Alcuni documenti declassificati rivelano le garanzie ai leader sovietici contro l’espansione della NATO da parte di Baker, Bush, Genscher, Kohl, Gates, Mitterrand, Thatcher, Hurd, Major e Woerner.

La tavola rotando di Studi Slavi tratta “Chi ha promesso cosa e a chi in merito all’espansione NATO?”

Washington D.C., 12 dicembre, 2017 – La famosa dichiarazione “non un pollice verso est” da parte del Segretario di Stato americano James Baker in merito alla espansione della NATO durante l’incontro con il leader sovietico Mikhail Gorbaciov il 9 febbraio 1990, era una parte di una serie di assicurazioni sulla sicurezza dell’Unione Sovietica date dai leader occidentali a Gorbaciov e ad altri ufficiali sovietici durante il processo di unificazione della Germania nel 1990 e nel 1991. Le fonti sono i documenti declassificati americani, sovietici, tedeschi, inglesi e francesi, pubblicati oggi dall’Archivio della Sicurezza Nazionale dell’Università George Washington. (http://nsarchive.gwu.edu) [in inglese].

I documenti rivelano che i leader di molte nazioni stavano considerando e rifiutando l’adesione dell’Europa centrale e orientale alla NATO  dall’inizio del 1990 fino al 1991, che le discussioni della NATO nell’ambito dei negoziati sull’unificazione tedesca nel 1990 non erano per nulla limitate allo status del territorio della Germania dell’Est, e che le conseguenti proteste sovietiche e russe sul fatto di essere ingannati in merito all’espansione NATO sono state trovate negli appunti e nelle registrazioni delle conversazioni effettuate ai più alti livelli.

I documenti rafforzano la posizione critica dell’ex Direttore della CIA Robert Gate sul “perseverare con l’espansione della NATO verso est [negli anni ‘90], quando Gorbaciov e gli altri furono portati a credere che non sarebbe accaduto”. [1]
Il punto chiave della frase, confermato dai documenti, è “portati a credere”.

Durante il summit di Malta nel dicembre 1989, il Presidente George H.W. Bush ha assicurato a Gorbaciov che gli USA non avrebbero approfittato delle rivoluzioni in corso nell’Europa dell’est (“non ho saltato su e giù sul muro di Berlino”) per danneggiare gli interessi sovietici; ma a quel punto né Bush né Gorbaciov (e se per questo, neanche il Cancelliere della Germania Ovest Helmut Kohl) si aspettavano così presto il collasso della Germania dell’Est o una così veloce unificazione della Germania.[2]

Le prime garanzie concrete sulla NATO date dai leader occidentali datano il 31 gennaio 1990, quando cioè il Ministro degli Esteri della Germania occidentale Hans-Dietrich Genscher ha aperto le trattative con un importante discorso pubblico a Tutzing, in Bavieria, sulla unificazione della Germania. L’ambasciata americana a Bonn (vedi il Documento 1) ha informato Washington che Genscher aveva chiarito che “i cambiamenti in Europa orientale e il processo di unificazione tedesca non devono portare a un ‘danno degli interessi sovietici sulla sicurezza’. La NATO dovrebbe quindi escludere una ‘espansione verso territori dell’est’, cioè spostarsi verso i confini sovietici’”. La comunicazione da Bonn sottolineava inoltre la proposta di Genscher di escludere il territorio della Germania Est dalle strutture militari NATO anche in una Germania unificata membro della NATO. [3]

L’idea finale di uno status speciale per la Repubblica Democratica Tedesca è stata ratificata nel trattato “2+4” firmato dai ministri degli Esteri il 12 settembre 1990 (vedi il Documento 25). L’idea precedente relativa al concetto di “più vicino ai confini sovietici” non è scritta nei trattati ma in più di un memorandum delle conversazioni tra i Sovietici e i loro interlocutori di alto livello (tra cui Genscher, Kohl, Baker, Gates, Bush, Mitterrand, Thatcher, Major, Woerner), i quali nel biennio 1990 e 1991 hanno dato garanzie sulla protezione degli interessi sovietici di sicurezza, inserendo l’Unione Sovietica in nuove strutture di sicurezza europea. I due ambiti erano correlati ma non erano la stessa cosa. L’analisi successiva ha qualche volta considerato uniche le due questioni e ha sostenuto che non coinvolgeva tutta l’Europa. I documenti pubblicati di seguito mostrano chiaramente che era così.

La “formula Tutzing” è diventata immediatamente il centro di un turbinio di importanti discussioni diplomatiche nei dieci giorni successivi nel 1990, fino al cruciale incontro a Mosca del 10 febbraio 1990 tra Kohl e Gorbaciov, in cui il leader della Germania occidentale ottenne in linea di principio l’assenso sovietico alla unificazione della Germania nella NATO, fino a quando la NATO non si espandesse verso est. I Sovietici avrebbero avuto bisogno di molto più tempo per lavorare sull’opinione interna (e l’aiuto finanziario da parte della Germania occidentale) prima di firmare formalmente l’accordo nel settembre 1990.

Le conversazioni precedenti all’assicurazione di Kohl riguardavano una esplicita discussione sull’espansione della NATO nei paesi dell’Europa centrale e orientale, e sul modo di convincere i Sovietici ad accettare l’unificazione. Per esempio, il 6 febbraio 1990, quando Genscher incontrò il Ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd, le trascrizioni inglesi hanno rivelato che Genscher disse “I Russi devono avere una certa garanzia che se, per esempio, il governo polacco abbandona un giorno il patto di Varsavia, loro poi non aderiscono il giorno dopo alla NATO”. (vedi documento 2).

Avendo incontrato Genscher durante la sua discussione con i Sovietici, Baker ha ripetuto esattamente la formula Genscher durante il suo meeting con il Ministro del Esteri Eduard Shevardnadze il 9 febbraio 1990 (vedi documento 4), e, ancora più importante, durante il suo faccia-a-faccia con Gorbaciov.

Non una volta bensì tre volte, Baker ha proposto la formula “nemmeno un pollice verso est” con Gorbaciov durante l’incontro del 9 febbraio 1990. Ha concordato con la dichiarazione di Gorbaciov in risposta alle assicurazioni che “l’espansione della NATO è inaccettabile”. Baker ha assicurato che “né io né il Presidente intendiamo avere alcun vantaggio unilaterale dal processo in corso” e che gli americani avevano capito che “non solo per l’Unione Sovietica ma anche per gli altri paesi dell’Europa è importante avere garanzie che se gli Stati Uniti mantengono la loro presenza in Germania nell’ambito della NATO, neanche un pollice della presente giurisdizione militare si espanderà verso est”. (vedi documento 6)

Successivamente, Baker scrisse a Helmut Kohl che avrebbe incontrato il leader sovietico il giorno dopo, utilizzando gran parte dello stesso linguaggio. Baker ha riportato che “quindi io gli (Gorbaciov) ho posto la seguente domanda, e cioè se preferiva vedere una Germania unita fuori dalla NATO, indipendente e senza alcuna forza americana, o preferiva una Germania unita legata alla NATO, con l’assicurazione che la giurisdizione NATO non si sarebbe spostata di un pollice verso est dalla sua presente posizione. Lui ha risposto che la dirigenza sovietica stava dando consistenza a tale opzione […] Ha poi aggiunto che ‘certamente ogni estensione dell’area NATO sarebbe stata inaccettabile’”. Baker ha aggiunto tra parentesi, a favore di Kohl, che “di conseguenza, la NATO nella sua attuale presenza potrebbe essere accettabile”. (vedi documento 8).

Ben aggiornato dal Segretario di Stato americano, il cancelliere della Germania ovest aveva capito un punto chiave dei Sovietici e il 10 febbraio 1990 assicurò Gorbaciov che “noi crediamo che la NATO non debba espandere la sua sfera di attività”. (vedi documento 9) Dopo questo incontro, Kohl ha potuto a stento controllare la sua eccitazione sull’accordo di principio con Gorbaciov sulla unificazione della Germania e, come parte della formula Helsinki in base al quale gli stati scelgono i propri alleati, la Germania avrebbe potuto scegliere la NATO. Kolh racconta nelle sue memorie che passeggiò tutta la notte per Mosca, sapendo comunque che c’era un prezzo ancora da pagare.

Tutti i ministri degli Esteri occidentali erano a bordo con Genscher, Kohl e Baker. Successivamente si è unito il Ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd l’11 aprile 1990. A quel punto, i tedeschi dell’est avevano votato con una maggioranza schiacciante per il marco tedesco e una rapida unificazione, in occasione delle elezioni del 18 marzo in cui Kohl sorprese quasi tutti gli osservatori con una vittoria consistente. Le analisi di Kohl (espresse per la prima volta a Bush il 3 dicembre 1989) che il collasso della Germania dell’est avrebbe aperto tutte le possibilità, che doveva correre per arrivare in testa al treno, che lui aveva bisogno del supporto degli Stati Uniti, che l’unificazione sarebbe potuta accadere prima di quanto previsto, risultarono essere tutte corrette. L’unione monetaria sarebbe andata avanti già a luglio e le assicurazioni riguardo la sicurezza continuarono ad arrivare. Hurd rinforzò il messaggio Baker-Genscher-Kohl nel suo incontro con Gorbaciov a Mosca l’11 aprile 1990, dicendo che chiaramente la Gran Bretagna “riconosceva l’importanza di non fare nulla per pregiudicare gli interessi e la dignità sovietica”. (vedi documento 15).

La conversazione tra Baker e Shevardnadze il 4 marzo 1990, come Baker l’ha descritta nel suo rapporto al Presidente Bush, illustra in maniera molto eloquente ciò che i leader occidentali stavano dicendo proprio in quel momento a Gorbaciov: “io ho utilizzato il tuo discorso e il nostro riconoscimento della necessità di adattare la NATO, politicamente e militarmente, e di sviluppare l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per rassicurare Shevardnadze che il processo non avrebbe avuto vincitori o vinti. Invece, avrebbe prodotto una nuova struttura legittima europea, una che fosse inclusiva e non esclusiva”. (vedi documento 17).

Baker lo ridisse direttamente a Gorbaciov il 18 marzo 1990 a Mosca, dando a Gorbaciov i suoi “nove punti”, che comprendevano la trasformazione della NATO, il rafforzamento delle strutture europee, il mantenimento della Germania denuclearizzata e il considerare gli interessi sulla sicurezza dei Sovietici. Baker cominciò con le sue osservazioni “prima di dire qualche parola sulla questione tedesca, voglio mettere in evidenza che le nostre politiche non puntano a separare l’Europa orientale dall’Unione Sovietica. Era una politica che avevamo prima. Ma oggi noi siamo interessati a costruire un’Europa stabile e a farlo con voi”. (vedi documento 18).

Il leader francese Francois Mitterrand non era allineato con gli americani, anzi era piuttosto in contrasto, come si evince da ciò che disse a Gorbaciov a Mosca il 25 maggio 1990, e cioè che lui “era personalmente favorevole a smantellare gradualmente i blocchi militari”. Ma Mitterand ha continuato a dare garanzie dicendo che l’Occidente deve “creare condizioni di sicurezza per voi, cosi come la sicurezza europea nel suo insieme”. (vedi documento 19) Mitterand scrisse immediatamente a Bush iniziando la lettera con un “caro George” in merito alla sua conversazione con il leader sovietico dicendo “noi non rifiuteremo certamente di fornire dettagli sulle garanzie che lui ha il diritto di aspettarsi per la sicurezza del suo paese”. (vedi documento 20)

Al summit di Washington del 31 maggio 1990, Bush ha continuato ad assicurare a Gorbaciov che la Germania nella NATO non sarebbe mai stata rivolta verso l’Unione Sovietica: “credimi, non stiamo spingendo la Germania verso l’unificazione e non siamo noi che determiniamo l’andatura di questo processo. Certamente, non abbiamo alcuna intenzione, nemmeno nei nostri pensieri, di danneggiare l’Unione Sovietica in alcuna maniera. Ecco perché parliamo a favore di una unificazione tedesca nella NATO considerando il più ampio contesto della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, prendendo in considerazione i tradizionali legami economici tra le due Germanie. Tale modello, secondo il nostro punto di vista, corrisponde anche agli interessi sovietici”. (vedi documento 21).

Anche la “Lady di ferro” parlò a favore, dopo il summit di Washington, nel suo incontro con Gorbaciov a Londra l’8 giugno 1990. La Thatcher ha anticipato le mosse che gli Americani (con il suo sostegno) avrebbero fatto nella conferenza NATO dei primi di luglio per sostenere Gorbaciov con le descrizioni della trasformazione della NATO verso una alleanza più politica e meno minacciosa dal punto di vista militare. Disse a Gorbaciov: “Noi dobbiamo trovare i modi per dare fiducia all’Unione Sovietica sul fatto che la sua sicurezza sarà garantita… L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa potrebbe essere una garanzia per tutto questo, oltra a essere un forum che ha portato completamente l’Unione Sovietica nella discussione sul futuro dell’Europa”. (vedi documento 22)

La dichiarazione NATO di Londra del 5 luglio 1990 ebbe un effetto piuttosto positivo sulle discussioni a Mosca, secondo gran parte delle testimonianze, dando a Gorbaciov argomenti significativi per contrastare gli intransigenti del Congresso del Partito, che si stava svolgendo in quel momento. Alcune versioni di questa storia affermano che una copia fu anticipata agli assistenti di Shevardnadze, mentre alte riportano solo di un avviso che ha permesso a quegli assistenti di acquisire una copia delle agenzie di stampa e produrre una valutazione sovietica positiva prima che i militari o gli intransigenti potessero definirla propaganda.

Come Kohl disse a Gorbaciov a Mosca il 15 luglio 1990 mentre lavoravano all’accordo finale sull’unificazione della Germania: “Noi sappiamo il futuro che attende la NATO e io penso che ora lo sappiate anche voi”, riferendosi alla dichiarazione di NATO di Londra. (vedi documento 23)

Nella telefonata che fece a Gorbaciov il 17 luglio, Bush ha voluto rinforzare il successo dei colloqui Kohl-Gorbaciov e il messaggio della dichiarazione di Londra. Bush spiega che: “Quindi ciò che abbiamo provato a fare è stato prendere in considerazione le vostre preoccupazioni espresse a me e ad altri, e l’abbiamo fatto in questa maniera: con la nostra dichiarazione congiunta di non-aggressione; con il nostro invito a voi a entrare nella NATO; con il nostro accordo ad aprire la NATO a un rapporto diplomatico regolare con il vostro Governo e con quelli dei paesi dell’Europa orientale; con la nostra offerta sulla garanzia sulla dimensione futura delle forze armate della Germania unita, un argomento che so avete discusso con Helmut Kohl. Abbiamo anche cambiato fondamentalmente il nostro approccio militare sulle armi convenzionali e nucleari. Abbiamo indirizzato l’idea di un più grande e forte Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, grazie a nuove istituzioni in cui l’Unione Sovietica può condividere ed essere parte della nuova Europa”. (vedi documento 24)

I documenti rivelano che Gorbaciov ha dato il suo assenso all’unificazione della Germania nella NATO in seguito a questa serie di assicurazioni e sulla base della sua analisi personale che il futuro dell’Unione Sovietica dipendeva dalla sua integrazione in Europa, di cui la Germania sarebbe stata l’elemento decisivo. Lui e molti dei suoi alleati credevano che una versione della comune casa europea era ancora possibile e si sarebbe sviluppata in linea con la trasformazione della NATO per guidare un più inclusivo e integrato spazio europeo, e che l’accordo post Guerra Fredda avrebbe preso in considerazione gli interessi sovietici sulla sicurezza. L’alleanza con la Germania non avrebbe solo fatto superare la Guerra Fredda ma capovolgere anche l’eredità della Grande Guerra Patriottica [la Seconda Guerra Mondiale].

Ma all’interno del governo americano andava avanti una discussione diversa, un dibattito sulla relazione tra NATO e Europa dell’Est. Le opinioni differivano ma il suggerimento del Dipartimento della Difesa del 25 ottobre 1990 fu di lasciare “la posta socchiusa” per l’adesione nella NATO dell’Europa orientale. (vedi documento 27) L’opinione del Dipartimento di Stato era che l’espansione della NATO non era in agenda, in quanto non era negli interessi degli Stati Uniti di organizzare una “coalizione anti-sovietica” che si estendesse fino ai confini sovietici, non ultimo il fatto che avrebbe potuto virare gli orientamenti positivi in Unione Sovietica. (vedi documento 26) L’amministrazione Bush adottò l’ultimo orientamento. E questo fu ciò che i Sovietici sentirono.

A fine marzo 1991, secondo il diario dell’ambasciatore britannico a Mosca, il Primo Ministro inglese John Major assicurò personalmente Gorbaciov e disse “Non stiamo parlando di rafforzare la NATO”. Successivamente, quando il Ministro della Difesa sovietico, il Maresciallo Dmitri Yazov, interrogò Major sull’interesse dei leader dei paesi dell’Europa orientali a entrare nella NATO, il leader britannico rispose “non succederà nulla del genere”. (vedi documento 28)

Quando nel luglio del 1991 i membri del Soviet Supremo russo arrivarono a Bruxelles per vedere e incontrare il segretario generale della NATO, il generale Manfred Woerner, egli disse ai Russi che “Noi non permetteremo […] l’isolamento dell’Unione Sovietica rispetto alla comunità europea”. Secondo i memorandum russi delle conversazioni, “Woerner ha enfatizzato che il Consiglio NATO e lui erano contro l’espansione della NATO (13 su 16 membri NATO sostengono la sua posizione)”. (vedi documento 30)

E così Gorbaciov giunse alla fine dell’Unione Sovietica con l’assicurazione che l’Occidente non stava minacciando la sua sicurezza e non stava espandendo la NATO. Al contrario, la dissoluzione dell’Unione Sovietica è stata causata dai Russi (Boris Yeltsin e il suo principale consigliere Gennady Burbulis) in concerto con i precedenti capi del partito delle repubbliche sovietiche, specialmente l’Ucraina, nel dicembre 1991. La Guerra Fredda era finita da molto tempo. Gli americani avevano provato a tenere insieme l’Unione Sovietica (vedi il discorso di Bush “pollo alla Kiev” del luglio 1991). L’espansione della NATO ci sarebbe stata in futuro, quando sarebbero scoppiate di nuovo queste dispute, e molte assicurazioni sarebbero arrivate al leader russo Boris Yeltsin.

L’Archivio ha elencato questi documenti declassificati per una tavola rotonda che si è tenuta a Chicago il 10 novembre 2017 durante la conferenza annuale dell’Associazione per gli studi Slavi, est europei ed eurasiatici (ASEEES), dal titolo “Chi ha promesso cosa e a chi sull’espansione NATO?”.
Erano presenti:

* Mark Kramer del Davis Center di Harvard, editor del the Journal of Cold War Studies, nel 2009 scrisse un articolo per il Washington Quarterly argomentando che “la promessa di nessun-allargamento NATO” era un “mito”; [4]

* Joshua R. Itkowitz Shifrinson del Bush School alla Texas A&M, che nel 2016 scrisse un articolo sull’International Security argomento che gli Stati Uniti nel 1990 stavano facendo il doppio gioco, portando Gorbaciov a credere che la NATO sarebbe stata inglobata in una nuova struttura di sicurezza europea, mentre invece lavoravano per assicurarsi l’egemonia in Europa e il mantenimento della NATO; [5]

* James Goldgeier dell’American University, che scrisse l’autorevole libro sulla decisione di Clinton di espandere la NATO “Non se ma quando”, e ha descritto le assicurazioni fuorvianti degli USA al leader russo Boris Yeltsin nell’articolo del 2016 di WarOnTheRocks; [6]

* Svetlana Savranskaya e Tom Blanton del National Security Archive, il cui libro più recente “Gli ultimi summit delle superpotenze: Gorbaciov, Reagan e Bush: i colloqui che misero termine alla Guerra Fredda” (CEU Press, 2016) analizza e pubblica le trascrizioni declassificate e i relativi documenti di tutti gli incontri tra Gorbaciov e i presidenti americani, incluso una dozzine di garanzie sulla protezione degli interessi sulla sicurezza all’Unione Sovietica. [7]

[L’articolo di oggi è il primo di due sull’argomento. La seconda parte riguarderà I colloqui tra Yeltsin e i leader occidentalI in merito alla NATO.]

LEGGI I DOCUMENTI

Documento 1 [in inglese]

Comunicazione confidenziale dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso Bonn al Segretario di Stato sul discorso del Ministro degli Esteri tedesco: Genscher delinea la sua visione di una nuova architettura europea. 1990/02/01
Fonte: Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. FOIA Reading Room. Caso F-2015 10829

Uno dei miti sui colloqui di gennaio e febbraio 1990 sull’unificazione tedesca è che questi sono avvenuti così presto rispetto al processo, con il Patto di Varsavia ancora molto presente, che nessuno pensava alla possibilità che i paesi dell’Europa centrale, persino quindi i membri del Patto di Varsavia, sarebbero potuti in diventare membri della NATO. Al contrario, la formula di Tutzing formulata dal ministro degli Esteri della Germania occidentale nel suo discorso del 31 gennaio 1990, ampiamente riportata dai media in Europa, Washington e Mosca, ha esplicitamente parlato della possibilità di espansione della NATO e di adesione dei paesi dell’Europa centrale e orientale alla NATO, negando questa possibilità, come parte della corona di ulivo per Mosca. Questa trasmissione dell’Ambasciata americana a Bonn riporta a Washington i dettagli di entrambe le proposte di Hans-Dietrich Genscher, cioè che la NATO non si sarebbe allargata a est e che l’ex territorio della DDR in una Germania unificata sarebbe stato trattato diversamente dagli altri territori della NATO.

Documento 02 [in inglese]

Mr. Hurd a Sir C. Mallaby (Bonn). Telegramma N. 85:  appello del Segretario di Stato a Herr Genscher: l’unificazione tedesca. 1990/02/06
Fonte: documenti sulla politica britannica d’oltremare, serie III, volume VII: unificazione tedesca, 1989-1990. (Foreign and Commonwealth Office. Documenti su British Policy Overseas, a cura di Patrick Salmon, Keith Hamilton e Stephen Twigge, Oxford e New York, Routledge 2010). pp. 261-264

La visione successiva da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sui negoziati per l’unificazione tedesca, espressa in un documento diffuso del 1996, afferma erroneamente che l’intera negoziazione sul futuro della Germania ha limitato la discussione sul futuro della NATO alle sole questioni specifiche sul territorio della ex DDR. Forse i diplomatici americani si sono persi i primi colloqui tra inglesi e tedeschi su questo tema, anche se entrambi hanno condiviso le loro opinioni con il Segretario di Stato degli Stati Uniti. Come pubblicato nella storia del documentario ufficiale del 2010 del Regno Unito e del Commonwealth, in merito all’influenza del Regno Unito sull’unificazione tedesca, questo memorandum del ministro degli Esteri britannico Douglas Hurd con il ministro degli Esteri della Germania Ovest Genscher del 6 febbraio 1990, contiene alcune notevoli elementi specifici sulla questione della futura adesione alla NATO degli stati dell’Europa centrale. Il memorandum britannico cita espressamente la dichiarazione di Genscher  “che quando ha parlato di non voler estendere la NATO, questo si riferiva agli altri stati limitrofi alla Germania ovest. I russi devono avere la garanzia che se, per esempio, il governo polacco dovesse un giorno lasciare il Patto di Varsavia, non avrebbero aderito alla NATO il giorno dopo”. Genscher e Hurd stavano dicendo la stessa cosa al loro omologo sovietico Eduard Shevardnadze e a James Baker. [8]

Documento 03 [in inglese]

Memorandum da Paul H. Nitze a George H.W. Bush sull’incontro “Forum for Germany” a Berlino. 1990/02/06
Fonte: Biblioteca presidenziale di George H. W. Bush

Questa breve nota al Presidente Bush da parte di uno degli ideatori della Guerra Fredda, Paul Nitze (con sede presso la sua omonima Scuola di Studi Internazionali Johns Hopkins), coglie il dibattito sul futuro della NATO all’inizio del 1990. Nitze riferisce che i leader dell’Europa centrale e orientale che partecipavano alla conferenza “Forum for Germany” a Berlino, stavano sostenendo la dissoluzione dei blocchi delle superpotenze, della NATO e del Patto di Varsavia, fino a quando lui (e alcuni europei occidentali) invertirono questa visione sottolineando invece l’importanza della NATO come base per la stabilità e la presenza degli Stati Uniti in Europa.

Documento 04 [in inglese]

Memorandum del colloquio tra James Baker e Eduard Shevardnadze a Mosca. 1990/02/09
Fonte: Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, FOIA 199504567 (National Security Archive Flashpoints Collection, riquadro 38)

Anche se molto modificata rispetto ai resoconti sovietici di queste conversazioni, la versione ufficiale del Dipartimento di Stato delle garanzie da parte del Segretario Baker al ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze, poco prima dell’incontro formale del 9 febbraio 1990 con Gorbaciov, contiene una serie di frasi eloquenti. Baker propone la formula 2+4, in cui due sono le Germanie e quattro le potenze occupanti del dopoguerra; si oppone ad altri modi per negoziare l’unificazione e porta avanti l’ipotesi di agganciare la Germania alla NATO. Inoltre, Baker dice al ministro degli Esteri sovietico: “Una Germania neutrale senza dubbio acquisirebbe una propria capacità nucleare indipendente. Invece, una Germania che è saldamente ancorata a una NATO diversa, e cioè una NATO come organizzazione molto meno militare e molto più politica, non avrebbe bisogno di capacità indipendenti. Ovviamente, ci devono essere garanzie ferree che la giurisdizione o le forze della NATO non si spostino verso est. E questo dovrebbe essere fatto in un modo che soddisfi i vicini della Germania a est “.

Documento 05 [in inglese]

Memorandum della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e James Baker a Mosca. 1990/02/09
Fonte: Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, FOIA 199504567 (National Security Archive Flashpoints Collection, riquadro 38)

Anche con le (ingiustificate) correzioni degli ufficiali di classificazione statunitensi, questa trascrizione americana di quella che è forse la più famosa assicurazione statunitense ai sovietici sull’espansione della NATO, conferma la trascrizione sovietica della stessa conversazione. Ripetendo ciò che Bush aveva detto al vertice di Malta nel dicembre 1989, Baker dice a Gorbaciov: “Il presidente e io abbiamo chiarito che non cerchiamo alcun vantaggio unilaterale in questo processo” di inevitabile unificazione tedesca. Baker prosegue dicendo: “Comprendiamo la necessità di garanzie nei paesi dell’est. Se manteniamo una presenza in una Germania che fa parte della NATO, non ci sarà l’espansione di neanche un pollice verso est della giurisdizione della NATO per le forze della NATO”. Più avanti nella conversazione, Baker pone la stessa questione con una domanda “Preferite una Germania unita al di fuori della NATO che sia indipendente e senza forze statunitensi o una Germania unita con legami con la NATO e garanzie che non ci sarà un’estensione dell’attuale giurisdizione della NATO verso est? “I documenti declassificati in realtà hanno ridimensionato la risposta di Gorbaciov, e cioè che in effetti tale espansione sarebbe “inaccettabile”, ma la lettera di Baker a Kohl il giorno successivo, pubblicata nel 1998 dai tedeschi, riporta questa dichiarazione.

Documento 06 [in inglese]

Documento della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e James Baker a Mosca. (Estratti) 1990/02/09
Fonte: Archivio Fondazione Gorbachev, Fond 1, Op. 1.

Il documento della Gorbaciov Foundation sull’incontro del leader sovietico con James Baker il 9 febbraio 1990 è stato reso pubblico e disponibile per i ricercatori della Fondazione sin dal 1996, ma non è stato pubblicato in inglese fino al 2010, quando il volume di Masterpieces of History dagli autori attuali sono usciti in stampa dalla Central European University Press. Il documento si concentra sull’unificazione tedesca ma include anche la discussione spontanea di Gorbaciov sui problemi economici e politici nell’Unione Sovietica e il “consiglio gratuito” di Baker (“a volte si risveglia il ministro delle finanze che è in me”) su prezzi, inflazione e persino la politica di vendere gli appartamenti per raccogliere i rubli che i cittadini sovietici prudenti hanno nascosto sotto i loro materassi.
Passando all’unificazione tedesca, Baker assicura a Gorbaciov che “né il presidente né io intendiamo trarre vantaggi unilaterali dai processi in corso” e che gli americani capiscono che è importante dare garanzie a URSS ed Europa che “l’attuale giurisdizione militare della NATO non avanzerà di un pollice verso est”. Baker argomenta a favore dei colloqui 2+4 utilizzando la stessa certezza:” Crediamo che le consultazioni e le discussioni nel quadro del meccanismo ‘due + quattro’ dovrebbero garantire che l’unificazione della Germania non porterà l’organizzazione militare della NATO a est”. Gorbaciov risponde citando il presidente polacco Wojciech Jaruzelski:” che la presenza di truppe americane e sovietiche in Europa è un elemento di stabilità “.
Lo scambio chiave avviene quando Baker chiede se Gorbaciov preferirebbe “una Germania unita al di fuori della NATO, assolutamente indipendente e senza truppe americane, o una Germania unita che mantiene i suoi legami con la NATO ma con la garanzia che la giurisdizione o le truppe della NATO non si estenderanno a est del confine attuale”. Così, in questa conversazione, il Segretario di Stato americano assicura tre volte che se la Germania fosse autorizzata a riunirsi nella NATO, preservando la presenza degli Stati Uniti in Europa, la NATO non si espanderebbe a est. È interessante notare che non una sola volta usa il termine DDR o Germania orientale o si menzionano addirittura le truppe sovietiche nella Germania orientale. Per un abile negoziatore e un avvocato attento, è molto improbabile che Baker non usasse una terminologia specifica se in realtà si riferiva solo alla Germania orientale.
Il leader sovietico risponde che “ci penseremo. Intendiamo discutere tutte queste domande in modo approfondito a livello di leadership. Va da sé che un ampliamento della zona della NATO è inaccettabile”. Baker risponde: “Siamo d’accordo”.

Documento 07 [in inglese]
Memorandum del colloquio tra Robert Gates e Vladimir Kryuchkov a Mosca.
1990/02/09
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, NSC Scowcroft Files, Box 91128, Folder “Gorbachev (Dobrynin) Sensitive.”

Questa conversazione è particolarmente importante: successivamente i ricercatori hanno ipotizzato che il Segretario Baker possa aver parlato oltre il suo brief durante la sua conversazione “non un pollice verso est” con Gorbaciov. Robert Gates, ex alto analista dell’intelligence della CIA e specialista dell’URSS, qui dice alla sua controparte, il capo del KGB nel suo ufficio presso il quartier generale del KGB della Lubjanka, esattamente quello che Baker aveva detto a Gorbaciov quel giorno al Cremlino: non un pollice verso est. In quel periodo, Gates era il principale vice del consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, il generale Brent Scowcroft, quindi questo documento parla di un approccio coordinato da parte del governo degli Stati Uniti nei confronti di Gorbaciov. Kryuchkov, che Gorbachov aveva nominato per sostituire Viktor Chebrikov al KGB nell’ottobre 1988, si presenta qui sorprendentemente progressista su molte questioni di riforma interna. Parla apertamente delle carenze e dei problemi della perestrojka, della necessità di abolire il ruolo guida del PCUS, della sbagliata negligenza del governo centrale nei confronti delle questioni etniche, del sistema dei prezzi “atroce” e di altri temi interni.
Quando la discussione si sposta sulla politica estera, in particolare sulla questione tedesca, Gates chiede: “Che cosa pensava Kryuchkov della proposta Kohl/Genscher in base alla quale una Germania unita sarebbe stata associata alla NATO, ma in cui le truppe della NATO non si sarebbero spostate più a est di dove erano adesso? Ci sembra una proposta valida”. Kryuchkov non fornisce una risposta diretta ma parla di quanto sia delicata la questione dell’unificazione tedesca per la popolazione sovietica e suggerisce che i tedeschi avrebbero dovuto offrire alcune garanzie all’Unione Sovietica. Dice che, sebbene le idee di Kohl e Genscher siano interessanti, anche quei punti delle loro proposte con cui siamo d’accordo, dovrebbero avere garanzie. Abbiamo imparato dagli americani durante le trattative sul controllo degli armamenti l’importanza della verifica e dovremmo essere sicuri”.

Documento 08 [in inglese]

Lettera di James Baker a Helmut Kohl. 1990/02/10
Fonte: Deutsche Enheit Sonderedition und den Akten des Budeskanzleramtes 1989/90, eds. Hanns Jurgen Kusters e Daniel Hofmann (Monaco: R. Odenbourg Verlag, 1998), pp. 793-794

Questo documento chiave apparve per la prima volta nell’edizione accademica di Helmut Kohl dei documenti della Cancelleria sull’unificazione tedesca, pubblicati nel 1998. Kohl in quel momento era coinvolto in una campagna elettorale che avrebbe messo fine al suo sedici anni di cancellierato e voleva ricordare ai tedeschi il suo ruolo determinante nel trionfo dell’unificazione. [9] Il grande volume (oltre 1.000 pagine) includeva i testi tedeschi degli incontri di Kohl con Gorbaciov, Bush, Mitterrand, Thatcher e altri personaggi, tutti pubblicati senza apparente consultazione con quei governi e solo otto anni dopo gli eventi. Alcuni dei documenti di Kohl, come questo, sono in inglese e rappresentano gli originali americani o britannici invece delle note o delle traduzioni tedesche. Qui, Baker informa Kohl il giorno dopo il suo incontro del 9 febbraio con Gorbaciov. (Il Cancelliere ha in programma una sua sessione con Gorbaciov il 10 febbraio a Mosca). L’americano notifica al tedesco le “preoccupazioni” sovietiche sull’unificazione e riassume perché una trattativa “2+4” sarebbe la sede più appropriata per i colloqui sugli “aspetti esterni dell’unificazione” dato che gli “aspetti interni … erano strettamente una questione tedesca”. Baker in particolare osserva la risposta evasiva di Gorbaciov alla domanda su una Germania neutrale rispetto a una Germania NATO con impegni contro l’espansione verso est, e consiglia a Kohl che Gorbaciov” potrebbe essere disposto ad accettare un approccio ragionevole che gli dia una certa copertura …”. Kohl rafforza questo messaggio nel suo colloquio avuto più tardi con il leader sovietico.

Documento 9 [in inglese]

Memorandum del colloquio tra Mikhail Gorbaciov e Helmut Kohl. 1990/02/10
Fonte: Mikhail Gorbaciov i germanskii vopros, a cura di Alexander Galkin e Anatoly Chernyaev, (Mosca: Ves Mir, 2006)

Secondo il racconto di Kohl, questo incontro a Mosca fu il momento in cui per la prima volta ha sentito dire a Gorbaciov che vedeva l’unificazione tedesca come inevitabile, che il valore della futura amicizia tedesca in una “casa comune europea” superava le rigidità della Guerra Fredda ma che i sovietici avrebbero avuto bisogno di tempo (e di denaro) prima di poter riconoscere le nuove realtà. Preparato dalla lettera di Baker e dalla formula di Tutzing del suo ministro degli Esteri, Kohl all’inizio della conversazione assicura a Gorbaciov che: “Crediamo che la NATO non dovrebbe espandere la sfera della sua attività. Dobbiamo trovare una soluzione ragionevole. Comprendo correttamente gli interessi di sicurezza dell’Unione Sovietica e mi rendo conto che voi, Signor Segretario Generale, e la leadership sovietica dovrete spiegare chiaramente cosa sta succedendo al popolo sovietico”. Più tardi i due leader discutono animatamente sulla NATO e sul Patto di Varsavia, e Gorbaciov che commenta: “Dicono che cosa è la NATO senza la Germania ovest. Ma potremmo anche chiedere: cos’è l’Organizzazione Mondiale del Commercio senza la Germania dell’est?”. Quando Kohl non è d’accordo, Gorbaciov chiede semplicemente “soluzioni ragionevoli che non avvelenano l’atmosfera nelle nostre relazioni” e dice che questa parte della conversazione non deve essere resa pubblica.
In seguito, Andrei Grachev ha scritto che il leader sovietico aveva capito che la Germania era la porta dell’integrazione europea e che “il tentativo [di Gorbaciov] di contrattare sulla formula finale per l’associazione tedesca alla NATO era quindi molto più una questione di forma che di vero contenuto; Gorbaciov stava cercando di ottenere il tempo necessario per permettere all’opinione pubblica di adattarsi alla nuova realtà, al nuovo tipo di relazioni che stavano prendendo forma tra l’Unione Sovietica, la Germania e l’Occidente in generale. Allo stesso tempo sperava di ottenere almeno un parziale compenso politico dai suoi partner occidentali per quello che riteneva il suo principale contributo alla fine della Guerra Fredda. “[10]

Documento 10-1 [in inglese]

Note di Teimuraz Stepanov-Mamaladze sulla conferenza Open Skies, Ottawa, Canada.1990/02/12
Fonte: Hoover Institution Archive, Stepanov-Mamaladze Collection

Il Ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze era particolarmente scontento del rapido cambio di passo degli eventi per l’unificazione tedesca, soprattutto quando l’incontro già programmato il 10-12 febbraio 1990 a Ottawa (Canada) tra i ministri degli Esteri NATO e del Patto di Varsavia, in cui si doveva discutere del trattato “Open Skies, è invece diventato una trattativa di ampio respiro sulla Germania e sulla costituzione del processo 2+4 per elaborare i dettagli. L’aiutante di Shevardnadze, Teimuraz Stepanov-Mamaladze, ha scritto delle note sugli incontri di Ottawa in una serie di quaderni e ha anche tenuto un diario meno conciso, che deve essere letto insieme ai quaderni per un resoconto più completo.  Depositati attualmente presso l’Hoover Institution, questi estratti delle note di Stepanov-Mamaladze e del diario riportano la disapprovazione di Shevardnadze in merito alla velocità del processo ma soprattutto rafforzano l’importanza degli incontri del 9 e 10 febbraio a Mosca, dove vennero ascoltate le assicurazioni occidentali sulla sicurezza sovietica, e l’assenso in linea di principio di Gorbaciov sull’eventuale unificazione tedesca fu una parte dell’accordo. Le note dei primi giorni sulla conferenza sono molto brevi ma contengono una linea importante che conferma che Baker offrì a Mosca la stessa formula di garanzia di Ottawa: “E se la Germania unita rimane nella NATO, ci occuperemo della non espansione della sua giurisdizione a est”. Shevardnadze non è pronto per discutere le condizioni per l’unificazione tedesca e dice che deve consultarsi con Mosca prima che qualsiasi condizione venga approvata. Il 13 febbraio, secondo le note, Shevardnadze si lamenta sul fatto che “Sono in una situazione fastidiosa, stiamo discutendo di Open Skies ma i miei colleghi stanno parlando dell’unificazione della Germania come se fosse un dato di fatto”. Le note rivelano che Baker era molto insistente nel provare a convincere Shevardnadze a definire le condizioni sovietiche per l’unificazione tedesca nella NATO, mentre Shevardnadze era ancora a disagio con il termine “unificazione”, insistendo invece sul termine più generale di “unità”.

Documento 10-2 [in inglese]

Diario di Teimuraz Stepanov-Mamaladze, 12 febbraio 1990. 1990/02/12
Fonte: Hoover Institution Archive, Stepanov-Mamaladze Collection.

Questo diario del 12 febbraio contiene una breve descrizione della visita di Kohl e Genscher a Mosca il 10 febbraio, in merito a cui Stepanov-Mamaladze non aveva mai scritto (poiché non era presente). Condividendo la visione del suo Ministro, Shevardnadze, Stepanov riflette sulla natura affrettata e sulle considerazioni insufficienti date alle discussioni di Mosca: “Prima della nostra visita qui, Kohl e Genscher avevano fatto una rapida visita a Mosca. E altrettanto rapidamente, secondo il parere di E.A. [Shevardnadze], Gorbaciov aveva accettato il diritto dei tedeschi all’unità e all’autodeterminazione”. Questo diario è una prova, da una prospettiva critica, che gli Stati Uniti e la Germania occidentale hanno dato a Mosca concrete assicurazioni sul mantenimento della NATO nelle attuali dimensioni e finalità. Di fatto, il diario indica anche che, almeno secondo Shevardnadze, quelle assicurazioni equivalevano a un patto, che Gorbaciov accettò, sebbene prendesse tempo.

Documento 10-3 [in inglese]

Diario di Teimuraz Stepanov-Mamaladze, 13 febbraio 1990. 1990/02/13
Fonte: Hoover Institution Archive, Stepanov-Mamaladze Collection.

Il secondo giorno della conferenza di Ottawa, Stepanov-Mamaladze descrive i difficili negoziati sull’esatta formulazione della dichiarazione congiunta sulla Germania e sul processo 2+4. Shevardnadze e Genscher discussero per due ore sui termini “unità” rispetto a “unificazione”, mentre Shevardnadze cercava di rallentare la situazione in Germania e spingere gli altri ministri a concentrarsi su Open Skies. La giornata fu piuttosto intensa: “Durante il giorno, sono state aperte le partite tra tutti. E.A. [Shevardnadze] ha incontrato Baker cinque volte, due volte Genscher, ha parlato con Fischer [Ministro degli Esteri della DDR], Dumas [Ministro degli Esteri francese] e con i ministri dei paesi del Patto Atlantico”. Alla fine, il testo dell’accordo è stato trovato, usando la parola “unità”. La dichiarazione finale ha anche definito l’accordo sulle truppe statunitensi e sovietiche nell’Europa centrale come il principale risultato della conferenza. Ma per i delegati sovietici, “Open Sky” [era] ancora chiuso dalle nuvole del temporale della Germania”.

Documento 11 [in inglese]

Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “Due più quattro: vantaggi, possibili preoccupazioni e punti di confutazione”.1990/02/21
Fonte: comunicato FOIA del Dipartimento di Stato, Raccolta Flashpoints archivio di sicurezza nazionale, riquadro 38.

Questo memorandum, probabilmente scritto da Robert Zoellick, principale assistente di Baker al Dipartimento di Stato, contiene la sincera visione americana sul processo 2+4 con i suoi vantaggi di “mantenere il coinvolgimento americano (e persino il controllo) nel dibattito sull’unificazione”. Gli americani temevano che tedeschi dell’ovest avrebbero fatto un loro accordo con Mosca per una rapida unificazione, rinunciando ad alcuni elementi fondamentali per gli Stati Uniti, principalmente la permanenza nella NATO. Zoellick sottolinea, per esempio, che Kohl aveva annunciato i suoi 10 punti senza consultare Washington e dopo i segnali di Mosca, e che gli Stati Uniti avevano saputo che Kohl andava a Mosca non da Kohl stesso ma dai sovietici. Il memo previene le obiezioni sull’inclusione dei sovietici sottolineando che erano già in Germania e che dovevano essere presi in considerazione. L’accordo 2+4 include i sovietici ma impedisce loro di avere un veto (che un processo a quattro o una procedura delle Nazioni Unite potrebbe consentire), mentre un efficace colloquio 1+3 prima di ogni riunione permetterebbe alla Germania Ovest e agli Stati Uniti, con gli inglesi e i francesi, di elaborare una posizione comune. Particolarmente interessanti sono le sottolineature e le note a margine di Baker, soprattutto la sua frase esuberante, “non hai visto un leveraged buyout finché non vedi questo!”.

Documento 12-1 [in inglese]

Memorandum della conversazione tra Vaclav Havel e George Bush a Washington. 1990/02/20
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, Memo e telefonate (https://bush41library.tamu.edu/)

Queste conversazioni potrebbero essere definite “l’educazione di Vaclav Havel” [10], in quanto l’ex dissidente diventato presidente della Cecoslovacchia è andato a Washington solo due mesi dopo che la Rivoluzione di velluto lo portò dal carcere al Castello di Praga. Havel si sarebbe rallegrato delle ovazioni durante il discorso del 21 febbraio a una sessione congiunta del Congresso e avrebbe avuto dei colloqui con Bush prima e dopo l’apparizione al Congresso. Havel era già stato citato dai giornalisti in quanto chiedeva la dissoluzione dei blocchi della Guerra Fredda, sia della NATO che del Patto di Varsavia, e il ritiro delle truppe: così Bush ha colto l’opportunità per tenere un discorso al leader ceco sul valore della NATO e sul suo ruolo essenziale come base per la presenza statunitense in Europa. Tuttavia, Havel ha citato due volte nel suo discorso al Congresso la sua speranza che “i soldati americani non debbano essere separati dalle loro madri” solo perché l’Europa non avrebbe potuto mantenere la pace, e ha fatto appello a una “futura Germania democratica sulla strada di unificarsi in una nuova struttura paneuropea, che avrebbe potuto decidere del proprio sistema di sicurezza”. Ma dopo, parlando di nuovo con Bush, l’ex dissidente aveva chiaramente ricevuto il messaggio. Havel disse che poteva essere stato frainteso, che aveva certamente visto il valore dell’impegno americano in Europa. Da parte sua, Bush fa menzione sulla possibilità di avere investimenti e aiuti statunitensi in cambio di maggiore collaborazione cecoslovacca su questo tema.

Documento 12-2 [in inglese]

Memorandum della conversazione tra Vaclav Havel e George Bush a Washington. 1990/02/21
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, Memo e telefonate (https://bush41library.tamu.edu/)

Questo memorandum dopo il discorso trionfante di Havel al Congresso contiene la richiesta di Bush a Havel di trasmettere il messaggio a Gorbaciov che gli americani lo sostengono personalmente e che “non ci comporteremo nel modo sbagliato dicendo ‘noi vinceremo, tu perderai'”. Sottolineando il punto, Bush dice “dì a Gorbaciov che … ti ho chiesto di dire a Gorbaciov che non ci comporteremo per quanto riguarda la Cecoslovacchia o qualsiasi altro paese in un modo che possa complicare i problemi che ha così francamente discusso con me”. Il leader cecoslovacco aggiunge la sua cautela personale per gli americani su come procedere con l’unificazione della Germania e affrontare le insicurezze sovietiche. Havel osserva a Bush: “È una questione di prestigio. Questo è il motivo per cui ho parlato del nuovo sistema di sicurezza europeo senza menzionare la NATO. Se fosse venuto dalla NATO, si sarebbe dovuto chiamare diversamente, se non altro per l’elemento di prestigio. Se la NATO prende la Germania, sembrerà una sconfitta, una superpotenza che vince su un’altra. Ma se la NATO può trasformarsi, forse in concomitanza con il processo di Helsinki, sembrerebbe un processo pacifico di cambiamento, non di sconfitta”. Bush rispose positivamente:” Hai sollevato un buon punto. La nostra opinione è che la NATO continui con un nuovo ruolo politico e che dobbiamo sviluppare il CSCE. Penseremo a come procedere”.

Documento 13 [in inglese]

Memorandum della conversazione tra Helmut Kohl e George Bush a Camp David.1990/02/24
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, Memo e telefonate (https://bush41library.tamu.edu/)

La preoccupazione principale dell’amministrazione Bush sull’unificazione tedesca durante l’accelerazione del processo nel febbraio 1990, era che i tedeschi dell’ovest avrebbero potuto fare un accordo bilaterale con i sovietici (vedi documento 11) e contrattare l’adesione alla NATO. Il presidente Bush ha in seguito commentato che lo scopo dell’incontro di Camp David con Kohl era quello di “mantenere la Germania nella riserva della NATO”, e questo obiettivo ha guidato l’agenda di tutti gli incontri. Il cancelliere tedesco arriva a Camp David senza Genscher perché quest’ultimo non condivide interamente la posizione Bush-Kohl sulla piena adesione della Germania alla NATO e aveva di recente irritato entrambi i leader parlando pubblicamente della CSCE come il futuro meccanismo di sicurezza europeo. [12]
All’inizio di questa conversazione, Kohl esprime gratitudine per il sostegno di Bush e Baker durante i suo colloqui con Gorbaciov a Mosca all’inizio di febbraio, in particolare per la lettera di Bush che afferma il forte impegno di Washington per l’unificazione tedesca nella NATO. Entrambi i leader esprimono la necessità di una cooperazione reciproca più stretta al fine di raggiungere il risultato desiderato. La priorità di Bush è mantenere la presenza degli Stati Uniti, in particolare la copertura nucleare, in Europa: “se le forze nucleari statunitensi vengono ritirate dalla Germania, non vedo come possiamo persuadere qualsiasi altro alleato nel continente a conservare queste armi”. Lui si riferisce sarcasticamente alle critiche provenienti da Capitol Hill: “Abbiamo un modo strano di pensare oggi al nostro Congresso, idee come questo dividendo di pace. Non possiamo farlo in questi tempi incerti”. Entrambi i leader sono preoccupati per la posizione che Gorbaciov potrebbe prendere e concordano sulla necessità di consultarsi regolarmente con lui. Kohl suggerisce che i sovietici hanno bisogno di assistenza e l’accordo finale sulla Germania potrebbe essere una “questione di denaro”. Preannunciando la sua riluttanza a contribuire finanziariamente, Bush risponde: “devi avere delle tasche profonde”.  A un certo punto della conversazione, Bush sembra vedere la sua controparte sovietica non come un partner ma come un nemico sconfitto. Facendo riferimento alla protesta in alcuni quartieri sovietici contro la Germania nella NATO, dice: “Al diavolo. Abbiamo prevalso e loro no. Non possiamo lasciare che i sovietici afferrino la vittoria dalle fauci della sconfitta”.

Documento 14 [in inglese]

Memorandum della conversazione tra George Bush e Eduard Shevardnadze a Washington. 1990/04/06
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, Memo e telefonate (https://bush41library.tamu.edu/)

Il Ministro degli Esteri Shevardnadze consegna a Bush una lettera di Gorbaciov, in cui il presidente sovietico esamina le questioni principali prima del prossimo vertice. Per l’Unione Sovietica le questioni economiche sono in cima alla lista, in particolare lo status di nazione più favorita e un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Shevardnadze esprime preoccupazione per la mancanza di progressi su questi temi e gli sforzi degli Stati Uniti per impedire alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo di estendere i prestiti anche all’URSS. Sottolinea che non stanno chiedendo aiuto “stiamo solo cercando di essere trattati come partner”. Facendo riferimento alle tensioni in Lituania, Bush afferma di non voler creare difficoltà per Gorbaciov sulle questioni interne ma osserva che deve insistere sui diritti dei lituani perché la loro incorporazione nell’URSS non era mai stata riconosciuta dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda il controllo delle armi, entrambe le parti puntano a fare un passo indietro ed esprimono il desiderio di finalizzare rapidamente il trattato START. Shevardnadze cita l’imminente vertice CSCE e l’aspettativa sovietica che verranno discusse le nuove strutture di sicurezza europee. Bush non obietta ma lo collega alla questione della presenza degli Stati Uniti in Europa e dell’unificazione tedesca nella NATO. Dichiara di voler “contribuire alla stabilità e alla creazione di un’Europa intera e libera, o come tu la chiami, una casa comune europea. Un’idea che è molto vicina alla nostra”. I sovietici la interpretano erroneamente come una dichiarazione che l’Amministrazione degli Stati Uniti condivide l’idea di Gorbaciov.

Documento 15 [in inglese]

Sir R. Braithwaite (Mosca). Telegramma N. 667: “Incontro del Segretario di Stato con il Presidente Gorbaciov”. 1990/04/11
Fonte: documenti sulla politica britannica d’oltremare, serie III, volume VII: unificazione tedesca, 1989-1990. (Foreign and Commonwealth Office. Documenti su British Policy Overseas, a cura di Patrick Salmon, Keith Hamilton e Stephen Twigge, Oxford e New York, Routledge 2010), pp. 373-375

Il telegramma dell’ambasciatore Braithwaite riassume l’incontro tra il Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth Douglas Hurd e il Presidente Gorbaciov, notando il “carattere espansivo” di Gorbaciov. Gorbaciov chiede al Segretario di informare Margaret Thatcher del suo apprezzamento per la sua lettera dopo il suo summit con Kohl, che, secondo Gorbaciov, ha seguito le linee politiche di Gorbaciov e Thatcher nella loro recente telefonata, sulla base della quale il leader sovietico ha concluso che “le posizioni britanniche e sovietiche erano davvero molto vicine”. Hurd avverte Gorbaciov che le loro posizioni sono non in accordo al 100% ma che gli inglesi “avevano riconosciuto l’importanza di non fare nulla per pregiudicare gli interessi e la dignità sovietica”. Gorbaciov, come si evince dalla sintesi di Braithwaite, parla dell’importanza di costruire nuove strutture di sicurezza come un modo per affrontare il problema delle due Germanie: “Se stiamo parlando di un dialogo comune su una nuova Europa che si estende dall’Atlantico agli Urali, questo è un modo per affrontare la questione tedesca”. Ciò richiederebbe un periodo di transizione per accelerare il ritmo del processo europeo e “sincronizzarlo con la ricerca di una soluzione al problema delle due Germanie”. Tuttavia, se il processo fosse unilaterale, cioè solo la Germania nella NATO e nessun interesse per la sicurezza sovietica, sarebbe molto improbabile che il Soviet Supremo approvi una simile soluzione e l’Unione Sovietica metterebbe in discussione la necessità di accelerare la riduzione delle sue armi convenzionali in Europa. A suo avviso, l’adesione della Germania alla NATO senza progressi nelle strutture di sicurezza europee” potrebbe sconvolgere l’equilibrio sulla sicurezza, cosa inaccettabile per l’Unione Sovietica”.

Documento 16 [in inglese]

Memorandum di Valentin Falin a Mikhail Gorbachev (Estratti). 1990/04/18
Fonte: Mikhail Gorbaciov i germanskii vopros, a cura di Alexander Galkin e Anatoly Chernyaev, (Mosca: Ves Mir, 2006), pp. 398-408

Questo memorandum dell’esperto più anziano del Comitato Centrale sulla Germania sembra un campanello d’allarme per Gorbaciov. Falin lo dice senza mezzi termini: mentre la politica sovietica europea è finita nell’inattività e persino nella “depressione” dopo le elezioni del 18 marzo nella Germania dell’Est, e lo stesso Gorbaciov ha permesso a Kohl di accelerare il processo di unificazione, i suoi compromessi sulla Germania nella NATO possono solo portare allo scivolamento del suo obiettivo principale per l’Europa, cioè la casa comune europea. “Riassumendo gli ultimi sei mesi, si deve concludere che la ‘casa comune europea’, che era un obiettivo concreto che i paesi del continente stavano iniziando a implementare, ora si sta trasformando in un miraggio”. Mentre l’Occidente sta dolcemente persuadendo Gorbaciov ad accettare l’unificazione tedesca nella NATO, Falin osserva (correttamente) che “gli stati occidentali stanno già violando il principio del consenso facendo accordi preliminari tra loro” per quanto riguarda l’unificazione tedesca e il futuro dell’Europa che non includono una “lunga fase di sviluppo costruttivo”. Prende atto dell’”impegno intensivo da parte dell’Occidente non solo verso gli alleati NATO ma anche verso quelli nostri del Patto di Varsavia” con l’obiettivo di isolare l’Unione Sovietica nel quadro del 2+4 e del CSCE.

Commenta inoltre che non vengano più ascoltate le voci ragionevoli: “Genscher di volta in volta continua a discutere di accelerare il movimento verso la sicurezza collettiva europea con lo ‘scioglimento della NATO e del WTO’ … Ma pochissime persone … sentono Genscher”. Falin propone di utilizzare i diritti dei quattro poteri del Soviet per raggiungere un accordo formale legalmente vincolante pari a un trattato di pace che garantirebbe agli interessi sovietici di sicurezza, come “nostra unica possibilità di collegare l’unificazione tedesca con il processo paneuropeo”. Suggerisce anche di usare i negoziati sul controllo delle armi di Vienna e Ginevra come leva in caso l’Occidente continuasse a sfruttare la flessibilità sovietica. La nota suggerisce disposizioni specifiche per l’accordo finale con la Germania, la cui negoziazione richiederebbe molto tempo e fornirebbe una finestra per la costruzione di strutture europee. Ma l’idea principale del memorandum è di avvertire Gorbaciov di non essere ingenuo riguardo alle intenzioni dei suoi partner americani: “L’Occidente ci sta sconfiggendo, promettendo di rispettare gli interessi dell’URSS ma in pratica, passo dopo passo, separandoci da una ‘Europa tradizionale’”.

Documento 17 [in inglese]

James A. Baker III, Memorandum per il Presidente, “Il mio incontro con Shevardnadze.” 1990/05/04
Fonte: Biblioteca presidenziale di George H. W. Bush, file Scowcroft NSC, casella 91126, cartella “Gorbaciov (Dobrynin) Sensitive 1989 – June 1990 [3]”

Il Segretario di Stato aveva appena passato quasi quattro ore in un incontro con il Ministro degli Esteri sovietico a Bonn il 4 maggio 1990, parlando di una serie di questioni ma con un focus sulla crisi in Lituania e sui negoziati per l’unificazione tedesca. Come nei colloqui di febbraio e durante tutto l’anno, Baker si era adoperato per fornire rassicurazioni ai sovietici sulla loro inclusione nel futuro dell’Europa. Baker riferisce: “Ho anche usato il tuo discorso e il nostro riconoscimento della necessità di adattare la NATO, politicamente e militarmente, e di sviluppare la CSCE per rassicurare Shevardnadze sul fatto che il processo non produrrà né vincitori né vinti. Produrrebbe, invece, una nuova legittima struttura europea, che sarebbe inclusiva, non esclusiva”. La risposta di Shevardnadze indica che” la nostra discussione sulla nuova architettura europea era compatibile con gran parte del loro pensiero, sebbene il loro pensiero fosse ancora in fase di sviluppo”. Baker riferisce che Shevardnadze “ha enfatizzato di nuovo la difficoltà psicologica che hanno – specialmente l’opinione pubblica sovietica – di accettare una Germania unificata nella NATO”. Astutamente, Baker prevede che Gorbaciov non “affronterà ora questo tipo di problema politico carico di emotività ” e probabilmente non fino a dopo il congresso del partito a luglio.

Documento 18 [in inglese]
Registrazione della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e James Baker a Mosca.1990/05/18
Fonte: Archivio Fondazione Gorbaciov, Fond 1, Op. 1.

Questa affascinante conversazione copre una serie di questioni sul controllo degli armamenti in preparazione del vertice di Washington e include ampie discussioni, anche se inconcludenti, sull’unificazione tedesca e le tensioni nei paesi baltici, in particolare lo stallo tra Mosca e la Lituania secessionista. Gorbaciov fa un appassionato tentativo di persuadere Baker che la Germania dovrebbe riunirsi fuori dai principali blocchi militari, nel contesto del processo europeo. Baker fornisce a Gorbaciov nove punti di garanzia per dimostrare che la sua posizione viene presa in considerazione. Il punto otto è il più importante per Gorbaciov, cioè che gli Stati Uniti “stanno facendo uno sforzo in vari forum per trasformare la CSCE in un’istituzione permanente che diventerà un’importante pietra miliare della nuova Europa”.
Nonostante questa garanzia, quando Gorbaciov accenna all’esigenza di costruire nuove strutture di sicurezza per sostituire i blocchi, Baker si lascia sfuggire una reazione personale che rivela molto sulla reale posizione degli Stati Uniti in materia: “È bello parlare di strutture di sicurezza paneuropee e del ruolo della CSCE. È un sogno meraviglioso, ma solo un sogno. Nel frattempo, la NATO esiste”. Gorbaciov suggerisce che se gli USA insistono sulla Germania nella NATO, allora “annuncerà pubblicamente che vogliamo unirci anche alla NATO “.  Shevardnadze va oltre, offrendo un’osservazione profetica:”se la Germania unita diventa un membro della NATO, farà esplodere la perestroika. Il nostro popolo non ci perdonerà. La gente dirà che abbiamo finito come perdenti, non come vincitori”.

Documento 19 [in inglese]

Registrazione della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e Francois Mitterrand (estratti). 1990/05/25
Fonte: Mikhail Gorbaciov i germanskii vopros, a cura di Alexander Galkin e Anatoly Chernyaev, (Mosca: Ves Mir, 2006), pp. 454-466

Gorbaciov sentiva che tra tutti gli europei, il presidente francese era il suo più stretto alleato nella costruzione di un’Europa post Guerra Fredda: il leader sovietico credeva infatti che Mitterrand condividesse il suo concetto di casa comune europea e l’idea di sciogliere entrambi i blocchi militari a favore di nuove strutture di sicurezza europee. E Mitterrand condivideva questa visione, in una qualche misura. In questa conversazione, Gorbaciov spera ancora di persuadere la sua controparte a unirsi a lui nell’opporsi all’unificazione tedesca nella NATO. Mitterrand è piuttosto diretto e dice a Gorbaciov che è troppo tardi per combattere questo aspetto e che non avrebbe dato il suo sostegno perché “se dico di no all’appartenenza della Germania alla NATO, sarò isolato dai miei partner occidentali”. Comunque, Mitterrand suggerisce a Gorbaciov di chiedere “garanzie adeguate” alla NATO. Parla del pericolo di isolamento l’Unione Sovietica nella nuova Europa e della necessità di “creare condizioni di sicurezza per voi, così come per la sicurezza europea nel suo complesso. Questo è stato uno dei miei obiettivi principali, in particolare quando ho proposto la mia idea di creare una confederazione europea. È simile al tuo concetto di una casa comune europea”.
Nelle sue raccomandazioni a Gorbaciov, Mitterrand sta fondamentalmente ripetendo le frasi del promemoria Falin (vedi Documento 16). Dice che Gorbaciov dovrebbe cercare un accordo formale con la Germania usando i suoi diritti dei quattro poteri e usare la leva delle negoziazioni sul controllo delle armi convenzionali: “Non abbandonerai una carta vincente come i negoziati sul disarmo”. Sottintende che la NATO non è la questione chiave ora e potrebbe essere superato in ulteriori negoziati; piuttosto, l’importante è garantire la partecipazione sovietica al nuovo sistema di sicurezza europeo. Ripete che è “personalmente a favore del progressivo smantellamento dei blocchi militari”.
Gorbaciov esprime la sua diffidenza e il sospetto sullo sforzo degli Stati Uniti di “perpetuare la NATO”, di “usare la NATO per creare una sorta di meccanismo, di istituzione, una specie di direttivo per la gestione degli affari mondiali”. Parla a Mitterrand della sua preoccupazione che gli Stati Uniti stanno provando ad attirare gli europei orientali verso la NATO: “Ho detto a Baker: siamo consapevoli del vostro atteggiamento favorevole nei confronti dell’intenzione espressa da un certo numero di rappresentanti dei paesi dell’Europa orientale di ritirarsi dal Patto di Varsavia e successivamente di aderire alla NATO”. E l’adesione all’URSS?
Mitterrand è d’accordo nel sostenere Gorbaciov nei suoi sforzi per incoraggiare i processi paneuropei e assicurare che gli interessi di sicurezza sovietici siano presi in considerazione, purché non debba dire “no” ai tedeschi. Dice “Ho sempre detto ai miei partner della NATO di impegnarsi a non spostare le formazioni militari della NATO dal loro attuale territorio nella Repubblica Federale di Germania alla Germania orientale”.

Documento 20 [in inglese]

Lettera di Francois Mitterrand a George Bush. 1990/05/25
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, NSC Scowcroft Files, FOIA 2009-0275-S

Fedele alla sua parola, Mitterrand scrive una lettera a George Bush descrivendo la situazione difficile di Gorbaciov sulla questione dell’unificazione tedesca nella NATO, definendola autentica, non “falsa o tattica”. Avverte il presidente americano di non considerarlo come un fatto compiuto senza il consenso di Gorbaciov, sottintendendo che Gorbaciov avrebbe potuto vendicarsi con il controllo delle armi (esattamente quello che lo stesso Mitterrand – e Falin in precedenza – aveva suggerito nella sua conversazione). Mitterrand argomenta a favore di un formale “accordo di pace nel diritto internazionale” e informa Bush che nella sua conversazione con Gorbaciov “ha indicato che, da parte occidentale, non ci rifiuteremmo di dettagliare le garanzie che lui ha il diritto di aspettarsi per la sicurezza del suo paese”. Mitterrand pensa che” dobbiamo cercare di dissipare le preoccupazioni di Gorbaciov “e si offre di presentare” una serie di proposte” su queste garanzie quando lui e Bush si incontrano di persona.

Documento 21 [in inglese]

Registrazione della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e George Bush. Casa Bianca, Washington D.C. 1990/05/31
Fonte: Archivio Fondazione Gorbaciov, Mosca, Fond 1, op. 1. [13]

Nella famosa discussione delle “due ancore”, le delegazioni statunitensi e sovietiche hanno valutato il processo di unificazione tedesca e in particolare la questione dell’adesione alla NATO della Germania unita. Bush cerca di persuadere la sua controparte a riconsiderare le sue paure sulla Germania basate sul passato e lo incoraggia a fidarsi della nuova Germania democratica. Il Presidente degli Stati Uniti afferma: “Credetemi, non stiamo spingendo la Germania verso l’unificazione e non siamo noi che determiniamo la velocità di questo processo. E, naturalmente, non abbiamo intenzione e nemmeno lo pensiamo di danneggiare l’Unione Sovietica in alcun modo. Questo è il motivo per cui stiamo parlando a favore dell’unificazione tedesca nella NATO senza ignorare il più ampio contesto della CSCE, prendendo in considerazione i tradizionali legami economici tra i due stati tedeschi. Un tale modello, a nostro avviso, corrisponde anche agli interessi sovietici”.
Baker ripete le nove assicurazioni fatte in precedenza dall’Amministrazione, incluso il fatto che ora gli Stati Uniti sono d’accordo a sostenere il processo paneuropeo e la trasformazione della NATO al fine di rimuovere la percezione sovietica della minaccia. La posizione preferita da Gorbaciov è la Germania con un piede sia nella NATO che nel Patto di Varsavia, cioè le “due ancore”, creando una sorta di appartenenza associata. Baker interviene dicendo che “obblighi simultanei di un solo paese nei confronti del WTO e della NATO sa di schizofrenia”. Dopo che il presidente degli Stati Uniti ha inquadrato la questione nel contesto dell’accordo di Helsinki, Gorbaciov propone che il popolo tedesco abbia il diritto di scegliere la propria alleanza, cosa che in sostanza ha già affermato a Kohl durante il loro incontro nel febbraio 1990. Qui Gorbaciov supera in modo significativo le istruzioni che aveva e incorre nell’ira degli altri membri della sua delegazione, in particolare il funzionario con competenza sulla Germania, Valentin Falin, e il Maresciallo Sergey Akhromeyev. Gorbaciov lancia un avvertimento chiave sul futuro: “se il popolo sovietico avrà l’impressione di essere trascurato nella questione tedesca, allora tutti i processi positivi in ​​Europa, inclusi i negoziati a Vienna [sulle armi convenzionali], sono in serio pericolo. Questo non è solo fare finta. Semplicemente la gente ci costringerà a fermarci e a guardarci intorno”. È una notevole ammissione delle pressioni politiche interne da parte dell’ultimo leader sovietico.

Documento 22 [in inglese]

Lettera di Powell (N. 10) a Wall: Memorandum della conversazione Thatcher-Gorbaciov. 1990/06/08
Fonte: documenti sulla politica britannica d’oltremare, serie III, volume VII: unificazione tedesca, 1989-1990. (Foreign and Commonwealth Office. Documenti su British Policy Overseas, a cura di Patrick Salmon, Keith Hamilton e Stephen Twigge, Oxford e New York, Routledge 2010), pp 411-417

Margaret Thatcher va in visita a Gorbaciov subito dopo il suo ritorno dal vertice con George Bush. Tra le molte questioni della conversazione, la parte centrale è l’unificazione tedesca e la NATO, su cui, osserva Powell, le “visioni di Gorbaciov erano ancora in evoluzione”. Piuttosto che concordare sull’unificazione tedesca nella NATO, Gorbaciov parla della necessità della NATO e del Patto di Varsavia per ridurre le distanze, passando dal confronto alla cooperazione per costruire una nuova Europa: “Dobbiamo modellare le strutture europee in modo che ci aiutino a trovare la casa comune europea. Nessuna parte deve temere soluzioni non ortodosse.”
Mentre le Thatcher è contraria alle idee di Gorbaciov, che non vuole per la Germania una piena adesione alla NATO e sottolinea l’importanza di una presenza militare USA in Europa, vede anche che “la CSCE potrebbe fornire la copertura per tutto questo, oltre a essere il luogo in cui l’Unione Sovietica partecipa alla discussione sul futuro dell’Europa”. Gorbaciov dice che vuole “essere completamente franco con il Primo Ministro” e che se i processi dovessero diventare unilaterali,”ci potrebbe essere una situazione molto difficile e l’Unione Sovietica si sentirebbe in pericolo sulla sua sicurezza”. La Thatcher risponde con fermezza che non era nell’interesse di nessuno mettere in pericolo la sicurezza sovietica:”dobbiamo trovare dei modi per dare all’Unione Sovietica la certezza che la sua sicurezza venga garantita”.

Documento 23 [in inglese]

Registrazione della conversazione tra Mikhail Gorbaciov e Helmut Kohl, Mosca (estratti).1990/07/15
Fonte: Mikhail Gorbaciov i germanskii vopros, a cura di Alexander Galkin e Anatoly Chernyaev, (Mosca: Ves Mir, 2006), pp. 495-504

Questa conversazione chiave tra il cancelliere Kohl e il Presidente Gorbaciov stabilisce i parametri finali dell’unificazione tedesca. Kohl parla ripetutamente della nuova era delle relazioni tra una Germania unita e l’Unione Sovietica, e di come questa relazione possa contribuire alla stabilità e alla sicurezza europee. Gorbaciov chiede garanzie sulla non espansione della NATO: “dobbiamo parlare della non proliferazione delle strutture militari della NATO nel territorio della Germania est e mantenere le truppe sovietiche lì per un certo periodo di transizione”. All’inizio della conversazione il leader sovietico fa notare che la NATO ha già iniziato a trasformarsi. Per lui, il fatto che la NATO non si espanda al territorio della DDR nella sostanza significa che la NATO non approfitterà della volontà sovietica di scendere a compromessi sulla Germania. Chiede anche che lo status delle truppe sovietiche nella DDR per il periodo di transizione venga ‘regolato’. Non deve essere lasciato indefinito ma avere una base legale”. Egli affida a Kohl le considerazioni sovietiche per un vero e proprio trattato sovietico-tedesco che includa tali garanzie. Vuole anche supporto per il trasferimento e la costruzione di alloggi per le truppe. Kohl promette di farlo finché questo aiuto non sarà interpretato come ‘un programma di supporto tedesco all’esercito sovietico'”.
Parlando del futuro dell’Europa, Kohl allude alla trasformazione della NATO: “Sappiamo che futuro attende la NATO e penso che ora lo sappiate anche voi”. Kohl sottolinea anche che il presidente Bush è consapevole e solidale con gli accordi tedesco-sovietici, e avrà un ruolo chiave nella costruzione della nuova Europa. Chernyaev riassume questo incontro nel suo diario il 15 luglio 1990: “Oggi Kohl. Si incontrano al palazzo Schechtel in via Alexei Tolstoj. Gorbaciov conferma il suo accordo per l’ingresso della Germania unificata nella NATO. Kohl è deciso e assertivo. Guida un gioco pulito ma difficile. E non è l’esca (i prestiti) ma il fatto che sia inutile essere contrari, andrebbe contro il corso degli eventi, sarebbe contrario alla realtà stessa a cui Mikhail Sergeevič piace così tanto fare riferimento”. [14]

Documento 24 [in inglese]

Memorandum della conversazione telefonica tra Mikhail Gorbaciov e George Bush. 1990/07/17
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, note e telefonate (https://bush41library.tamu.edu/)

Il presidente Bush si rivolge a Gorbaciov subito dopo gli incontri Kohl-Gorbaciov a Mosca e il ritiro dal Caucaso di Arkhyz, che risolve l’unificazione tedesca, lasciando solo gli accordi finanziari da definire a settembre. Gorbaciov non solo aveva stretto l’accordo con Kohl ma era anche sopravvissuto e aveva trionfato al 28 ° Congresso del PCUS agli inizi di luglio, l’ultimo nella storia del partito sovietico. Gorbaciov descrive questa fase come “forse il periodo più difficile e importante della mia vita politica”. Il Congresso sottopose il leader del partito a critiche feroci sia da parte dei comunisti conservatori sia da parte dell’opposizione democratica. Riuscì a difendere il suo programma e vincere la rielezione a Segretario generale ma aveva ben poco da mostrare dal suo impegno con l’Occidente, specialmente dopo aver ceduto così tanto terreno all’unificazione tedesca.
Mentre Gorbaciov combatteva per la sua vita politica come leader sovietico, il vertice di Houston del G7 aveva discusso i modi per aiutare la perestrojka ma a causa dell’opposizione degli Stati Uniti al credito o agli aiuti economici diretti prima della promulgazione di consistenti riforme sul libero mercato, non fu approvato alcun concreto pacchetto di assistenza; il gruppo non ha fatto altro che autorizzare “degli studi” da parte dell’ FMI e della Banca Mondiale. Le casse di Gorbaciov che hanno dato abbastanza risorse all’URSS “potrebbero trasferirsi in un’economia di mercato”, altrimenti il ​​paese “dovrà contare più sulle misure regolate dallo stato”. In questa telefonata, Bush espande le garanzie di sicurezza di Kohl e rafforza il messaggio della Dichiarazione di Londra: “Quindi quello che abbiamo cercato di fare è stato tenere conto delle vostre preoccupazioni espresse a me e agli altri, e lo abbiamo fatto nei seguenti modi: la nostra dichiarazione congiunta sulla non aggressione; il nostro invito a entrare nella NATO; il nostro accordo di aprire la NATO a regolari contatti diplomatici con il vostro governo e con quelli dei paesi dell’Europa orientale; la nostra offerta sulle garanzie sulla dimensione futura delle forze armate di una Germania unita, una questione che so che avete discusso con Helmut Kohl. Abbiamo anche cambiato radicalmente il nostro approccio militare sulle forze convenzionali e nucleari. Abbiamo trasmesso l’idea di una CSCE ampliata e più forte con nuove istituzioni in cui l’Unione Sovietica possa condividere ed essere parte della nuova Europa”.

Documento 25 [in inglese]

Incontro dei Ministri 2+4 del 12 settembre a Mosca: resoconto dettagliato [include il testo del trattato finale sulla Germania e il verbale concordato del trattato sullo status militare speciale della DDR dopo l’unificazione]. 1990/11/02
Fonte: George H.W. Bush Presidential Library, NSC Condoleezza Rice Files, 1989-1990 File soggetto, cartella “Note e telefonate” – USSR [1]”

Il personale dell’Ufficio europeo del Dipartimento di Stato ha scritto questo documento, di fatto un memo, e lo ha indirizzato ad alti funzionari come Robert Zoellick e Condoleezza Rice, sulla base di appunti presi dai partecipanti americani alla sessione ministeriale finale sull’unificazione della Germania il 12 settembre 1990. Il documento contiene le dichiarazioni di tutti e sei i ministri del processo 2+4, Shevardnadze (l’ospite), Baker, Hurd, Dumas, Genscher e De Maiziere della DDR, (molte delle quali sarebbero state ripetute nelle rispettive conferenze stampa successive all’evento), insieme al testo concordato del trattato finale sull’unificazione tedesca. Il trattato definì ciò che Bush aveva precedentemente offerto a Gorbaciov, cioè uno “status militare speciale” per l’ex territorio della DDR. All’ultimo minuto, le preoccupazioni britanniche e americane che la lingua avrebbe limitato i movimenti di truppe di emergenza della NATO hanno portato a inserire una “nota” che ha lasciato alla nuova Germania unificata e sovrana la scelta del significato da dare alla parola “dispiegato”. Kohl avevo promesso a Gorbaciov che solo le truppe tedesche della NATO sarebbero state autorizzate su quel territorio dopo la partenza dei sovietici e la Germania si sarebbe attenuta a tale impegno, anche se la “nota” poteva consentire ad altre truppe NATO di attraversarlo o esercitarsi almeno temporaneamente. Successivamente, gli addetti di Gorbaciov come Pavel Palazhshenko avrebbero fatto riferimento alla lingua del trattato per sostenere che l’espansione della NATO ha violato lo “spirito” di questo trattato sul tratto di Accordo finale.

Documento 26 [in inglese]

Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Ufficio europeo: documento revisionato di strategia della NATO per la discussione nella riunione del sottogruppo. 1990/10/22
Fonte: Biblioteca presidenziale George H. W. Bush, file NSC Heather Wilson, Box CF00293, cartella “NATO – Strategia (5)”

L’amministrazione Bush aveva creato il “Gruppo separato” nel 1989 per aggirare una serie di conflitti caratteriali a livello di Segretario aggiunto che avevano bloccato il consueto processo inter-agenzie di sviluppo della politica di controllo degli armamenti e delle armi strategiche. I membri del Gruppo separato, presieduto da Arnold Kanter del Consiglio per la Sicurezza Nazionale (NSC), avevano la fiducia dei loro capi ma non necessariamente il concomitante titolo formale o rango ufficiale. [15] Il Gruppo separato si sovrapponeva al Gruppo per la Strategia di Sicurezza Europea formato ad hoc e questo divenne il luogo, subito dopo l’unificazione tedesca, per la discussione all’interno dell’amministrazione Bush sul nuovo ruolo della NATO in Europa e in particolare sulle relazioni della NATO con i paesi dell’Europa orientale. I paesi dell’Europa orientale, ancora formalmente nel Patto di Varsavia ma guidati da governi non comunisti, erano interessati a diventare membri a pieno titolo della comunità internazionale, cercando di aderire alla futura Unione Europea e potenzialmente alla NATO.
Questo documento, preparato per una discussione sul futuro della NATO da parte di un sottogruppo composto da rappresentanti dell’NSC, del Dipartimento di Stato, da capi congiunti e altre agenzie, afferma che “la minaccia potenziale sovietica rimane e costituisce una base di giustificazione per la continuazione della NATO”. Allo stesso tempo, nella discussione sulla potenziale adesione dell’Europa dell’Est nella NATO, la revisione suggerisce che “nell’attuale contesto, non è nel migliore interesse della NATO o degli Stati Uniti che questi Stati ottengano la piena adesione alla NATO e le sue garanzie di sicurezza”. Gli Stati Uniti non “desiderano organizzare una coalizione anti-sovietica la cui frontiera è il confine sovietico”, non da ultimo per l’impatto negativo che questo potrebbe avere sulle riforme nell’URSS. Il Gruppo ha concluso che al momento ci sarebbero stati degli ufficiali di collegamento NATO ma la relazione si sarebbe sviluppata in futuro. In assenza dello scontro della Guerra Fredda, le funzioni “fuori area” della NATO dovranno essere ridefinite.

Documento 27 [in inglese]

James F. Dobbins, Ufficio europeo del Dipartimento di Stato, Memorandum al Consiglio di sicurezza nazionale: Documento revisionato della strategia NATO per la discussione del 29 ottobre. 1990/10/25
Fonte: Biblioteca presidenziale George H. W. Bush: file NSC Philip Zelikow, casella CF01468, cartella “File 148 NATO Strategy Review n. 1 [3]” [16]

Questo breve memorandum viene dall’Ufficio europeo del Dipartimento di Stato come lettera di accompagnamento dei documenti informativi per l’incontro previsto il 29 ottobre 1990 sui temi dell’espansione della NATO e della cooperazione di difesa europea con la NATO. La cosa più importante è la sintesi del documento sul dibattito interno all’amministrazione Bush, principalmente tra il Dipartimento della Difesa (in particolare l’Ufficio del Segretario alla Difesa, Dick Cheney) e il Dipartimento di Stato. Sulla questione dell’espansione della NATO, il Dipartimento della Difesa “vuole lasciare la porta socchiusa” mentre il Dipartimento di Stato “preferisce semplicemente notare che la discussione sull’espansione dei membri non è all’ordine del giorno”. L’Amministrazione Bush adotta efficacemente il punto di vista del Dipartimento di Stato nelle sue dichiarazioni pubbliche ma la visione del Dipartimento della Difesa avrebbe avuto la prevalenza nell’Amministrazione successiva.

Documento 28 [in inglese]

Diario dell’ambasciatore Rodric Braithwaite, 5 marzo 1991.1991/03/05
Fonte: diario personale di Rodric Braithwaite (usato con il permesso dell’autore)

L’ambasciatore britannico Rodric Braithwaite era presente a una serie di rassicurazioni date ai leader sovietici nel 1990 e nel 1991 sull’espansione della NATO. Qui nel suo diario, Braithwaite descrive un incontro tra il primo ministro britannico John Major e degli ufficiali sovietici, guidati dal Ministro della Difesa, il maresciallo Dmitry Yazov. L’incontro ha avuto luogo durante la visita di Major a Mosca e subito dopo il suo incontro diretto con il presidente Gorbaciov. Durante l’incontro con Major, Gorbaciov aveva sollevato le sue preoccupazioni riguardo alle nuove dinamiche della NATO: “Sullo sfondo di processi favorevoli in Europa, improvvisamente comincio a ricevere informazioni che alcune cerchie intendono rafforzare ulteriormente la NATO come principale strumento di sicurezza in Europa. In precedenza avevano parlato di modificare la natura della NATO, di trasformare gli esistenti blocchi politico-militari in strutture paneuropee e meccanismi di sicurezza. E ora improvvisamente di nuovo [parlano di] uno speciale ruolo di peace keeping della NATO. Parlano ancora della NATO come base. Questo non sembra complementare alla casa comune europea che abbiamo iniziato a costruire”. Major rispose:” Credo che le sue riflessioni sul ruolo della NATO nella situazione attuale siano il risultato di incomprensioni. Non stiamo parlando del rafforzamento della NATO. Stiamo parlando del coordinamento degli sforzi già in atto in Europa tra la NATO e l’Unione europea occidentale, che, come previsto, consentirebbe a tutti i membri della Comunità europea di contribuire a migliorare la [nostra] sicurezza”[17].
Nell’incontro seguente con gli ufficiali, il maresciallo Yazov ha espresso le sue preoccupazioni circa l’interesse dei leader dell’Europa orientale nei confronti della NATO. Nel diario, Braithwaite scrive: “Major gli assicura che non accadrà nulla del genere”.  Anni dopo, citando il resoconto della conversazione presente negli archivi britannici, Braithwaite racconta che Major rispose a Yazov che “non aveva previsto le circostanze attuali o future, in cui i paesi dell’Europa orientale sarebbero potuti diventare membri della NATO”. L’ambasciatore Braithwaite cita anche il ministro degli Esteri Douglas Hurd, che riferisce a Ministro degli Esteri sovietico Alexander Bessmertnykh il 26 marzo 1991″ non ci sono piani nella NATO per includere i paesi dell’Europa dell’Est e Centrale nella NATO in una forma o nell’altra”. [18]

Documento 29 [in inglese]

Relazione della conversazione di Paul Wolfowitz con Vaclav Havel e Lubos Dobrovsky a Praga.1991/04/27
Fonte: Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, versione FOIA 2016, Archivio di sicurezza nazionale FOIA 20120941DOD109

Questi documento dell’aprile 1991 fornisce le basi per la “educazione di Vaclav Havel” sulla NATO (vedi Documenti 12-1 e 12-2 sopra). Il sottosegretario alla Difesa americano Paul Wolfowitz ha incluso questi documenti nel suo rapporto al Dipartimento della Sicurezza e al Dipartimento di Stato sulla sua partecipazione alla conferenza di Praga su “Il futuro della sicurezza europea”, il 24-27 aprile 1991. Durante la conferenza Wolfowitz ha avuto incontri separati con Havel e il ministro della Difesa Dobrovsky. Nella conversazione con Havel, Wolfowitz lo ringrazia per le sue dichiarazioni sull’importanza della NATO e delle truppe statunitensi in Europa. Havel lo informa che l’ambasciatore sovietico Kvitsinsky era a Praga per negoziare un accordo bilaterale e che i sovietici volevano che l’accordo includesse una clausola con cui la Cecoslovacchia non avrebbe stretto alleanze ostili all’URSS. Wolfowitz consiglia ad Havel e Dobrovsky di non stipulare simili accordi e di ricordare ai sovietici le disposizioni dell’Atto finale di Helsinki che affermano la libertà di fare alleanze a propria scelta. Havel lo dichiara per la Cecoslovacchia nei successivi 10 anni, ciò significa la NATO e l’Unione Europea.
In una conversazione con Dobrovsky, Wolfowitz osserva che “l’esistenza stessa della NATO era in dubbio un anno fa” ma con la leadership degli Stati Uniti e il sostegno alleato della NATO (e della Germania unita), la sua importanza per l’Europa è ora recepita e le dichiarazioni dei leader dell’Europa orientale erano importanti in questo senso. Dobrovsky descrive apertamente il cambiamento nella posizione della leadership cecoslovacca, “che aveva radicalmente modificato le sue opinioni. All’inizio, il presidente Havel aveva sollecitato lo scioglimento sia del Patto di Varsavia che della NATO” ma poi aveva concluso che la NATO doveva essere mantenuta”. “In via confidenziale” afferma Dobrovsky, “la Cecoslovacchia era interessata alla NATO perché assicurava la presenza degli Stati Uniti in Europa”.

Documento 30 [in inglese]

Memorandum a Boris Yeltsin dalla delegazione sovietica russa al quartier generale della NATO. 1991/07/01
Fonte: Archivio di Stato della Federazione Russa (GARF), Fond 10026, Op. 1

Questo documento è importante per descrivere il chiaro messaggio del 1991 da parte dei più alti livelli della NATO – il Segretario Generale Manfred Woerner – che non era in corso l’espansione della NATO. Era presente una delegazione russa del Soviet Supremo, che in questo promemoria riferiva a Boris Eltsin (che a giugno era stato eletto presidente della Repubblica russa, il paese più grande dell’Unione Sovietica), ma senza dubbio Gorbaciov e i suoi aiutanti avevano al tempo sentito le stesse assicurazioni. Il nascente Istituto di sicurezza russo era già preoccupato per la possibilità di espansione della NATO, quindi nel giugno del 1991 questa delegazione si era recata a Bruxelles per incontrare i vertici della NATO, ascoltare le loro opinioni sul futuro della NATO e condividere le preoccupazioni russe. Nel maggio 1990 Woerner aveva tenuto un discorso molto apprezzato a Bruxelles nel quale sosteneva: “Il compito principale del prossimo decennio sarà quello di costruire una nuova struttura di sicurezza europea, che includa l’Unione Sovietica e le nazioni del Patto di Varsavia. L’Unione Sovietica avrà un ruolo importante da svolgere nella costruzione di tale sistema. Se si considera l’attuale situazione dell’Unione Sovietica, che non ha praticamente più alleati, allora si può capire il suo giustificato desiderio di non essere lasciata fuori dall’Europa”.
Ora, a metà del 1991, Woerner risponde ai russi affermando che lui personalmente e il Consiglio della NATO sono entrambi contrari all’espansione (“13 dei 16 membri della NATO condividono questo punto di vista”) e che parlerà contro l’adesione della Polonia e della Romania alla NATO ai leader di quei paesi, come aveva già fatto con i leader di Ungheria e Cecoslovacchia. Woerner sottolinea che “non dovremmo permettere […] l’isolamento dell’URSS dalla comunità europea”. La delegazione russa aveva avvisato che qualsiasi rafforzamento o espansione della NATO avrebbe potuto “rallentare seriamente le trasformazioni democratiche” in Russia e invitava gli interlocutori della NATO a ridurre gradualmente le funzioni militari dell’alleanza. Questo memo della conversazione di Woerner è stato scritto da tre eminenti riformatori e stretti alleati di Eltsin, Sergey Stepashin (presidente della commissione per la sicurezza della Duma e futuro vice ministro della sicurezza e primo ministro), il generale Konstantin Kobets (futuro capo ispettore militare della Russia, dopo che era stato il più alto ufficiale militare sovietico ad appoggiare Eltsin durante il colpo di Stato dell’agosto 1991) e il generale Dmitrij Volkogonov (consigliere di Eltsin sulle questioni di difesa e sicurezza, futuro capo della Commissione mista USA-Russia sui prigionieri di guerra e dispersi in azione, e importante storico militare).

NOTE

[1] Robert Gates, University of Virginia, Miller Center Oral History, George H.W. Bush Presidency, July 24, 2000, p. 101)

[2] Capitolo 6, “The Malta Summit 1989,” in Svetlana Savranskaya e Thomas Blanton “The Last Superpower Summits (CEU Press, 2016)”, pp. 481-569. Il comment sul Muro è a pagina 538.

[3] Per pregressi, contesto e conseguenze del discorso di Tutzing, Frank Elbe, “The Diplomatic Path to Germany Unity,” Bulletin of the German Historical Institute 46 (Spring 2010), pp. 33-46. Elbe in quel period era il capo dello staff di Genscher.

[4] Mark Kramer, “The Myth of a No-NATO-Enlargement Pledge to Russia,” The Washington Quarterly, April 2009, pp. 39-61.

[5] Joshua R. Itkowitz Shifrinson, “Deal or No Deal? The End of the Cold War and the U.S. Offer to Limit NATO Expansion,” International Security, Spring 2016, Vol. 40, No. 4, pp. 7-44.

[6] James Goldgeier, “Not Whether But When: The U.S. Decision to Enlarge NATO” (Brookings Institution Press, 1999); and James Goldgeier, “Promises Made, Promises Broken? What Yeltsin was told about NATO in 1993 and why it matters,” WarOnTheRocks, July 12, 2016.

[7] Svetlana Savranskaya, Thomas Blanton e Vladislav Zubok, “Masterpieces of History”: The Peaceful End of the Cold War in Europe, 1989” (CEU Press, 2010), per ulteriori dibatti e documenti sui negoziati per l’unificazione della Germania all’inizio del 1990.

[8] Genscher disse a Baker il 2 febbraio 1990 che secondo il suo piano “la NATO non avrebbe aumentato la sua copertura territoriale verso la Germania dell’est o altro territorio dell’Europa orientale”. Segretario di Stato all’Ambasciata Americana di Bonn, “Baker-Genscher Meeting February 2,” George H.W. Bush Presidential Library, NSC Kanter Files, Box CF00775, Folder “Germany-March 1990.” Citato da Joshua R. Itkowitz Shifrinson, “Deal or No Deal? The End of the Cold War and the U.S. Offer to Limit NATO Expansion,” International Security, Spring 2016, Vol. 40, No. 4, pp. 7-44.

[9] La versione precedente di questo testo diceva che Kohl era stato “coinvolto in una campagna scandalistica per corruzione finanziaria che avrebbe posto termine alla sua carriera politica”; comunque, questo scandalo non venne fuori fino al 1999, dopo che le elezioni del settembre 1998 fecero perdere l’incarico a Kohl. Gli autori ringraziano il Prof. Dr. H.H. Jansen per le correzioni e la sua attenta lettura dell’articolo.

[10] Andrei Grachev, “Gorbachev’s Gamble” (Cambridge, UK: Polity Press, 2008), pp. 157-158.

[11] Per un preciso resoconto sui grandi sforzi educativi molto efficaci di Bush con i leader dell’Europa dell’est incluso Havel, come alleati, vedere Jeffrey A. Engel, “When the World Seemed New: George H.W. Bush and the End of the Cold War” (Houghton Mifflin Harcourt, 2017), pp. 353-359.

[12] George H.W. Bush e Brent Scowcroft, “A World Transformed” (New York: Knopf, 1998), pp. 236, 243, 250.

[13] Pubblicato in inglese per la prima volta in “The Last Superpower Summits” (2016), di Savranskaya e Blanton, pp. 664-676.

[14] Anatoly Chernyaev Diary, 1990, tradotto da Anna Melyakova e pubblicato da Svetlana Savranskaya, pp. 41-42.

[15] Michael Nelson e Barbara A. Perry, “41: Inside the Presidency of George H.W. Bush” (Cornell University Press, 2014), pp. 94-95.

[16] Gli autori ringraziano Josh Shifrinson per aver fornito la sua copia del documento.

[17] “Memorandum of Conversation between Mikhail Gorbachev and John Major” pubblicato in “Sobranie Sochinenii”, Mikhail Gorbachev, v. 24 (Moscow: Ves Mir, 2014), p. 346

[18] Rodric Braithwaite, “NATO enlargement: Assurances and misunderstandings,” European Council on Foreign Relations, Commentary, 7 July 2016.

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Articolo di Svetlana Savranskaya e Tom Blanton pubblicato su National Security Archive il 12 dicembre 2017

Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

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