Uno degli eventi più importanti del Summit dei capi di stato dell’UE il 28-29 Giugno è stato l’adozione della nuova Strategia Globale dell’UE. Il documento, intitolato “Visione Condivisa, Azione Comune: Un’Europa più Forte – Una Strategia Globale per la Politica Estera e di Sicurezza”, espone i principi basilari della politica estera così come quelli della politica nella sfera della sicurezza. Gli analisti hanno definito il documento un importante passo verso l’indipendenza dell’UE dalla NATO. È davvero così? Diamo un’occhiata.
La mancanza di una politica estera unificata era uno dei principali problemi dottrinali dell’Unione Europea da quando era stato creato l’incarico di Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza nel 2009. L’elaborazione di una strategia di politica estera comune impegnò 7 anni. Fino a quel momento, l’unico documento che guidava l’UE in questo campo era la “Strategia Europea di Sicurezza” adottata nel 2003.
Tra i due documenti c’è molta continuità, ma il nuovo è più ampio e riflette i cambiamenti nell’approccio dell’UE verso gli affari mondiali.
1. Verso una maggiore indipendenza dalla NATO
Nel documento del 2003, la NATO veniva menzionata 4 volte, mentre nel nuovo 17. Anche se la retorica del vecchio documento non insisteva molto sull’importanza della NATO per l’Europa, postulava l’ossatura per la cooperazione UE-NATO, l’accordo Berlino Plus:
Gli accordi permanenti UE-NATO, in particolare Berlino Plus, migliorano la capacità operativa dell’UE e forniscono l’intelaiatura per la partnership strategica tra le due organizzazioni nella gestione delle crisi. Questo riflette la nostra comune determinazione ad affrontare le sfide del nuovo secolo.
L’accordo firmato nel 2002 permetteva all’UE di schierare qualcuna delle risorse militari della NATO nelle sue operazioni di pace. Alla fine degli anni ’90, i piani per la creazione di un corpo militare indipendente dell’UE vennero ostacolati a causa della riluttanza americana. Il Segretario di Stato americano, Madeleine Albright, insistette sul mettere avanti le tre famose “D” della politica di difesa europea: nessuna duplicazione di quello che viene fatto in ambito NATO, nessun disaccoppiamento dagli USA e dalla NATO e nessuna discriminazione verso i membri non appartenenti all’UE. Così, il processo per creare un esercito europeo indipendente venne fermato. Da allora, tutte le iniziative militari europee, incluso lo Stato Maggiore Militare dell’UE, l’EUFOR, l’Eurocorps, la Forza di Gendarmeria Europea, l’EUROMARFOR e i Gruppi di Combattimento dell’UE sono soggette al controllo della NATO e non possono operare efficacemente senza l’intelligence e l’assistenza materiale e di coordinamento della NATO.
Il nuovo documento sulla strategia globale dell’UE ipotizza come obiettivo un ritorno all’idea di stabilire una struttura militare autonome dell’UE che possa agire indipendentemente dalla NATO:
Come Europei dobbiamo prenderci maggiore responsabilità della nostra sicurezza. Dobbiamo essere pronti e capaci di dissuadere, rispondere a, e proteggerci da minacce esterne. Anche se la NATO esiste per difendere i suoi membri – la maggior parte dei quali sono europei – da attacchi esterni, gli Europei devono essere meglio equipaggiati, addestrati e organizzati per contribuire in modo decisivo a tali sforzi collettivi, così come per agire autonomamente se e quando necessario. Un livello appropriato di ambizione e autonomia strategica è importante per la capacità dell’Europa di favorire la pace e la tutela della sicurezza all’interno e al di fuori dei suoi confini.
Quindi, l’Unione Europea sta tornando agli obiettivi della Dichiarazione di Saint-Malo del 1998, quando il Presidente francese Jacques Chirac e il Primo Ministro inglese Tony Blair affermarono a Saint-Malo che:
“L’Unione deve avere la capacità di azioni autonome, appoggiate da forze militari credibili, i mezzi per decidere di usarle, e la prontezza a fare ciò, così da rispondere alle crisi internazionali”.
Per compiere questa ambiziosa missione, l’UE ha bisogno di destinare più fondi in materia di sicurezza e creare una struttura militare unificata che può superare le contraddizioni tra i paesi dell’UE. La nuova strategia sulla sicurezza globale dell’UE afferma:
Gli stati membri rimangono sovrani nelle loro decisioni sulla difesa: ciononostante, per acquisire e mantenere molte di queste capacità, la cooperazione sulla difesa deve diventare la norma. L’UE incoraggerà sistematicamente la cooperazione difensiva e cercherà di creare una solida industria della difesa europea, che è cruciale per l’autonomia d’azione e decisionale dell’Europa.
2. Autonomia strategica nel contesto della partnership transatlantica
Un nuovo importante termine impiegato nella nuova Strategia Globale Europea è “autonomia strategica”. Con questo si intende l’indipendenza dagli Stati Uniti e da altri attori nel campo della presa di decisioni e dell’implementazione delle decisioni. Perciò, il raggiungimento dell’autonomia strategica è collegato alla creazione di un’efficace componente militare dell’UE (un Esercito europeo de facto).
Quindi, l’UE si sta muovendo verso l’indipendenza strategica dal polo Atlantista. La peculiarità del momento sta nel fatto che, nonostante i trend Continentali, l’élite europea esistente consiste ancora di devoti Atlantisti. Questo viene riflesso da quanta attenzione dia il nuovo documento alla retorica pro-NATO così come dal suo impegno alla “causa transatlantica congiunta”.
La strategia afferma:
Con gli USA, l’UE lotterà per una Partnership per il Commercio e gli Investimenti Transatlantici (TTIP). Come l’Accordo Economico e Commerciale Globale (CETA) col Canada, il TTIP dimostra l’impegno transatlantico verso i valori condivisi e segnala la nostra volontà di perseguire un ambizioso programma commerciale basato sulle regole. Sulla più ampia agenda sulla sicurezza, gli USA continueranno ad essere il nostro partner principale. L’UE approfondirà la cooperazione con Stati Uniti e Canada sulla gestione delle crisi, l’antiterrorismo, le azioni contro la guerra cibernetica, sulla migrazione, sull’energia e il clima.
3. Un’altra caratteristica distintiva della Strategia Globale per la Politica Estera e di Sicurezza per l’Unione Europea è l’abbandono della promozione della cosiddetta causa della “buona governance”. Nel 2003 l’Unione Europea affermava:
Diffondere la buona governance, supportare le riforme politiche e sociali, affrontare la corruzione e l’abuso di potere, stabilire il dominio della legge e proteggere i diritti umani sono i migliori mezzi per rafforzare l’ordine internazionale.
“Buona governance” è un termine specificamente europeo, il che significa che l’UE vede sé stessa come un esempio di come dovrebbe essere organizzato il sistema di gestione. La sua promozione significa la duplicazione e l’estensione delle norme europee a paesi non appartenenti all’UE. Perciò, la tradizionale dicotomia del realismo politico “Amico-Nemico” viene rimpiazzata dall’opposizione “Ordine-Caos”, nella quale qualsiasi spazio dove non vengono applicate le norme europee viene visto come barbarico e caotico, e che può essere ben governato solo nel caso dello stabilimento delle regole europee. Oggi vediamo che invece di questo concetto, l’UE parla più in generale della promozione della democrazia e dei diritti umani di quanto facciano gli USA.
Quindi, rimanendo nel contesto del globalismo liberale, l’UE occupa una posizione più moderata. Allo stesso tempo, menziona i valori europei distintivi quando parla contro l'”intolleranza”, ma non riesce a definirli o a spiegare come differiscano da quelli “globali”.
4. L’UE ha affermato di aderire all’agenda globalista, anche se preferisce usare il termine “multilateralismo” invece di “multipolarità”. Mentre un mondo multipolare presume la creazione di un ordine mondiale basato sull’equilibrio di poli di civiltà distintive e unioni regionali, il multilateralismo combatte per un mondo unito dove le decisioni vengono prese congiuntamente dagli attori principali sulla base di un singolo sistema di valori condivisi.
L’UE riguardo questa materia asseriva questo nel 2003:
Un’Unione Europea attiva e capace avrebbe un impatto su scala globale. Così facendo, contribuirebbe ad un efficace sistema multilaterale che condurrebbe ad un mondo più giusto, sicuro e unito.
Oggi, ha scelto di spiegare più apertamente la natura del multilateralismo:
Questo è necessario per promuovere gli interessi comuni dei nostri cittadini, così come i nostri principi e valori. Ma sappiamo che priorità del genere vengono meglio perseguite quando non siamo da soli. E si possono perseguire meglio in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo. Non è il momento di poliziotti globali e guerrieri solitari.
Il documento menziona Russia e Cina come potenze che non dovrebbero essere ignorate, mentre dichiara che l’UE continuerà a fare pressione contro la Russia sulle questioni ucraine e crimeane con un impegno selettivo delle questioni nelle quali Europa e Russia sono interdipendenti.
Di fatto, questa è una versione soft del globalismo opposta alle ambizioni imperiali dei neoconservatori così come alle intenzioni sovraniste e realiste all’interno e al di fuori dell’UE, mischiata ad un realismo “morbido”. Lo scopo di questa autonomia strategica e, allo stesso tempo, del continuo abbraccio all’agenda globalista e Atlantista, sembra piuttosto contraddittorio, ma questo in realtà assomiglia ai cambiamenti strategici associati col declino dell’egemonia americana. Gli USA non possono essere i poliziotti del mondo e l’élite globalista europea sta mirando ad acquisire alcune responsabilità della sua sicurezza, e perciò agisce in modo più delicato con i suoi vicini. Allo stesso tempo, l’ideologia liberale rimane dominante, il che impedisce all’UE di assumere il ruolo di polo totalmente indipendente e impegnarsi nella retorica multipolare. Invece, continua a promuovere il multilateralismo come mezzo per salvare il globalismo in un’epoca in cui il dominio americano sta crollando.
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Articolo pubblicato da Katehon l’1 Luglio 2016
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it
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