All’inizio di quest’anno, nonostante l’immensa pubblicità, il vertice USA-ASEAN tenutosi a Sunnylands, California, ha fatto cilecca più che fare il botto. Poca sostanza è emersa da un summit dichiaratamente “simbolico”, e gli USA si sono spinti addirittura a criticare gli ospiti quando questi se ne sono andati – facendo loro la morale sulla “democrazia” e i “diritti umani”.
Assieme a questo addio progettato per umiliare, i media finanziati dal Dipartimento di Stato americano, operanti in ogni stato membro dell’ASEAN, hanno sbeffeggiato e denigrato i leader dell’ASEAN caduti in disgrazia agli occhi di Washington.
Lontano dall’essere un altro passo in avanti per favorire relazioni migliori tra Washington e l’Asia come prescritto dal progetto “Pivot to Asia” americano, è stato invece un tentativo per sfruttare all’estremo le risorse della regione attraverso accordi di libero scambio compromettenti e coercitivi – in maniera più specifica, il Partenariato Trans-Pacifico – e far diventare un riluttante Sudest Asiatico un avversario per procura di Pechino – un’idea che nessun partecipante al summit, Washington esclusa, ha trovato accattivante.
In realtà, un summit può portare ad esiti equi per tutti coloro che ne sono coinvolti quando esiste un equilibrio di potere e di influenze tra tutte le parti presenti, rendendo così possibili concessioni, anche desiderabili e soprattutto benefiche per tutti.
Washington rappresenta interessi particolari con un’enorme, sbilanciata quantità di potere e influenza, sostenuta a sua volta da reti impiantate da interessi americani in ogni stato membro dell’ASEAN per minare e costringere ogni governo a capitolare di fronte alle richieste americane. Esistono interi fronti politici assoldati da Washington attraverso il Dipartimento di Stato, ed estese reti di false organizzazioni non governative (ONG) per fare pressione su, e alla fine far cedere, ogni stato, creando a tutti gli effetti una regione di regimi marionetta che rappresentano Washington, non il popolo sul quale effettivamente governano.
In tali condizioni, eventi come il Summit USA-ASEAN assomigliano ad un bullo che allinea le sue vittime in una scomoda esposizione al pubblico, progettata per far sembrare cooperazione quella che in realtà è coercizione.
Un summit Russia-ASEAN potrebbe fornire un’alternativa?
A fine mese la Russia ospiterà la propria versione di un summit congiunto con l’ASEAN [Tale summit si è svolto tra il 19 e il 20 Maggio 2016, NdT]. Oltre al summit Russia-ASEAN ci saranno vari incontri bilaterali tra i leader russi e i rispettivi stati dell’ASEAN, Thailandia inclusa.
La Russia, diversamente dagli USA, non possiede estese reti extraterritoriali di ONG dedite al rovesciamento e alla coercizione dei governi stranieri. Non ha un’attuale o passata presenza militare in Asia, diversamente dagli USA che occupano permanentemente il Giappone, costruiscono basi nelle Filippine e provocano regolarmente crisi alla sicurezza nel Mar Cinese Meridionale. La Russia spende solo una frazione di quello che gli USA spendono nel complesso militare, e coltiva una visione del mondo multipolare e non interventista, in diretto contrasto con l'”ordine intenzionale” dell’America che la piazza al di sopra di tutti.
In realtà, la Russia rappresenta per l’ASEAN un partner più equo col quale trattare, non solo per un reciproco beneficio economico e politico diretto, ma anche come mezzo per valutare relazioni più forti e opportunità economiche alternative contro l’intransigente egemonia imposta da Washington.
Legami più forti con la Russia potrebbero offrire all’ASEAN la capacità di svincolarsi di più dagli USA, se non addirittura offrire una via d’uscita da imposizioni assolutamente inique.
Di cosa potrebbe beneficiare l’ASEAN.
La Russia rappresenta in molti modi una nazione emergente dall’ombra degli interessi occidentali, dopo aver lottato per anni per rialzarsi dopo il collasso dell’Unione Sovietica e l’era di sfruttamento e malessere che seguì, quando gli interessi stranieri spogliarono gli ex territori Sovietici, sovvertirono la Russia al suo interno, e sommersero la nazione di rapaci criminali finanziari.
Oggi, la Russia è capace di difendersi dalla gamma completa di pressioni occidentali, siano esse sanzioni economiche, sfoggi di potenza militare, sovversioni sociopolitiche, o perfino la guerra globale delle informazioni. Questi sono tutti campi nei quali gli stati membri dell’ASEAN stanno combattendo strenuamente, e potrebbero beneficiarne in egual modo grazie alla collaborazione con la Russia.
Per la Russia e la sua visione di un futuro multipolare, far risollevare l’ASEAN contro l’egemonia unipolare come ha fatto lei, è essenziale per realizzare questo futuro multipolare.
La cooperazione sulla sicurezza, i media e l’economia, basata sul buon esito che la Russia ha già avuto nel contrastare l’egemonia occidentale, potrebbe essere quello che renderebbe il summit Russia-ASEAN un successo, laddove il summit USA-ASEAN è stato un fallimento.
Cosa potrebbe emergere dal summit Russia-ASEAN.
Oltre agli incontri bilaterali Russo-Thailandesi pianificati poco prima del summit che si terrà a fine mese, sono stati pianificati scambi economici proposti dalla Thailandia, così come l’acquisizione di armamenti russi. Se la Thailandia accettasse di acquistare carri armati T-90 o la Russia accettasse di importare prodotti agricoli thailandesi, l’intero summit avrà prodotto molta più sostanza del “simbolico” summit di Washington di inizio anno.
Sarebbe importante, sia per la Russia che per le nazioni come la Thailandia, dimostrare che si possono fare progressi reali quando le nazioni cooperano costruttivamente, com’è stato previsto di fare nel prossimo summit in Russia, invece di agire in modo costrittivo come hanno fatto gli USA a Sunnylands, California.
Probabilmente emergeranno dettagli riguardanti le “consultazioni” tra l’ASEAN, l’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) e l’Unione Economica Eurasiatica (UEE) dopo i meeting, e potrebbe aggiungersi altro ai sostanziali risultati derivanti dal summit.
Quello che è essenziale per la Russia e la sua visione multipolare del futuro, così come per la sovranità dei paese dell’ASEAN contro le recenti incursioni egemoniche di Washington nella regione, è sviluppare un piano comprensivo per rafforzare ogni stato non solo in relazione ai partner regionali e internazionali, ma anche per rafforzarli dall’interno.
Vitale per l’abilità della Russia nel resistere all’egemonia occidentale è la forza interna delle sue forze armate, del suo settore tecnologico, della sua economia e dei media. La comparsa di network di media alternativi nati in Russia con l’obiettivo di contrastare il dominio occidentale sul flusso di informazioni, potrebbe essere ulteriormente incrementata dalla creazione di risorse simili in tutto l’ASEAN. Questo aiuterebbe l’ASEAN a trovare altri mezzi per contrastare direttamente l’Occidente, e aiuterebbe a diluire ulteriormente a livello globale il dominio occidentale sull’informazione – cosa dalla quale trarrebbero un beneficio reciproco sia la Russia che l’ASEAN.
Promuovere una maggiore indipendenza militare ed economica dagli interessi occidentali in tutto l’ASEAN potrebbe attenuare il dominio occidentale sulla geopolitica.
Cosa potrebbe emergere da un summit Russia-ASEAN? Forse un altro pezzo del mondo multipolare del quale la Russia è diventata un campione assieme al resto dei BRICS.
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Articolo pubblicato da Tony Cartalucci su New Eastern Outlook il 15 Maggio 2016 e su Land Destroyer il 17 Maggio 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
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