Durante le mie numerose visite itineranti del vasto campo di battaglia di Normandia, in Francia, continuavo a ricordare la sempre saggia affermazione del grande monarca di Prussia, Federico il Grande: “colui che difende tutto, non difende nulla”. In questo 74° anniversario dello sbarco in Normandia, vale la pena ricordare il vecchio re guerriero.

Adolf Hitler, un veterano della fanteria, avrebbe certamente dovuto saperlo. Difendere la costa europea dalla Bretagna alla Norvegia era impossibile data la debolezza militare ed economica della Germania nel 1944. Ma non lo capì. Pur avendo superato così brillantemente le fortificazioni della linea Maginot in Francia nel 1940, Hitler e il suo Alto Comando ripeterono gli stessi errori strategici e tattici dei francesi solo quattro anni dopo: non avere abbastanza riserve per contrattaccare efficacemente le forze di sfondamento nemiche.

Il celebre Vallo Atlantico della Germania sembrava formidabile sulla carta, ma era troppo lungo, troppo sottile, privo di profondità difensiva e mancava di adeguate forze di riserva. L’estesa Linea Maginot soffrì delle stesse carenze. Anche le fortificazioni americane a protezione di Manila e le “inespugnabili” fortificazioni britanniche a Singapore si dimostrarono inutili. I giapponesi si limitarono semplicemente a marciare dentro le loro retroguardie indifese.

Nel 1940, la Wehrmacht tedesca era la suprema macchina da combattimento della storia moderna. Ma solo quattro anni dopo, la Wehrmacht era a pezzi. La maggior parte degli americani, britannici e canadesi credono che il D-Day sia stato il colpo decisivo che pose fine alla Seconda Guerra Mondiale in Europa. Ma non è vero.

La possente Wehrmacht della Germania, che comprendeva la Luftwaffe, fu distrutta dall’Unione Sovietica di Stalin. L’Armata Rossa rivendica la distruzione di 507 divisioni tedesche, 48.000 carri armati tedeschi, 77.000 aerei tedeschi e 100 divisioni dell’Asse alleate alla Germania, provenienti da Italia, Romania, Ungheria, Slovacchia e Finlandia.

Pochi americani hanno mai sentito parlare dell’offensiva sovietica del 1945 nell’estremo oriente, una enorme operazione che si estese dall’Asia centrale alla Manciuria e al Pacifico. Almeno 450.000 soldati giapponesi furono uccisi, feriti o catturati dall’Armata Rossa, il 32% delle perdite militari in tempo di guerra del Giappone. I sovietici erano pronti ad invadere il Giappone quando gli Stati Uniti lo colpirono con due armi nucleari.

Dei 10 milioni di morti della Germania nella seconda guerra mondiale, il 75% è stato provocato dall’Armata Rossa. La potente Luftwaffe fu decimata sulla Russia. Quasi tutta la produzione militare tedesca è andata a rifornire il fronte orientale di 1.600 km, dove le forze d’élite tedesche sono state polverizzate in battaglie titaniche, come Kursk e Stalingrado, che hanno coinvolto milioni di soldati.

Le forze sovietiche hanno perso oltre 20 milioni di uomini. Le perdite totali negli Stati Uniti, incluso il Pacifico, sono state un milione. Per il maresciallo Stalin, lo sbarco in Normandia, la campagna nordafricana e quella italiana erano semplicemente diversivi collaterali per bloccare le forze dell’Asse mentre l’Armata Rossa marciava verso Berlino.

Lo sbarco in Normandia fu senza dubbio una delle più grandi imprese logistiche della storia militare moderna. Pensiamo a General Motors contro il guerriero tedesco Sigfrido. Per ogni carro armato degli Stati Uniti distrutto dai tedeschi, altri dieci arrivavano. Ogni carro armato tedesco era quasi insostituibile. Trasportare oltre un milione di uomini e le loro attrezzature pesanti attraverso la Manica è stato un trionfo. Ma chi si ricorda che nel 1940 la Germania attraversò il fiume Reno, fortemente difeso, invadendo la Francia?

Nel giugno del 1944, le forze tedesche in Normandia e lungo tutta la costa della Manica non avevano quasi gasolio o benzina. I loro carri armati e camion erano immobilizzati. La forza aerea alleata sparava su tutto quel che si muoveva, tra cui l’auto di servizio che trasportava il maresciallo Erwin Rommel, mitragliata dal valoroso futuro generale dell’aviazione canadese, Richard Rohmer. Le unità tedesche in Normandia erano al di sotto del 40% di efficacia di combattimento, anche senza la loro carenza di carburante.

I tedeschi in Francia erano anche molto a corto di munizioni, rifornimenti e comunicazioni. Le unità potevano muoversi soltanto di notte, e anche allora molto lentamente. Hitler era riluttante a liberare forze corazzate dalle sue riserve. Il massiccio bombardamento alleato della Normandia uccise da 15.000 a 20.000 civili francesi e distrusse molte città e paesi.

Churchill una volta disse: “Non conoscerai mai la guerra finché non combatterai i tedeschi”. Senza copertura aerea né carburante e pesantemente inferiori numericamente, le forze tedesche in Normandia riuscirono ad organizzare una resistenza robusta, infliggendo 209.000 morti a USA, Canada, Gran Bretagna, Francia libera e forze alleate. Le perdite tedesche furono circa 200.000.

Il punto più importante della grande invasione è che, senza di essa, l’Armata Rossa avrebbe raggiunto Parigi e i porti del Canale entro la fine del 1944, facendo di Stalin il padrone di tutta l’Europa eccetto la Spagna. Naturalmente, gli Alleati avrebbero potuto raggiungere un accordo di pace con la Germania nel 1944, quello che Hitler stava cercando e il generale George Patton, si diceva, stava sostenendo. Ma Churchill, che odiava i tedeschi, e Roosevelt, che era di sinistra, avevano una mentalità troppo cruenta per considerare una pace che avrebbe lasciato Stalin fuori da almeno una parte dall’Europa orientale.

*****

Articolo di Eric Margolis apparso su Global Research il  16 giugno 2018
Traduzione in italiano di Cinzia Palmacci per SakerItalia

Condivisione: