Il caos è scoppiato a Marawi, città nel sud delle Filippine assediata dai miliziani, che hanno issato le bandiere del cosiddetto Stato Islamico. Situata nell’isola meridionale di Mindanao, la città è di poco arretrata rispetto all’area principale di operazioni di Abu Sayaff, affiliato di Al Qaeda, nelle vicine isole di Jolo e Basilian.
La testata inglese Indipendent, nell’articolo “I militanti collegati all’ISIS prendono in ostaggio preti e fedeli nelle Filippine” [in Inglese], riportava:
Martedì il Presidente Rodrigo Duterte ha dichiarato la legge marziale nel sud a causa dell’assedio della città da parte dei miliziani, e ha disdetto il viaggio in Russia per gestire la crisi.
Mr Duterte ha promesso che metterà l’isola di Mindanao, dove è situata Marawi, e i suo 22 milioni di abitanti sotto regime militare fino a un anno se necessario.
L’articolo riportava inoltre:
Le truppe stanno combattendo per fermare decine di miliziani del gruppo Maute, che ha dichiarato fedeltà all’ISIS nel 2015, dopo esser sfuggiti ad un raid di sicurezza fallimentare contro il loro nascondiglio e aver occupato strade, ponti ed edifici.
Tra le vittime ci sono due soldati e un agente di polizia, e almeno 12 persone sono state ferite negli scontri, che hanno visto i combattenti del Maute aprire il fuoco verso una scuola, una chiesa e una prigione.
Questa crisi rappresenta un’espansione apparentemente inspiegabile dello Stato Islamico in Asia, sebbene gli Stati Uniti e il suoi alleati dichiarino che l’organizzazione è stata respinta in Medio Oriente, e il flusso delle entrate si stia riducendo a seguito della sconfitta.
Il terrorismo sponsorizzato da USA e Arabia Saudita cerca di minacciare l’Asia
Sia il gruppo Maute che Abu Sayaff sono estensioni della rete del terrorismo globale di Al Qaeda che beneficiano del sostegno statale di Arabia Saudita e Qatar, paesi che hanno foraggiato i reclutamenti attraverso una rete globale di finanziamento delle madrase [in italiano]. L’appoggio statale che Arabia Saudita e Qatar hanno dato per decenni al terrorismo globale è stato, a sua volta, attivamente sostenuto dal supporto materiale e politico fornito dagli Stati Uniti.
In base a questo accordo, Washington ha sia una forza mercenaria globale con cui intraprendere una guerra per procura quando la forza militare diretta e convenzionale non può essere utilizzata, sia un pretesto per un intervento militare diretto degli Stati Uniti quando la guerra per procura non riesce a raggiungere gli obiettivi di Washington.
Questa formula è stata utilizzata con successo in Afghanistan negli anni ’80 per respingere l’Unione Sovietica, nel 2011 per rovesciare il governo libanese, e ora è utilizzata in Siria, dove sono stati applicati sia la guerra per procura che l’intervento militare diretto da parte degli USA.
L’attività di Maute e Abu Sayaff si adatta perfettamente a questo modello globale.
Le Filippine sono uno degli stati del sud-est asiatico che si è progressivamente spostato da una posizione di alleanze tradizionali e di dipendenza dagli Stati Uniti, ad una posizione rivolta ai vicini regionali, tra cui la Cina e gli stati eurasiatici inclusa la Russia.
Il Presidente filippino Rodrigo Duterte che annulla l’incontro con la Russia, è un “microcosmo” significativo proprio di quei risultati che Maute e Abu Sayaff intendono raggiungere nelle Filippine. I tentativi degli Stati Uniti di giustificare la presenza delle proprie truppe nelle Filippine come parte di una più ampia strategia di accerchiamento della Cina con postazioni militari in tutta l’Asia, potrebbero trarre molto beneficio dallo Stato Islamico che “si diffonde improvvisamente” in tutta la nazione filippina.
Similmente, la violenza in Malesia e in Thailandia è direttamente collegata a questa più ampia alleanza USA-Arabia Saudita [in Inglese]: una violenza che esplode in ogni congiuntura cruciale quando gli Stati Uniti sono espulsi dalla regione. L’Indonesia ha subìto una violenza simile [in Inglese] per mano dello Stato Islamico, e anche la Birmania è minacciata dal terrorismo finanziato dai Sauditi [in Inglese] che cerca di sfruttare e ampliare la crisi umanitaria della popolazione Rohingya attualmente in atto.
E’ quel sostegno americano e saudita che guida questo terrorismo, non gli esigui flussi di entrate dello Stato Islamico in Siria e Iraq, e va ben oltre lo spiegare perché i terroristi siano capaci di attacchi così audaci nel sud-est asiatico, anche quando la Russia e le truppe siriane, sostenute dall’Iran, li annientano in Medio Oriente.
I legami USA-Arabia Saudita con Abu Sayaff e altri terroristi nelle Filippine
In un documento diplomatico americano del 2005 rivelato da Wikileaks si legge:
I funzionari filippini hanno evidenziato la loro costante preoccupazione per il finanziamento di origine saudita del terrorismo, che arriva nelle Filippine sotto la copertura di donazioni a moschee, orfanotrofi e madrase. Anche se tre cittadini sauditi, sospettati di essere corrieri, sono stati arrestati in diverse occasioni, l’Ambasciatore saudita Wali è intervenuto in ciascun caso per assicurare il loro rilascio.
Yousaf Butt, della National Defense University con sede a Washington, avrebbe rivelato in un articolo dell’Huffington Post, dal titolo “Come il wahabismo saudita sia la sorgente del terrorismo islamico” [in Inglese] , che:
Sarebbe problematico ma forse accettabile per la Casa Saudita promuovere l’intollerante ed estremista fede wahabita solo a livello nazionale. Sfortunatamente, i Sauditi hanno anche generosamente finanziato per decenni la sua diffusione all’estero. I numeri esatti non sono noti, ma si pensa che più di 100 miliardi di dollari siano stati spesi negli ultimi trent’anni per esportare il fanatismo wahabita a varie e piuttosto povere nazioni musulmane in tutto il mondo. Ma è piuttosto probabile che la somma sia il doppio. Per fare un confronto, i Sovietici hanno speso in 70 anni – dal 1921 al 1991 – 7 miliardi di dollari per diffondere nel mondo il comunismo.
Se si considerano congiuntamente la rivelazione del documento diplomatico e i rapporti degli analisti occidentali, si capisce che le madrase finanziate dai Sauditi nelle Filippine stanno alimentando il terrorismo direttamente in loco.
La risposta al perché è semplice.
Per gli stessi scopi per cui gli Stati Uniti hanno utilizzato il terrorismo finanziato dai Sauditi in Afghanistan negli anni 80’, in Libia e in Siria a partire dal 2011, ora gli Stati Uniti stanno usando il terrorismo finanziato dai Sauditi per forzare il governo delle Filippine nel traballante “Pivot to Asia” [“fulcro, perno verso l’Asia] di Washington, che aveva preso il via sotto il presidente americano Barack Obama, e ora continua sotto il Presidente Trump.
Contrastare il terrorismo sponsorizzato da USA-Arabia Saudita
Con il Presidente Trump che annuncia l’alleanza tra USA e Arabia Saudita contro il terrorismo, gli Stati Uniti sono riusciti a dirottare l’attenzione pubblica dal vero epicentro del terrorismo globale, e a proteggere gli intermediari principali che alimentano il terrorismo in tutto il mondo.
Le Filippine sarebbero imprudenti a rivolgersi a questa “alleanza” per avere aiuto nel combattere il terrorismo, che sia gli Stati Uniti sia l’Arabia Saudita stanno direttamente e intenzionalmente alimentando.
Invece, per il sud-est asiatico, gli sforzi congiunti contro il terrorismo insieme alla Cina e alla Russia assicurerebbero mezzi coordinati ed efficaci per fronteggiare questa minaccia su più livelli.
Rivelando il ruolo americano e saudita nel terrorismo regionale, ogni atto di terrorismo e di militanza sarebbe ricollegato direttamente e quindi rovinerebbe la reputazione di Stati Uniti e Arabia Saudita nei cuori e nelle menti della popolazione del sud-est asiatico.
Tutto ciò apre la strada ad un processo di rivelazione e smantellamento dei fronti finanziati da America e Arabia Saudita, incluse le madrase sponsorizzate dai Sauditi e le ONG finanziate dagli Stati Uniti, che alimentano entrambe la sovversione estremista e politica nella regione. E poiché sta accadendo questo, a ciascuna nazione potrebbe essere rispettivamente richiesto di investire in istituzioni locali autentiche per colmare lo spazio sociopolitico ed economico precedentemente occupato da questi fronti finanziati da stranieri.
Fino a quel momento, l’Asia si dovrà aspettare che gli Stati Uniti e i suoi partner sauditi continuino a far leva sul terrorismo contro la regione. Se lasciato senza controllo, l’Asia si dovrebbe analogamente aspettarsi la stessa instabilità che ha rallentato il progresso per decenni in Medio Oriente e Nord Africa.
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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato da Land Destroyer Report il 24 maggio 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
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