C’è una scena famosa nell’Enrico V di Shakespeare sulla notte prima della Battaglia di Azincourt, quando i nobili francesi parlano dell’inevitabilità della loro futura vittoria. Gonfi di arroganza, deridono gli Inglesi: “Mostratevi soltanto da lontano a quella banda di morti di fame”. Naturalmente, tutto questo si rivelerà un atto di superbia quando i nobili, troppo fiduciosi, riceveranno la loro punizione il giorno successivo.

Stavo pensando a questa scena quando Donald Trump è stato eletto presidente l’anno scorso, contrariamente alle previsioni di quasi tutti i commentatori americani. Ci ho pensato di nuovo quando gli esperti in Gran Bretagna hanno avuto la propria giornata campale l’8 giugno, quando Theresa May ha perso la maggioranza in Parlamento, infrangendo le aspettative che Jeremy Corbyn stesse guidando il Partito Laburista verso una sconfitta devastante. Un risultato comico delle elezioni generali è stato il modo in cui i commentatori, che in gran parte lodavano la May come un mix tra la Regina Elisabetta I, Judi Dench e Margaret Thatcher, hanno cambiato rapidamente idea, notando chiaramente le somiglianze tra lei e l’Ispettore Clouseau.

È sempre soddisfacente vedere chiunque operi nel campo delle previsioni inciampare da solo e ricevere uova in faccia. La maggior parte dei commentatori ha ammesso l’errore, ha fatto notare che anche tutti gli altri hanno sbagliato il risultato delle elezioni, ma ancora è riuscita a far credere che sapesse cosa fa funzionare la nazione. È stato particolarmente facile procedere con l’ordine del giorno la settimana dopo le elezioni, a causa del disastro della Grenfell Tower.

L’establishment politico americano – nel cui nucleo ci sono il New York Times e la CNN – ha sempre attaccato Trump e la sua vittoria elettorale, definendoli il risultato di un piano russo, anche se ci sono scarsissime prove.

Le forze anti-Trump potrebbero avere ragione nella loro strategia. La semplice innocenza non darà molti benefici a Trump, e sfidare accuse vaghe ed esagerate può essere difficile a causa della loro mancanza di sostanza. I Repubblicani dovrebbero saperlo, perché hanno perseguitato i Clinton per anni fabbricando scandali come l’affare immobiliare Whitewater, l’omicidio dell’ambasciatore statunitense a Bengasi e la presunta cattiva gestione di Hillary delle sue e-mail private.

Le attuali battaglie politiche sono così intense che nascondono gli sviluppi cruciali a lungo termine: Gran Bretagna e America sembrano oggi molto più instabili di quanto erano dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un certo indebolimento del dominio anglosassone sulla scena mondiale era atteso sulla scia della guerra in Iraq nel 2003 e della crisi finanziaria nel 2008, ma sembra che improvvisamente entrambe le potenze abbiano iniziato ad implodere.

I pro e i contro della Brexit vengono dibattuti furiosamente in Gran Bretagna, e di solito il punto centrale sono i risultati politici ed economici finali dell’abbandono dell’UE. Ma ci sono già due importanti conseguenze negative: la Gran Bretagna è molto più divisa di prima, e il governo si sta preoccupando esclusivamente della Brexit. La Brexit è come la scossa di un terremoto che scuote i punti deboli e vulnerabili della società, dello Stato e della nazione britannica.

La classe dirigente britannica aveva un’elevata reputazione internazionale per via della sua intelligenza e del realismo nel perseguire i propri interessi. Questo può essere stato esagerato, ma in ultima analisi sembra che ora abbia perso il suo tocco, e sia più felice quando sega il ramo sulla quale è seduta. La privatizzazione e la globalizzazione da quando Margaret Thatcher prese il potere nel 1979 hanno sempre indebolito la Gran Bretagna a causa degli elevati guadagni dei privati ​​a discapito degli interessi pubblici e della comunità. La politica si faceva scudo del vecchio detto secondo il quale la marea che si alza solleva tutte le navi, ma si è scoperto che dipendeva da quanto era grande o piccola la nave con la quale stavi navigando, e molte di quelle piccole presto affondarono. Ciò che hanno in comune i tre terremoti politici del mondo anglosassone – il referendum sulla Brexit, le elezioni generali britanniche e le elezioni presidenziali statunitensi – è che hanno dimostrato che ci sono molte più persone insoddisfatte dello status quo di quanto chiunque abbia mai sospettato.

L’odio per Trump della maggior parte dei media americani è così intenso che un commento saggio è una rarità. Vedono Trump come un truffatore demoniaco che sta rovinando il loro paese, e potrebbero benissimo avere ragione; ma ciò rende ancor più necessario chiedersi quali siano le vere lagnanze tra gli elettori che è stato in grado di identificare e sfruttare. Edward Luttwak, scienziato politico e storico, ha scritto un articolo convincente sul Times Supplementary Literary, che indica una statistica molto importante ma poco considerata, riguardante la “accessibilità” agli autoveicoli negli Stati Uniti, che dimostra che quasi la metà delle famiglie americane “sono state impoverite al punto che non possono più permettersi una macchina nuova”. Questo in un paese in cui un’auto è una necessità per andare a lavorare o andare a fare la spesa, ma dove la stagnazione dei salari e il prezzo crescente dei veicoli hanno reso l’acquisto di un’auto un sacrificio sempre più grande. Luttwak sostiene che Trump ha compreso “l’economia politica” in un modo che nessuno dei suoi avversari ha nemmeno cercato di fare, e questo lo ha reso invulnerabile dagli attacchi al suo personaggio che i suoi avversari pensavano lo avrebbero distrutto.

L’acquisto delle abitazioni è per gli Inglesi quello che per gli Americani è l’accessibilità alle automobili: il costo proibitivo dell’acquisto e i prezzi esorbitanti dell’affitto di un posto in cui vivere determinano sempre più le scelte politiche. La proprietà di immobili fonda la spaccatura politica che separa i giovani dai vecchi elettori, la linea di divisione è l’età avanzata di 47 anni. Al di sotto di questa soglia, la maggioranza vota Laburista e al di sopra di essa la maggioranza vota Conservatore. Gli studenti potrebbero essere stati spinti a votare Laburista dalla promessa di abolire le tasse scolastiche, ma quando ho parlato con loro, erano molto più preoccupati del fatto di pagare affitti elevati per un alloggio miserabile che, a differenza delle tasse scolastiche, devono pagare in contanti.

I risultati del voto sulla Brexit, le elezioni presidenziali statunitensi e le elezioni generali britanniche sono state così ravvicinate che qualsiasi fattore può essere quello che ha fatto la differenza. I Conservatori tendono a dare la colpa ad una campagna elettorale povera e troppo fiduciosa da parte loro, sottolineando considerazioni marginali come la spettacolare mancanza di ascendente di Theresa May. I Conservatori non parlano del sorprendente fallimento della furibonda campagna diretta contro Jeremy Corbyn, che non solo non è riuscita ad affondarlo ma ha confermato il suo status di candidato anti-establishment.

Corbyn è una persona molto migliore di Trump, ma entrambi gli uomini beneficiano dell’impossibilità di essere messi permanentemente a processo dai media senza che questi citino continuamente il loro nome. Trump calcola evidentemente che non gli importa quanto sia accusato, fin quando rimane in cima all’agenda dei media. Anche Corbyn trae vantaggi da un’ostilità dei media così inesorabile che si discredita da sola e non infligge più vere ferite. Gli establishment politici sono sconvolti da sfide riuscite da parte di coloro che hanno sottovalutato e disprezzato, diversamente dai capi francesi sconfitti ad Azincourt descritti da Shakespeare, che dicono: “Uccidiamoci! E sarebbero questi gli straccioni la cui fine ci siam giocati ai dadi?”

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Articolo di Patrick Cockburn pubblicato su The Unz Review il 6 agosto 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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