Il 20 novembre, il direttore del Servizio di Sicurezza russo (FSB) Aleksandr Bortnikov ha dichiarato che, su richiesta della parte armena, il Servizio di Frontiera russo schiererà forze aggiuntive al confine tra Armenia e Azerbaigian.
Secondo lui, sono stati assegnati 188 soldati.
“In conformità con la decisione presa, al fine di garantire la sicurezza del confine della Repubblica di Armenia, le misure per mantenere la pace in Nagorno Karabakh e su richiesta della parte armena, il Dipartimento di Frontiera dell’FSB nella Repubblica di Armenia ha destinato una riserva aggiuntiva per un ammontare di 188 militari e la quantità necessaria di equipaggiamento”, ha detto Bortnikov durante un incontro con il presidente russo Vladimir Putin sulla questione del Nagorno Karabakh.
Secondo lui, le guardie di frontiera schiereranno forze aggiuntive negli insediamenti di Tekh e Syrgyt.
Putin ha chiesto se sono stati stabiliti contatti con la parte azera.
“Sì, siamo in pieno contatto, ci scambiamo informazioni 24 ore su 24”, ha detto Bortnikov.
Secondo lui, “non ci sono problemi seri”.
Putin ha detto che sono state create le condizioni per l’arrivo delle organizzazioni umanitarie in Karabakh.
Il presidente russo ha affermato che i rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite e del Servizio d’Azione contro le Mine delle Nazioni Unite potrebbero lavorare sul sito.
Secondo il Ministro della Difesa Sergej Shoigu, la Russia ha completato il dispiegamento del contingente di pace.
Il dispiegamento della forza di pace è completo, i posti di osservazione sono in fase di ultimazione.
Il 20 novembre 2020, le forze di pace russe hanno scortato un altro convoglio di autobus e veicoli con i rifugiati del Nagorno Karabakh dal territorio della Repubblica di Armenia.
23 autobus e 250 auto private hanno proceduto da Erevan alla piazza principale di Stepanakert, accompagnati dalle pattuglie del contingente di pace e dalla polizia militare della Federazione Russa.
Il personale militare russo ha garantito la sicurezza degli autobus che attraversavano la linea di contatto per riportare i civili alle loro case a Stepanakert.
Dal 14 novembre, più di 6.000 residenti che avevano precedentemente lasciato le loro case sono tornati a Stepanakert.
In Armenia, il Primo Ministro Nikol Pashinyan, che ancora rifiuta di assumersi qualsiasi responsabilità, ha presentato al suo staff il nuovo ministro per le Situazioni di Emergenza.
Nikol Pashinyan ha ringraziato l’ex ministro Felix Tsolakyan per il suo lavoro e ha augurato al nuovo ministro Andranik Piloyan il successo nelle sue attività future.
A Erevan sono in corso da 11 giorni proteste per chiedere le dimissioni del Primo Ministro.
Ieri, per la prima volta, azioni di protesta si sono svolte anche fuori dalla città di Erevan, interessando la città di Gyumri.
L’Armenia è ancora sotto la legge marziale.
La polizia arresta i manifestanti. Ad oggi ci sono stati 85 arresti.
L’opposizione di 17 partiti extraparlamentari e di due partiti parlamentari non ha ancora presentato un piano d’azione e un nuovo candidato, così come non è chiaro il piano che propongono per il trasferimento dei poteri al “Comitato di salvataggio”.
Pochi giorni fa il Presidente del Consiglio ha proposto una road map per superare la situazione.
In un’intervista al quotidiano Aravot, il presidente ha sottolineato ancora una volta l’importanza di nuove elezioni e ha suggerito diversi modi, compresa una leadership tecnocratica del paese. Ha ricordato che l’istituzione presidenziale è progettata per tali casi, a condizione che tutti siedano al tavolo delle trattative.
Si dice che Nikol Pashinyan cambierà l’80% del governo.
Da parte dell’Azerbaigian, dopo essere entrate ad Aghdam, le forze armate azere hanno svolto diverse attività.
Lo sminamento del terreno è stato effettuato nelle ore notturne per garantire il movimento sicuro delle nostre unità, sono stati completati i lavori di ingegneria e le strade lungo il percorso sono state preparate per l’uso.
Si stanno adottando misure adeguate per il dispiegamento del personale militare e dei mezzi blindati delle nostre unità nel territorio.
La bandiera nazionale dell’Azerbaigian è stata innalzata al centro della città di Aghdam, è stato suonato l’inno nazionale ed è stato consegnato un rapporto al Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian e Comandante in Capo Supremo delle Forze Armate, Ilham Aliyev.
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Pubblicato su Southfront il 21 novembre 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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