Quando verrà scritta la storia definitiva del conflitto in Siria, il ruolo degli Stati Uniti nel finanziamento, addestramento e armamento dei gruppi ribelli, costituirà necessariamente un capitolo importante.
L’annuncio [in Inglese] di Washington che la CIA ha cancellato il suo programma a sostegno dei “ribelli moderati” in Siria – che si stima sia costato ai contribuenti statunitensi oltre 1 miliardo di dollari, e che ha contribuito a perpetuare un conflitto in cui sono morte 400.000 persone, molte delle quali nel modo più atroce – è stato fatto di recente nel modo in cui una multinazionale mette fine ad un’impresa commerciale fallita all’estero.
Non c’è stata alcuna menzione del fatto che il programma sia stato avviato in violazione del Diritto Internazionale. Nessuna menzione anche del fatto che fosse a sostegno di un’insurrezione in gran parte costituita da non-siriani, che negli ultimi sei anni sono calati sul paese non guidati dal desiderio di creare una democrazia, ma piuttosto di imporre la tirannia religiosa e culturale.
Immaginate, per un momento, un ribaltamento delle parti. Immaginate se l’FSB russo avesse istituito e gestito un programma di questo tipo, a sostegno di un’insurrezione armata dominata da estremisti religiosi con la tendenza a torturare, schiavizzare le donne e tagliare le teste delle persone – il cui obiettivo è il rovesciamento del governo laico di un stato multi-religioso e multietnico – immaginate quale sarebbe la reazione nelle capitali occidentali. L’indignazione sarebbe stratosferica – e legittima.
Quanto a coloro che sostengono che in Siria l’Occidente abbia sostenuto sempre e solo i fanatici taglia-teste moderati [in Inglese], mai quelli estremisti, questa è una distinzione assurda che il popolo siriano non ha mai avuto il lusso di sposare.
In un articolo [in Inglese] del New York Times su questa storia veniamo a sapere di come “una volta che i combattenti addestrati dalla CIA arrivavano in Siria, gli agenti della CIA avevano difficoltà a controllarli. Il fatto che parte delle armi della CIA sono finite ai combattenti del Fronte al-Nusra – e che alcuni dei ribelli si sono uniti al gruppo – hanno confermato i timori di molti nell’amministrazione Obama da quando il programma è iniziato. Anche se il Fronte al-Nusra era chiaramente visto come un’efficace forza di combattimento contro le truppe del Sig. Assad, la sua affiliazione ad Al-Qaida ha reso impossibile all’amministrazione Obama fornire sostegno diretto al gruppo”.
La pura ostinata stupidità della politica statunitense in Siria negli ultimi anni sta tutta in questo passaggio. Cosa pensavano che sarebbe successo? La CIA credeva davvero che i loro bei ribelli moderati con le loro nuove e scintillanti armi e attrezzature fornite dagli Stati Uniti si sarebbero inseriti nel conflitto e sarebbero rimasti immuni dalle attenzioni dei ribelli estremisti cattivi? Sono davvero così incredibilmente inetti e disastrosamente male informati su una regione nella quale hanno riversato così tanti sforzi nel tentativo di dominarla, negli ultimi 70 anni?
Sin dall’inizio, Washington e i suoi alleati hanno completamente e dolorosamente travisato gli eventi non solo in Siria, ma anche in tutta la regione. Nel 2011 la cosiddetta Primavera Araba ha sorpreso gli Stati Uniti per la dimensione e la velocità con cui si è diffusa. Il risultato è stato il panico a Washington su quello che presagiva per l’influenza statunitense in Medio Oriente, producendo un collasso monumentale di un analisi responsabile del catastrofico intervento militare in Libia sotto l’egida della NATO.
A guidare la guerra in Libia non sono stati i puri ideali di aiutare a rovesciare un dittatore crudele e stabilire una democrazia Jeffersoniana al suo posto, come affermato. Infatti, com’era possibile, considerato che, mentre Gheddafi era al potere, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, i principali partecipanti all’intervento della NATO, godevano di buone relazioni economiche e di rapporti diplomatici quasi normali con la Libia? No, l’intervento della NATO in Libia è stato alimentato dal desiderio degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei di mettersi a capo di una Primavera Araba che all’epoca aveva già perso slancio.
Eppure, ciononostante, l’Occidente ha organizzato un intervento duro e pervicace, che ha solo aiutato ad attizzare le fiamme di un riflesso controrivoluzionario che non ha visto nascere la democrazia, ma lo jihadismo Salafita. Ad informare questa strategia è stato un trattamento Orientalista e riduttivo della regione come un insieme indifferenziato di stati arabi e Musulmani quasi identici nel loro aspetto, nelle dinamiche sociali e nel loro crollo, per non parlare del loro carattere nazionale. E quindi la Tunisia era uguale all’Egitto, come la Libia era uguale alla Siria, e così via.
Non c’è stata alcuna rivoluzione popolare in Libia, un’asserzione sostenuta dal fatto che, anche se Gheddafi non aveva un’aviazione consistente e nonostante la sua capacità di difesa aerea fosse debole e venne neutralizzata dalla NATO già nelle prime fasi nel conflitto, ci sono voluti otto mesi perché il leader libico venisse rovesciato e ucciso a partire dal giorno in cui i velivoli della NATO hanno cominciato a volare sul paese nel marzo 2011.
Allo stesso modo, in Siria, nel momento in cui il programma della CIA è iniziato nel 2013, il paese è stato devastato in modo simile a quando i Khmer Rossi decisero di attuare il proprio Anno Zero, portando al massacro e all’estirpazione di comunità minoritarie che possono tracciare la loro presenza nel Levante a svariati millenni fa.
Questo non vuol dire che ogni militante che combatte il governo in Siria sia un non-siriano ed un estremista Islamico. Bisogna dire, però, che i non-siriani e gli estremisti Islamici erano e rimangono ai posti di comando nella forgiatura del carattere settario del conflitto. La conferma di ciò è stata fornita da un rapporto declassificato dell’intelligence [in Inglese] risalente al 2012, prodotto dalla Defense Intelligence Agency facente capo al Pentagono.
Eppure, ciononostante, la CIA ha intrapreso comunque il suo programma fallito per individuare e finanziare una terza forza in un paese nel quale gli Stati Uniti non hanno mai avuto alcun diritto giuridico o morale per operare. Legalità e moralità che non hanno mai vincolato un’organizzazione le cui azioni, in tutta la sua storia [in Inglese], si sono conformate regolarmente con quelle comunemente associate ad un’organizzazione terroristica.
Fortunatamente, in Siria, queste azioni non hanno portato a nulla.
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Articolo di John Wight pubblicato su Counterpunch il 10 agosto 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]