrastrutture mediche sottosviluppate e obsolete, alla mancanza di medicinali e attrezzature, alla debolezza delle donne in gravidanza, e alla scarsa cura per i bambini dopo la nascita.
È probabile che questi dati siano veri, così come le informazioni fornite dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) secondo le quali il numero di bambini sotto i cinque anni ricoverato in ospedale a causa di dissenteria ed esaustione è quadruplicato nei distretti colpiti dalle inondazioni della provincia dell’Hamgyŏng Settentrionale. Ciò è dovuto al fatto che nelle zone colpite le fogne e le strutture igienico-sanitarie sono state danneggiate. Le Nazioni Unite, tuttavia, hanno fornito assistenza umanitaria ai bambini sotto i cinque anni, alle donne incinte e alle madri in allattamento, e l’aiuto alimentare è stato dato ad altre 143 mila vittime.
Tuttavia, quanto sono alti i tassi di mortalità dovuti a disastri naturali? La famigerata Free Asia, riferendosi ai dati forniti dall’Università Cattolica di Lovanio, ha annunciato il 22 novembre che dal 2007 sono state registrate in Corea del Nord 10 grandi catastrofi (principalmente inondazioni) che hanno ucciso 1.533 persone. Per usare un eufemismo, millecinquecento morti in oltre 10 anni è una statistica veramente triste, ma non è certo “un enorme numero di vittime che indica la vulnerabilità dei settentrionali alle calamità naturali che li costringe a lasciare il proprio paese”.
Inoltre, quando si determina il numero delle vittime delle inondazioni, dovremmo farci sempre la domanda – quanti sono morti a causa di una mancata fornitura di assistenza. Quando facciamo questa domanda, dobbiamo ricordarci del sondaggio fatto in Corea del Sud nel bel mezzo dell’inondazione su se si dovesse o meno fornire assistenza umanitaria al Nord, se richiesta: il 55% ha risposto di no e il 40% ha risposto sì.
Per concludere questo articolo, vorrei dire alcune parole sui profughi: da gennaio a novembre di quest’anno, 1.268 rifugiati nordcoreani sono entrati in Corea del Sud, ovvero il 16,7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e secondo il Ministero dell’Unificazione il numero totale di settentrionali che risiedono nella Corea del Sud alla fine del mese di novembre era pari a 30.062 persone. Per di più, la cifra di 10 mila persone è stata raggiunta nel febbraio 2006, e quella delle 20 mila persone nel mese di novembre 2010. Il 58% dei rifugiati sono giovani di età compresa tra i 20 ai 40 anni. Inoltre, c’è stato un aumento del numero di donne, che rappresentano il 71% dei rifugiati. È interessante notare che oltre il 50% degli adolescenti rifugiati sono nati in paesi terzi, tra cui la Cina.
Pertanto, il governo sta valutando un piano di azione per ampliare la partecipazione dei rifugiati nordcoreani nella vita pubblica e facilitare la loro integrazione nella società della Corea del Sud. Già in occasione della Consiglio dei Ministri tenutasi l’11 ottobre 2016, Park Geun-hye ha incaricato il governo di migliorare il sistema finalizzato a far adattare i profughi alla vita nel Sud, dopo aver sottolineato che sono forieri di riconciliazione, e ha ordinato di preparare misure per aiutare i settentrionali che si sono trasferiti a sud. I media conservatori hanno attirato l’attenzione su questa affermazione, dopo aver constatato che Park sta aumentando la frattura tra la leadership politica di Pyongyang e i comuni settentrionali, sostenendo la scelta di questi ultimi di andarsene.
Sì, ovviamente l’economia della Corea del Nord non è così rosea come viene descritto nei notiziari di Pyongyang, ma le descrizioni strazianti di fame e privazione non sono meno lontane dalla verità.
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Articolo di Konstantin Asmolov pubblicato su New Eastern Outlook il 24 dicembre 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
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