I piani della Cina per costruire ferrovie ad alta velocità che collegano Kunming, nella provincia dello Yunnan, con il resto del sud-est asiatico sono già in corso. Nella Laos, nazione senza sbocco sul mare, tunnel e ponti sono già in costruzione.

In generale, gli Stati Uniti hanno condannato l’ampio programma di infrastrutture cinese della Nuova Via della Seta, con gli ambienti politici statunitensi ed europei che accusano Pechino di quella che chiamano “diplomazia della trappola del debito”.

Il Quartz, in un articolo intitolato “Otto paesi che rischiano di cadere nella “trappola del debito” della Cina[in inglese], avrebbe affermato:

Pechino “incoraggia la dipendenza ricorrendo a contratti opachi, pratiche di prestito predatorie e accordi corrotti che indeboliscono le nazioni e la loro sovranità, negando loro una crescita a lungo termine e autosufficiente”, ha affermato il Segretario di Stato americano Rex Tillerson il 6 marzo. Gli investimenti cinesi hanno il potenziale per affrontare il gap infrastrutturale dell’Africa, ma il suo approccio ha portato all’aumento del debito e pochi, se non nessun, nuovo posto di lavoro nella maggior parte dei paesi”, ha aggiunto.

Il rapporto continua, affermando:

Alcuni la chiamano “diplomazia della trappola del debito”: offrire allettanti prestiti infrastrutturali a basso costo, per poi far scoprire che se le economie più piccole non riescono a generare abbastanza liquidità per pagare gli interessi, c’è in serbo il default.

Anche se le nazioni dovrebbero proteggersi dai pericoli dell’essere indebitate con interessi stranieri, gli Stati Uniti e presumibilmente istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale non sono affatto avulsi dal brandire il debito come arma geopolitica.

Tuttavia, mentre alcuni dei progetti cinesi possono essere discutibili, altri offrono vantaggi tangibili non solo per la Cina, ma anche per le regioni che collegheranno.

La fuga del Laos dalle ombre coloniali

La vera preoccupazione a Washington, Londra e Bruxelles riguarda i progetti di infrastrutture che hanno successo e che portano profitti e benefici sia a Pechino che alle nazioni partner, consentendo loro di uscire collettivamente da secoli di sottomissione al primato occidentale.

Prima che gli investimenti cinesi prendessero piede in Laos, la capitale Vientiane era piccola persino rispetto alle vicine capitali provinciali tailandesi. Si potevano vedere le auto sportive delle organizzazioni non governative statunitensi ed europee passare lungo le strade della piccola città, alcune delle quali non asfaltate. Manifesti con il logo delle Nazioni Unite incoraggiavano i residenti locali a spegnere le luci, rendendo una capitale già paurosamente oscura ancora più buia di notte.

Gli attivisti finanziati dalle capitali occidentali hanno tentato di ostacolare i progetti precedenti, incluse le dighe che avrebbero fornito energia, esteso l’industrializzazione, creato posti di lavoro e potenziato l’economia.

Nell’ultimo decennio, gli investimenti cinesi hanno visto la costruzione di autostrade in Laos che collegano la sua capitale isolata con i suoi vicini. Vientiane ha visto non solo un aumento degli investimenti cinesi, ma anche di quelli vietnamiti e tailandesi.

Il completamento di una rete ferroviaria ad alta velocità che collega Kunming, in Cina, a Singapore, e che passa per Vientiane e il Laos, porterà ancora più persone, merci e investimenti nella nazione.

Gli USA offrono solo le lamentele come alternativa

Il media del Dipartimento di Stato Americano Radio Free Asia (RFA), in uno speciale intitolato “L’alta velocità cinese l’influenza: costruendo una ferrovia in Laos[in inglese], tenta di far leva sugli strumenti preferiti del soft power americano, ovvero i “diritti umani” e le “questioni ambientali”, assieme agli avvertimenti sul debito, per gettare dubbi sul progetto.

L’articolo afferma:

La ferrovia – che alla fine correrà da Kunming, nella Cina sud-occidentale, attraverso il Laos, la Thailandia e la Malesia fino a Singapore – è una componente chiave del piano infrastrutturale globale della Cina, l’ambiziosa Nuova Via della Seta.

La Cina è ora il principale investitore in Laos, e le aziende cinesi stanno riversando miliardi di dollari in zone economiche speciali, dighe, miniere e piantagioni di gomma. Pechino spera che gli aiuti e gli investimenti attireranno la nazione del Sud-est asiatico senza sbocco sul mare, un’ex colonia francese con stretti legami con il suo stato mentore comunista, il Vietnam, nell’orbita di Pechino.

L’articolo afferma inoltre:

“[Il Laos è stato] lasciato senza una vera alternativa, se non quella di accettare investimenti cinesi su larga scala in infrastrutture, anche se ciò significava accettare l’influenza economica e politica che ne deriva”, ha scritto il ricercatore Michael Hart nel numero del 20 del dicembre 2017 di World Politics Review. “Il rischio di dire no a Pechino era troppo grande, poiché una crescita sostenuta e uno sviluppo più veloce sono vitali per garantire la legittimità del partito al governo”.

La supposta alternativa alle infrastrutture costruite dalla Cina e ai progressi concreti e tangibili, naturalmente, è che il Laos continui ad ospitare ONG statunitensi ed europee che tentano di creare istituzioni parallele per governare la nazione prima di rimpiazzare l’ordine politico dominante a Vientiane con uno stato fantoccio sostenuto da USA e UE.

Col Laos che inizia a uscire irreversibilmente dall’ombra del passato coloniale dell’Occidente, gli Stati Uniti e l’Europa non sono in grado di offrire progetti significativi che forniscano effettivamente al Laos una via alternativa verso il vero progresso economico.

L’articolo di RFA tenta di esaminare i risarcimenti del governo per i residenti sfollati dal progetto e di indicare le presunte questioni ambientali legate alla ferrovia, due vettori che gli Stati Uniti hanno spesso usato per impedire lo sviluppo nelle nazioni di tutto il mondo, così da impedire il progresso economico e la concorrenza alla preminenza degli Stati Uniti.

I media statunitensi stanno anche tentando di fomentare i timori di una Cina che nel prossimo futuro oltrepasserà i suoi confini e calpesterà i suoi vicini.

Anche se la Cina otterrà indubbiamente un’influenza significativa in Laos e trarrà benefici dai suoi progetti infrastrutturali in tutta la regione, li otterranno anche altre nazioni in tutto il Sud-Est asiatico.

La sorta di primato raggiunto dall’Europa e dagli Stati Uniti in tutta l’Asia prima delle guerre mondiali sarà difficile, se non impossibile, da replicare per la Cina. Mentre la Cina possiede una potente economia e sta costruendo un esercito formidabile, la disparità nel potere economico e nella potenza militare nella regione di oggi non è paragonabile a quella che esisteva tra le potenze coloniali occidentali e i loro sudditi in passato.

Il divario tecnologico che in precedenza aveva concesso all’Occidente industrializzato il suo vantaggio sul resto del mondo sottosviluppato è stato colmato. La stessa tecnologia che la Cina utilizza ora per guidare la sua produzione e le industrie ad alta tecnologia è stata sfruttata anche da altri paesi in via di sviluppo in tutta l’Asia che offrono concorrenza e un equilibrio di potere regionale.

Ciò espone le vere paure che Washington sta attualmente affrontando, non una Cina che si trasforma in un’egemonia e in una minaccia regionale o globale, ma un’Asia multipolare che non è più suddita dell’egemonia o delle minacce degli Stati Uniti.

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Articolo di Joseph Thomas pubblicato su Land Destroyer il 24 aprile 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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