La recente espansione delle forze militari statunitensi in Siria è nient’altro che il risultato prevedibile di un preciso programma che tiene sotto tiro la Siria fin dall’inizio della artificiale “Primavera Araba”.
Il Britannico Independent, nell’articolo, “Marines statunitensi inviati in Siria per collaborare all’assedio della “roccaforte di Raqqa” [in inglese] vorrebbe spiegare che:
Centinaia di marines Usa sono arrivati in Siria armati con artiglieria pesante in preparazione di un assalto a Raqqa, capitale de facto dell’Isis
Tuttavia, la presenza di truppe statunitensi in Siria è del tutto non richiesta da parte del governo siriano, e costituisce una chiara violazione della sovranità nazionale della Siria secondo il diritto internazionale.
La CNN nel suo articolo, “Assad: le forze militari statunitensi in Siria sono” invasori” [in inglese],”riporta che:
il presidente siriano Bashar al-Assad ha deriso e messo in discussione le azioni in Siria degli Stati Uniti, chiamando truppe americane dispiegate nel paese “invasori”, perché non aveva dato loro il permesso di entrare nel paese stesso e dicendo che non c’è stata alcuna “azione concreta” da parte dell’amministrazione Trump verso ISIS.
Il fatto che la politica degli Stati Uniti rimanga assolutamente immutata nonostante un nuovo presidente abbia assunto il potere non è certo una sorpresa.
Ulteriore prova di continuità dell’Agenda
Israele che occupa le alture del Golan della Siria, le truppe turche che occupano una “zona cuscinetto” a nord, che si estende da Azaz a ovest fino a Jarabulus sul fiume Eufrate a est, e la permanenza delle truppe statunitensi nella maggior parte delle regioni orientali della Siria, rappresentano una minaccia che si avveri il vecchio piano di divisione e distruzione della Siria
Dei documenti resi pubblici recentemente da Central Intelligence Agency degli Stati Uniti rivelano che già nel 1983, gli Stati Uniti erano impegnati in operazioni segrete e palesi praticamente identiche a quelle odierne, volte a destabilizzare e rovesciare il governo della Siria.
Un documento 1983 firmato dall’ex agente della CIA Graham Fuller intitolato “Grosso rinforzo nell’intervento contro la Siria” (PDF) [in inglese], dice:
La Siria attualmente rappresenta un ostacolo agli interessi degli Stati Uniti, sia in Libano che nel Golfo – attraverso la chiusura del gasdotto in Iraq, minacciando quindi la internazionalizzazione della guerra [Iran-Iraq]. Gli Stati Uniti dovrebbero prendere in considerazione di esercitare crescenti pressioni contro Assad [Sr] per mezzo dell’orchestrazione di minacce militari simultanee contro la Siria dai tre stati di confine ostili ad essa: Iraq, Israele e Turchia.
Il rapporto afferma inoltre:
Se Israele dovesse aumentare le tensioni contro la Siria in contemporanea con un’iniziativa Irachena, le pressioni su Assad aumenterebbero rapidamente. Una mossa turca creerebbe ulteriore pressione psicologica.
Gli osservatori attenti del conflitto attuale possono intravedere una continuità che ha trasceso decenni e diverse presidenze degli Stati Uniti, e non farsi distrarre dalle allettanti interpretazioni che questo conflitto sembrerebbe offrire.
Nonostante le affermazioni di tutti i media occidentali secondo i quali la Turchia e gli Stati Uniti sono in disaccordo – e in particolare in contrasto per quanto riguarda le rispettive occupazioni illegali e le operazioni all’interno del territorio siriano, la loro multi decennale collaborazione nel tentativo di divisione e distruzione dello Stato Siriano indica che con ogni probabilità questa collaborazione continua, anche se dietro un finto velo di interessi contrastanti.
Allo stesso modo, i tentativi di ritrarre Israele come nazione canaglia in mezzo a questo conflitto, permettono ai politici Americani una certa flessibilità nelle plausibili negazioni. Gli attacchi aerei mirati alle forze siriane sono impossibili da giustificare per gli Stati Uniti o anche per la Turchia, ma essi sono tollerati dalla “comunità internazionale” quando queste sono eseguite da Israele.
Arabia Saudita, Qatar, e gli altri membri minori del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), sono ugualmente utilizzati per mascherare i vari aspetti della politica estera Statunitense, aventi come obiettivo la Siria attraverso l’armamento, la formazione, e il finanziamento di varie organizzazioni terroristiche tra cui Al Qaeda e il cosiddetto Stato islamico (ISIS) stesso.
Qualora l’asse USA-NATO-Israele-GCC fosse più apertamente evidente, tale flessibilità sarebbe negata.
La vera fine de gioco per le truppe degli Stati Uniti in Siria
Le ambizioni degli Stati Uniti contro lo stato Siriano sono state notevolmente ridimensionate sia dai progressi Siriani sul campo di battaglia sia dal sostegno militare diretto che la Siria sta ricevendo da parte degli alleati, tra cui la Russia e l’Iran.
Le forze turche che tentano di avanzare più in profondità nel territorio siriano, con il pretesto di combattere i “terroristi” e combattenti curdi i quali secondo Ankara minacciano la sicurezza nazionale turca, ora si trovano di fronte le forze dell’esercito esercito Arabo Siriano, che scambia le posizioni con le forze curde lungo il perimetro della Turchia “zona cuscinetto”.
Allo stesso modo, le forze degli Stati Uniti si trovano ad affrontare ostacoli simili nei loro tentativi di accaparrarsi quanto più possibile territorio siriano. Inoltre, i combattenti per procura degli Stati Uniti sono costituiti da organizzazioni militanti disinteressate ad una cooperazione a lungo termine con gli Stati Uniti; piuttosto sono interessate a ritagliarsi regioni autonome all’interno dei confini della Siria le quali inevitabilmente dovranno affrontare ostacoli socio-politici ed economici che gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a sostenere – il che significa che alla fine, qualsiasi accordo a lungo termine sarà probabilmente raggiunto da Damasco, non da Washington.
L’’occupazione in corso del Golan da parte di Israele, e le incursioni turche e americane per l’accaparramento di territori costituiscono lo smembramento dello stato Siriano. Di fronte alla probabile prospettiva che la maggior parte del territorio della Siria tornerà al controllo di Damasco prima o poi, gli Stati Uniti ed i suoi collaboratori ad Ankara stanno cercando di prendere e tenere quanto più territorio possibile prima che questo accada, nel tentativo di indebolire la Siria prima dei futuri programmi di destabilizzazione mirata che ancora devono essere pianificati.
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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su New Eastern Outlook il 15 marzo 2017
Traduzione in italiano a cura di Hajduk per Sakeritalia.it
…,ma la Siria potrebbe e dovrebbe ricorrere all’Onu denunciando l’occupazione fraudolenta del suo territorio sotto il pretesto di voler combattere un presunto nemico per la propria sicurezza interna(ovvero ero negli S.U.) che ha contribuito a finanziare e ad armare direttamente o indirettamente tramite alcuni paesi delle petromonarchie del Golfo Arabo,
Naturalmente non ci sarà alcun seguito che possa far sloggiare gli USA dalla Siria ma intanto fare un po’ di chiasso in Assemblea potrebbe rendere consapevole l’opinione pubblica mondiale che gli USA invadono gli Stati. Sovrani poi si prendono l’arbitrio di Sanzionare sia i nemici sia gli Stati vassalli tiepidi che osino protestare.