Un recente rapporto del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha rivelato il ruolo degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia nella distruzione dello Yemen, accendendo il dibattito sulla responsabilità della carneficina.

Il noto attivista e sostenitore della libertà di stampa, e Premio Nobel Tawakul Karman, disse [in inglese] allo Yemen Times che “arriverà il giorno in cui tutti i violatori di diritti umani pagheranno per quello che hanno fatto allo Yemen”. Questa affermazione venne fatta anni prima che Stati Uniti, Regno Unito e Francia permettessero alla coalizione saudita di devastare l’intera popolazione dello Yemen con una moltitudine di atti criminali.

Grazie al rapporto ONU rilasciato martedì scorso, potrebbe accrescersi la possibilità che qualcuno risponda per gli atti criminali di tutti quei violatori di diritti umani che, in nome dei propri interessi, hanno coinvolto il popolo yemenita in un crudele gioco geopolitico. Ma, i governi occidentali saranno finalmente chiamati a rispondere, o è solo una pia illusione?

Il rapporto ONU non dice niente di nuovo, o che già non si potesse sospettare, a chi ha seguito e documentato da vicino il conflitto yemenita. Il documento afferma che Stati Uniti, Regno Unito e Francia, oltre ad essere gli ovvii principali responsabili della coalizione a guida saudita, sono anche in qualche misura complici in una serie di potenziali crimini di guerra commessi negli ultimi cinque anni, come incursioni aeree, bombardamenti indiscriminati, utilizzo di cecchini e mine, uccisioni e detenzioni arbitrarie, tortura, violenza sessuale e di genere, e l’affamare come metodo di guerra.

È interessante notare che gli esperti dell’ONU hanno identificato gli individui da ritenersi responsabili per i crimini internazionali, e ne ha trasmesso i nomi all’Alto Commissario dell’ONU. Quando si è reso impossibile identificare e nominare singoli individui, gli esperti hanno identificato responsabilità di gruppo.

Questa volta, forse, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – che, per inciso, fino alla fine dell’anno include l’Arabia Saudita tra i suoi membri – fa sul serio.

L’impunità endemica – per le violazioni e gli abusi commessi da tutte lei parti in conflitto – non può più essere tollerata” ha affermato il presidente della commissione. “Bisogna che inchieste imparziali ed indipendenti chiamino a rispondere quelli che hanno violato i diritti del popolo yemenita. La comunità internazionale non può più chiudere gli occhi davanti a queste violazioni ed all’intollerabile situazione umanitaria

Secondo il rapporto ONU le implicazioni vanno oltre quanto ci si potrebbe aspettare. Se i risultati del rapporto dovessero essere adottati, persino Paesi come l’Australia [in inglese] dovrebbero riesaminare le proprie politiche.

Ma non sembra il caso di agitarsi, perché secondo un portavoce [in inglese] del governo britannico, “il Regno Unito è stato in prima linea negli sforzi internazionali per risolvere in  via diplomatica l’orribile conflitto yemenita”.

A dire il vero il governo britannico aiuta i sauditi a bombardare lo Yemen, installando proprio personale [in inglese] ai posti di comando e controllo per coordinare le incursioni, fornendo [in inglese] bombe britanniche che seminano distruzione sullo Yemen, addestrando piloti sauditi, preparando e manutenendo aerei britannici in Arabia Saudita con l’ausilio di tecnici britannici e migliaia di appaltatori britannici, affiancando truppe alla missione di terra saudita in Yemen, e l’elenco va avanti.

Secondo quanto dichiarato alla TV britannica Channel 4 da un dipendente di BAE [British Aerospace] [i sauditi] non potrebbero farlo senza di noi. Se non fossimo là, tempo una-due settimane, non volerebbe più nemmeno un jet”.

Probabilmente è questo che ha indotto lo storico britannico Mark Curtis a scrivere [in inglese] il 4 settembre:

Il deputato Lloyd Russell-Moyle ha ragione, e questo è importante. Nessun Ministro dal secondo dopoguerra è stato mai chiamato a rispondere di crimini di guerra all’estero, nonostante numerosi episodi orribili nella politica estera del Regno Unito. Il Regno Unito ha disperatamente bisogno di una trasformazione in senso democratico del metodo di governo.

Ma non bisogna dimenticarsi della Francia. Mentre il Presidente Emmanuel Macron compie visite di Stato spacciando umanitarismo, buonsenso, tolleranza, rispetto e diplomazia in giro per il pianeta, il rapporto è fermo nel ricordare che anche la Francia ha motivazioni coloniali nel devastare, lontano dai riflettori, i paesi poveri.

Un documento [in inglese] filtrato dal servizio segreto militare francese del Ministro della Difesa, rivela l’uso deliberato di armi francesi [in inglese] nella guerra yemenita. Si tratta di carri armati e di sistemi di missili a guida laser venduti sia all’Arabia Saudita che agli Emirati Arabi Uniti, i principali fautori della guerra. Il documento è stato persino presentato personalmente a Macron stesso, che difficilmente può nascondersi dietro la sua immagine superficiale di pacificatore (precedentemente la Francia aveva affermato che le armi venivano fornite al Regno unicamente a scopo di autodifesa). Secondo alcuni rapporti [in inglese], immagini satellitari, video e fotografie scattate da civili confermano che alcuni di questi carri armati acquistati dagli Emirati Arabi Uniti hanno preso parte alle offensive della coalizione, compresa la brutale campagna per costringere Hodeidah alla resa.

Come nel caso britannico, il ruolo francese [in francese] nel conflitto non si limita alla vendita di armi. Rapporti sostengono [in inglese] che, sin dall’inizio della guerra, personale francese “ha compiuto missioni di ricognizione aerea” su postazioni Houthi per conto dell’Arabia Saudita, ed ha continuato ad addestrare i suoi piloti da caccia. E’ stato perfino riportato [in inglese] che la Marina francese è intervenuta una volta per garantire la continuità dell’embargo a danno dello Yemen quando la flotta saudita nel 2016 è stata ritirata per manutenzione.

Il ruolo degli Stati Uniti nelle atrocità è evidentissimo ad ognuno che abbia seguito il conflitto o che comprenda la natura fondamentale della geopolitica del Medio Oriente. Potrei scrivere libri su questo argomento, se ne avessi il tempo.

Sarà interessante scoprire se questo rapporto sarà il primo passo per ritenere gli Stati Uniti corresponsabili di questi crimini internazionali. Secondo una e-mail di risposta mandatami dall’ONU, il Consiglio per i Diritti Umani spera che, con la prosecuzione del loro lavoro, gli accertamenti e le raccomandazioni potranno diventare risultati concreti. Tuttavia, si nota nell’e-mail, molte nazioni non sono d’accordo su uno scenario del genere.

Per un breve periodo è potuto sembrare che l’ICC [International Criminal Court] iniziasse ad affrontare il rullo compressore americano per i crimini commessi in Afghanistan, ma ogni speranza in tal senso è svanita completamente [in inglese] all’inizio di quest’anno. Se non è possibile investigare sui crimini di guerra in Afghanistan, allora è difficile ipotizzare risultati a breve termine nel campo dei diritti umani.

L’ironia è che i tre principali colpevoli, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, vanno in giro per il mondo impartendo lezioni di diritti umani, libertà e democrazia. Nessuno di questi concetti si applica al popolo yemenita, punito collettivamente per ragioni che mi rimangono oscure.

Ritengo che il rapporto sia stato pubblicato nel momento più appropriato, e che abbia il potenziale per avviare una discussione globale sulla disgraziata situazione che affligge lo Yemen (la più povera ed impoverita nazione del mondo arabo). Solo qualche giorno fa, un’ondata di incursioni aeree [in inglese] della coalizione in Yemen ha ucciso più di 100 persone e ferite a decine in una prigione Houthi. Anche un profano del diritto internazionale può rendersi conto che un centro di detenzione in zone di guerra, per sua propria natura debba essere considerato intoccabile (sono detenuti: dov’è che possono scappare nel caso di un’incursione aerea?).

Secondo il capo della delegazione della Croce Rossa in Yemen, “90 parti di corpi umani” sono state recuperate nelle prime fasi del soccorso dopo l’attacco. Si è trattato di un atto eccessivamente crudele, anche per la coalizione saudita.

Si può solo sperare che il rapporto ONU possa aiutare a fermare questo tipo di attacchi nel futuro, più che mettendo pressione sull’Arabia Saudita e la sua coalizione, influenzando quei decisori che permettono la prosecuzione ininterrotta di questi atti orribili. Come ho detto, il rapporto ONU non ha confermato niente che già non sapessimo, né ha fornito ulteriori dettagli che i legislatori [in inglese] di tutto il mondo già non conoscessero da anni. In altre parole, conosciamo da molto tempo le possibili conseguenze legali del nostro sostegno ad una coalizione che sta riducendo in macerie lo Yemen, e questo non ha cambiato la nostra attitudine in merito. Diamine, c’è voluta l’uccisione di un giornalista del Washington Post per far cambiare alla Germania registro [in inglese] (l’uccisione di civili innocenti non è abbastanza).

D’altronde, un’inchiesta di un gruppo di esperti ONU sicuramente aiuta la nostra causa, e alla fine potrebbe aiutare a far sì che la profezia di Tawakul Karman si avveri in un futuro tra il medio ed il lungo termine.

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Articolo di Darius Shahtahmasebi apparso su RT il  6 settembre 2019
Traduzione in italiano di DS per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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