Il Generale Joseph Votel  – comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) – ha recitato la sua versione del Dottor Stranamore di fronte al Comitato delle Forze Armate della Camera statunitense.

“Ci dobbiamo concentrare sulle opportunità di fermare l’Iran con le armi o altri mezzi”.

Orwelliani come possono essere i nostri tempi, suona comunque come una dichiarazione di guerra. Con la conseguenza intrinseca di fare a pezzi l’accordo sul nucleare firmato con l’Iran nell’estate del 2015.

Il Dottor “Joseph” Stranamore non si è preoccupato di tagliare con la motosega le sue parole.

Oggi l’Iran è una delle più grandi minacce per gli Stati Uniti (secondo la dottrina ufficiale del Pentagono, è la numero quattro dopo Russia, Cina e Nord Corea): l’Iran ha aumentato il suo “ruolo destabilizzante” e si pone come “la più grande minaccia sul lungo periodo per la stabilità” dell’intero Medio Oriente.

L’Iran è “subdolo” e “io credo stia operando in ciò che io definisco zona grigia, cioè un’area tra il normale antagonismo fra stati e il conflitto dichiarato”.

L’Iran è responsabile di “fiancheggiamenti letali”, “forze mercenarie” e molto “cyber spionaggio ”.

Gli Stati Uniti “non hanno visto alcun miglioramento nel comportamento dell’Iran. Il paese/ragazzo cattivo in questione ancora costituisce “una minaccia credibile” attraverso il suo “potenziale di armi nucleari” e un “solido” programma di missili balistici.

E questo è tutto; noi li elimineremo.

La jihad senza fine del Comando Centrale

La facile via d’uscita sarebbe quella di caratterizzare questa esplosione di puerile stile-gangster come portata dal fondo della Casa del Petroldollaro Saudita.

Oppure si deve ricordare che Dottor “Joseph” Stranamore si rivolgeva proprio a quella stessa gente che, malgrado quanto abbiano detto mille volte, le 17 miliardarie agenzie di intelligence dai mille acronimi, attraverso gli esami dell’Intelligence Nazionale, che l’Iran non aveva e non stava pianificando armi nucleari, tuttavia denunciava strenuamente la “minaccia nucleare” dell’Iran.

Ma la realtà spesso supera la fantasia. Salvo lo Stato Islamico/Daesh che ha diffuso un video in Farsi, completo di un messaggio al capo supremo l’Ayatollah Khamamei, in cui dichiarava guerra all’Iran in quanto apostati sciiti e “tolleranti” verso gli Ebrei. No, non è uno sketch dei Monty Python.
Infatti noi siamo stati spinti alla sempre più curiosa situazione di un Comando Centrale USA, che ha invaso e occupato l’Afghanistan e l’Iraq, ha sparso morte e distruzione gratuitamente, provocato una enorme crisi di rifugiati, sta tornando in guerra con l’Iraq, ancora è implicato nel cambio di regime a tutti i costi in Siria, muove i fili della distruzione saudita in Yemen, e ora è di fatto, messo agli atti, alleato con il Daesh  – che ha fomentato – per eliminare l’Iran.

Sentitevi liberi di definirla la jihad del Comando Centrale degli Stati Uniti.

La performance del Dottor “Joseph” Stranamore si è svolta nel preciso istante in cui l’asse neoconservatrice/neoliberale, spacciando istericamente in tutta Washington la sua russofobia e l’iranofobia, stava festeggiando una saporita “ciliegina” geopolitica: l’incontro al Cremlino del presidente iraniano Hassan Rouhani con Vladimir Putin. Per dirla alla neoconservatrice, l’incontro tra il mullah e Hitler.

Ci sono stati prevedibili sviluppi: il Ministro degli Esteri Javad Zarif ha confermato che le forze armate russe potrebbero usare delle basi aeree in Iran “caso per caso”, essenzialmente contro gli jidaisti Salafiti in Siria, come nel caso dello scorso agosto quanto un bombardiere di lungo raggio Tu-22M3 e un Su-34s hanno volato in missione dalla base aerea Hamadan.

Ma come hanno chiarito Rouhani e Putin, il meeting è andato ben oltre la cooperazione per un reale guerra di terra contro il terrore.

La partnership comprende la crescita dei rapporti commerciali, investimenti energetici, cooperazioni scientifiche, la costruzione da parte della Russia di due impianti nucleari a Bushehr (sede del primo reattore iraniano), l’imminente partecipazione dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e, nel breve periodo, la possibilità di un aiuto russo-cinese alle banche iraniane.
Poiché la Casa Bianca prova ad organizzarsi prima del primo viaggio ufficiale in Russia (fra un paio di settimane) del Segretario di Stato “T.Rex” Tillerson, le “aperture verso l’Iran” della Russia sono ora presentate come uno dei problemi chiave che mettono a rischio ogni sorta di accordo, insieme al vecchio “meme” dell’ “aggressione russa” in Ucraina, nell’Europa dell’Est e del cyberspazio.

Per il Pentagono, la cooperazione Iran-Russia è un anatema in Sira e in qualsiasi altro posto, specialmente dopo Aleppo. Visione che ben si adatta con la visione del mondo del Richelieu/Machiavelli della Casa Bianca, Steve Bannon:  Ufficiale della Marina durante la crisi degli ostaggi in Iran, vede l’Iran come una minaccia esistenziale, così come i pezzi grossi del Pentagono.

L’immagine presentata ora alla pubblica opinione americana non potrebbe essere più terrificante: l’Iran “destabilizza” l’intero Estremo Oriente, mentre la Russia “destabilizza” l’Europa dell’Est, l’Occidente, i Balcani, l’Ucraina, quindi l’intero pianeta.

Quale accordo nucleare?

Se non altro ora è stata svelata la “road map” futura di Washington sull’Iran: più e più pesanti sanzioni, molestie nostop accoppiate al lavaggio del cervello della pubblica opinione occidentale, operazioni sotto-copertura e, ultima ma non meno importante, la guerra totale.

Il Senatore Bob Corker, presidente del Comitato del Senato per le Relazioni Estere, sta avidamente promuovendo la legge sul “contrasto delle attività destabilizzanti dell’Iran” che, se approvata, seppellirebbe l’impegno americano per l’accordo sul nucleare sponsorizzato dalle Nazioni Unite, etichetterebbe il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica [i pasdaran n.d.t.] come un’organizzazione terrorista e aprirebbe i cancelli a una nuova ondata di sanzioni.

Potrebbe essere il caso di “can che abbaia, non morde”. Chiunque abbia letto i segnali di Washington, sa che la partnership strategica tra Iran e Russia è uno dei tre nodi fondamentali, insieme con la Cina, della grande storia del giovane XXI secolo; l’integrazione eurasiatica, con la Russia e l’Iran che chiudono l’equazione energetica e la Cina come locomotiva finanziaria. E non c’è molto che possano fare per evitarlo.

Ancora una volta i cani della demonizzazione abbaiano, mentre passa la carovana eurasiatica.

 

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato da Sputnik il 31 marzo 2017
Traduzione in Italiano a cura di Elvia per SakerItalia.it

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