Il Dipartimento di Stato ha voltato pagina sulla Turchia perché non vede più Ankara come un partner affidabile. Molti sostengono che Washington abbandonerà i curdi della Siria per placare la rabbia turca. Ne dubito, Washington si aspetta ulteriori azioni anti-USA da parte di Erdogan. Molti a Washington credono che il crescente islamismo della Turchia, l’appesantimento del regime e il peggioramento della retorica anti-israeliana potranno in futuro solamente aumentare. Non ci sono molte speranze che Washington possa invertire tale tendenza.
Gli Stati Uniti stanno ricadendo sempre più nel sostegno ad Israele e all’Arabia Saudita, e Trump ha chiaramente impostato il suo corso, invertendo gli sforzi di Obama per bilanciare l’Iran e il Regno Saudita. Trump ha impostato il futuro di Washington nel Medio Oriente con i suoi alleati tradizionali, e si sta muovendo per danneggiare l’Iran e la Siria di Assad. Il suo strumento principale per ottenere influenza nella regione sembra essere la Siria settentrionale e le Forze Democratiche Siriane (SDF). Washington sta promuovendo il nazionalismo curdo in Siria. La Turchia aveva sperato che, quando l’organizzazione dello Stato Islamico fosse stata distrutta, Washington si sarebbe ritirata dalla Siria settentrionale. Su questo, Ankara è rimasta delusa. Possiamo vederlo nel mio precedente articolo [in inglese] dell’ottobre 2017: “Gli Stati Uniti abbandoneranno i curdi della Siria una volta che ISIS sarà distrutto?”.
Mantenendo Damasco debole e divisa, gli Stati Uniti sperano di negare all’Iran e alla Russia i frutti della loro vittoria, credono che questa politica filo-curda aumenterà la loro influenza nella regione e aiuterà a far arretrare l’Iran. Il vice segretario del Bureau of Near Eastern Affairs, David Satterfield, ha spiegato [in inglese] al Senato l’11 gennaio 2018 che la politica degli Stati Uniti è progettata per convincere i russi a vedere che una nuova costituzione per la Siria è stata scritta e per assicurarsi che le giuste elezioni, supervisionate dalle Nazioni Unite, siano eseguite in modo tale che Assad le perda. Negando l’accesso di Damasco alla Siria del Nord, gli Stati Uniti affermano di essere convinti che in tal modo potranno raggiungere i loro obiettivi. Non conosco nessun analista che ci crede, è completamente irrealistico. La Russia, anche se lo desiderasse, non può costringere Assad a fare tali concessioni. La maggior parte degli analisti considera tali formulazioni del Dipartimento di Stato come punti di discussione progettati per nascondere obiettivi più cinici.
Washington riconosce che la sua politica filo-curda sta spingendo la Turchia tra braccia della Russia, ma sembra che sia disposta a rischiare questa perdita. Non è affatto chiaro che cosa possa ricavarci il buon Erdogan invadendo Afrin, non danneggerà né indebolirà la relazione di Washington con i curdi nella Siria orientale. Molto probabilmente, succederà il contrario. Quelli che a Washington vedono la Turchia come un partner inaffidabile e malaccorto si vedranno solo confermare le loro opinioni negative sulla Turchia. I curdi si infiammeranno, l’YPG e il PKK collaboreranno più strettamente per mobilitare i curdi della Turchia. Per questo motivo, credo che Erdogan non invaderà la regione. Sta cercando di attirare l’attenzione sulla propria infelicità, di accendere la propria base e di prepararsi per le elezioni che si stanno avvicinando. Ma dubito che abbia intenzione di occupare Afrin. Interverrà con forza contro Afrin, come sta facendo in questi ultimi giorni, ma sospetto che la sua ira finirà lì.
E riguardo la Siria?
L’attuale linea politica americana sulla Siria è progettata per far arretrare l’Iran. Obiettivo miope. Il PYD, o la leadership curda nella Siria settentrionale, è una base debole su cui costruire la politica statunitense. Né Assad né l’Iran faranno concessioni agli Stati Uniti o all’opposizione siriana a Ginevra a causa del sostegno americano alle SDF, la forza militare che ora controlla la Siria settentrionale e che ha collaborato con gli Stati Uniti per sconfiggere l’ISIS. (È stata battezzata e armata dagli Stati Uniti ed è guidata da forze curde che rispondono al PYD). La presenza continua degli Stati Uniti nella Siria settentrionale fornirà solamente un’influenza limitata su Damasco. Controllando la metà delle risorse energetiche della Siria, la diga dell’Eufrate di Tabqa e gran parte della migliore terra agricola della Siria, gli Stati Uniti saranno in grado di mantenere la Siria in povertà e con risorse insufficienti. Mantenere la Siria povera e incapace di finanziarsi la ricostruzione si adatta agli obiettivi statunitensi a breve termine, perché protegge Israele e serve a drenare le risorse iraniane, sulle quali la Siria deve fare affidamento mentre lotta per ristabilire i servizi statali e per la ricostruzione mentre la guerra va sfumando.
Gli Stati Uniti dovrebbero aiutare la leadership curda della Siria settentrionale a negoziare un accordo con Assad che promuova entrambi i loro interessi: l’autonomia del Kurdistan e la sovranità nazionale siriana. Entrambi hanno interessi condivisi, il che rende possibile un accordo. Entrambi vedono la Turchia come il loro pericolo principale. Entrambi devono cooperare per sfruttare le ricchezze della regione. Entrambi non si fidano degli islamisti radicali e temono il loro ritorno. Nessuno dei due può ricostruire da solo. Le regioni curde della Siria devono vendere i loro prodotti in Siria e stabilire i diritti di transito; Damasco ha bisogno di acqua, elettricità e petrolio. Certo, non è facile stabilire un accordo tra il PYD e Damasco. I siriani del Nord guarderanno a Washington per aiutarli a garantirsi le loro libertà. Ma aiutare entrambe le parti a trovare prima un accordo è importante. Arrivati a questo punto le richieste non sono assolute, le istituzioni e i partiti non sono stabiliti e i confini non sono fissati. Mentre domani lo saranno.
Gli Stati Uniti dovrebbero consentire la costruzione di oleodotti e gasdotti che colleghino al Mediterraneo i ricchi giacimenti di carburante dell’Iraq e dell’Iran. Piuttosto che ostacolare gli sforzi di ricostruzione della Siria, l’Occidente dovrebbe consentire loro di andare avanti, se non li vuole sostenere completamente. L’unico beneficio derivante dalle terribili guerre combattute nel Medio Oriente settentrionale è che oggi i governi di Beirut, Damasco, Baghdad e Teheran si ritrovano in condizioni e rapporti amichevoli. Questa è la prima volta da un secolo che la cooperazione tra i quattro paesi è possibile. Perché non usare questa felice coincidenza per promuovere il commercio e la crescita economica? Perché non consentire ai governi di attraversare la regione con strade, autostrade di comunicazione, commercio e turismo? La Giordania è ansiosa di ristabilire la sua principale rotta commerciale attraverso Damasco fino a Beirut, che ancora rimane chiusa. Diversi gruppi ribelli stanno isolando la regione di confine, sulla quale la Russia e gli Stati Uniti hanno negoziato un cessate il fuoco e una “zona de-conflittuale”. Lo stesso vale per l’autostrada principale che collega Baghdad e Damasco. È chiusa a causa della zona militare statunitense stabilita al valico di frontiera di Tanf.
Questa posizione degli Stati Uniti non ha altro scopo se non quello di fermare il commercio e proibire una possibile rotta via terra dall’Iran al Libano. L’Iran ha rifornito Hezbollah tramite via aerea per decenni e continuerà a farlo. Ciò che gli Stati Uniti fanno con questa politica è di ridurre sul lastrico Assad e di mantenere la Siria divisa, debole e povera. Ciò non farà arretrare l’Iran, ma farà molto per trasformare la Siria in un peso sia per l’Iran che per la Russia, piuttosto che una risorsa. Ma il problema con una tale politica è che è del tutto negativa. È progettata per punire e impoverire; non fornisce una visione per un futuro migliore. Gli Stati Uniti saranno giustamente visti come un cane nella mangiatoia.
La ricostruzione della Siria dovrebbe essere vista nell’interesse dell’Occidente. Permettendo all’Iran e all’Iraq di costruire gasdotti attraverso la Siria fino a Tartus o a Tripoli, l’Occidente farebbe in modo che la Comunità Europea ottenga gas e petrolio. Gli Stati Uniti avrebbero assicurato che in futuro il Medio Oriente guardasse all’Europa, piuttosto che all’Asia. L’Europa otterrebbe una fonte di energia di cui ha un gran bisogno per competere con la Russia. Soprattutto, con il ripristino dei commerci, i paesi del Levante e l’Iran potrebbero creare posti di lavoro per i loro giovani. Per promuovere la stabilità ed il benessere regionale, nulla è più importante dei posti di lavoro e di un futuro economico migliore. Questo faciliterebbe molto gli obiettivi antiterrorismo americani più di ogni altro tipo di sforzi. Tutti gli analisti sono unanimi nell’indicare povertà e disoccupazione come le cause delle rivolte e della radicalizzazione delle Primavere arabe. Un’economia rivitalizzata nel Medio Oriente darebbe una grande spinta ai rifugiati per tornare a casa. L’onere per la Giordania, per il Libano e per la Turchia di ospitare diversi milioni di rifugiati verrebbe alleviato. Invece che essere amareggiati come i palestinesi, i rifugiati siriani potrebbero ricostruire le loro vite e iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel.
L’attuale amministrazione statunitense non è pronta a perseguire una tale politica, lo propongo semplicemente perché avrebbe senso e appare così ovvio. Gli Stati Uniti sperano [in inglese] di fare leva contro Assad bloccando i commerci e attaccando il suo esercito. Consentendo la crescita economica sia nel Levante che in Iran, gli Stati Uniti offrirebbero posti di lavoro e speranza, non solo a tali paesi, ma anche ai paesi vicini che dipendono dalla prosperità di tutta la regione. Tale politica promuoverebbe i moderati rispetto agli estremisti radicali. L’attuale politica anti-Iran e anti-Siria produrrà solo più rancori e anni di violente turbolenze, senza raggiungere nessuno degli obiettivi americani. Non farà in modo che Assad interrompa i suoi rapporti con l’Iran o che trasferisca il proprio potere all’opposizione siriana. Colpirà gli Stati Uniti a lungo termine, tanto quanto fa male ai popoli della regione.
In definitiva, la promozione della ricchezza e di una forte classe media nel Medio Oriente sono la migliore speranza per l’America. Questo principio di prosperità era una volta il cardine della politica estera degli Stati Uniti; ha ottenuto il rispetto verso gli Stati Uniti in tutto il mondo. Oggi, le sanzioni e l’intervento militare sono diventati il cardine della politica statunitense. Il libero scambio, lo Stato di diritto e il rispetto della sovranità nazionale sono stati messi da parte. La promozione della democrazia è diventata una parola in codice per ferire i nemici degli Stati Uniti e uno strumento cinico per ottenere cambi di regime. Raramente gli Stati Uniti promuovono la democrazia per i regimi a loro amichevoli. La politica estera degli Stati Uniti ha sciolto i propri ormeggi.
Solo tornando alla semplice verità che la prosperità farà avanzare i loro interessi, che gli Stati Uniti potranno iniziare a porre fine al terrorismo, a promuovere la democrazia e ad attenuare l’inondazione di rifugiati che sgorga dalla regione. La democrazia, la moderazione e l’accettazione dei valori liberali verranno solo con l’educazione e la crescita economica. Non esiste una soluzione rapida ai problemi delle regioni. Assicurarsi che siriani e iraniani restino poveri nella speranza di spingerli a chiedere un cambio di regime, è una cattiva politica. Non ha funzionato nonostante decenni di sanzioni. Ha portato solo al collasso, alla guerra ed alla distruzione in tutta la regione. Dividere i siriani e mantenerli poveri potrà garantire interessi statunitensi a breve termine e piacerà ad alcuni degli alleati americani; ma a lungo termine, assicurerà il fallimento e ulteriori guerre. Solo promuovendo la crescita e l’unità gli Stati Uniti possono far avanzare la stabilità, lo stato di diritto e i valori liberali.
*****
Articolo di Joshua Landis pubblicato su Syria Comment il 15 gennaio 2018
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.