Nella più recente cooperazione militare con l’alleanza militare USA-NATO, la Svezia ha ospitato le forze armate di molti paesi che hanno partecipato all’Esercitazione Aurora svoltasi a settembre. Come sottolineato da Euronews, “la Svezia sta intraprendendo la sua più grande esercitazione militare nella paura del rafforzamento dell’esercito russo”, mentre il quartier generale della NATO ha annunciato che “nell’attuale contesto di sicurezza, che ha visto accentuarsi la preoccupazione verso le attività militari della Russia, la NATO sta intensificando la cooperazione con la Svezia e la Finlandia nella regione del Baltico”.
La NATO è ansiosa, forse è disperata, se vuole giustificare l’esistenza di una delle meno necessarie ma più provocatorie alleanze militari dei tempi moderni. In gennaio, prima di arrivare alla Casa Bianca, il Presidente Trump aveva definito la NATO “obsoleta”, ma in aprile ha fatto retromarcia e ha dichiarato che “non era più obsoleta”, dando un chiaro avvertimento di ciò che sarebbe stata questa imprevedibile amministrazione del più volgare e maligno presidente che gli Stati Uniti abbiano mai avuto.
Rimane il fatto che la NATO è comunque inefficace e irrilevante (l’idea che la Russia invada la Svezia è assurda e, come Der Spiegel ha osservato il 20 ottobre, “di sicuro, difficilmente qualcuno può davvero pensare che la Russia possa attaccare uno stato membro della NATO”), ma il suo capo nominale, Jens Stoltenberg (il vero capo è il generale americano con il ruolo di “Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa” [SACEUR in inglese]), ha assunto l’aria di un capo di governo e gira costosamente per il mondo facendo affermazioni che non hanno nulla a che vedere con la NATO.
Una delle “preoccupazioni” della NATO nella sua ossessione verso la Russia è convincere la Svezia non solo ad incrementare la già consistente collaborazione con l’alleanza, ma anche di diventarne membro, anche se il ministro della difesa Peter Hultqvist non è favorevole a questo impegno, sebbene abbia aumentato le spese militari e reintrodotto la leva obbligatoria.

Il Ministro della Difesa svedese Peter Hultqvist e il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg
Il prossimo anno ci saranno le elezioni generali, e il Financial Times britannico ritiene che “l’adesione alla NATO sarà uno degli argomenti più scottanti nelle elezioni in Svezia che si terranno a settembre del 2018. Sia l’opposizione dei Moderati che i loro tre alleati di centro-destra hanno promesso di entrare nella NATO, ponendo fine a più di un secolo di alleanza militare esterna. Sono in testa nei sondaggi, e stanno flirtando con i Democratici Svedesi anti-immigrazione, per consolidare ulteriormente la loro leadership”.
Secondo un sondaggio del Pew Research Centre di maggio 2017 “circa metà degli Svedesi sono favorevoli ad entrare nella NATO”.
Dato l’obiettivo di associarsi alla NATO da parte di coloro che saranno probabilmente al potere entro un anno, è importante esaminare la recente associazione della Svezia con la Russia, che è considerata un nemico da un numero sfortunatamente elevato di Svedesi.
Come riportato dalla radio svedese Ekot, c’è stata una presunta incursione nelle acque territoriali da parte di un sottomarino russo nell’ottobre del 2014. La storia è stata spiattellata ovunque dai media occidentali e, come esempio di disinformazione, il britannico Daily Mail, giornale spazzatura ma con un’ampia tiratura, ha informato i suoi lettori con “la storia svedese della caccia alle navi russe nelle sue acque” rilevando che la più recente di queste incursioni è avvenuta il 13 aprile del 2011 quando “un possibile sottomarino straniero è stato avvistato a Nacka nel Baggensfjärden, in seguito chiarito essere invece un iceberg in movimento” e l’11 settembre quando la marina svedese ha “indagato su dei rapporti in merito ad un oggetto sconosciuto nel porto di Göteborg”.
Curiosamente, pochissimi canali di informazione occidentali hanno riportato in seguito, come ha fatto Ekot, che la presunta incursione dell’ottobre 2013 è stata un mucchio di sciocchezze. Per inciso, i sottomarini russi sono indicati come “U-boat” in svedese, ma i sottomarini NATO sono chiamati sottomarini.
Ekot ha affermato che “nell’ottobre 2014, un’intensa caccia contro gli U-boat si è svolta nell’arcipelago di Stoccolma”, cosa che ha spinto il Time magazine ad immaginare che l’oggetto di questa caccia fossero i russi perché “l’esercito svedese ha affermato che domenica ha effettuato in due giorni un totale di tre avvistamenti credibili, e ha diffuso una foto fatta da un passante che mostra un oggetto parzialmente sommerso….Un sospetto uomo vestito di nero è stato inoltre fotografato mentre guadava nelle acque al largo dell’isola di Sandon”. Le forze armate hanno dichiarato che “un [minuscolo] sottomarino straniero ha violato i confini svedesi “ e che nell’aprile del 2015 Business Insider si è spinto fino al punto di dichiarare che “l’esercito svedese crede ancora che lo scorso anno la Russia abbia inviato sottomarini nelle acque circostanti della Svezia: ‘la valutazione che il territorio svedese è stato violato nell’ottobre 2014 rimane corretta in toto’”.
E così è andata avanti la storia, fino a quando, come riportato da Ekot, “la Forze Armate hanno improvvisamente annunciato in un comunicato (nel settembre 2015) che la prova più importante [presumibilmente i “tre credibili avvistamenti”] non era più attendibile, ma nulla è stato rivelato in merito al contesto o a ciò che era successo. Ora Ekot può dirci che la l’analisi più approfondita delle Forze Armate ha rivelato che il suono non era originato da nessun sottomarino straniero…ma da una fonte svedese”.
E’ quindi collassata un’accusa assurda che è stata confezionata dall’Occidente per illustrare i supposti nefasti piani della Russia. Ma la macchina della propaganda ha lavorato bene.
La farsa riportata dell’ “U-Boat russo” è stata in un certo senso simile all’incidente nel Mare d’Irlanda nell’aprile 2015, quando il britannico Daily Telegraph dichiarò che “secondo quanto comunicato dall’organizzazione dei pescatori, un peschereccio si è quasi capovolto quando le sue reti sono rimaste intrappolate vicino all’Isola di Man, dopo essere stato colpito da un sottomarino russo. Le fonti marittime affermano che non c’erano sottomarini britannici nell’area nel momento dell’incidente, nel pomeriggio di mercoledì. L’incidente si è verificato nella preoccupazione delle operazioni sottomarine russe in aumento nei pressi della costa scozzese. . “.
Questi temuti russi, continuamente. Finiranno mai le loro minacciose provocazioni?
Ma non c’è stata una fine, perché non c’è mai stato un inizio.
Il 10 giugno 2015 una deputata inglese, Margaret Ritchie, ha chiesto al Ministro della Difesa “quali rapporti avesse ricevuto in merito all’attività sottomarina nel Mare dell’Irlanda il 15 aprile 2015”. La risposta è stata che “a seguito dei rapporti sui danni del peschereccio Karen il 15 aprile 2015, i Ministri sono stati informati della certezza della Royal Navy che nessun sottomarino inglese è stato responsabile. Non commentiamo in dettaglio sulle operazioni sottomarine perché questo può, o potrebbe, pregiudicare la capacità, l’efficacia o la sicurezza delle Forze Armate”. In altre parole, stavano mentendo spudoratamente e provando a mascherare questo fatto spiacevole impiegando il solito travestimento della sicurezza nazionale. (Questo accade sempre fra USA-NATO. E’ la migliore arma che hanno).
Il 13 luglio 2015, Miss Ritchie è tornata alla carica e ha chiesto se la questione poteva essere aggiornata, perché il Ministro della Difesa aveva “confermato che non era stata una imbarcazione della Royal Navy” quella responsabile dell’incidente che aveva messo a rischio le vite dei pescatori. E’ stata rabbonita con la risposta che la “Royal Navy prende molto seriamente le sue responsabilità”. Lo fa davvero, e io ho il massimo rispetto della Marina Militare britannica, che conosce esattamente dove e quali sono le sue imbarcazioni in ogni dato momento, e non mente.
I politici invece dicono falsità, anche se qualche volta queste non superano la prova del tempo e della verità, e alla fine, cinque mesi dopo l’incidente, il Ministro della Difesa del Regno Unito è stato spinto ad ammettere che “ora desidero informare la Camera che, sulla base delle nuove informazioni che si sono rese disponibili, la Royal Navy può ora confermare che un sottomarino inglese è stato responsabile dell’incagliamento delle reti del peschereccio Karen. L’incidente, il ritardo nell’identificare e attribuire gli eventi di quel giorno, e le loro conseguenze, sono oggetto di profonde scuse”.
“Nuove informazioni”? Dopo cinque mesi?
Era noto da sempre che era stato un sottomarino della Royal Navy ad impigliarsi accidentalmente nelle reti da pesca dell’imbarcazione, ma il primo istinto dei politici in ambiti come questi è quella di provare a mascherare la verità fino a quando diventa impossibile continuare nell’imbroglio. Se l’inganno funziona, va bene; se non funziona, c’è sempre il piano B della “sicurezza nazionale” per giustificare ogni cosa, specialmente quando c’è una buona possibilità che l’accusa alla Russia, per implicazione casuale o insinuazione calcolata, continuerà ad avere presa. Questo è ciò che è la propaganda. Proprio come in Svezia, sfortunatamente, molte persone continuano a credere che c’era un “U-Boat” russo nelle acque svedesi nel 2014, come avrebbero dovuto.
Queste storie di non-incidenti sono assurde, ma non possono essere liquidate come divertenti quisquilie. Sono utilizzate per convincere cittadini semplici e per bene che c’è una minaccia nella loro sicurezza, e non importa quante successive ammissioni possono essere fatte che provano l’infondatezza e la ridicolaggine di queste storie, perché ci saranno sempre molte persone che continueranno a crederci. Guardate come voteranno gli Svedesi il prossimo anno.
Esattamente come nessuno ha trovato un sottomarino nell’arcipelago di Stoccolma, nessuno ha ancora identificato “il sospetto uomo vestito di nero” che è stato fotografato mentre guadava. Speriamo che abbia un voto.
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Articolo di Brian Cloughley pubblicato su South Front il 27 ottobre 2017.
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
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