L’economista americano Jeffrey Sachs*, uno di quelli che introducevano la «democrazia» e l’«economia di mercato» in Russia, parla della «guerra per procura» tra Stati Uniti e Russia in Siria.


La guerra civile siriana è il conflitto più pericoloso e distruttivo nel mondo. Dall’inizio del 2011, centinaia di migliaia di persone sono state uccise e circa dieci milioni di siriani sono stati sfollati. L’Europa è in preda alle convulsioni causate dal flusso di rifugiati e dal terrore scatenato dall’ISIS, e gli Stati Uniti e la NATO si sono trovati più volte pericolosamente vicini al confronto diretto con la Russia.

E’ deplorevole che il presidente Barack Obama abbia aggravato il pericolo nascondendo il ruolo degli Stati Uniti in Siria, sia al popolo americano che all’opinione pubblica mondiale. Per porre fine alla guerra in Siria bisognerebbe che gli Stati Uniti rendessero onestamente conto delle operazioni segrete in corso nel conflitto, a partire dal 2011, compreso un rapporto su chi finanzia, arma, addestra e incita le varie parti in causa. Tali rivelazioni potrebbero porre fine al comportamento spericolato e irresponsabile di molti paesi.

Un’opinione comune, ma falsa, è che Obama abbia tenuto da parte gli Stati Uniti, impedendo l’intervento americano nella guerra siriana. In realtà, la destra americana lo critica perché egli avrebbe “disegnato una linea sulla sabbia” per il presidente siriano Bashar al-Assad per quanto riguarda le armi chimiche, e poi si sia ritirato quando Assad l’avrebbe presumibilmente oltrepassata (ma la questione rimane oscura e controversa, così come molti altri problemi in Siria). Un editorialista del quotidiano Financial Times, ripetendo l’idea errata che gli Stati Uniti siano sempre rimasti in disparte, ha di recente fatto intendere che Obama avesse respinto il parere dell’allora Segretario di Stato Hillary Clinton di armare i ribelli siriani che combattevano contro Assad.

Ogni tanto, tuttavia, qualcosa viene alla luce. A gennaio, il New York Times ha riferito di un decreto presidenziale segreto del 2013 sulla fornitura di armi ai ribelli siriani da parte della CIA. L’articolo spiegava che l’Arabia Saudita finanziava la fornitura di armi, mentre la CIA, secondo gli ordini di Obama, provvedeva al supporto organizzativo e all’addestramento.

Purtroppo, alla pubblicazione dell’articolo, non è seguito alcun chiarimento delle autorità, né ci sono state ulteriori comunicazioni da parte del New York Times. L’opinione pubblica è rimasta all’oscuro, e non ha avuto risposte alle seguenti domande: quanto estese sono le operazione congiunte tra CIA e Arabia Saudita? Quali sono le somme di denaro che gli Stati Uniti spendono ogni anno in Siria? Che tipo di armi vengono fornite ai ribelli siriani da americani, sauditi, turchi, qatarioti e altri? Quali gruppi di ribelli ricevono armi? Qual è il ruolo in questa guerra delle truppe americane, della copertura aerea e della altre forze militari? Il governo degli Stati Uniti non risponde a queste domande. E i media principali, da parte loro, queste domande non le fanno, e non cercano le risposte.

Più volte Obama ha detto agli americani che “gli Stati Uniti non metteranno gli scarponi sul terreno”. Tuttavia, si susseguono regolarmente brevi comunicati da parte del governo che in Siria è in corso un dispiegamento di forze speciali. Il Pentagono solitamente nega che esse vengano impiegate in prima linea. Ma quando le forze di Assad e le unità aeree russe hanno recentemente effettuato dei raid nelle zone fortificate nel nord della Siria, gli Stati Uniti hanno avvertito il Cremlino che questi attacchi presentavano una minaccia per le truppe americane a terra. Ma il pubblico americano non ha avuto alcuna spiegazione sugli obiettivi dei militari americani, né sui costi delle loro operazioni, né sui loro avversari in Siria.

Da fughe di notizie e grazie a inchieste giornalistiche, da dichiarazioni di governi di altri paesi e, occasionalmente, di funzionari statunitensi, si è venuto a sapere che l’America è da tempo attivamente coinvolta nella guerra coordinata dalla CIA contro Assad, e contro l’ISIS. La coalizione anti-Assad include l’Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar e altri paesi della regione. Gli Stati Uniti hanno speso miliardi di dollari in armamenti e addestramento per forze speciali e supporto logistico ai ribelli, compresi mercenari internazionali. Ancora più miliardi hanno speso gli alleati degli Stati Uniti: tuttavia, la cifra esatta non è conosciuta.

La società americana non ha voce in capitolo in queste decisioni. Il Congresso degli Stati Uniti non ha votato né per l’autorizzazione né per l’approvazione del bilancio. Il ruolo della CIA non è mai stato spiegato o giustificato. La legittimità delle azioni degli Stati Uniti, in termini di diritto interno e internazionale, non è mai stata provata, né al popolo americano né all’opinione pubblica mondiale.

Per gli appartenenti al complesso militare-industriale degli Stati Uniti, tutto questo è normale. Il loro punto di vista è che il voto del Congresso di 15 anni fa ha approvato l’uso della forza militare contro i responsabili dell’11 settembre, e questo dà al presidente carta bianca per condurre guerre segrete in Medio Oriente e in Africa. Per quale ragione gli Stati Uniti dovrebbero giustificare i loro interventi? Il pubblico non deve sapere.

Io la penso diversamente: la guerra dovrebbe essere l’ultima risorsa. E dovrebbe essere sottoposta alla vigilanza delle istituzioni democratiche. Secondo questo punto di vista, la guerra segreta dell’America in Siria è illegale sia secondo la Costituzione degli Stati Uniti (il diritto di dichiarare guerra è del Congresso), che secondo la Carta delle Nazioni Unite, e la guerra degli Stati Uniti in Siria contro le due parti è un’avventura cinica e spericolata. La guerra degli Usa per rovesciare Assad non ha lo scopo di proteggere il popolo siriano, come dichiarano Obama e la Clinton, ma è una “guerra per procura” contro l’Iran e la Russia. La Siria è soltanto un campo di battaglia.

La posta in gioco è molto più alta e pericolosa di quanto lo siano le guerre per procura. Se gli Stati Uniti conducono una guerra contro Assad, la Russia sta intensificando il sostegno al suo governo. I media principali degli Stati Uniti descrivono le azioni della Russia come un insulto: come osa il Cremlino impedire agli Stati Uniti di rovesciare il governo di Assad? Di conseguenza abbiamo uno scontro diplomatico con la Russia, che può peggiorare e forse, inavvertitamente, far giungere al punto di un conflitto militare.

Ci sono questioni che dovrebbero essere oggetto di supervisione legale e controllo democratico. Credo che il popolo americano avrebbe detto un secco “no” al cambio di regime in Siria diretto degli Stati Uniti. Il popolo americano vuole la sicurezza e la sconfitta dell’ISIS, ma gli americani riconoscono anche che le azioni degli Stati Uniti per provocare un cambiamento di regime hanno una storia lunga e distruttiva: in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in America Centrale, in Africa e nel Sud-Est asiatico.

Questo è il motivo principale per cui il governo degli Stati Uniti si rifiuta di dire la verità: il popolo americano sceglierebbe la pace, non la guerra permanente. Obama ha solo pochi mesi per rimediare a ciò che è stato distrutto. E dovrebbe iniziare col comportarsi onestamente verso il popolo americano.

 

* L’autore è il direttore di “Earth Institute” della Columbia University (USA). Uno dei teorici delle politiche di “terapia d’urto” in Bolivia, Polonia e Russia. Dall’autunno del 1991 al gennaio 1994 è stato a capo del gruppo di consiglieri economici del presidente russo Boris Eltsin.

*****

Articolo apparso su Colonel Cassad  il 21 settembre 2016

Traduzione dal russo a cura di Elena per SakerItalia.it

Condivisione: