Dopo la strana storia dell’uso dell’aeroporto militare iraniano di Hamadan [in Inglese], è diventato chiaro che la Russia non dovrebbe fidarsi dell’Iran, e gli eventi degli ultimi anni non possono che rafforzare questa impressione. Russia e Iran hanno approcci diversi, non solo per quanto riguarda la Siria – l’Iran dimostra di avere influenza sulle relazioni della Russia con gli Stati Uniti.
I colloqui tra Russia, Turchia e Iran sono iniziati nella capitale kazaka Astana il 23 gennaio, e sono di fondamentale importanza per la Russia, perché potrebbero diventare la prima piattaforma per stabilire un dialogo con la nuova amministrazione degli Stati Uniti.
“Pensiamo che sia opportuno chiamare in causa i rappresentanti delle Nazioni Unite e della nuova amministrazione americana per questo incontro. Ci auguriamo che la nuova amministrazione americana sia in grado di accettare questo invito”, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
I colloqui ad Astana sulla regolamentazione della crisi siriana [in Inglese] potrebbero attrarre la squadra di Trump ad unirsi al lavoro coordinato congiunto sulla questione. Allo stesso tempo, è evidente che qualsiasi tipo di accordo sulla riconciliazione in Siria non può essere solido e durevole senza la partecipazione degli Stati Uniti. Cosa degna di nota, l’invito di esperti americani ai colloqui di Astana è stato concordato con la Turchia.
Che cosa vuole l’Iran?
Funzionari iraniani hanno affermato: “Noi non abbiamo invitato gli Americani, e siamo contrari alla loro presenza ai colloqui”, ha detto il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.
Così, l’Iran ha pubblicamente respinto l’iniziativa dei suoi alleati, con i quali combatte, apparentemente, per la pace e la stabilità nella Siria dilaniata dalla guerra.
Gli Iraniani hanno fatto capire a Mosca che intendono massimizzare l’attuazione della strategia della Russia in Siria [in Inglese] e poi in tutto il Medio Oriente. L’Iran può creare una serie di problemi alla Russia, compresi quelli associati alla ripresa della cooperazione russo-statunitense sulla Siria.
Sembra che l’Iran voglia che la Russia scelga tra Iran e Turchia. L’Iran presuppone che né la Russia né la Turchia saranno in grado di raggiungere risultati pratici in Siria senza l’Iran, e vuole anche la Russia scelga tra lui e Washington. In poche parole, l’Iran vuole che la Russia riconosca che Teheran possiede la chiave per la risoluzione della crisi siriana. Se la Russia deciderà che la vera strategia si basa sulla cooperazione tra Mosca e Washington, piuttosto che tra Mosca e Teheran, la Repubblica Islamica sarà “estremamente delusa”.
È interessante notare che sono stati cantati slogan anti-russi durante il recente funerale del politico di spicco iraniano Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. L’Iran accusa la Russia del crescente numero di vittime tra i militari iraniani in Siria, e ha chiesto alla Russia di andarsene da Hamadan per “comportamento inappropriato” e “arrogante”. Gli Iraniani sono molto portati a credere che tutti gli stranieri sognano di dimostrare la loro “arroganza” a Teheran. Per l’Iran, la Russia è un “piccolo Satana” – il paese che ha portato al potere gli “Scià cosacchi” Pahlavi nel 19° secolo, e poi, nel 20° secolo, ha tenuto l’Iran sotto la minaccia di parziale occupazione in base ai trattati del 1907, del 1921 e del 1927.
Quale messaggio invia Teheran a Washington?
La tesi principale è la stessa: l’Iran è un attore importante sulla scena regionale in grado di esercitare un’influenza fondamentale sulla posizione della Russia, anche quando si tratta dei contatti russo-americani.
L’Iran ha un paio di assi nella manica per parlare con le grandi potenze del mondo in tal modo. In primo luogo, il programma nucleare e l’accordo su di esso. Un decennio di lotta contro il programma nucleare iraniano non lo ha eliminato. L’Iran ha già i vettori missilistici – ha solo bisogno di dotarli di testate nucleari. L’accordo sul nucleare con l’Iran è uno dei più grandi successi dell’amministrazione Obama. Quando i politici iraniani hanno firmato l’accordo, hanno avvertito che sarebbero stati in grado di tirarsi fuori dall’accordo nel caso avessero riscontrato una sua qualsiasi violazione, e in questo caso, la Repubblica Islamica dell’Iran sarà libera di attuare il suo programma nucleare.
Washington non ha eliminato tutte le sanzioni all’Iran, e Donald Trump ha promesso di rifiutare l’accordo sul nucleare. Se lo farà, egli darà all’Iran la possibilità di diventare una potenza nucleare. Cosa degna di nota, l’Iran ha recentemente annunciato il progetto per la realizzazione di un marina militare nucleare. Sembra che il paese sia interessato a proiettare la sua forza nel Golfo Persico, nell’Oceano Indiano, nel Mar Rosso e nel Mediterraneo.
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Articolo di Dmitrij Nersesov pubblicato su Pravda Report il 23 gennaio 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
…. è diventato chiaro che la Russia non dovrebbe fidarsi dell’Iran.
mentre che l’Iran non possa fidarsi della Russia era già lampante da tempo.
Vedansi le sanzioni all’Iran imposte dall’ONU con il ocnsenso e partecipazione della Russia e la pretestuosa ritardata consegna di sistemi antiaerei S-300, già anticipatamente e profumatamente pagati.
Quest’articolo non lo ben capito… Hashemi Rafsanjani era il lider dell’ala riformista, uno dei pochi lider iraniani ben visti dall’occidente. Nel 1992 apre alle compagnie petrolifere Usa per lo sfruttamento dei giacimenti iraniani e ha sempre premuto per la liberalizzazione dell’economia, per la rivista Forbes era uno degli uomini più ricchi al mondo. Che al suo funerale, quindi, ci fosse qualcuno che gridava slogan antirussi, non c’è da meravigliarsi. Il coinvolgimento della Turchia nel processo di pace è stato deciso da entrambi i paesi alleati. Anzi fu l’Iran ad avvisare Erdogan del controverso colpo di stato dopo averne intercettate le comunicazioni radio. Per il resto, tutti gli accordi con gli USA sulla Siria si sono rivelati un bumerang, quindi è giusto e sacrosanto che dagli accordi di pace restino fuori, se non si vogliono brutte sorprese. Tanto più che Trump ha già schierato contro l’Iran. Così com’è giusto che la Russia per non chiudere le strade diplomatiche con la nuova amministrazione americana la inviti alle trattative.
Ma il signore che ha scritto l’articolo vuole mettere zizzania tra gli alleati? Farà forse parte della famosa quinta colonna?
semplicemente viene ribadito che, per le” ferree leggi “della gepolitica ,seppur meno che con la turchia , una alleanza incondizionata tra Russia e iran e’ impossibile perche’ , non solo l’ Iran si ritiene un attore politico di pari grado , ma entrambi hanno interessi divergenti ( quando non opposti ) su MO e asia centrale.
Nella sostanza l’ alleanza Iran russia e’ solo funzionale a singoli scopi strategici ( in questo caso contrastare il caos americano in MO e asia centrale) ma sempre nei limiti e diffidenze dei progetti strategici divergenti.
Il punto è che siamo abituati a considerare le relazioni internazionali sul piano dei rapporti di forza, ponendo l’accento sulle divergenze negli interessi economici, energetici, monetari. L’imperialismo ha sempre giocato su queste divergenze per tenere sotto scacco il resto del mondo. Ora con la globalizzazione il caos prodotto da questa prassi ci ha portato sull’orlo di un precipizio globale. E’ a questo pericolo che risponde il programma di un ordine multipolare. Quest’ordine ha come suo fondamento il principio del rispetto, rispetto degli interessi di tutte le parti in causa, della loro politica interna, della loro identità culturale e di quella confessionale. Esso punta sulla sovranità dei popoli e degli stati. E’ su questa base che Putin è riuscito a creare un’ampia alleanza e si è guadagnato la necessaria credibilità. Quello multipolare è un mondo nuovo, non solo sul piano geopolitico ma soprattutto per quello che concerne il modo di concepire i rapporti tra le nazioni. Quelle che a noi sembrano differenze invalicabili e che portano prima o poi al conflitto, non lo saranno più. La grandezza di Putin è qui, nell’aver proposto al mondo un cambio di paradigma che comporta un’altra visione. Una visione in cui l’altro sarà sempre e solo un interlocutore e mai più un nemico.