Dopo il totale fallimento della politica americana per il cambio di regime in Siria e il rovesciamento di Assad, è arrivato ora il momento per gli Stati Uniti di operare una scelta fondamentale: negoziare o raddoppiare la posta. Apparentemente, Kerry e gli altri, all’inizio hanno cercato di negoziare, ma il Pentagono ha deciso altrimenti; ha proditoriamente rotto i termini dell’accordo ed ha (illegalmente) bombardato le forze siriane. Al punto che Kerry, Powers e tutti gli altri si sono accorti di non aver nessun’altra scelta se non quella di “unirsi” al Pentagono e raddoppiare la posta in gioco. Adesso gli Americani “avvertono” la Russia  [in inglese] che, se l’offensiva di Aleppo dovesse continuare, gli Stati Uniti non riprenderanno i negoziati. Questa è una minaccia alquanto bizzarra, considerando che gli USA non sono chiaramente in grado di tener fede ad accordi di qualunque genere, e che i Russi sono già arrivati alla conclusione che gli Stati Uniti sono “incapaci di stare ai patti” [in italiano]. La reazione russa è stata prevedibile: Lavrov ha ammesso che non riesce neanche a prendere sul serio i suoi colleghi americani [in inglese].

Va bene, entrambe le parti si sono stufate l’una dell’altra. Che cosa succede dopo?

Gli Stati Uniti manderanno ancora armi al Daesh, compresi MANPAD, TOW e Javelin [in italiano]. L’effetto  sarà trascurabile. I velivoli russi ad ala fissa volano ad oltre 5.000 m., dove sono fuori portata dei MANPAD. Attualmente sono loro che forniscono il maggior volume di fuoco a sostegno dei Siriani. Gli elicotteri da combattimento russi, anche se probabilmente non immuni ai MANPAD, sono comunque molto resistenti ad attacchi del genere, per tre motivi: capacità di sopravvivenza, portata delle armi, e tattica. I Mi-28 e i Ka-52 dispongono di missili con gittata massima di 10 km. e questi velivoli vengono tipicamente utilizzati in una sorta di “rotazione”, dove un elicottero vola fino ad acquisire il bersaglio, spara, torna immediatamente indietro e il suo posto viene subito preso da quello successivo. In questo modo si proteggono a vicenda, offrendo allo stesso tempo un bersaglio molto difficile da colpire. Gli elicotteri da trasporto russi sarebbero ovviamente molto più a rischio di essere abbattuti da un MANPAD americano. Perciò, sì, se gli Stati Uniti inondassero di MANPAD il teatro siriano, gli aerei siriani e gli elicotteri da trasporto russi sarebbero a rischio, ma questo non sarebbe sufficiente per influenzare in modo significativo le operazioni russe o siriane.

Le possibilità russe di escalation sono assai differenti: la Russia può mandare più carri armati T-90 (che i TOW sembra non riescano a distruggere), più artiglieria (sopratutto sistemi moderni di lanciarazzi multipli e di lanciafiamme pesanti, come il TOS-1 [in inglese]). Le Forze Aerospaziali Russe potrebbero anche decidere di impegnarsi in bombardamenti di maggior efficacia, che comprendano l’uso di munizionamento termobarico o a grappolo. Infine, la Russia potrebbe inviare delle vere e proprie forze di terra che vadano da pochi battaglioni a, in teoria, una brigata completa. Il problema di questa opzione è che questo significherebbe un notevole aumento dell’impegno delle forze russe in questa guerra, una cosa a cui moltissimi Russi si opporrebbero. Comunque, dal momento che gli Iraniani e, sopratutto, gli Hezbollah sono stati usati come “pompieri” per “tappare” i buchi del fronte creati dalle varie sconfitte delle unità dell’esercito siriano, non è impossibile che i Russi possano impegnare un gruppo tattico costituito da un battaglione di armi combinate in qualche settore molto importante del fronte, per poi ritirarlo il prima possibile. Lo scopo di questa strategia sarebbe doppio: sostenere le truppe combattenti siriane con tutto il volume di fuoco possibile e, allo stesso tempo, dissanguare lentamente ma inesorabilmente le forze del Daesh, fino a farle arrivare al punto di rottura. In pratica, la stessa strategia di prima del cessate il fuoco.

E allora, perché i Russi hanno innanzitutto accettato quel cessate il fuoco?

A causa della vecchia convinzione che una brutta tregua è meglio di una buona guerra, perché la Russia sta cercando in tutti i modi di non esacerbare il confronto con gli USA e perché la Russia pensa che il tempo stia dalla sua parte. Sono abbastanza sicuro che i militari russi avrebbero preferito fare a meno del cessate il fuoco, ma sono altrettanto sicuro che a loro è andato anche bene provare e stare a vedere. Questa è la vecchia contraddizione: gli Occidentali vogliono i risultati “adesso”, mentre i Russi si prendono sempre i loro tempi e si muovono molto lentamente. Questo è il motivo per cui, ad un osservatore occidentale, il Cremlino di Putin è sempre “in ritardo” oppure “esitante” o comunque frustrante, per quella che sembra quasi essere una mancanza di scopo e determinazione. Questo tipico modo di fare russo diventa un problema quando fa credere ai leaders dello Stato Profondo americano che la Russia non solo è esitante, ma probabilmente anche spaventata. In modo perverso, la mancanza di “dimostrazioni di forza” da parte della Russia rischia di dare agli Americani l’impressione che “i Russi stanno tentennando”. Rimango sempre abbastanza meravigliato dalle reazioni occidentali al linguaggio morbido e attento usato dai diplomatici russi. Mentre gli Americani paragonano apertamente Putin ad Hitler e chiedono l’imposizione di una (completamente illegale) zona di non sorvolo sulla Siria, i Russi rispondono con “il mio amico John” o “i nostri partners” e “i negoziati devono andare avanti”. Più spesso che no, quando gli Americani sentono il linguaggio diplomatico dei Russi, lo scambiano per debolezza, si ringalluzziscono ancora di più e fanno ulteriori minacce [in inglese]. E’ anche per questo motivo che Russia e Stati Uniti sono, ancora una volta, in rotta di collisione.

Quando gli Stati Uniti avranno capito che la loro politica di inviare MANPAS in Siria non funziona, rimarrà loro solo un’ultima carta da giocare: tentare di imporre una zona di non sorvolo sulla Siria.

La buona notizia è che, a giudicare da questo scambio [in inglese] i generali americani capiscono che una mossa del genere da parte degli Stati Uniti significherebbe la guerra con la Russia. La brutta notizia e che i Neoconservatori sembrano volere esattamente ciò. Dal momento che un fatto del genere è ora diventato possibile, dobbiamo dare un’occhiata a ciò che esso comporterebbe veramente.

Il modo in cui la dottrina (bellica) americana pianifica l’imposizione di una zona di non sorvolo è abbastanza lineare: si inizia con un’intensa serie di attacchi con missili da crociera e bombardamenti aerei da parte dall’Aviazione e della Marina Americana, allo scopo di disabilitare le difese aeree e le capacità di comando e di controllo del nemico. In questa fase giocano un ruolo fondamentale le contromisure elettroniche e i missili anti-radar. Questo è anche il momento in cui gli Americani, se hanno una qualche speranza di sorpresa tattica, tipicamente colpiscono le basi aeree nemiche, ponendo particolare attenzione alla distruzione dei velivoli a terra, delle piste e dei depositi di carburante. Questa fase può durare da 48 ore fino a 10 giorni, a seconda dalla complessità e della resistenza della struttura di difesa aerea nemica. La seconda fase comprende di solito l’impiego di caccia da supremazia aerea in missioni di pattugliamento armato, tipicamente coordinati da aerei AWACS. Infine, una volta che le difese aeree sono state distrutte ed è stata raggiunta la supremazia aerea, vengono inviati bombardieri e cacciabombardieri a bombardare qualunque cosa possa essere bombardata, fino a che il nemico non si arrende o è spazzato via.

In Siria, questo scenario ideale andrebbe incontro a diversi problemi.

Per prima cosa, anche se in Siria ci sono solo pochi sistemi S-400/S-300, gli Stati Uniti non hanno mai operato contro di essi, sopratutto non contro la versione russa di questi formidabili sistemi. Ancora peggio, i Russi dispongono anche di radar a lungo raggio che renderebbero impossibile agli USA il conseguimento di una sorpresa tattica. Ultimo, ma non meno importante, la Russia ha dispiegato anche un potente sistema per le contromisure elettroniche che probabilmente creerebbe il caos totale nelle strutture chiave di comando, controllo, comunicazione ed intelligence americane.

Secondo, questi sistemi S-400/S-300 sono dislocati in quello che principalmente è “territorio russo”: la base aerea di Khmeimim e gli incrociatori di classe Kuznetsov al largo della costa siriana. Lo stesso dicasi per i nodi chiave della rete di comunicazione russa. Se gli Americani fossero abbastanza pazzi da cercare di colpire una nave della Marina Russa, questo renderebbe tutta la Marina degli Stati Uniti vulnerabile agli attacchi russi.

Terzo, anche se la Russia ha dispiegato un numero relativamente scarso di aerei in Siria e anche se pochi di loro sono intercettori puri, quelli schierati dalla Russia (SU-30SM e SU-35) sono sostanzialmente superiori ad ogni velivolo del parco mezzi americano, con la possibile eccezione dell’F-22A. Anche se gli Stati Uniti potrebbero sopraffare i Russi dal punto di vista numerico, lo farebbero ed un costo molto alto.

Quarto, l’uso degli AWACS dell’aviazione americana potrebbe essere complicato dalla possibilità che la Russia decida di mettere in batteria i propri missili anti-AWACS a lunga gittata (sia aviolanciati che con base a terra). E’ anche possibile che la Russia possa dispiegare nello spazio aereo iraniano i propri AWACS e proteggerli con i MIG-31BM, rendendoli così un bersaglio molto difficile.

Quinto, anche se gli Stati Uniti fossero in qualche modo capaci di imporre un qualcosa che assomigliasse ad una generica superiorità aerea, i Russi avrebbero ancora tre formidabili opzioni per continuare a colpire il Daesh ben all’interno della Siria:

1) i missili da crociera (lanciati dalle piattaforme navali o dai bombardieri Tu-95MS)
2) i gruppi d’attacco dei SU-34/SU-35 con base in Russia o in Iran
3) i bombardieri supersonici a lungo raggio (Tu-22M3 e Tu-160)

Sarebbe estremamente difficile per gli USA cercare di fermare questi attacchi russi, ed è dalla fine degli anni ’80 che l’Aviazione e la Marina Americana non si addestrano più per questo tipo di missioni.

Sesto, anche l’imposizione di una zona di non sorvolo effettuata con successo potrebbe fare ben poco per dissuadere i Russi dall’usare la loro artiglieria e i loro elicotteri da attacco (un difficile bersaglio per i velivoli ad ala fissa, tanto per incominciare). Dar loro la caccia a bassa quota esporrebbe ancora di più i velivoli dell’Aviazione o della Marina Americana alla difesa antiaerea russa.

Settimo, ultimo, ma non meno importante, oggi non siamo nel 1995 e la Siria non è la Bosnia: al giorno d’oggi gli Europei non hanno lo stomaco per combattere i Siriani, per non parlare poi della Russia. Così, anche se qualche leader europeo alla fine manderà almeno qualche aereo per dimostrare la sua fedeltà allo Zio Sam (Polonia, Germania, Olanda e magari qualche F-16 di seconda mano dagli Stati Baltici), i governi che contano (Francia, Inghilterra, Italia, ecc.) è improbabile che possano essere interessati ad un intervento militare pericoloso e completamente illegale. Questo per gli Stati Uniti non rappresenta un problema militare, ma sarebbe comunque una ulteriore difficoltà politica.

Riassumendo, vorrei semplicemente dire che se gli Americani ed i loro alleati godono di un grosso vantaggio numerico, qualitativamente parlando sono surclassati dai Russi, praticamente ad ogni livello. Come minimo, questo vantaggio qualitativo per i Russi renderebbe l’imposizione di una zona di non sorvolo (assolutamente illegale!) sulla Siria un compito estremamente rischioso. Potrebbero farlo? Probabilmente sì, ma solo a costi molto elevati e con il rischio reale di una guerra totale con la Russia. Come ho già detto molte volte, la Siria è proprio nel bel mezzo dell’area di “responsabilità” di CENTCOM e NATO ed è al limite estremo della capacità di proiezione di forza della Russia. Dove la Russia ha qualche decina di aerei, gli Americani possono farne arrivare molte centinaia. Così, la vera domanda non è se gli Americani possono farlo, ma piuttosto se sarebbero disposti a pagare il prezzo che richiederebbe un’operazione del genere.

A livello politico è importante ripetere che:

1) La presenza americana in Siria, nella sua totalità, è completamente illegale, senza il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
2) Tutte le operazioni militari americane in Siria sono anch’esse completamente illegali
3) Anche l’imposizione di una zona di non sorvolo da parte degli Americani sarebbe completamente illegale.

Anche se tutto questo finora non ha fermato l’Impero, potrebbe però offrire agli Europei un pretesto perfetto per non partecipare ad un’operazione del genere. Naturalmente, gli Americani non hanno bisogno di nessuna aviazione europea per cercare di imporre una zona di non sorvolo in Siria, politicamente però questo finirebbe con il danneggiarli.

Infine, c’è ancora un ulteriore problema da affrontare per gli Stati Uniti: l’imposizione di una zona di non sorvolo è un’operazione di notevoli dimensioni, che richiederebbe centinaia di aerei. Da dove opererebbero gli Stati Uniti? Potrei essere ingenuo, ma non credo che Erogan permetterebbe agli Stati Uniti l’uso di Incirlik per uno scopo del genere. L’Iraq cercherebbe, come minimo, di chiudere il proprio spazio aereo a tutti i velivoli che partecipassero ad una tale operazione, sopratutto se venissero colpite forze russe o siriane. Rimangono così Israele, Giordania, Arabia Saudita e le portaerei americane da cui poter operare. Nessuna di queste è molto adatta allo scopo: la Giordania non ha le infrastrutture ed è troppo vicina, Israele non aiuterebbe gli Stati Uniti contro la Russia e neanche lo farebbe l’Egitto. E, anche se i Sauditi hanno ottime basi, esse sono troppo lontane. Per quanto riguarda poi le portaerei, queste rimangono l’opzione migliore, ma sono ben lungi dall’essere l’ideale per una campagna aerea prolungata (come sarebbe l’imposizione di una zona di non sorvolo di questo genere).

Ancora una volta, niente di tutto questo può fermare lo spettacolo, però complica moltissimo il lavoro dei pianificatori americani.

Conclusione:

Il rischio di un tentativo americano di imporre una zona di non sorvolo sulla Siria rimarrà molto alto nel prossimo futuro, a meno che, naturalmente, Trump non batta Hillary (per la corsa) alla Casa Bianca. Se vincesse Hillary, allora il rischio aumenterebbe moltissimo. Per quanto riguarda Obama,  probabilmente non vuole stuzzicare il vespaio con un bastone così grosso appena prima di lasciare la Casa Bianca (o almeno lo spero). Infine, indipendentemente da chi siederà alla Casa Bianca, l’idea di imporre una zona di non sorvolo sula Siria andrebbe valutata con la cosiddetta “Dottrina Powell[in inglese] per gli interventi militari. Vediamo allora come questo progetto se la cava con la serie di domande della Dottrina Powell:

D: Sono minacciati interessi vitali connessi alla sicurezza nazionale?
R: No.

D: Abbiamo un obbiettivo sicuramente raggiungibile?
R: Idem.

D: I costi e i rischi sono stati completamente e sinceramente analizzati?
R: Certo, e sono potenzialmente molto elevati.

D: Tutte le altre modalità politiche non violente sono state analizzate a fondo?
R: No.

D: Esiste una strategia di fuga plausibile che eviti un impegno infinito?
R: No.

D: Sono state accuratamente analizzate le conseguenze della nostra azione?
R: Si, e il grosso rischio è la Terza Guerra Mondiale contro la Russia.

D: L’azione è appoggiata dal popolo americano?
R: No.

D: Disponiamo di un vero sostegno internazionale?
R: No.

Come si può facilmente vedere, questo piano non rispetta i criteri minimi della Dottrina di Powell nella maggior parte dei punti. Perciò, fino a quando alla Casa Bianca ci sarà qualcuno sano di mente, tutto questo parlare dovrebbe rimanere ciò che è stato fino ad ora: vuote minacce. Naturalmente, se Hillary entra alla Casa Bianca e poi nomina Segretario di Stato una pazza come Michèle Flournoy [in inglese], insieme ad un squadra per la sicurezza nazionale composta da rabbiosi guerrafondai [in inglese], allora la partita è chiusa.

Per favore, prima di andare a votare, pensateci.

The Saker

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Pubblicato su Thesaker.is il 30 settembre 2016

Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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