Vladimir Solovyov: Buon pomeriggio signor Lavrov. Perché è stato “seppellito” Josep Borrell, l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e le Politiche di Sicurezza dell’Unione Europea?

Sergey Lavrov: Nessuno ha “seppellito” il signor Borrell. Lui ha eseguito il volere degli stati membri dell’Unione Europea. Loro determinano la politica dell’Unione Europea. Questo è un processo lungo e controverso. In molte occasioni, alcuni stati membri dell’Unione Europea ci hanno detto in privato che erano contro le sanzioni, e che non pensavano la Russia fosse da “punire” con le sanzioni. Ho detto molte volte che per come lo intendo io, il principio di consenso significa che se qualcuno non è d’accordo, ciò significa che non c’è consenso. Fino ad ora non ho ricevuto una risposta a questa domanda.

Ritornando al signor Borrell, ci stava facendo visita consapevole del complesso ambiente che circondava i suoi piani. Molti erano contro la sua visita, e avevano pubblicamente affermato che non sarebbe dovuto andare in Russia a meno di non “mettere a posto le cose sbagliate”. Alla fine si sono trovati d’accordo con l’approccio per cui il signor Borrell ce le avrebbe fatte sapere.

Questa non è la prima volta e non riguarda solo il signor Borrell, ma anche i suoi predecessori; prima di lui c’era Federica Mogherini, e prima di lei c’era Catherine Ashton, e anche loro erano incapaci di discutere sulle cose. Quando il signor Borrell ha esposto la posizione sul signor Navalny, l’ho messo di fronte alle nostre confutazioni. La posizione dell’Unione Europea è che sia un prigioniero politico, e ciò non è in relazione alle accuse mosse nei suoi confronti. E tutto ciò costituisce una violazione dei diritti umani e la Russia, come firmataria di numerose convenzioni sui diritti umani, inclusa la Convenzione Europea sui Diritti Umani, lo debba rilasciare e rispettare i suoi diritti. Ma la Russia ha leggi che devono essere rispettate. Tra le altre cose, ho fatto notare all’Alto Rappresentante che se, durante una conferenza stampa, lui avesse presentato questo problema da quest’angolazione allora io avrei risposto menzionando i catalani condannati a 12 anni o più di prigione per aver organizzato il referendum sull’indipendenza in Catalogna. Noi siamo stati accusati dell’organizzazione di questo referendum, ma nessuno ha presentato un singolo straccio di prova, niente di nemmeno lontanamente riconducibile ai fatti. Questo è quanto è accaduto.

Per quanto concerne i diritti umani, ho ricordato al signor Borrell che abbiamo espresso la nostra volontà di condurre un dialogo reale su questo problema molto tempo fa. Ma prima di tutto dovrà basarsi sui fatti, e secondariamente dovrà essere una via a doppio senso. Se i diritti umani sono riconosciuti come un argomento senza confini, e se gli stati non possono nascondersi dietro i loro confini quando discutono di diritti umani, allora accordiamoci su cosa sono i diritti umani. C’è una lista di questi diritti, che sono primariamente diritti socio-economici. Il diritto alla vita è il più importante. Ma l’Occidente si oppone fortemente all’idea di discutere i diritti socio-economici.

Vladimir Solovyov: Perchè negate a Navalny e a suo fratello il diritto di fregare la compagnia francese Yves Rocher?

Sergey Lavrov: Questo è quanto ho detto all’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea Josep Borrell. Gli ho detto che non ci siamo impegnati a proteggere chi ha fatto un danno commerciale ad una compagnia dell’Unione Europea, la Ives Rocher. C’è una concreta informazione su questo, su come la compagnia francese sia stata adescata ad accettare i servizi di trasporto e logistica ad un prezzo del 30% maggiore rispetto a quanto pagava in precedenza, e su come tutto ciò sia stato fatto da un’azienda individuale, che ha poi assunto un subappaltatore e ha trasferito i soldi sui conti di un’altra compagnia i cui soggetti interessati [stakeholders] sono ben conosciuti.

Vladimir Solovyov: E non ha dato nessuna risposta? Pretendeva di non avervi inteso?

Sergey Lavrov: Il signor Josep Borrel ha assolutamente chiaramente capito il problema. Ma vorrei ripetere che l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, per quanto serio possa suonare il suo titolo, non ha spazio di manovra, egli si muove all’interno di un margine molto limitato.

Vladimir Solovyov: Ha fatto qualche commento positivo, o c’è stata solo una richiesta di resa?

Sergey Lavrov: Alla fine abbiamo trovato un’agenda costruttiva. L’Alto Rappresentante stesso ha proposto di concentrarci sugli argomenti dove ci possiamo aiutare reciprocamente e trovare un equilibrio d’interessi. Questi argomenti sono il cambiamento climatico, la protezione degli interessi, delle economie e della popolazione dei nostri paesi al meglio della nostra abilità nel contesto di questi pericoli naturali, così come i temi della salute, della scienza e della tecnologia. Credo che questo sia sufficiente per fare un passo avanti. Gli ho ricordato che abbiamo sottoscritto per oltre due anni l’estensione dell’accordo intergovernativo Russia-Unione Europea sulla cooperazione e la tecnologia. Il problema è che l’Unione Europea vuole un accordo in cui si menzioni che la Crimea non è parte della Federazione Russa. La scelta è, da un lato, risolvere gli aspetti correnti delle nostre relazioni economiche promuovendo la tecnologia d’avanguardia e, dall’altro, essere incastrati su questo problema.

Vladimir Solovyov: Perchè l’Europa ha deciso di porsi come leader morale con il diritto di dirci come comportarci? Si sono dimenticati della tragedia della Yugoslavia? E, parlando di Navalny, possiamo ricordare loro di Assange, di cui nessuno più parla. Ha menzionato loro i tre prigionieri politici in Spagna, a cui hanno risposto arrogantemente che non ci sono prigionieri politici in Spagna, solo politici imprigionati in Spagna. Subito dopo, Carles Pudgemont ha ribadito che in Spagna non ce ne sono tre, ma nove.

Sergey Lavrov: Per pura casualità, quando è successo questo, Carles Pudgemont e i suoi associati si trovavano in Belgio, e vari altri erano in Germania. Le autorià giudiziarie in Belgio e in Germania hanno affermato che le accuse contro di loro erano motivate politicamente, ma le autorità spagnole hanno risposto che hanno le loro leggi e come tali vanno rispettate. Quando ho citato questo medesimo argomento durante l’incontro con l’Alto Rappresentante Borrell, aggiungendo che anche noi abbiamo le nostre leggi, ha iniziato a ribadire che Navalny è stato giudicato illegalmente, per motivi politici, e che i suoi diritti sarebbero stati infranti. Abbiamo inoltre discusso delle manifestazioni che Navalny e quelli della sua squadra, che attualmente vivono all’estero, hanno organizzato attivamente e con obiettivi provocatori. Il signor Borrell si è lamentato che migliaia di persone sono state detenute illegalmente, e molti di loro sono stati processati, e che il diritto di protestare pacificamente è stato brutalmente violato in Russia. Era in particolar modo preoccupato per i tre diplomatici espulsi. Il suo team lo ha informato di questo mentre stavamo pranzando.

Vladimir Solovyov: Non ha espresso immediatamente la propria preoccupazione?

Sergey Lavrov: Mi ha detto di essere seriamente preoccupato mentre stavamo lasciato la stanza.

Vladimir Solovyov: Sapeva che erano stati espulsi dei diplomatici?

Sergey Lavrov: Sì, lo sapevo.

Vladimir Solovyov: Non è stato fatto appositamente in coincidenza con la visita del Signor Borrell?

Sergey Lavrov: No, naturalmente no. La decisione è stata presa quando si è riusciti a stabilire l’identità dei diplomatici che hanno preso parte alle manifestazioni. E loro hanno iniziato a dire che i diplomatici stavano solo svolgendo il proprio lavoro e i propri doveri professionali, sono stati detenuti illegalmente, accusati di cose che non hanno fatto, cioè, non hanno preso parte a quelle manifestazioni. Abbiamo ricordato loro che la manifestazione, non solo non era approvata e coordinata con le autorità, ma che gli organizzatori non avevano nemmeno pianificato di richiedere un permesso. Inoltre, Leonid Volkov ha affermato pubblicamente varie volte che non avrebbero richiesto permessi, ma sarebbero semplicemente scesi in strada. Solamente questo, sarebbe già una violazione della legge, è una azione disegnata per umiliare lo Stato. Se si crede che scendere in strada in questa situazione faccia parte dei propri doveri professionali, non si è diplomatici, ma provocatori.

Vladimir Solovyov: Inoltre, nessuno ha ancora cancellato le restrizioni pandemiche.

Sergey Lavrov: Le convenzioni internazionali, comprese le convenzioni di Vienna del 1961 e del 1963 sulle relazioni diplomatiche e consolari, le convenzioni bilaterali e, certamente le nostre convenzioni con Estonia e Svezia, sicuramente prevedono la verità fondamentale che i diplomatici godono di privilegi e immunità, ma devono rispettare le leggi e le regole del paese che li ospita. Questa legge è stata violata, in primo luogo, quando il permesso di fare questa manifestazione non è stato richiesto. Le regole sono state inoltre violate poiché esistono un’ordinanza esecutiva presidenziale e un’ordinanza del sindaco di Mosca Sobyanin sulle restrizioni epidemiologiche, che rimangono in atto. Le stesse restrizioni si applicano a San Pietroburgo e altre città. Quindi, sia le leggi che le regole sono state violate.

Vladimir Solovyov: Tu hai anche dato loro una chiavetta USB per mostrargli cosa avviene in Europa, vero?

Sergey Lavrov: Questa chiavetta potrebbe venire aggiornata letteralmente ogni giorno. Ci sono ora ondate di proteste in Polonia che vengono brutalmente represse con manganelli e cannoni ad acqua. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e le Politiche di Sicurezza dell’Unione Europea ha detto che non aveva la possibilità di guardare il contenuto di questa chiavetta prima dei colloqui a Mosca, ma ha promesso che lo avrebbe fatto in seguito.

Vladimir Solovyov: Gliel’ha spedita prima dei colloqui?

Sergey Lavrov: Sì, un paio di giorni prima. Sono sicuro che l’hanno vista. Il fatto che si sia rifiutato di discuterne dicendo di non averla vista, mostra che hanno capito di non avere alcuna possibilità di reggere un dialogo franco con noi. Questa è l’impacciata narrativa basata sull’arroganza che è stata imposta a Borrell per essere riferita qui, deve essere inquadrata in un contesto filosofico e politico della stessa dimensione geopolitica. Questo è ciò che è successo quando Borrell ha riferito al Parlamento Europeo e se n’è uscito con le dichiarazioni che la Russia ha tradito le aspettative, che una moderna società democratica ha fallito, che i legami economici con l’Unione Europea sono collassati, che noi non rispettiamo i diritti umani e via dicendo.

Vladimir Solovyov: E così, chiedono che ci vengano imposte delle sanzioni, giusto?

Sergey Lavrov: Sì, è così.

Vladimir Solovyov: Io sarei uno di quelli da inserire nella lista dei sanzionati.

Sergey Lavrov: E’ in buona compagnia.

Vladimir Solovyov: Sì, in buona compagnia. Sarò il primo giornalista nella storia al quale sono state applicate sanzioni.

Sergey Lavrov: Non è detto. Dipende da cosa s’intende per sanzioni. A Parigi, ai corrispondenti di RT e Sputnik non vengono forniti accreditamenti. Di recente ho scoperto che uno dei nostri media ha citato in giudizio lo Stato perché gli viene impedito di assistere alle conferenze stampa di Vladimir Putin. La loro tesi è che, secondo la legge, se tutti i requisiti sono soddisfatti, l’accreditamento deve essere concesso. Non sono a conoscenza dei particolari, ma so che la conferenza stampa di quest’anno ha avuto luogo nel rispetto delle misure richieste dalla pandemia. È un fatto che, anche senza pandemia, RT e Sputnik si sono viste negare l’accesso al Palazzo dell’Eliseo, nonostante le richieste fatte al governo francese. Dobbiamo anche tenere a mente la situazione di Sputnik in Estonia, dove a suoi giornalisti sono state fatte imputazioni di tipo penale.

Vladimir Solovyov: Sì, per i nostri è difficile lavorare anche negli Stati Uniti. Di recente l’addetta stampa della Casa Bianca, Jennifer Psaki, se n’è uscita con un mucchio di “solo dio sa cosa”…

Sergey Lavrov: Certo, ma per tornare alle affermazioni che avremmo deluso l’Unione Europea e le loro aspettative, e ci staremmo allontanando dall’Europa a causa di una nostra scelta deliberata di auto isolarci … beh, si tratta di una specie di “casa degli specchi”.

I problemi con l’Unione Europea sono iniziati diverso tempo fa. Hanno messo a dura prova la nostra pazienza e la nostra buona volontà. Quando gli stati baltici e altri paesi europei orientali furono ammessi nell’Unione Europea nel 2004, chiedemmo loro se quei paesi fossero maturi abbastanza per essere dei membri responsabili di quel consesso progressista. Ci fu risposto che sì, avevano ancora delle fobie irrisolte dovute al loro passato sovietico, ma che avremmo dovuto stare certi che con l’associazione all’Unione Europea e alla NATO si sarebbero calmati, non avendo più ragioni per mantenere quelle fobie. Invece niente. Invece è successo l’esatto opposto e sono diventati i più zelanti russofobi, ed hanno spinto l’Unione Europea ad adottare posizioni russofobe. Su molte questioni le posizioni solidali dell’Unione Europea vengono dettate da un’aggressiva minoranza antirussa.

Vladimir Solovyov: Perché sono stati scelti la Germania e Navalny?

Sergey Lavrov: Penso che sia capitato così, per caso. Se non era Navalny sarebbe stato qualcun altro. È chiaro che è stato preparato accuratamente. Si pensi al famoso film, che non sarebbe stato realizzato senza il consenso delle autorità tedesche.

Vladimir Solovyov: Sta parlando dei dati personali degli archivi della Stasi e della fotografia di Vladimir Putin?

Sergey Lavrov: Sì, tra le altre cose.

Vladimir Solovyov: Ma Maria Pevchikh, arrivata a Mosca da Londra per accompagnare Navalny, durante il cui viaggio gli ha dato le sue camicie, come Navalny ha affermato, e che avrebbe anche riportato certe particolari bottiglie d’acqua, poi è scomparsa.

Sergey Lavrov: Ha portato più di una bottiglia d’acqua.

Vladimir Solovyov: In tutto il processo o si sono dimenticati della bottiglia oppure è cresciuta fino alle dimensioni di un serbatoio. Lei è stato apertamente accusato, come ministro degli Esteri, di non sapere che i documenti sono di pubblico dominio, che basta scrivere una lettera.

Sergey Lavrov: Ha persino detto, se ricordo correttamente, di avere inoltrato una simile richiesta.

Vladimir Solovyov: Non solo. Ha detto che solo un cittadino tedesco lo può fare. Questo ci fa sorgere domande su chi veramente Maria Pevchikh sia.

Sergey Lavrov: Ho sentito dei dibattiti in proposito sul canale Rossiya.

Vladimir Solovyov: Grazie per essere un nostro spettatore.

Sergey Lavrov: Se non lo faccio non riesco a prendere sonno.

Vladimir Solovyov: Alla faccia della segretezza delle valutazioni: addormentarsi con la televisione accesa.

Sergey Lavrov: Innanzitutto, Maria Pevchikh si è circondata di mistero. I nostri colleghi tedeschi l’aiutano a mantenere quell’aura di mistero. Prima di tutto, nessuno l’ha vista dopo che ha lasciato quell’aereo. L’ufficio del Procuratore Generale della Russia ha bombardato i suoi colleghi tedeschi di richieste per onorare i loro impegni secondo gli accordi di assistenza in questioni legali. In particolare, abbiamo anche chiesto un incontro con Maria Pevchik, al che i nostri colleghi tedeschi hanno risposto che non sanno dove si trovi. Comunque sia, lei ha poi scritto nei social media di essersi incontrata con Navalny in Germania.

Vladimir Solovyov: Ha rilasciato delle interviste.

Sergey Lavrov: Sì, infatti. Navalny aveva con sé diversi agenti di sicurezza tedeschi tutto il tempo. L’abbiamo detto ai tedeschi, che lei era tra quelli all’aeroporto di Berlino arrivati a salutare Navalny prima del suo volo per Mosca il 12 gennaio 2021. Ma non ci hanno nemmeno permesso di parlare con i dottori che hanno curato Navalny e trovato tracce di agenti tossici nei suoi campioni.

Vladimir Solovyov: Ma i medici non hanno trovato niente.

Sergey Lavrov: Intendevo i medici militari. Sono medici anche loro. Abbiamo evidenziato in tante occasioni che se i medici di Omsk non hanno trovato niente, e i dottori della Charité nemmeno, allora anche quest’ultimi possono essere accusati di nascondere le prove dell’avvelenamento di Navalny.

Si è detto molto sulla Bundeswehr. Ciò non gioca molto a favore della Germania come Paese responsabile verso i propri impegni internazionali. In primo luogo hanno affermato che c’era una bottiglia, e la richiesta dell’ufficio del Procuratore Generale l’ha menzionata. D’improvviso si sono dimenticati della bottiglia ed hanno iniziato a parlare dei vestiti. Poi hanno ricominciato con le bottiglie, questa volta tre, sostenendo che tracce di un agente tossico erano state trovate su due di queste. Ma i tedeschi, esattamente come gli esperti francesi e svedesi ai quali sembra fosse stato chiesto di ricontrollare i risultati dei test tedeschi, e la segreteria tecnica dell’OPCW (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) non ci hanno fornito alcuna informazione. Si sono rifiutati di farlo.

Vladimir Solovyov: Ho letto del rapporto dell’OPCW. Dice chiaro e tondo che nei campioni di Navalny non hanno trovato tracce di agenti tossici, ma solo di “marcatori biologici di inibitori della colinesterasi”, che non sono identici a quelli di certi agenti tossici ma “hanno simili caratteristiche strutturali”. Inoltre il rapporto afferma che l’inibitore della colinesterasi non è nella lista degli agenti tossici. Allora perché continuano a riferirsi a “Novichok” e “agente tossico”? Il rapporto dell’OPCW non lo dice.

Sergey Lavrov: È stato affermato già in occasione del caso Skripal che solo l’Unione Sovietica, e di conseguenza la Russia, ha la tecnologia per produrre il Novichok. È stato completamente ignorato ciò che abbiamo fatto presente, fatti che sono accessibili e di pubblico dominio, cioè che negli Stati Uniti sono stati registrati oltre un centinaio di brevetti relativi al cosiddetto Novichok.

Vladimir Solovyov: Se ricordo bene, Hillary Clinton l’ha confermato.

Sergey Lavrov: Sì, certo.

Vladimir Solovyov:  è stato confermato anche dal presidente ceco.

Sergey Lavrov: Vero. Inoltre, durante la storia dell’avvelenamento degli Skripal, la Germania è stata uno di quelli che ha puntato il dito contro di noi, dicendo che nessun altro paese potrebbe avere la tecnologia di produzione del Novichok. Quando la Bundeswehr ha trovato tracce di una sostanza simile al Novichok nei campioni di Navalny, abbiamo chiesto loro come fossero stati in grado di determinarlo, se ci avevano detto loro stessi di non aver mai condotto tali ricerche. Nessuna risposta.

Basta notare che il punto in questione non è Navalny. Questa non è solo una campagna coordinata occidentale di deterrenza della Russia, ma una campagna di deterrenza aggressiva.

Vladimir Solovyov: Perché?

Sergey Lavrov: Perché a loro non piace che noi si abbia le nostre opinioni sugli sviluppi globali, e che le esprimiamo apertamente e intraprendiamo azioni pratiche per sostenerle, a differenza di un gran numero di altri paesi che hanno le loro opinioni ma devono tenere conto della mamma. Ho parlato con molti ministri e altri funzionari, così come con membri della società civile, che dicono che non gli piace quello che l’Occidente sta facendo.

Vladimir Solovyov: Hanno paura di dirlo?

Sergey Lavrov: Naturalmente, ne hanno! Sono legati al dollaro, agli investimenti e ai bambini i cui studi all’estero sono pagati con i soldi che sono lì depositati. Si tratta di un importante ammortizzatore sulla capacità delle élite di poter esprimere le proprie opinioni. Ma non abbiamo il diritto di rimanere in silenzio. La nostra storia, i nostri antenati e il nostro progetto genetico non ci permettono di insultare nessuno o di provare unilateralmente a dominare tutto e tutti.

Vladimir Solovyov: Sono consapevole di ciò che lei, personalmente, pensa su questo argomento, quindi posso immaginare la sua indignazione causata dal comportamento di Navalny in tribunale nei confronti di un veterano e da questo atto di bullismo… Ma anche l’Occidente ha chiuso un occhio su questo. Dopo tutto, i loro emissari erano seduti in aula e guardare il loro subalterno seguire gli ordini ricevuti.

Sergey Lavrov: Rappresentanti delle ambasciate di Gran Bretagna e Francia hanno partecipato a questa particolare sessione del procedimento giudiziario. Sono stati nostri alleati durante la seconda guerra mondiale. Qualsiasi persona decente può vedere chiaramente cosa sta succedendo. Tornando al motivo per cui è Navalny e non qualcun altro, questo “caso”, nel gergo di oggi, è un atto deliberato. La data del suo ritorno e la data di uscita del film rendono tutto troppo ovvio. Ma, guardi, ora che c’è un’ondata di attacchi alla Russia, nessuno sta parlando dell’ “avvelenamento”. Quello che stanno dicendo è che Navalny è stato condannato illegalmente e deve essere liberato.

Vladimir Solovyov: Questo è già stato impresso nella coscienza pubblica. Questa è una bugia che ha già messo radici, come è capitato con gli Skripal.

Sergey Lavrov: Ecco perché continueremo a fare loro domande. Recentemente ho ricevuto una lettera aperta dal signor Kozak, un ricercatore, un biologo che vive in Svizzera. Gli ho risposto.

Proprio oggi, invieremo un’inchiesta ufficiale all’OPCW, Germania, Francia e Svezia, con la richiesta di commentare le sue scoperte fatte sulla base delle pubblicazioni che confermano e analizzano ciò che è successo a Navalny, i biomateriali che sono stati ottenuti da lui e testati in Occidente. Da un punto di vista puramente scientifico, solleva una serie di domande relative alla scienza biologica e chimica.

Vladimir Solovyov: Ho letto i documenti del signor Kozak e la tua risposta. È interessante notare che i documenti di Lancet mostrano un esame del sangue con litio al suo interno. Ho iniziato a guardare attentamente vari documenti sul litio e ho parlato con i professionisti. È interessante notare che ci sono stati diversi studi che riportano l’effetto dell’assunzione di litio in eccesso sugli inibitori della colinesterasi. È complicato. Non sto nemmeno parlando delle malattie che vengono trattate con il litio. Chiaramente, abbiamo bisogno di consultare gli psichiatri su questo. Tuttavia, il silenzio completo dall’altra parte è sorprendente. Non penso che la Germania sia una scelta casuale. Un tempo, George Friedman di Stratfor scrisse che l’alleanza tra Russia e Germania rappresentava una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti. L’obiettivo è impedire un miglioramento delle relazioni tra i nostri due paesi. Nessuno si aspettava che la Germania facesse parte di quest’attacco diretto alla Russia. Dopotutto, Navalny non è stato portato a Porton Down nel Regno Unito. La Germania è stata la loro prima scelta.

Sorprendentemente, questo film, se stiamo parlando di Gelendzhik, è riuscito a non dire una sola parola sulla verità. Tutto è immagini 3D. Ma l’Occidente è stato infettato da questa bugia. Stanno facendo del loro meglio per non vedere questa smentita.

Sergey Lavrov: Sono sicuro che gli Stati Uniti non hanno bisogno di avere buoni rapporti con la Germania. Lo stesso vale per i paesi europei. Neanche la Gran Bretagna ne ha bisogno. Proprio come l’Occidente non aveva bisogno di una Germania unita in una sola volta. L’Unione Sovietica era il principale sostenitore di una Germania unificata.

Vladimir Solovyov: In primo luogo, la conservazione della Germania.

Sergey Lavrov: Sì. Sto già parlando dei tempi moderni. L’Occidente era molto preoccupato allora, ed ha concordato con riluttanza sulla riunificazione della Germania. Abbiamo operato sulla convinzione che il popolo tedesco ha il diritto di essere una nazione, che è il suo destino storico. Ecco qualcosa (che è molto divertente) sui doppi standard. Quando ne ho parlato alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco nel 2015, e ho detto che lo stavamo facendo deliberatamente, comprendendo le aspirazioni del popolo tedesco, e ho sottolineato che sarebbe importante per altri paesi trattare la riunificazione della Crimea con la Russia all’incirca nello stesso modo, come una manifestazione della volontà popolare. C’è stato un referendum in Crimea, ma non c’è stato nessun referendum in Germania. Il pubblico ha avuto una crisi isterica. I deputati tedeschi hanno urlato cose come “ Com’è possibile confrontare queste cose!?”. Posso vedere questa arroganza da parte dei tedeschi negli ultimi anni. Tu sai, c’è un tale significato sottotraccia. Non lo dicono ad alta voce, ma il messaggio è chiaro: “Cari amici, abbiamo pagato il conto, e non dobbiamo più nulla a nessuno”.

Vladimir Solovyov: Da cui, la revisione dei risultati della Seconda Guerra Mondiale e il tentativo di equiparare l’Unione Sovietica alla Germania nazista.

Sergey Lavrov: È vero. Una parte abbastanza grande della loro élite sta perseguendo questa politica. Ci sono persone che vogliono che la Germania perda ogni possibilità di godere di una normale cooperazione con noi. Allo stesso tempo, ci sono ancora voci sane. Di recente, il presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, ha affermato che è sempre meglio discutere le questioni, essere consapevoli del futuro e operare in base agli interessi nazionali quando si affrontano le questioni più impegnative. Finora, è stato l’unico politico straniero a menzionare il nostro passato. Ha detto che il 2021 ha segnato 80 anni dall’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista. Questo è a dir poco coraggio politico nella Germania moderna.

Esistono diverse organizzazioni pubbliche, come le Conferenze di Potsdam o il Forum per il Dialogo di San Pietroburgo. Questa data non può passare inosservata. Quando Vladimir Putin è stato eletto Presidente per la prima volta, abbiamo dichiarato la riconciliazione storica delle nostre nazioni. Ora, quando stanno cercando di metterci l’uno contro l’altro (ci sono persone che vogliono farlo sia all’interno che al di fuori della Germania), questa data potrebbe servire come un importante messaggio psicologico, nel senso che la logica conflittuale dev’essere abbandonata e tutto non dovrebbe essere visto come un’opportunità per imporre più sanzioni alla Russia.

Parlando al Bundestag, il mio collega tedesco Ministro degli Esteri, Heiko Maas, ha detto che il Nord Stream 2 deve essere preservato, ma solo per avere una leva maggiore per controllare la Russia. Ecco di nuovo la logica di “chi ha un’influenza su chi”. Mi sembra che i progetti energetici sovietici e russi in Europa siano sempre stati una base materiale per un’interdipendenza positiva. Va sempre bene quando i paesi dipendono l’uno dall’altro in termini di economia. Questo rende più facile superare molte altre questioni. Il signor Maas ha poi detto che la Germania dovrebbe prendere in considerazione le sanzioni contro la Russia per il caso di Navalny, e “va bene” che non siano riusciti a raggiungere il loro obiettivo in precedenza. Soprattutto, verrebbe dato il segnale che le azioni di Mosca non passano inosservate. Le sanzioni sono imposte al fine di provare soddisfazione dall’atto di infliggere una “punizione”. Ma le sanzioni non portano da nessuna parte, e non possono portare ad un cambiamento nel nostro modo di portare avanti la difesa dei nostri interessi nazionali.

Vladimir Solovyov: Portano al consolidamento della nostra società.

Sergey Lavrov: Quello che sto dicendo è che non sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi che l’Occidente si è posto per noi.

Vladimir Solovyov: Non capiscono la nostra logica, la nostra società. Ad esempio, Yulia Navalnaya vola improvvisamente in Germania, nonostante le restrizioni del coronavirus.

Sergey Lavrov: Ho letto. Potremmo chiedere ai tedeschi se sanno qualcosa sulle regole speciali create per lei. Ma non risponderanno. Penso che non ci sia bisogno di chiedere fino a quando questa storia non acquisisca una dimensione che influenza la nostra legittima richiesta ai tedeschi di spiegare cosa hanno trovato esattamente nei test di Alexey Navalny.

Vladimir Solovyov: Non si preoccupano nemmeno di entrare in un dialogo con noi.

Sergey Lavrov: Non hanno argomenti, ma non lasceremo correre.

Vladimir Solovyov: In tutta questa situazione, sono molto preoccupato per il Donbass. La Russia, in quanto garante degli accordi di Minsk, non ha altra scelta che mantenere il dialogo con i nostri colleghi tedeschi e francesi. Apparentemente, hanno perso di vista il loro ruolo in questo dialogo, e non sanno più perché sono lì. La guerra nel Donbass va avanti da sette anni. Questa non è una funzione diretta del Ministero degli Esteri russo, ma è una tragedia per quelle persone. E devi guardare i tuoi colleghi negli occhi per tutto questo tempo. Non sembrano volere nulla lì, sono solo in attesa di un cambio di regime in Russia. Pensano che non ne siamo consapevoli, e continueranno a giocare al loro gioco.

Sergey Lavrov: Questa è una storia triste, e ogni giorno sta assumendo una natura sempre più perversa. Parigi e Berlino ora chiedono quasi senza dubbio che le questioni siano risolte solo nel Formato Normandia, il che significa senza Donbass. Sosteniamo che gli accordi di Minsk dicono che il Gruppo di Contatto formato in base a tali accordi dovrebbe risolvere direttamente le questioni tra Kiev, Donetsk e Lugansk. Ci dicono di no, il Gruppo di Contatto svolge un ruolo di supporto, mentre tutto sarà deciso nel formato Normandia, e Donetsk e Lugansk riceveranno soluzioni già preordinate. È una posizione disgustosa nei confronti delle persone dichiarate terroriste, che non hanno mai attaccato nessuno. Sono ancora considerati terroristi solo perché hanno espresso insoddisfazione per ciò che stava accadendo a Kiev, hanno dichiarato incostituzionali le sue mosse, e hanno chiesto di essere lasciate in pace. Sono state effettivamente attaccate dal regime illegale che è salito al potere a seguito di un colpo di Stato.

L’Occidente ha calpestato tutto: il colpo di Stato stesso, il nuovo approccio russofobico dei suoi istigatori nei confronti della lingua russa in Ucraina, e la loro retorica bandire-tutto-russo-per-la-Crimea. In risposta a questo, la gente si ribellò, su un piano politico. Il Donbass ha detto che voleva essere indipendente, e in seguito ha accettato dei negoziati, e la Crimea ha votato per la riunificazione con la Russia. L’ondata russofobica, quella che ha portato con sé i cambiamenti geopolitici in Ucraina e Crimea, era stata approvata dall’Occidente, o almeno l’Occidente non si è opposto e l’ha persino incoraggiata in una certa misura. Ma la Russia è stata punita per questo.

Vladimir Solovyov: Ma abbiamo sopportato questo per qualche motivo. Per qualche motivo, non possiamo giusto dire loro che, se non rispettano gli accordi di Minsk, allora decideremo noi il destino dei russi di quei posti. Abbiamo il legittimo diritto di proteggere gli interessi dei nostri compatrioti.

Sergey Lavrov: Li stiamo proteggendo. Non solo in Ucraina ma anche nei paesi baltici e in altre nazioni. Ciò non è neanche impotenza da parte dell’Unione Europea. Credo sia una conscia politica di chiudere gli occhi sulle persecuzioni contro i russi, siano essi media o popolazioni parlanti in russo. Nei paesi baltici, viene loro negato l’accesso alle informazioni nella loro madrelingua, nonostante le garanzie fornite dalle leggi locali e dalle convenzioni internazionali. Questo atteggiamento verso i problemi della lingua russa nell’Unione Europea, così come le storie sui loro propri meccanismi e su come li useranno per influenzare la situazione, sono tutte bugie. Loro non faranno niente, non muoveranno un dito per portare i paesi baltici coi piedi per terra e per farla finita con la loro isteria russofobica. Io non riesco neanche a immaginarlo.

Ma torniamo all’Ucraina. Noi siamo interessati a tenere in piedi gli Accordi di Minsk. Sono stati approvati dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e contengono delle intese molti difficili da abbandonare.

Vladimir Solovyov: Loro non li rispettano.

Sergey Lavrov: È vero, non lo fanno. Il risultato è che nel Donbass si vive nel modo che conosciamo. Sugli accordi di Minsk e il meccanismo per rispettarli nel Gruppo di Contatto e nel Formato di Normandia, si può ricordare come noi abbiamo accettato ripetutamente dei compromessi, ad esempio la formula Steinmeier. In origine, gli accordi di Minsk richiedevano prima l’istaurazione di uno statuto speciale nel Donbass, e poi le elezioni. La formula Steimeier stipula una graduale introduzione dello statuto speciale.

Vladimir Solovyov: Perché incontrarli a mezza strada se loro lo danno per garantito, e non fanno mai un passo nella nostra direzione? So che lei è un diplomatico e io un sostenitore delle soluzioni di forza.

Sergey Lavrov: Le farò un esempio. Prendiamo, a caso, le ripetute e smaccate violazioni dello Statuto dell’ONU fatte dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Nonostante ciò, nessuno suggerisce che si debba abbandonare l’ONU e ritirare la nostra firma sotto quello Statuto. Se c’è un documento totalmente “immortale” e qualcuno cerca di giustificare il suo non rispetto con scuse ridicole, noi ne traiamo beneficio per via diplomatica.

Vladimir Solovyov: Possiamo rimanere. Ma forse potremmo agire in un modo completamente diverso.

Sergey Lavrov: Quale? La vita ha i suoi tempi. Il Donbass ha imparato a vivere in una situazione di embargo illegittimo che la Francia e la Germania si “rifiutano di vedere”. E loro ci seccano con la richiesta di aprire due ulteriori posti di blocco. Questo non è rimuovere l’embargo. Gli Accordi di Minsk non parlano dei posti di blocco, ma di sbloccare completamente i legami economici.

Vladimir Solovyov: Perché parlargli allora? Non si decidono su niente. Noi dobbiamo parlare direttamente con gli americani.

Sergey Lavrov: Io credo che questa sia una cosa sbagliata. Abbiamo scambiato opinioni sull’Ucraina con gli americani quando avevano un loro inviato speciale per questo conflitto. Non penso che dovremmo chiedere agli Stati Uniti di influenzare i loro “subalterni” e dire che non riusciamo ad applicare gli Accordi di Minsk.

Vladimir Solovyov: Loro non si decidono su niente. Non vale neanche la pena di memorizzare il nome dell’ennesimo loro Ministro degli Esteri.

Sergey Lavrov: Il processo che osserviamo ora, per cui si è obbligati a tenere in piedi gli Accordi di Minsk, è che la perdita di crediblità della leadership ucraina è in pieno svolgimento.

Vladimir Solovyov: Lei sta giocando a scacchi con loro, e loro stanno giocando a dama con lei.

Sergey Lavrov: Noi non stiamo giocando a scacchi con loro, non gli stiamo proprio parlando. Questi sono gli accordi di Minsk. Leggeteveli e rispettateli. Punto.

Vladimir Solovyov: Questo mi piace. Nessuna petizione extra. Che succede se loro non li rispettano?

Sergey Lavrov: Lasciamo che lo spieghino al loro pubblico perché non lo fanno.

Vladimir Solovyov: Nel loro paese, dicono che sia normale chiudere tre canali televisivi e imporre sanzioni ad un loro cittadino, un deputato della Verkhovna Rada.

Sergey Lavrov: Gli americani dicono che fosse la cosa giusta da fare. L’Europa borbottò qualcosa (scusate il termine non-diplomatico) sul fatto che lo esamineranno. Che c’è da esaminare? La libertà di parola c’è o non c’è.

Vladimir Solovyov: Non c’è libertà di parola.

Sergey Lavrov: L’Ucraina vuole la fine degli Accordi di Minsk. Lasciamo che lo dicano essi stessi. Il Presidente Zelensky dice che gli Accordi di Minsk sono brutti, ma stanno aiutando a sanzionare la Russia. Noi stiamo dicendo ai francesi e ai tedeschi: avete scritto di voler riprendere le normali comunicazioni con la Russia non appena essa rispetti gli Accordi di Minsk, sebbene in essi non vi siamo neanche nominati. Si parla solo di Kiev, Donetsk e Lugansk. Perciò, se mantengono i loro cinque princìpi che richiedono alla Russia di rispettare gli accordi di Minsk, il Presidente Zelensky risponderà in quel modo. Non sta facendo nulla. Loro dicono che la Russia deve rispettarli, ma le sanzioni rimangono e questo lo fa felice.

Francamente, sono perfino contento delle sanzioni. Ancora non del tutto, ma abbiamo capito di dover contare solo su noi stessi. No, non vogliamo auto-isolarci. Vogliamo approfittare della divisione internazionale del lavoro, ma se qualcuno dice che ci sarà la competizione, ma saremo “tagliati fuori” qui, qua e anche là… Come ha detto il ministro Maas, loro imporranno le sanzioni giusto per assicurarsi che le nostre azioni non passino inosservate. Allora, che tipo di partner affidabile sei?

Vladimir Solovyov: Questa frase ferisce i loro sentimenti.

Sergey Lavrov: Intanto, noi abbiamo detto questo non un anno fa ma un paio di anni fa, quando le sanzioni stavano per essere imposte e si discuteva di come sostituire le importazioni. Poi, loro iniziarono a belare sul perché rispondessimo alle sanzioni, col sottinteso che essi avevano buone ragioni per imporle mentre noi no. Fu sorprendente vederli agire come scolaretti invece che come politici.

Leggo degli estratti dalla stampa estera. Un paio di giorni fa, la Süddeutsche Zeitung tedesca ha scritto che bisogna pensarci due volte prima di agire mossi dall’emozione e di “imporre sanzioni per il gusto di farlo”, poiché chi le impone deve comprendere che minacciano anche lui dato che cessa di essere un partner affidabile. Quindi non siamo i soli a trarre queste conclusioni, sulle quali metto la mia firma.

Vladimir Solovyov: Stiamo andando verso una rottura con l’Unione Europea?

Sergey Lavrov: Crediamo che si debba essere pronti a questo. Siamo dei vicini. Presi collettivamente, sono il nostro partner commerciale e finanziario più grande. Molte compagnie europee operano qui da noi; ci sono centinaia e perfino migliaia di imprese comuni. Quando un affare beneficia entrambe le parti, noi lo continuiamo. Sono sicuro che nel campo della difesa, abbiamo raggiunto la piena autosufficienza. Dobbiamo raggiungere la stessa posizione nell’economia per esser capaci di rispondere adeguatamente se dovessimo vedere ancora (lo abbiamo visto più di una volta) che le sanzioni sono imposte in una sfera in cui possono creare rischi per la nostra economia, incluse le aree più sensibili come la fornitura di componentistica. Noi non ci vogliamo isolare dal mondo, ma bisogna esser pronti. Si Vis Pacem, Para Bellum.

Vladimir Solovyov: Va detto che il nostro vaccino per il coronavirus è stato un colpo per loro. Non si sarebbero mai aspettati niente del genere. Si è scoperto che non sanno niente della Russia, e non la capiscono. Sono scioccati di vedere che la nostra economia non è a brandelli, e che abbiamo ricerche [avanzate] e scienziati.

Sergey Lavrov: È stato Barack Obama a dire che l’economia russa è a brandelli. Non hanno imparato dagli errori degli altri. E sembra che non riescano ad imparare neanche dai propri.

Vladimir Solovyov: Ti manca il Presidente Donald Trump?

Sergey Lavrov: E’ una persona eccezionale. Mi ricordo i miei due incontri con lui, una volta quando visitai Washington e anche i colloqui che ebbe con il Presidente Vladimir Putin, ai quali io assistetti.

Donald Trump è un politico notevole che agisce in base alla propria esperienza. Dove ci sono benefici, si deve fare di tutto per massimizzarli; dove non ci sono, si deve lasciare che le cose seguano il loro corso.

E rispetto alle leggi nostre, spagnole o americane, sono scioccato dalla procedura d’accusa dell’impeachment. Le accuse fattegli… Le puoi vedere e ascoltare nei video di Trump, rivolte a lui più e più volte.

Vladimir Solovyov: E non ci hai trovato niente di penalmente rilevante?

Sergey Lavrov: Proprio così. Basta confrontarle con quello che dicono Leonid Volkov o Vladimir Ashurkov. Come dice molta gente, hanno mai spinto i giovani e i bambini ad occupare le strade? No, mai. Ma io li ho sentiti dire “Che c’è di sbagliato in questo?”.

Vladimir Solovyov: Vero, questo è proprio quello che ha detto Volkov.

Sergey Lavrov: Credono che se i bambini vogliono partecipare ad una marcia di protesta, non c’è nulla di sbagliato in ciò. Vuol dire che stanno diventando parte della società civile.

Vladimir Solovyov: Durante il suo incontro con gli agenti segreti stranieri, Vladimir Ashurkov ha chiesto dieci o venti milioni di dollari, e ha offerto di fornire informazioni su una banca russa [sospettata di coinvolgimento in corruzione].

Sergey Lavrov: Noi l’abbiamo rivelato questo. Ma è come parlare al muro. L’Occidente non vede questo, come a questo punto non presta attenzione ai nostri ragionamenti sul sospetto avvelenamento. Vuole solo il nostro pentimento.

Vladimir Solovyov: Ma anche noi siamo cambiati, no? Non reagiamo più nervosamente, come una volta. Sono preoccupato per lei. Antony Blinken, il Segretario di Stato statunitense appena nominato, è il nono in quella carica con cui ha lavorato. Lei ha detto che devi recitare la storia delle relazioni russo-americane ad ogni nuovo nominato.

Sergey Lavrov: Questo mi ricorda una vecchia frase, “Tu sei il mio primo”. Ho avuto una conversazione con Antony Blinken, credo sia stata una conversazione normale, ci siamo trovati d’accordo sul fatto che ci sono molti problemi fra noi.

Vladimir Solovyov: Vi siete trovati d’accordo a non trovarvi d’accordo?

Sergey Lavrov: Sì, noi possiamo difficilmente trovarci d’accordo sulla gran parte dei problemi. Ma è chiaramente inevitabile di dover continuare il nostro dialogo sulla stabilità strategica e cercare di riparare il danno fatto dagli “esperti di disarmo” della amministrazione precedente. È stato raggiunto un accordo sulla estensione del Nuovo Trattato sulla Riduzione della Armi Strategiche (New START).

Vladimir Solovyov: Ma la nostra posizione non è cambiata, giusto? Sono stati gli americani a esitare, non noi?

Sergey Lavrov: Sì, non è cambiata.

E per vedere come le nostre attività in politica estere vengano riportate da certi media, qualche giornalista neoliberale ha scritto che non appena il Presidente statunitense Joe Biden schiocca le dita, il Presidente russo Vladimir Putin firma subito l’accordo per estendere il trattato New START. Il problema è stato risolto in giornata, sebbene prima il Ministro degli Esteri russo avesse detto che sarebbe stata necessaria una lunga procedura secondo le nostre leggi (molte settimane). Quindi era una bugia, hanno concluso.

Non rivelerò nessun grande segreto. Dirò solo che speriamo prevalga il buonsenso con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Poche settimane prima del suo insediamento, facemmo tutte le preparazioni richieste dalla nostra legislazione per concludere un accordo sull’estensione del trattato New START.

Vladimir Solovyov: La scorsa estate Joe Biden ha detto che questa era una delle sue maggiori priorità.

Sergey Lavrov: Non era garantito al 100%.

Vladimir Solovyov: Ma lui parlava così.

Sergey Lavrov: In altre parole, noi ci siamo preparati prima in base allo scenario più ottimista per evitare problemi sui tempi. Era solo per dire che il nostro impegno a estendere il trattato è riportato in modo perverso: come dicono loro, Joe Biden l’ha proposto, e Vladimir Putin l’ha firmato.

Vladimir Solovyov: Pronto per una teoria complottista?

Sergey Lavrov: Proviamoci.

Vladimir Solovyov: Pensa che Vladimir Putin abbia aiutato a sostituire Donald Trump con Joe Biden perché Trump non era d’accordo ad estendere il New START?

Sergey Lavrov: È possibile. Sono sicuro che sia proprio andata così. Posso solo dire una cosa a tutti quelli che sono alla ricerca dell’intrigo in chi sia più importante, se è la Russia che comanda l’America o se lo fa qualcun altro. In realtà, al Presidente russo Vladimir Putin non importa affatto chi si prenderà il merito in seguito. Se si raggiunge un accordo che sarà buono, utile e importante per noi e per il mondo intero, sia esso sul disarmo o su qualunque altra cosa, a noi fa comunque piacere.

Vladimir Solovyov: Signor Lavrov, dove finisce la sua libertà? E dove comincia? La Costituzione dice che è il Presidente ad indirizzare la politica estera del paese.

Sergey Lavrov: La mia libertà finisce dove inizia quella di un altro. Sebbene questo non sia nella Costituzione.

Vladimir Solovyov: Che libertà ha nel campo della politica estera?

Sergey Lavrov: C’è il Concetto della Politica Estera della Federazione Russa che è stato aggiornato molti anni fa. Esso è stato approvato dal Presidente. Abbiamo documenti dottrinali riguardanti le varie aree geografiche, sono riservati, come in ogni altro paese, ma basati sul Concetto della Politica Estera consultabile da tutti.

Oltre alle aree geografiche, i cui documenti dottrinali sono anch’essi approvati dal Presidente, ci sono i documenti riguardanti altre aree come la stabilità strategica, il controllo degli armamenti, eccetera. Anch’essi sono presentati al Presidente da tutti i dipartimenti coinvolti, come i servizi di sicurezza, il Ministero della Difesa e il Consiglio di Sicurezza. Una volta che la politica comune è coordinata, essa è ciò che guida l’azione.

Vladimir Solovyov: Tutti i suoi passi non sono supervisionati?

Sergey Lavrov: No. Il Presidente si fida di me. Quando hai una direttiva approvata, sia essa in politica estera o in qualunque altro argomento, tu devi agire indipendentemente per raggiungere gli obiettivi che pone. Se poi riesci a raggiungerli o no, è un’altra questione.

Quando càpitano situazioni insolite, non coperte dall’approccio definito, noi teniamo delle riunioni settimanali o anche più frequenti dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza in cui discutiamo apertamente queste materie. È sempre una decisione collegiale.

Vladimir Solovyov: Lo trovi il tempo per lo FC Spartak?

Sergey Lavrov: La pausa invernale sta per finire… mi manca.

Vladimir Solovyov: Gioca ancora a calcio?

Sergey Lavrov: Sì, di domenica. La scorsa domenica, abbiamo giocato all’aperto nonostante ci fossero 15 gradi sottozero.

Vladimir Solovyov: Ha segnato?

Sergey Lavrov: Mi imbarazza dirlo… ma sì! Ma mi piace di più fare gli assist.

Vladimir Solovyov: Come Lionel Messi?

Sergey Lavrov: Messi è anche un grande goleador.

Vladimir Solovyov: Sì, ma gli piace anche passare la palla.

Sergey Lavrov: Vero.

Vladimir Solovyov: Gommone, rafting?

Sergey Lavrov: Beh, non in inverno… D’estate sì.

Vladimir Solovyov: Poesia?

Sergey Lavrov: Onestamente, nessuna vera poesia da tanto tempo. Per ora compongo epigrammi per i compleanni dei miei amici. La roba elevata non esce fuori tanto facilmente.

Vladimir Solovyov: Il corrente governo russo ha alquanti scrittori di talento.

Sergey Lavrov: Compongono poesie oppure…

Vladimir Solovyov: Poesie. Non si scrivono fra loro.

Sergey Lavrov: Non lo sapevo. Sapevo che Arkady Dvorkovich scriveva poesie quando lavorava nel governo e che tuttora lo fa, probabilmente. Il Primo Ministro Mishustin ha scritto le parole per molti pezzi di musica popolari. È un modo romantico per evadere. Ma ciò non deve dare l’impressione di essere romantici nelle cose pratiche. Noi siamo realisti.

Vladimir Solovyov: A muso duro?

Sergey Lavrov: Potresti dire così. Una salutare dose di cinismo non è mai stata di troppo in politica.

Vladimir Solovyov: Prepara le sue memorabili battute in anticipo? Oppure le vengono da sole e “uccidono” all’istante? Alcune sono diventate leggendarie, sebbene tu neghi la loro paternità.

Sergey Lavrov: Le parole sono state accurate, ma in un diverso ordine. Se lei pensa a quel che sto pensando.

Vladimir Solovyov: disse a David Millibrand, ex Ministro degli Esteri britannico, “Chi sei tu per darmi lezioni?”.

Sergey Lavrov: Bene, come prepari le battute in anticipo? Non sto dicendo che presi l’incarico dopo Viktor Chernomyrdin, che non preparava mai le sue battute in anticipo. Con lui, era una forza della natura. No, io non preparo le mie battute in anticipo.

Vladimir Solovyov: Ha mai fatto amicizia con i suoi colleghi internazionali, quando sentite di esser fatti della stessa pasta?

Sergey Lavrov: Ce ne sono pochi fra loro. Ho paura a nominarli.

Vladimir Solovyov: Per non farli perseguitare?

Sergey Lavrov: Molti hanno incarichi ad alto livello nell’Unione Europea. Sono dei bravi ragazzi. Non voglio rinunciarvi.

Vladimir Solovyov: È così brutta la situazione?

Sergey Lavrov: credo di sì. Noi siamo “tossici” dopo tutto. Voglio dire, per loro.

Vladimir Solovyov: Noi? Io penso sia l’opposto: siamo noi i soli che seguiamo i loro principi.

Sergey Lavrov: Loro pensano che noi siamo “tossici”, ma noi non ci badiamo. Se loro vogliono cordiali relazioni di lavoro ( il Presidente della Russia Vladimir Putin e il Ministro degli Esteri lo hanno affermato più volte), la base deve essere il rispetto reciproco, la non interferenza negli affari interni, e la cooperazione su argomenti di reciproco interesse. Arrivare a un bilanciamento degli interessi reciproci è l’unico modo per condurre tali colloqui, non il semplice assenso alle loro proposte.

Vladimir Solovyov: la colpiscono gli attacchi personali, gli insulti e i tentativi di diffamare i membri della sua famiglia?

Sergey Lavrov: Non leggo niente su me stesso. Talvolta qualche persona ben intenzionata attrae la mia attenzione su tali fatti. Per esempio, sei o sette mesi fa, mi è stato mostrato una inchiesta (di fonte anonima, come sempre in questi casi) circa un mio figlio illegittimo che lavora nel dipartimento servizi del Ministero degli Esteri.

Vladimir Solovyov: Che piacevole sorpresa!

Sergey Lavrov: Ma lui non è passato a salutare il suo babbo. Sembra che stia guadagnando parecchio.

Vladimir Solovyov: E’ veramente fortunato ad esser capace di trattare tutto ciò con questo atteggiamento ironico e leggero. Quindi non riescono a ferirti perché non permetti a queste cose di raggiungerti?

Sergey Lavrov: non credo che qualsiasi membro del governo, per non parlare del Ministro degli Esteri, possa permettersi di esserne scosso. Per onestà, a me riesce facile affrontarle.

Come dice un vecchio adagio di Hollywood: “Non far mai vedere il tuo sudore”.

Vladimir Solovyov: Grazie signor Lavrov.

Sergey Lavrov: Grazie a lei per l’interessante conversazione.

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 Intervista a Sergey Lavrov trascritta dal Ministero degli Esteri Russo il 12 febbraio 2021
Traduzione in italiano di Pappagone, DS, Michele Passarelli, Eros Zagaglia, Fabio_san per SakerItalia

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