Con interventi multipli e offensive multiple, la situazione in Siria settentrionale è a dir poco confusa. Ci sono diverse linee del fronte con diverse fazioni che lottano per la stessa porzione di territorio.

Due settimane fa, l’esercito turco ha fatto un’intrusione nella campagna a nord di Aleppo, nella piccola città di confine di Jarabulus, controllata dall’ISIL. La cosiddetta offensiva “Operazione Scudo dell’Eufrate” era mirata a creare una nuova sacca ribelle Islamista in Siria settentrionale, in aggiunta alla sacca di Azaz nella parte nordoccidentale della provincia di Aleppo. Inoltre, l’offensiva non aveva solo lo scopo di espellere lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) dal confine Turco-Siriano, ma anche di impedire che le “Forze Democratiche siriane”, guidate dai Curdi, riuscissero a collegare il Cantone di Afrin col resto del loro territorio in Siria nordorientale.

Quando il mese scorso le “Forze Democratiche siriane” (SDF), guidate dalle YPG curde, hanno catturato la roccaforte dell’ISIL di Manbij, iniziarono le ipotesi su quale sarebbe stato il loro prossimo bersaglio. Sembrerebbe che le SDF avessero preso di mira la città di confine di vitale importanza di Jarabulus, situata a nord di Manbij, in un tentativo di isolare l’ISIL dal confine turco, in modo da isolarlo ancora di più. Questa prospettiva avrebbe inoltre dato il controllo alle SDF di un secondo valico di frontiera verso la Turchia, una cosa che ha messo in allarme il governo turco, formato dal partito AKP, dato che questi si è sempre opposto alla creazione di uno stato federato curdo sul suo confine meridionale. Va notato che la Turchia considera le YPG come formate da terroristi, dato che hanno connessioni col Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), designato come organizzazione terroristica.

In risposta a queste avanzate, le Forze Armate turche hanno iniziato l’offensiva “Scudo dell’Eufrate”, entrando a Jarabulus con i carri armati assieme al cosiddetto “Esercito Siriano Libero” e diversi gruppi per procura Islamisti, i più degni di nota dei quali erano Harakat Nour al-Din al-Zenki e Ahrar al-Sham, per cacciare l’ISIL da Jarabulus e dissuadere le SDF dall’avanzare ulteriormente verso nord. I ribelli Islamisti spalleggiati dai Turchi hanno incontrato poca, se non alcuna, resistenza quando sono entrati a Jarabulus e nei villaggi circostanti e li hanno catturati, mentre l’artiglieria turca ha cominciato a cannoneggiare le posizioni delle SDF quasi immediatamente, così da spianare la strada all’avanzata verso sud dei militanti Islamisti. Hanno attaccato le SDF in diverse occasioni, creando così una battaglia su tre direttrici tra SDF, militanti Islamisti e ISIL.

L’incursione turca ha ricevuto l’appoggio del Vicepresidente americano Joe Biden, che ha consigliato le SDF di ritirarsi sulle sue posizioni ad est del Fiume Eufrate, e ha minacciato di ritirare il supporto americano se le SDF non avessero ottemperato all’ordine. [1]

Nel frattempo nella sacca di Azaz, a nordovest di Aleppo, i militanti Islamisti appoggiati dai Turchi hanno cominciato a muoversi verso est in un tentativo di collegare la sacca di Azaz con la sacca di Jarabulus appena creata, e questa prospettiva è diventata realtà alcuni giorni fa, quando l’ISIL è stato completamente rimosso dal confine Turco-Siriano.

La reazione Russo-Siro-Iraniana a questa incursione turca è stata molto silenziosa, con solo piccole espressioni di insoddisfazione provenienti da Damasco e Teheran, mentre Mosca è stata piuttosto tranquilla.

I media iraniani sono stati piuttosto critici riguardo all’invasione turca, con PressTV che ha osservato che la Turchia ha invaso la Siria e appoggia e arma ancora i militanti Takfiristi nel paese. Il 31 agosto il portavoce del Ministro degli Esteri dell’Iran, Bahram Ghasemi, è sembrato un po’ scettico quando ha sottolineato che la lotta al terrorismo non può essere utilizzata per giustificare la violazione dell’integrità territoriale e la sovranità di un altro paese, aggiungendo che “l’Esercito turco dovrebbe fermare immediatamente le operazioni militari in quella zona”. [2]

Anche il Ministro degli Esteri siriano Walid Muallem ha condannato la violazione della sovranità siriana da parte dell’Esercito turco, enfatizzando che esso non aveva il permesso di entrare nel paese senza preavviso e senza coordinarsi con Damasco. [3]

Queste, comunque, sono risposte piuttosto deboli se si considera che nel febbraio 2016, in vista di un’invasione simile, sia la Siria che l’Iran minacciarono di attaccare qualsiasi forza d’invasione fosse entrata in Siria. Questo, aggiunto al fatto che la Russia sia rimasta piuttosto silenziosa, ci dà un indizio che forse questa invasione non fosse così imprevista come si può credere. Può sembrare che la Russia possa aver dato alla Turchia il via libera per entrare in Siria e ripulire le aree di confine dall’ISIL, e anche se sia la Siria che l’Iran pensano ancora che non ci si possa fidare delle intenzioni della Turchia, potrebbero essere stati convinti dalla Russia almeno ad aspettare e vedere cosa accadrà in Siria settentrionale, prima di intraprendere qualsiasi azione che potrebbe condurre ad una tremenda escalation del conflitto.

Vale la pena rendere noto che poco prima dell’incursione turca, le YPG curde e la loro forza di polizia, la “Asayish”, hanno attaccato le forze del governo siriano nella città di Hassaké, e nonostante i numerosi tentativi di arrivare ad un cessate il fuoco da parte del governo siriano, le forze curde si sono rifiutate, e hanno dichiarato la loro intenzione di conquistare completamente Hassaké. Questo potrebbe anche spiegare perché Siria e Iran abbiano trascurato il fatto che le forze turche hanno attaccando anche YPG ed SDF. Infatti sia la Siria che i suoi alleati hanno cercato in precedenza di cooperare con le SDF, o almeno di rimanere neutrali nei loro confronti, ma gli eventi recenti hanno dimostrato che esse rispondono a Washington piuttosto che prendere una posizione indipendente nei confronti del conflitto. Questo è risultato molto chiaro quando il portavoce delle SDF, Talal Silo, ha detto in un intervista che “in Siria, gli Americani ci hanno impedito di parlare con la Russia”. [4]

Qualunque cosa sia stata detta a porte chiuse, e se la Siria e l’Iran siano state avvertite o meno in anticipo dell’incursione, questa invasione e la creazione di un corridoio Islamista a nord di Aleppo è un pericolo per l’alleanza Siro-Russo-Iraniana, dato che questo aprirebbe un nuovo fronte contro l’Esercito siriano e i suoi alleati ad Aleppo. Se i militanti Islamisti dovessero spingersi verso la roccaforte dell’ISIL di al-Bab, che si trova proprio ad est della città di Aleppo, saranno in grado di attaccare Aleppo da est e da ovest, il che potrebbe significare un mucchio di problemi per l’Esercito siriano. Ma i militanti Islamisti coadiuvati dai Turchi devono per prima cosa raggiungere al-Bab prima che lo facciano le SDF, dato che la cattura di al-Bab è anche l’ultima speranza per le SDF di unire il loro territorio col cantone di Afrin ad ovest. La corsa verso al-Bab è partita.

Passando ad un altro argomento, e ad un’area differente della provincia di Aleppo, lo scorso mese l’Esercito Siriano Arabo ha eseguito una potente controffensiva in risposta alla grande operazione Islamista condotta dall’Esercito della Conquista per rompere l’assedio di Aleppo, con le forze governative che hanno attaccato l’importantissima Base dell’Artiglieria di Aleppo, vicino al distretto di Ramouseh. Questa battaglia è andata avanti per quasi due settimane prima che l’esercito riuscisse a sfondare le difese Islamiste al collasso e riuscisse a ricatturare completamente la Base dell’Artiglieria domenica notte; il giorno seguente sono state compiute grandi avanzate a causa del cedimento totale delle linee Islamiste nell’area sudoccidentale della città di Aleppo. Come risultato della cattura della Base dell’Artiglieria e dei suoi dintorni, l’assedio di Aleppo si è di nuovo stabilizzato, col Ministero della Difesa russo che ha dichiarato che ci sono 7 corridoi aperti per gli aiuti umanitari, e un corridoio aperto per i militanti che vogliono arrendersi. [5]

Infine, il Maggior Generale Qasem Soleimani delle Guardie della Rivoluzione iraniane è stato visto nella zona sudoccidentale di Aleppo mentre ispezionava le forze di Harakat Hezbollah al-Nujaba (paramilitari iracheni) stazionate in quella zona, forse in preparazione di una nuova offensiva filo-governativa contro la città di Khan Tuman, che i militanti Islamisti hanno conquistato nell’offensiva del maggio-giugno di quest’anno.

Qui in basso ci sono due mappe che mostrano principalmente l’avanzata sostenuta dai Turchi, la seconda mappa si concentra sull’avanzata dell’esercito nella zona sudoccidentale di Aleppo.

[link nn. 1, 2, 3 e 5 in Inglese, link n. 4 in Russo]

  1. http://www.dailymail.co.uk/wires/afp/article-3756554/US-told-pro-Kurdish-forces-Syria-not-cross-Euphrates-Biden.html
  2. http://en.mehrnews.com/news/119376/FM-voices-concern-at-Turkey-s-military-incursion-in-Syria
  3. https://www.almasdarnews.com/article/syrian-government-condemns-turkish-armys-illegal-entry-aleppo/
  4. https://life.ru/t/%D0%BD%D0%BE%D0%B2%D0%BE%D1%81%D1%82%D0%B8/893017/komanduiushchii_dss_v_sirii_amierikantsy_zaprieshchaiut_nam_razghovarivat_s_russkimi
  5. https://www.almasdarnews.com/article/aleppo-7-corridors-aid-delivery-one-militants-exit-russian-dm/

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Articolo di Aram Mirzaei pubblicato su The Saker il 7 settembre 2016

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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