– Marco Bordoni –
La nostra simpatia per la causa greca non ci deve offuscare il giudizio su quello che è successo, su ciò che il referendum del 5 luglio è stato: una operazione di ingegnerizzazione del consenso.
Tsipras ha capito che nel suo paese (e non solo) stava prendendo forma un’onda emotiva che poteva essere cavalcata coagulando una maggioranza intorno ad una decisione politica che in realtà, in tempi normali, sarebbe condivisa con riluttanza dalla popolazione.
Sono queste le leggi della politica nel mondo post ideologico: la platea del pubblico “liquido” viene percorsa da fremiti emotivi intensi quanto effimeri (i cui effetti possono essere moltiplicati tramite la comunicazione in presa diretta e le reti sociali), e la classe dirigente può navigare in queste correnti sfruttandole in vista del conseguimento di un dato obiettivo. E’ per questo che la decisione di indire il referendum ha fatto saltare i nervi ai burocrati di Bruxelles e a Washington: loro la meccanica di questi giochetti di tecnica politica globalizzata l’hanno studiata ben bene e ne conoscono le regole. Per questo sapevano che il referendum di Tsipras era un tiro a porta vuota.
Palesemente questi processi hanno ben poco a che vedere con la democrazia partitica novecentesca (per quanto anche in alcuni momenti del novecento si siano visti fenomeni politici che in qualche modo annunciavano le tendenze attuali) e tuttavia questa è la situazione con la quale tutti i gruppi dirigenti, quelli popolari come quelle elitari, si trovano a fare i conti.
Esaminiamo da vicino il caso greco. Le indagini demoscopiche condotte prima del referendum hanno sempre indicato che i greci non volevano uscire dall’euro, e possiamo tranquillamente dar per certo che in qualsiasi consultazione passata o futura su questo quesito specifico (la permanenza o meno nella moneta unica) la proposta di uscire sarebbe stata bocciata (con conseguente archiviazione dell’esperienza Tsipras).
Ma il contegno europeo e tedesco nella conduzione delle trattative ha innescato una reazione emotiva potente nelle masse, una reazione che mischia l’odio atavico di tutti i popoli europei del sud per l’arroganza tedesca e l’esasperazione contingente derivante dal trovarsi in una situazione senza uscita in una miscela ribollente che attendeva solo di essere canalizzata. Tsipras ha colto l’occasione con un tempismo perfetto ed ha compattato il consenso su di un quesito ambiguo che non ha ad oggetto l’uscita dall’euro, ma che di fatto pone le autorità europee davanti ad un dilemma che sono incapaci, per limiti culturali ormai mille volte dimostrati, di risolvere nella maniera corretta (quella del taglio del debito greco).
Tsipras ha quindi compiuto un capolavoro politico inserendosi in una combinazione unica di emozioni popolari e limiti culturali delle controparti con questo atto di “rapina” del consenso popolare. La scelta dei tempi, lo ripetiamo, è stata essenziale: il brevissimo preavviso di una settimana ha blindato l’operazione contro possibili riflussi, spontanei o indotti, della corrente emotiva. Un atto in qualche modo leninista: il gruppo dirigente ha ottenuto il consenso del popolo su di una questione che rappresenta solo la premessa ad una serie di conseguenze da capogiro: il ritorno alla dracma, l’ingresso nell’orbita russa, l’uscita dalla NATO. Una serie di conseguenze, soprattutto, senza ritorno, nel senso che d’ora in avanti al popolo greco non resterà altra opzione che aggrapparsi a Syriza ed a Tsipras nelle montagne russe che andranno ad affrontare.
Siamo quindi di fronte ad un neoleninismo: una avanguardia proletaria politicamente cosciente, richiedendo un mandato popolare in sostanza illimitato, si assume il compito di creare un assetto politico totalmente nuovo non più con la dittatura del proletariato, ma con un uso raffinato delle strategie di formazione del consenso. Aggiungo che per la prima volta da molto tempo una operazione di questo tipo viene compiuta da sinistra, dopo che era stata appannaggio ormai esclusivo degli ambienti neocon da almeno un decennio.
I paralleli con Majdan sono palesi. Così come in Grecia, il gruppo dirigente ucraino ha sfruttato un’onda emotiva popolare coagulatasi nel sentire comune di una popolazione ormai apolitica e deideologizzata per raccogliere una maggioranza volatile attorno ad un progetto avventuristico che di fatto ha consegnato l’intero popolo in ostaggio alla dirigenza politica.
Certo, ci sono anche enormi differenze: Tsipras era regolarmente eletto, i ceffi di Majdan no, Tsipras non ha usato la violenza, i ceffi di Majdan si, Tsipras non ha creato rotture nell’ordinamento istituzionale del paese, i ceffi di Majdan si, nessuna potenza straniera ha organizzato la grexit, mentre Majdan aveva dietro una chiara ingegneria a stelle e strisce, la Grecia non è spaccata in zone disomogenee, l’Ucraina si. Sotto questi aspetti il progetto di Tsipras è più legittimo, e più democratico. Anzi, il progetto di Tsipras è la prima risposta “da sinistra” che utilizza la strategia politica del ventunesimo secolo. La prima dimostrazione di tattiche global usate per conseguire obiettivi no global.
Ma al netto di queste importanti differenze, sotto il profilo dell’ingegneria del consenso, sotto il profilo della tecnica politica, le somiglianze sono degne di nota. Di tutto questo va tenuto conto alla luce del fatto che, come insegna l’Ucraina, i successi ottenuti con queste tattiche di guerra psicologica possono essere contrastati con la violenza, e la violenza è oggi il maggior rischio che attende la Grecia.
Di che violenza parliamo? Ovviamente una opzione sul tavolo è l’organizzazione di una rivoluzione colorata in Grecia, e non c’è dubbio che le sofferenze che attendono senz’altro il popolo greco siano tali per cui chi vorrà suscitare torbidi non faticherà a trovare la manovalanza necessaria. Le aree di dissenso, che poggiano su settori importanti della società e dell’economia greche riemergeranno presto con il deflusso dell’emotività che ha sostenuto il passaggio referendario. Questi disordini potrebbero offrire una sponda ad operazioni di vertice, sul tipo di quella che portò Mario Monti al governo in Italia, peraltro chiaramente invocata da Martin Schultz nel corso di una campagna elettorale greca. Ma per organizzare queste operazioni serve tempo, tempo che potrebbe non esserci, perché oggi la conseguenza naturale delle scelte del governo greco è l’accelerazione dei processi politici che sono stati evocati. L’alternativa è una eliminazione violenta, in tutto o in parte, del gruppo dirigente. Si tratta di una ipotesi ancora residuale, ma non più fantapolitica come sino a pochi giorni or sono.
E’ impossibile non provare simpatia per il coraggio del popolo greco, esistono serie ragioni per temere che il tributo da pagare per quel coraggio sarà assai alto.
Ottima interpretazione Marco. Un potente fattore anticorpale a vantaggio della Grecia vi è: la strana alleanza per il NO! di Syriza e Alba Dorada….. dove i burattinai stars & stripes troveranno manovalanza per le loro pericolose arlecchinate? tra i militanti del PS greco o tra i borghesucci male in arnese del passato governo? Si, indubbiamente con Tsipras, un aggiornamento delle tecniche Leniniane: Pane e Pace!
Se non mi sbaglio l’alleanza di Tsipras è con ANEL, un partito che viene dall’ala destra euroscettica di Nuova Democrazia. Alba Dorata credo si sia espressa per il NO al referendum, ma prendendo comunque energicamente le distanze da Syriza. Per quanto riguarda i margini di manovra della (chiamiamola così) reazione,credo siano molto ampli e più che su partiti come il Pasok e Nuova Democrazia, che comunque potrebbero costituire una utile sponda parlamentare, credo che l’opposizione potrà contare sui seguenti fattori: 1) il controllo dei media; 2) la possibilità di mobilitare la famosa “società civile”, massa di manovra classica di queste operazioni; 3) la natura non completamente matura e consapevole del consenso raccolto al referendum, che potrebbe liquefarsi al sopraggiungere di gravi avversità. Ce n’è d’avanzo per tentare di ribaltare il tavolo prima che finisca la partita.
@ Marco Bordoni – ” Se non mi sbaglio l’alleanza di Tsipras è con ANE … Alba Dorata credo si sia espressa per il NO al referendum, ma prendendo comunque energicamente le distanze da Syriza..”.
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Infatti, è proprio come tu dici. La pseudo ‘alleanza’ di Tsipras con Alba Dorata è una badilata di fango insinuata da alcuni giornalisti ‘filotrojka’, tanto per sporcare un po’ la sua immagine… I neofascisti greci hanno votato ‘oxi’ non per sostenere il Governo, ma perché il rifiuto dei prestiti e delle proposte delle Istituzioni finanziarie di Bruxelles, rientra nel loro programma. Mi sembra interessante riportare uno stralcio di una recente intervista di ‘lettera 43′ ad Artemios Matthaiopoulo, sostituto di quel Nikólaos Michaloliákos segretario di Alba Dorata, attualmente in carcere e sotto processo per gravi reati:
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” DOMANDA. Cosa può succedere se i vostri saranno condannati?
RISPOSTA. Non molto. Siamo ancora attivi e vivi e si è visto anche alle ultime elezioni. Noi crediamo che nei prossimi mesi diventeremo il secondo partito.
D. Cosa ve lo fa pensare?
R. I greci hanno votato per Syriza perché hanno pensato che questo governo di sinistra abbandonasse la linea del Fondo monetario e curasse l’economia greca. Dopo quattro mesi devono realizzare che si sono sbagliati.
D. Perché?
R. Non hanno fatto nulla. Non hanno rotto con l’Fmi, non hanno rotto sul debito. E i delusi ora voteranno per noi. Perché siamo gli unici rappresentanti di politiche anti-Troika in parlamento. Quindi penso che il prossimo mese, passati i negoziati con l’Europa, Alba Dorata sarà più forte e viva di prima.
D. E se firmano un buon accordo?
R. È un successo fare un accordo con i bankster ? Nessun accordo può essere un successo. Lo diceva anche Samaras. E intanto abbiamo avuto due memorandum. Sarà come con i governi precedenti. La popolazione greca soffrirà e l’economia non si riprenderà.
D. Qual è la vostra proposta alternativa?
R. Far cadere completamente gli accordi con l’Fmi.
D. E uscire dall’euro?
R. No, non bisogna mischiare le cose. Abbiamo pagato, 15 anni fa, per entrare nell’euro. E tornare ora a una moneta che non usa nessuno significa isolarsi all’interno delle proprie frontiere. Dopo qualche anno, se avremo l’opportunità di tornare alla dracma lo faremo, ma solo se avremo un’economia forte e competitiva.
D. Quindi per ora non se ne parla…
R. Non c’è possibilità che la Grecia esca dall’euro, non ci sono nemmeno leggi che lo consentano. Ma il Fondo monetario non ha niente a che vedere con l’economia reale. Ed è la principale ragione per cui questo Paese è diventato povero: non si può fare un accordo con chi vuole distruggere la tua nazione.
D. Eppure proprio l’Fmi ha fatto un pressing importante sull’Ue a favore della ristrutturazione del debito di Atene.
R. Quando ricevi un prestito e poi devi ripagarlo entri in una spirale. E non cambia se l’Fmi o l’Ue o la Bce dicono: tagliamo il debito della Grecia del 35%. Devi comunque ricevere aiuti per ripagare i debiti precedenti.
D. Ok, questo lo dicono anche Varoufakis e Tsipras. Ma voi cosa proponete per fare ripartire la Grecia?
R. Prima di tutto dobbiamo produrre.
D. Cosa?
R. Per esempio prodotti agricoli. E possiamo esportarli, reinvestendo i capitali nella nostra economia………. ” E, se perfino i fascisti greci sono contrari all’uscita immediata dall’ Euro, Tsipras non poteva certo ‘spendersi’ per questo tema così impopolare.
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http://www.lettera43.it/esclusive/grecia-alba-dorata-l-accordo-fa-il-nostro-gioco_43675176030.htm
In pratica (a meno di sorprese dell’ultim’ora da parte di Siryza) paradossalmente la posizione di Alba Dorata si ritrova ad essere praticamente la stessa di quella dell’attuale Governo, ricontrattare il debito ma rimanere nell’euro ad ogni costo !
Perchè ? … per una serie di blablabla insensati con in cima quello più demenziale che recita più o meno cosi: non esiste una legge per farlo ! (sic) …
Un gran bel paradosso per un partito che si dichiara “Nazionalista” … ma forse per loro “Nazionalismo” vuol dir solo spaccare la faccia all’immigrato di turno, bontà loro … (sic)
Come già si saperva l’unico partito coerente contro la permanenza della Grecia dall’area Euro (e contro NATO e UE) rimane il Partito Comunista KKE … unico problema è che sono troppo ideologici e settari e questo in pratica rende assai difficile l’ipotesi che possano allearsi con altri in modo da raggiungere i loro obiettivi a breve e a lungo termine …
Insomma per parafrasare una celebre opera: Niente di nuovo sul fronte occidentale 😀
Ciao samo79. Troppo spesso ci dimentichiamo il ruolo del convitato di pietra presente alle trattative Grecia/Ue. Il 17 marzo, ad Atene,Tsipras ha ricevuto la sgradevole visita di quell’essere nauseante che passerà alla storia per la valenza, altamente diplomatica, del suo ” fuck the Europe !”. Del resto l’espressione e’ perfettamente consona ai valori del bordello statunitense in cui si è formata e cresciuta. Affido alla tua logica, il compito di ipotizzare ciò di cui possono aver parlato… Verso la metà di maggio in Macedonia ci fu l’attacco di un gruppo terroristico proveniente dal Kosovo (base Nato) in cui morirono, fra gli altri, quattro poliziotti macedoni: due di etnia albanese e due di etnia serba (ricordano un po’ i cecchini sconosciuti di Maidan che spararono sia sui poliziotti ucraini, sia sui manifestanti pacifici);la Russia denunciò le proteste antigovernative a Skopje come un piano per una “rivoluzione colorata” in Macedonia tramite ONG finanziate dall’ Occidente che avrebbero dovuto creare conflitti etnici e impedire il passaggio del Turkish Stream (cosa che riguarda anche la Grecia settentrionale). La Turchia, serva degli Usa, inizia a provocare la Grecia sconfinando sempre più spesso sui cieli del Mar Egeo, Rama indulge a rispolverare il mito della Grande Albania (unificazione con il Kosovo) e i risentimenti per gli espropi ai danni degli albanesi di Ciamuria ( una parte dell’Epiro greco)…. Sarebbe troppo facile accendere focolai qua e là per ‘ucrainizzare’ la Grecia se Tsipras dichiarasse di voler uscire dall’Euro, dalla Ue e dalla Nato. Quindi fa benissimo a ribadire di voler rimanere ‘dentro’ e, alla Russia, serve di più uno Stato amico all’interno dell’Unione che uno ‘fuori’ esposto alle tempeste. Tsipras, per il momento, sta semplicemente procedendo con estrema prudenza, cioè quella virtù, non eroica, che permise ad Ulisse di ritornare ad Itaca.
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http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=12273
Scusami Chiara lo so che forse su questo forse non andremo daccordo, tuttavia vorrei provare a mettere per iscritto alcuni pensieri generali.
Premesso che ho letto e riletto l’articolo di Marco perchè l’ho trovato molto interessante e ottimamente scritto, sopratutto degni di nota e interessanti sono gli spunti sulla politica “post-ideologica” e “post-moderna” di Siryza (oggi siamo complicati ma una volta l’avremo definita semplicemente come Populista) nonchè il parallelo simile anche se contrario alla situazione in Ucraina al tempo di Maidan
Su questi aspetti mi sono trovato perfettamente daccordo con l’autore 🙂
Tuttavia relativamente al cosiddetto neo-leninismo di Tsipras mi permetto di dissentire, almeno in parte, sopratutto quando si mette a paragone il concetto di “avanguardia proletaria politicamente cosciente” nella Grecia di oggi rispetto a quella che in cui Lenin si trovò a operare ai suoi tempi, sinceramente non mi sembra di rilevare tutta questa “coscienza” nella Grecia odierna (nemmeno solo a livello puramente tattico) e per dirla tutta ho enormi riserve se vado a fare un confronto tra le due, mi spiego:
Io posso pure comprendere la situazione geopolitica nella quale la Grecia si trova ad operare e condivido le tue preoccupazioni che sono pure le mie, tuttavia non esiste solo la geopolitica ma anche la politica vera e propria, esistono i rapporti di classe e diciamocelo francamente esiste pure la politica economica e quella dentro l’Euro non mi pare abbia granchè di razionale !
Davvero non riesco a comprendere come si possa considerare “strategica” una visione politica che giochi su due tavoli (entrambi ostili tra l’altro) sfruttando l’accondiscendenza momentanea dell FMI (cioè degli USA) giocando sul fatto che gli USA in questo momento hanno bisogno di far pressione sul campo UE proprio per evitare che una Grecia troppo vessata abbandoni la moneta unica per avvicinarsi al campo dei BRICS
Tutto questo si dice, lo si farebbe per riuscire a strappare uno sconto (o un taglio) sul debito da parte dei creditori Europei … bella roba direi io, in pratica politicamente parlando in queste ore si cerca di usare l’FMI per colpire i restanti 2 della ex-Troika, come se i primi fossero meglio dei secondi ! … Come se i tre fossero attori diversi e non rappresentazioni dello stesso potere oligarchico-capitalistico che ha già distrutto la Grecia e che continuerà a farlo !
E anche riuscissero ad ottenere questo famoso taglio del debito ?
Non cambierà nulla, conoscendo la struttura instrinseca della moneta unica è banale aspettarsi che tra un annetto o due ci ritroveremo esattamente nella medesima situazione di oggi, è un film già visto e finisce sempre con le solite riforme strutturali del “ce lo chiede l’europa” e con la gente che si impicca ai pali poichè non ha di che mangiare …
Se Tsipras avesse voluto rompere devvero, il giorno successivo all’esito del referendum avrebbe fatto al caso suo, invece chissà perchè sta continuando a trattare ad oltranza, ora data l’entrata in campo (non gradita per me) da parte degli USA bisogna ammettere che stavolta l’esito di questa sua battaglia potrà anche essere vittorioso (a discapito dell’UE stavolta) … W Tspiras quindi ?
Non direi proprio, al contrario: a lungo termine non potrà altro che significare una sconfitta prima del suo popolo e poi di Tspiras stesso, con buona pace di chi stavolta si aspettava un esito rivoluzionario a favore della classi subalterne !
Vogliamo davvero sacrificare tutto questo ? la nostra libertà, la nostra economia e la nostra democrazia (quella vera s’intende) solo per alcune ipotetiche considerazioni di carattere geopolitico ?
A questo punto sarebbero d’obbligo altre domande:
Ma questo del debito non era un problema Europeo ?
Se si, come cavolo centrano gli Americani in tutta questa vicenda ?
Va bene ok tutti sappiamo che l’UE è al soldo degli USA, ma occhio non sta forse facendo lo stesso Tspiras ora che l’FMI invece gli fa comodo ?
Ma non ci avevano venduto il “sogno” europeo (“sinistra” compresa) proprio asserendo che uniti saremmo stati meno subalterni agli USA o ad altre Potenze ?
SIamo sicuri che dopo aver ricevuto un aiuto politico da parte dell’FMI Siryza continuerà ad essere ostile verso gli USA ?
Non c’è bisogno di essere dei fini strateghi per capire che cosi probabilmente non sarà, come poi tutto ciò possa in qualche modo andare a vantaggio dei rapporti russo-grechi è un mistero per me incomprensibile !
La Grecia è la Grecia, la Russia è la Russia: per quanto la Russia possa essere considerata un paese amico per tutti noi è normale che i suoi interessi non debbano per forse coincidere esattamente con quelli della Grecia (sopratutto i suoi interessi immediati), ed è perfettamente normale che sia cosi, stupirsene sarebbe assurdo, basti solo vedere quanto volte gli interessi stessi del Donbass siano stati messi in discussione qualora questi fossero andati a cozzare con quelli della Federazione Russa, e stiamo parlando dello stesso popolo !
Non c’è quindi assolutamente nulla di male in tutto ciò, daltronde la Russia ha interesse nell’intrattenere buoni rapporti con l’UE tutta, ma la Grecia può avere solo interesse ad uscire da una gabbia che la sta uccidendo … sono quindi appunto due interessi e due visioni che non si tengono assieme in una stretegia a corto termine e a lungo termine nella quale si sta operando ed è naturale che sia cosi, in fin dei conti se ci pensi è proprio l’aver sacrificato un’intera politica interna sull’altare di altri Stati (quelli più forti) ad aver creato una situazione di caos e continue menzogne come quella che si è generata in tutti questi anni all’interno dell’Unione Europea …
Mai vendere il proprio paese agli interessi geopolitici di altri, anche se questi fossero degli amici .. è una regola spesso dimenticata … insomma per dire quand’è che il governo Greco si deciderà a fare veramente gli interessi della stragrande maggioranza del popolo Greco ?
Tra l’altro nulla vieta alla Grecia di uscire dall’Euro ma rimanere temporaneamente nell’UE e da li poi continuare ad avere rapporti privilegiati con la Russia non perdendo quindi i poteri di voto in sede comunitaria (che comunque contano meno di zero tanto per essere chiari) …
Quello che in sintesi vorrei dire è che bisognerebbe farla finita con queste ambiguità tattiche, abbiamo creato un unione continentale basata sulle menzogne e ci abbiamo vissuto per anni, con esiti che abbiamo tutti di fronte ai nostri occhi, io davvero non penso che se ne uscirà con altre menzogne ma solo dicendo la verità al popolo, altrimenti l’esito non potrà essere che catastrofico …