A metà dell’ottocento il movimento socialista aveva ben chiaro che la lotta del proletariato poteva avere successo solo in una prospettiva internazionale. Le istituzioni “borghesi” come le chiese e gli stati nazionali, sarebbero state travolte dalla rivoluzione proletaria che avrebbe ridefinito le scale di valori e creato nuove istituzioni emanazione della nuova classe egemone. Oggi pensatori che pure si ispirano al marxismo cercano convergenze con le chiese e con i movimenti patriottici. Cosa è cambiato?

– Paolo Borgognone –

Il capitalismo avanzato, o tardo capitalismo, è il portato della crisi della modernità europea, dell’irrompere del postmodernismo come antropologia, filosofia e religione destinalistica della Storia, fautrice di giganteschi processi di de-emancipazione e dell’edificazione di un colonialismo di tipo nuovo, fondato sull’ apertura di mercati e sulla evocazione di desideri consumistici. Un colonialismo che trova solo una sua parziale realizzazione attraverso l’utilizzo dell’intervento bellico, sul modello iracheno del 2003 e che si concretizza compiutamente mediante l’estensione, su scala planetaria, per mezzo dell’immenso potere di fuoco multimediale a disposizione dei suoi propugnatori, di precisi codici comportamentali e di precisi modelli di riferimento politici e ideologici.

Personalmente credo che l’azione propagandistica condotta da Mtv nei Paesi dell’Europa centro orientale post-socialista dopo il 1989 e per tutto il decennio successivo abbia creato le basi per un’uniformazione delle nuove generazioni autoctone alla forma mentis neoliberale americanocentrica assai più di quanto 350 anni di dominazione militare della Britannia da parte delle legioni di Roma abbiano contribuito alla romanizzazione integrale dell’isola… Dinnanzi a processi di colonizzazione dell’immaginario pubblico perfettamente in linea con il postmoderno anarchismo del desiderio illimitato delle nuove moltitudini consumiste globalizzate e unificate, attori politici privilegiati delle sollevazioni neoliberali e neoimperialiste altresì definite “rivoluzioni colorate”, è del tutto ovvio che i più intelligenti fautori del marxismo come ideologia tesa al mutamento dello stato di cose presenti in chiave anticapitalistica si alleino tatticamente o strategicamente con quelli che, ancora nel XX secolo, venivano definiti i custodi di “retaggi borghesi” (lo Stato-Nazione) e patriarcali (la famiglia tradizionale) da abbattere sulla via della costruzione di una nuova e messianica “età dell’oro” comunistica, levatrice di una società senza Stato, senza religione, senza denaro, senza nazioni, senza famiglia.

Tra l’altro, e mi rifaccio in questo a quanto dichiarato, nel novembre 2011, in un’intervista al Chinese Social Sciences Today dall’ insigne filosofo marxista Domenico Losurdo, l’assenza di una teoria rivoluzionaria da parte dei bolscevichi, diversa dall’«attesa messianica di un mondo in cui sono totalmente dileguati gli Stati, le nazioni, il mercato, il denaro ecc.»[1], è stata una delle cause storiche all’origine del processo geopolitico, storico e ideologico altresì definito “crollo dell’URSS”. L’incapacità del PCUS di colmare l’immensa lacuna relativa all’ assenza di una teoria rivoluzionaria dei bolscevichi diversa dall’utopistico chiliasmo rivoluzionario ha di fatto costituito un fattore di debolezza ideologica e strategica per l’URSS.

Solo riconoscendo il ruolo di potenziali elementi di contrasto al dispiegarsi illimitato del capitalismo “di terza fase” (il capitalismo di libero mercato globalizzato, finanziarizzato e virtualizzato) esercitato dagli Stati, dalle nazioni e dalle categorie geopolitiche di “limite” e di “frontiera”, i sostenitori del marxismo riusciranno ad attualizzare questa filosofia politica alla fase odierna. Il marxismo può essere tuttora un baluardo contro l’incedere della globalizzazione neocapitalistica travolgente, a patto che lo si sottragga all’operazione egemonica esercitata dagli accademici liberali di scuola anglosassone, che astutamente considerano e “rivalutano” Marx principalmente, se non esclusivamente, come teorico dell’estinzione dello Stato e della delegittimazione della famiglia, nonché come suggeritore di politiche economiciste socialdemocratiche funzionali al consolidamento e non al mutamento dello stato di cose presenti.

A titolo meramente personale, a livello puramente astratto (è ovvio che, nel concreto, ogni caso debba essere valutato a sé), non condividendo per nulla la teoria di Marx riguardante l’estinzione dello Stato, ritengo più che opportuna l’alleanza tra marxisti e patrioti in chiave anticoloniale, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da un conflitto geopolitico e di classe su scala globale (scatenato dai sostenitori della “fine americanocentrica della Storia” come approdo inevitabile della postmoderna sociologia delle relazioni internazionali) e dall’ incapacità di una sinistra pressoché interamente conquistata alle logiche del postmoderno di ricostruire il proprio campo d’azione politica.

Sono perfettamente d’accordo con il mio editore, Giuseppe Zambon, che in un’assemblea pubblica a Torino nel maggio 2014 ha testualmente dichiarato in merito, ponendosi formalmente il problema relativo alla necessità di alleanze di nuovo conio in funzione anticoloniale e anti-egemonica: «L’attuale quadro internazionale, catastrofico quanto realistico, ci pone il problema delle alleanze, un problema che va a cozzare contro il nostro dna politico. Cosa dovremmo pensare del Partito democratico, dell’Anpi che difende i sionisti assalitori dei cortei palestinesi a Roma, quando vediamo invece come si comporta la presidentessa del Front National in Francia… Avremo bisogno di fare un riesame della situazione, delle posizioni che le sinistre oggi hanno in Italia e in Europa […]. Ora, possiamo noi pensare di arrivare a un’alleanza strategica con quella parte della destra storica, come il Front National, che ha espulso tutti i filo-nazisti dalle sue fila?»[2]. In tal senso, a mero titolo di esempio, considero opportuna, obbligata e necessaria la formazione, in Grecia, di un governo di coalizione tra Syriza (Coalizione della sinistra radicale) e Anel (Greci indipendenti, un partito conservatore ma antifascista), in quanto ogni alternativa a essa sarebbe stata impraticabile per il diniego di una delle parti in causa (l’alleanza tra Syriza e i comunisti) o deleteria per le sorti del Paese (l’alleanza tra Syriza e i socialdemocratici).

[1] Fonte: http://domenicolosurdo.blogspot.it/2011/12/unintervista-di-domenico-losurdo-sul.html, 29 novembre 2011.

[2] Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=3vVEIGgXM24, 10 maggio 2014.

Con questo post inizia la rubrica settimanale di domande – risposte con lo studioso Paolo Borgognone, autore di “Capire la Russia”; nella prossima risposta l’autore affronterà il tema dell’attualità delle chiede e delle religioni nel mondo contemporaneo.

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