Giusto un anno fa, dopo l’attacco terroristico alla rivista satirica Charlie Hebdo, il Cancelliere tedesco Angela Merkel sfilò a Parigi insieme ad altri leader occidentali per solidarizzare con i suoi cittadini.
L’attacco provocò un enorme sostegno in tutto l’Occidente sotto l’insegna dell’hashtag “Je suis Charlie”. L’assalto a Charlie Hebdo si disse essere un attacco islamista ai preziosi principi occidentali della libertà di espressione e fu condannato come una forma di censura psicopatica.
Angela Merkel era in prima linea in queste affermazioni. Nelle sue parole [in inglese, NdT], l’attacco a Charlie Hebdo è stato “un attacco alla libertà di espressione ed alla stampa, componenti chiave della nostra libera cultura democratica, che non può essere giustificato”.
Poco dopo l’attacco, in un articolo [in inglese, NdT] che scrissi per Sputnik, feci rilevare che i leader occidentali, Angela Merkel compresa, affermavano di difendere il principio di una libera espressione incondizionata che le loro stesse leggi mostrano di non praticare né di credervi.
Un anno dopo, Angela Merkel ha fornito una sorprendente conferma.
Invocando una oscura legge ottocentesca dell’era di Bismark, il governo di Angela Merkel ha autorizzato il processo contro un comico tedesco [in inglese, NdT] che ha recitato, alla televisione di stato, un poema satirico sul Presidente Turco Erdogan.
Questo poema, sebbene sessualmente esplicito, non offende la sensibilità religiosa in modo greve come fanno certi fumetti che appaiono regolarmente su Charlie Hebdo.
L’accusa viola perciò il diritto alla libera espressione sancito nell’Articolo 10 [in inglese, NdT] della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Per essere ancora più assurda, il Cancelliere Merkel dice che la legge in base alla quale viene avanzata l’accusa sarà presto abrogata.
In questo caso, perché mai viene portata l’accusa?
Le autorità tedesche si difendono dicendo di stare semplicemente seguendo la legge.
È una affermazione assurda. Non solo c’è sempre un certo grado di discrezionalità nell’amministrazione del diritto penale, specialmente in un caso in cui una legge viola palesemente l’Articolo 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, ed è perciò essa stessa illegale, ma queste accuse dovrebbero essere avanzate in Germania tutte le volte che un Capo di Stato estero venga insultato, non soltanto Erdogan.

Il Presidente Turco Tayyip Erdogan tiene un discorso ai mukhtar nel Palazzo Presidenziale di Ankara, Turchia, il 16 marzo 2016.
Questo, naturalmente, non è ciò che accade.
In confronto agli insulti lanciati regolarmente al Presidente della Russia Putin, il Presidente Turco Erdogan se l’è cavata con poco. Tuttavia in Germania nessuno ha mai suggerito che i numerosi critici tedeschi del Presidente Putin dovrebbero essere accusati di insultarlo in base a quella legge, e non è pensabile che il governo tedesco o il Cancelliere Merkel autorizzerebbero un processo di questo tipo se l’accusa fosse avanzata.
La vera ragione per cui il Cancelliere Merkel ha autorizzato il processo, come sa chiunque, è che lei ha bisogno dell’aiuto del Presidente Erdogan per ridurre il flusso dei rifugiati che sta inondando la Germania, dopo che lei li ha scioccamente invitati ad andarci.
Questo flusso di rifugiati ha esposto la Merkel a molte critiche ed ha portato ad un contraccolpo, da parte degli elettori tedeschi, che sta mettendo a rischio la sua posizione come Cancelliere.
Senza dubbio la Merkel ha calcolato che agli elettori tedeschi importi meno l’astratto principio della libertà di espressione piuttosto che l’inondazione di rifugiati.

Il Cancelliere Tedesco Merkel assiste alla cerimonia per il 500° anniversario dei Dettami di Purezza della Birra a Ingolstadt.
E’ perciò disposta a consentire il processo ad un comico tedesco per placare la collera del Presidente Erdogan, perché sa che la Corte tedesca rigetterà quasi sicuramente l’accusa, limitando così il danno politico per lei.
Sebbene se ne possa comprendere la logica politica, è l’ipocrisia che risalta.
Fin da quando è diventata Cancelliere, Angela Merkel, figlia di un pastore protestante (come ci viene costantemente ricordato), non ha mai esitato a fare le prediche agli altri.
Eppure, ciò che lei chiama principi sacri, come quello della libertà di espressione, da lei definito un “componente chiave della nostra libera cultura democratica”, sembrano essere sacrificabili se la sua poltrona di Cancelliere è a rischio.
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Articolo di Alexander Mercouris apparso su SputnikNews il 27 Aprile 2016
Traduzione in Italiano di Fabio_San per SakerItalia.it
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