Al Quds riporta [in arabo] che i palestinesi dei Territori Occupati hanno lodato con diffuso apprezzamento il discorso alle  Nazioni Unite del Presidente Mahmoud Abbas, in cui si impegnava a portare Israele davanti alla Corte Penale Internazionale se i suoi insediamenti abusivi non fossero ritirati entro un anno.

La ICC ha deciso nel marzo di quest’anno di avere giurisdizione sui Territori Occupati palestinesi e su Gaza, poiché l’Autorità Palestinese l’ha invitata a considerare l’abuso dei diritti in queste zone. La Palestina è firmataria dello Statuto di Roma, che ha fondato la ICC all’Aia alla fine degli anni ‘90, e gli stati membri possono chiedere di considerare i propri casi. La Palestina è stata in grado di firmare poiché garantita dello status di paese osservatore non membro delle Nazioni Unite all’Assemblea Generale del 2012. Questo è lo stesso status di cui gode il Vaticano.

Fatah ha salutato il discorso come “un documento storico” da parte dei palestinesi verso il mondo. Muhammad Gaharib lo ha visto come un guanto di sfida lanciato alle istituzioni internazionali, chiedendo che si facciano garanti dei loro stessi principi e risoluzioni, e che cessino il loro doppio standard quando si parla di Palestina.

Il Consiglio Nazionale Palestinese ha detto che il discorso di venerdì davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha fatto tornare la causa palestinese alle proprie radici poiché si concentra sulla creazione di uno Stato Palestinese in accordo con la risoluzione dell’Assemblea Generale numero 181, che chiede la partizione del Mandato Britannico di Palestina in stati ebraici e palestinesi, e la Risoluzione 194 che chiede il ritorno dei rifugiati palestinesi in Palestina.

Il Presidente del PNC, Salim Zanoun, ha rilevato che il piano richiede l’unità delle varie fazioni e partiti palestinesi. Ha poi rilevato che il discorso di Abbas ha messo, sulle istituzioni internazionali incluse le Nazioni Unite, l’onere della responsabilità per la nascita di uno stato palestinese con una vera sovranità

Il Primo Ministro di Israele, Naftali Bennett, ha detto che non consentirà la nascita di uno stato palestinese, in netto contrasto con il dichiarato sostegno dell’amministrazione Biden verso la soluzione dei due stati. Nonostante i tentativi di Israele di dipingere i Palestinesi come riluttanti a negoziare, sembra chiaro che il vero ostacolo è il governo israeliano, che ha messo fuori gioco l’obiettivo stesso di qualsiasi negoziato prima che potesse iniziare.

Israele ha confiscato i territori palestinesi con la forza nel 1967, ha palesemente violato la legge internazionale annettendone alcuni, e inondandoli con centinaia di migliaia di propri cittadini, rubando terre possedute da famiglie palestinesi in cui far risiedere questi occupanti abusivi. La sua occupazione ha una forma incompatibile con i Regolamenti dell’Aia del 1907 e la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, e quindi è in se stessa un atto illegale.

Il Movimento Giovanile di Fatah ha detto che avrebbe cercato di adottare il discorso di Abbas migliorando la comunicazione tra i giovani palestinesi e confrontandosi con la preoccupante occupazione da parte di Israele  delle terre possedute dai palestinesi.

L’Unione Democratica Palestinese (FIDA) ha lodato il discorso, vedendolo come una tabella di marcia da seguire per la Palestina nella prossima fase, e ha inoltre chiesto nuove elezioni palestinesi.

Il canale d’informazione russo Sputnik ha riportato che Osma Shaath, consigliere dell’Autorità Palestinese per le relazioni internazionali ed esperto di scienze politiche, ha detto che il discorso di Abbas ha posto il fardello sulla comunità internazionale. Nel discorso di Abbas ha posto particolare accento sulla sua “richiesta di tenere una conferenza di pace sotto gli auspici e la supervisione internazionali per applicare le risoluzioni delle Nazioni Unite, specialmente la Risoluzione numero 2334”.

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 Analisi di Juan Cole pubblicata su Global Research il 26 settembre 2021
Traduzione in italiano di Eros Zagaglia per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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