La Corea del Nord viene raffigurata dai media statunitensi ed europei come una nazione arretrata gestita da un dispotico e delirante leader circondato da consiglieri che soffrono di un’irrazionale paranoia violenta. La nazione viene raffigurata anche come una grave minaccia per la sicurezza dell’Asia Pacifica, nonostante la Corea del Nord non scateni guerre nella regione dall’armistizio che nel 1953 ha effettivamente posto fine alla Guerra di Corea.
Una dispotica leadership delirante, però, molto probabilmente non possiederebbe armi nucleari, missili balistici e un grande esercito convenzionale senza utilizzarli nonostante decenni di provocazioni lungo i confini del suo paese, architettate dagli Stati Uniti e dai suoi alleati all’interno del governo della Corea del Sud. Allo stesso modo, una nazione governata da persone del tutto irrazionali non sarebbe capace di mantenere, o perfino espandere, i legami con gli stati vicini come la Cina.
Ma in realtà, la Corea del Nord ha fatto tutto questo.
Gran parte delle accuse in Europa e Stati Uniti si basano sul continuo sviluppo dei programmi difensivi della Corea del Nord, tra i quali i progressi in termini di testate nucleari e missili balistici. Gli Stati Uniti e l’Europa omettono strategicamente nella loro retorica le provocazioni di cui è colpevole l’Occidente, che hanno stimolato la crescente militarizzazione della Corea del Nord.
E se, allora, la paranoia ritenuta irrazionale della Corea del Nord fosse fondata?
Quando la salute dell’ex leader nordcoreano Kim Jong-il si deteriorò, gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali iniziarono a pianificare apertamente un rovesciamento dello stato nordcoreano. Il think tank statunitense Council on Foreign Relations (CFR), avrebbe pubblicato nel 2009 un rapporto di 60 pagine intitolato “Prepararsi ad un Improvviso Cambiamento in Corea del Nord” [in Inglese], in cui sono stati tracciati degli scenari per l’invasione su vasta scala, l’occupazione e la sottomissione della Corea del Nord.
Il rapporto comprendeva raccomandazioni per la costituzione di una forza di invasione e occupazione, definita “forza di stabilizzazione”, composta da fino a 460.000 truppe americane e alleate.
Considerando che, prima del 2009, gli Stati Uniti avevano già invaso, occupato e distrutto con successo l’Iraq e l’Afghanistan, non sarebbe stato affatto “irrazionale” per la paranoia della Corea del Nord raggiungere nuove altezze.
Ciò che mancava ad Iraq e Afghanistan per affrontare l’invasione degli Stati Uniti erano dei sostanziosi programmi di difesa, che avrebbero potuto scoraggiare l’aggressione statunitense. Il possesso di testate nucleari e missili balistici sempre più sofisticati da parte della Corea del Nord significa che il prezzo di ogni tentativo di attuazione dei piani inclusi nel rapporto del CFR del 2009 aumenta di anno in anno.
Per la Corea del Nord e i suoi legami con Pechino, è solo una questione di tempo prima che venga raggiunta la soglia in cui l’invasione e l’occupazione diventino del tutto impossibili. Una volta raggiunta questa soglia, è probabile che la geopolitica pan-asiatica elimini quasi del tutto, se non completamente, gli Stati Uniti dall’Asia Pacifica.
In questo contesto, il recente lancio da parte della Corea del Nord del missile balistico a raggio intermedio Pukguksong-2 non è così “irrazionale” o “provocatorio” come lo ritraggono i media Euro-Americani. Si tratta di un tentativo di scoraggiare i conflitti, non di provocarli.
A detta di tutti, compresi gli stessi Stati Uniti (anche all’interno della relazione del CFR del 2009), la Corea del Nord non possiede i mezzi per distruggere le forze della Corea del Sud o minacciare i suoi vicini dell’Asia Pacifica in modo significativo. Fare questo sarebbe molto destabilizzante per i suoi più stretti alleati a Pechino, e dannoso per l’autoconservazione della Corea del Nord.
Il lancio di missili e la sperimentazione di armi nucleari non sono le azioni di un leader squilibrato in cerca di un conflitto globale, ma una strategia molto razionale di deterrenza progettata per far esaurire il tempo mentre il sole tramonta sull’egemonia americana sull’Asia Pacifica.
*****
Articolo di Ulson Gunnar pubblicato su Land Destroyer il 15 febbraio 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
Vi leggo con simpatia, spesso condividendo le vostre analisi, in modo particolare quelle sull’egemonia anglo-americana. Su questo articolo, tuttavia, permettetemi di essere in disaccordo.
Non so chi sia questo Ulson Gunnar, però non deve essere una cima: va bene la critica alla politica americana di destabilizzazione del mondo, ma bisogna anche immaginare che, fra i destabilizzati o minacciati, vi possano essere anche stati e governi altrettanto criminali. Se una banda di delinquenti ne minaccia un’altra, riuscendo a limitarne l’azione, non per questo i “perseguitati” acquistano rispettabilità: rimangono delinquenti e basta. Se il “governo profondo” degli Stati Uniti minaccia e provoca quello nord-coreano, e questo risponde mostrando i muscoletti, sarebbe bene vedere in tutto questo uno scontro tra bande anziché un caso di sopraffazione del mondo capitalista nei confronti di una nazione povera.
Wikispooks definisce Ulson Gunnar analista di geopolitica, nonché scrittore, “New York-based”. Io gli consiglio di “basarsi” per un po’ di tempo a Pyongyang, vivendo come un normale cittadino nord-coreano. Poi, magari, se rimane vivo, ci faccia sapere.
Cordialmente
Luciano Benassi
Vorrei che indicasse anche solo UN passaggio in cui Gunnar esalta o idealizza il regime nord-coreano. Uno solo.
Sì, perché altrimenti siamo a livello di fake news! Trump parla di Svezia e immigrazione, e i media trasformano in “attentati in Svezia”…
Gunnar scrive che il regime ha i suoi validi motivi per armarsi se non vuole essere annichilito dagli USA, e c’è chi legge “andate tutti a vivere in Corea del Nord, il Paradiso in Terra”…
In un panorama mediatico che demonizza i nord-coreani come pazzi furiosi nucleari, Gunnar ha solo spiegato perché lo fanno. E mi sembra ci sia riuscito.
Non c’è un passaggio preciso, lo si capisce, e non è questo il punto. Al contrario, l’articolo nel suo insieme – e, io credo, nelle sue intenzioni – è una giustificazione del regime nord-coreano di cui, invece, il semplice buon senso dovrebbe auspicare il crollo, anzitutto per il bene dei disgraziati cittadini di quello stato, obbligati a vivere in un gulag a cielo aperto. E questo a prescindere che il regime sia più o meno “perseguitato” dagli USA.
Per essere chiari: quando si parla di Corea del Nord, non si possono ignorare le condizioni di quella nazione, chiusa al mondo da decenni, governata da una cricca comunistico-familiare, oscurata in un’atmosfera mistico-atea che grava su 25 milioni di uomini e donne affamati che applaudono, ridono e piangono a comando. Condizioni di fronte alle quali le periodiche schermaglie con gli USA non sono nulla, anzi, forse servono a entrambi i contendenti a distogliere l’attenzione mondiale dalle loro malefatte.
Sig.r Benassi
l’articolo del tal Gunnar è acqua fresca nell’arido deserto mediatico. Il Suo commento è il solito, mi scusi, stantio e indigesto e scontato, vagamente foriero e giustificatore, Lei malgrado, delle solite guerre di ingerenza umanitaria.
Questa mentalità è quella che ha permesso (senza dubbio da qualche secolo) “all’occidente” ” civile e democratico”
di autoinvestirsi come giudice e boia delle altre nazioni. Io me ne tiro fuori.
E poi, scusi, Lei vuole giudicare e auspicare il cambiamento della vita di 25 milioni di persone col semplice buon senso? con la base di Sue convinzioni religiose? Non è così (per fortuna) che deve funzionare fra stati sovrani ne questo è l’armamentario che adopra l’analista geopolitico.
Ammetto che a livello di commento internettiano Lei ha il diritto di dire la sua e quindi mi permetta di stare alle regole di questo gioco per cui ecco il mio commento:
Il semplice buon senso dovrebbe auspicare il crollo, anzitutto per il bene dei disgraziati cittadini di quello stato nord americano, obbligati a vivere in una nazione guerrafondaia a mondo aperto. E questo a prescindere che il regime sia più o meno “osannato” dai suoi stati vassalli.
Per essere chiari: quando si parla di Nord America, non si possono ignorare le condizioni di quella nazione, scatenante guerre al mondo da decenni, governata da una cricca di bankster militar industriale, oscurata in un’atmosfera mistico-religiosa (del dio mammona) che grava su centinaia di milioni di uomini e donne satolli (delle risorse che rubano agli altri) ma con malattie a questa sazietà legate, che applaudono, ridono e piangono a comando dell’industria del “entertainment hollywoodiano”. Condizioni di fronte alle quali le periodiche schermaglie con le potenti e inattaccabili nazioni non tributarie non sono nulla, anzi, forse servono a distogliere l’attenzione dei loro disgraziati cittadini delle malefatte della cricca al potere.
“…disgraziati cittadini di quello stato, obbligati a vivere in un gulag a cielo aperto”. “Che grava su 25 milioni di uomini e donne affamati che applaudono, ridono e piangono a comando…” Ma lei, c’è mai stato in Corea del Nord? Io sì. Non sono affamati, anzi. Mangiano tantissimo, fra l’altro…Non vivono in gulag a cielo aperto, ma in città ordinate e ben tenute, ed in campagne altrettanto ben tenute. Non ridono e piangono a comando, ma sicuramente hanno un amore per la propria patria che noi non ci sogniamo nemmeno. E spontaneo.
,,,___In politica (e qui siamo nella geopolitica) non si reggono gli Stati storicamente determinati,( gli USA in Occidente e la Corea in Asia ) , sulla base di una morale non condivisa.
Il Signor Benassi ama credere/pensare che la morale(ma non solo) in Occidente è superiore a quella Orientale ed in altri luoghi.
Gli USA ( e l’Occidente nel suo insieme)dunque avrebbero un proprio diritto( internazionale/mondiale ) , d’ imporre, ad altri Stati ciò che possono essi e/o non possono fare.