– Giovanni Petrosillo –
Ha perfettamente ragione Francesco Alberoni che su Il Giornale scrive:
“Gli Stati Uniti non hanno mai fatto parte dell’Europa, la Russia sì. L’Europa senza la Russia è culturalmente mutilata mentre la Russia si sente emarginata… Usa e Gran Bretagna non hanno voluto che nascesse questa potenza [europea], e per conservare la propria egemonia hanno creato un violento conflitto fra UE e Russia con il loro intervento nella questione ucraina. Ostili alla Russia, Usa e Gran Bretagna hanno invece favorito il mondo islamico dove hanno i loro interessi petroliferi, fino a scendere in guerra per il Kuwait. Alleati del Pakistan, sono intervenuti in Afghanistan e Irak, poi hanno appoggiato le primavere arabe con le loro derive islamiste ed hanno lasciato crescere il Califfato col beneplacito della Turchia. In Libia hanno distrutto Gheddafi lasciando il Paese in mano agli islamisti che dilagano in Africa e ci inondano di migranti africani. Questa purtroppo è la reale politica angloamericana, una politica di potenza che vuole tenere l’Ue debole e impotente da trattare come una colonia, e una Russia impoverita e lasciata sola contro la minaccia islamica e la crescente potenza cinese”.
Sono parole chiare, forse proferite con un po’ di ritardo, ma anche il giornalismo segue i tempi della politica. Berlusconi, proprietario della testata, tramite suo fratello, dopo tanti tentennamenti (il coraggio non rientra tra le doti dell’uomo) ha preso una posizione ferma contro le sanzioni a Mosca ed ha allineato le sue truppe a sostegno di questa sacrosanta battaglia internazionale che dovrebbe incidere sulle decisioni europee. Dalle stesse colonne ha preso parte alla discussione anche l’economista del partito del Cavaliere, Renato Brunetta, il quale ha evidenziato che il muro contro muro con Putin costerà all’ economia italiana quasi 3 miliardi di euro, una perdita spropositata in una situazione di crisi globale nella quale il nostro paese ci sta rimettendo le penne. La Lega di Salvini, dunque, non è più la mosca bianca di Mosca e può giocare di sponda con un’altra forza in parlamento, per superare il regime sanzionatorio che sta danneggiando le nostre imprese.
Date queste considerazioni sorge naturale una domanda: vale la pena morire per le pretese mondialiste di Washington e le fisime nazionalistiche di Kiev? Non proprio e non bastano a farci cambiare idea nemmeno gli spauracchi seminati dalla Nato lungo i confini orientali dell’UE, a dimostrazione (indimostrata) che l’intento del Cremlino sia quello di invadere i suoi ex satelliti sovietici, ora ben protetti dentro l’Alleanza Atlantica. Sulla base di questi vaneggiamenti, che nascondono ben altri intendimenti strategici della Casa Bianca, si sta riportando il caos nel Vecchio Continente, con l’imprimatur delle medesime potenze europee, guidate da classi dirigenti arretrate ed inabili a staccarsi da una storia recente, quella dei blocchi geopolitici contrapposti, chiusasi definitivamente nel 1991-92.
Senza una rivoluzione dirigenziale che porti al comando dei governi di Francia, Germania ed Italia delle avanguardie politiche maggiormente consapevoli dei compiti epocali in ballo rischiamo di diventare mero terreno di scontro per le aspirazioni altrui. Eppure, ci sarebbe un’altra strada, quella tracciata recentemente da Putin in una intervista al Corriere, quella di un asse Mosca-Bruxelles che vada oltre gli opportunismi commerciali ed energetici e si fortifichi durevolmente sulle intese politiche e militari. In mancanza, la Russia finirà stretta in un abbraccio non desiderato con Pechino . Per i Russi, benché costretti dalle condizioni sfavorevoli, l’opzione asiatica non è affatto convincente, per i precedenti storici e per alcuni contenziosi territoriali ancora aperti. Del resto, questo è stato sempre l’enigma russo, come scrive Kissinger, quello di una potenza facente “parte dell’equilibrio di potere sia in Europa sia in Asia” ma guardata con circospezione da tutti per la sua mole e le sue potenzialità, non facili da tenere a bada.
Oggi la valutazione non sembra cambiata, eppure l’Europa ha solo questa chance da giocarsi, quella della partnership serrata con l’ingombrante vicino orientale, per divincolarsi dall’ amore asfissiante, che finirà per ucciderla, degli ancor più ingombranti Stati Uniti. In un momento in cui Washington sta tentando di incrementare l’occupazione militare delle periferie europee (altro che invasione di Mosca in Ucraina, la vera aggressione viene da oltre Atlantico ed è in paesi membri dell’UE) e di trascinarci nei disordini da essa causati in mezzo mondo (dal Medio Oriente all’ Africa) Bruxelles dovrebbe rivedere le sue alleanze e pensare alla propria sovranità, anziché vessare i greci, portoghesi e italiani per mancanza di prospettive di rilancio all’ altezza dei tempi. Ed il suo tempo sta scadendo malamente tra pessimi presagi finanziari e assenza di orizzonti politici.
e sì,stiamo arrivando spediti al bivio,dovremo tutti noi fare una scelta,altrimenti il nostro alleato…..la farà x noi e sappiamo tutti la fine che faremo!
può piacere o non piacere,ma se vogliamo avere una possibilità dovremo rischiare il cambiamento,non abbiamo nulla da perdere dal liberarci del vecchio tronfio decrepito padrone x il nuovo che speriamo (ma sembra) sia + magnanimo.
se il nuovo sarà dovremo aspettarci i colpi di coda del vecchio sanguinario b.r. docet ora isis…….