Qualsiasi azione di annessione si basa sull’aumento delle truppe sul terreno. I diplomatici tendono ad essere messi a tacere quando si inizia a sentire il rumore dei carri armati, delle armi e delle guarnigioni. I paesi possono rivendicare il possesso di un territorio, ma possono solo sognarlo in assenza di peso militare. Quando si arrivò al momento della negoziazione degli accordi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Generalissimo dell’Unione Sovietica Joseph Stalin dette un chiaro senso di ciò nel tracciare l’influenza sovietica negli stati dell’Europa orientale. Anche Israele agì con prepotenza per farsi riconoscere, assicurandosi di aver acquisito, in varie fasi, il Sinai (da allora abbandonato), la Cisgiordania, Gaza e le alture del Golan.

Lo stato delle alture del Golan è stato un affare controverso da quando la linea di armistizio del 1949 fu stabilita tra Siria e Israele. Le settecento miglia quadrate presentano tutti i punti panoramici di osservazione vantaggiosi: la Giordania a sud, la Siria a est, il Libano a nord e Israele ad ovest. Al vantaggio militare si potrebbe aggiungere anche la sicurezza idrica: sul confine delle Alture del Golan si trovano le acque dolci del Mar di Galilea.

Israele si appigliava al fatto che le linee del mandato della Palestina e della Siria avrebbero dovuto finalizzare la questione, ma rese tutto molto controverso con il sequestro di territorio nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. (Le forze siriane sfruttarono la loro elevazione durante quella guerra, cannoneggiando [in inglese] le fattorie israeliane nella valle di Hula.) Il Consiglio di sicurezza approvò [in inglese] la Risoluzione 242, ordinando che le forze israeliane fossero ritirate dai territori occupati durante il conflitto, e fornendo il “riconoscimento della sovranità, integrità territoriale e indipendenza politica di ogni stato della zona e del loro diritto di vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti”. Gli avvocati internazionali si sono debitamente preoccupati della formulazione e si sono beffati delle sottigliezze: la clausola dei “confini … sicuri” continuava a tormentare la questione, mentre Israele si rifiutava di ritirarsi; anche certi problemi di traduzione tra le versioni francese e inglese della risoluzione furono sfruttati per aggrovigliare il tutto.

Nessun organismo internazionale è stato in grado di fermare la spinta israeliana all’annessione delle Alture del Golan e a fare ciò che è diventato così abile: arrivare ad una nuova realtà mediante la colonizzazione. La Knesset ha mostrato il suo disprezzo nel 1981, adottando la legge sulle Alture del Golan  [in inglese], approvata con 63 voti contro 21, che ha effettivamente riconosciuto che la legge, la giurisdizione e l’amministrazione di Israele sarebbero state debitamente estese a quel territorio. Anche il punto di vista del primo ministro Menachem Begin sull’ostilità siriana, evidenziato dallo spiegamento di missili sul suolo libanese, è stato citato come scusa.

Il recenti eventi della guerra civile siriana ha rinnovato l’interesse per il Golan. La Siria sembrava essere al collasso, il regime di Assad in difficoltà. Iran e Hezbollah sono entrati in gioco. Data la presenza della Forze Quds di Teheran, gli strateghi israeliani hanno visto un ulteriore bisogno di mantenere una presenza avanzata, preoccupati dai militanti di ogni risma che avrebbero potuto attraversare il territorio.

La posizione dello squalificato e principale alleato di Israele è stata, almeno in via di principio, di rispettare una riserva internazionale sullo status del Golan. Ma questo stato di cose contestato ha offerto all’amministrazione Trump l’occasione per un ennesimo cambio nella politica estera degli Stati Uniti. Il 21 marzo, il presidente Donald Trump ha deciso, attraverso il suo speciale mezzo di comunicazione preferito [in inglese], di affermare che “dopo 52 anni, è tempo per gli Stati Uniti di riconoscere pienamente la sovranità di Israele sulle Alture del Golan”. Secondo l’usuale protocollo operativo dell’amministrazione, non era inizialmente chiaro se Trump avesse semplicemente trasmesso in rete un suo parere in un atto spontaneo, o se avesse annunciato un vero cambiamento di politica. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha preferito indirizzare le domande della stampa verso la Casa Bianca; la certezza è stata, per un certo periodo, sospesa nella rincorsa attraverso fatti elusivi.

Coloro che scroccavano per avere risposte alle loro domande, ricevevano una dichiarazione aggiuntiva dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, anch’essa fatta [in inglese] su Twitter: “Permettere alle Alture del Golan di essere controllate dai regimi siriano o iraniano sarebbe come chiudere un occhio sulle atrocità di Assad e sulla presenza destabilizzante dell’Iran nella regione. Rafforzare la sicurezza di Israele migliora la nostra capacità di combattere insieme le minacce comuni”. Non sorprende, in Bolton, che non ci sia mai stato alcun riferimento al corpo di norme internazionali.

In Israele, a mente fredda,  lo schema è apparso. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, convinto [in inglese] dalle meditazioni di Trump, ha rivelato che la Casa Bianca era incline ad un cambio di direzione. Trump aveva “fatto la storia”. La sovranità israeliana sulle alture del Golan era stata riconosciuta, e non ci sarebbe stato momento migliore di adesso, “quando l’Iran sta cercando di usare le alture del Golan come piattaforma per la distruzione di Israele”. Ma oltre alla giustificazione della sicurezza, sono arrivate le vecchie e sinistre nozioni [in inglese] di lunga ed esclusiva dimora. “Gli ebrei hanno vissuto lì per migliaia di anni e il popolo di Israele è tornato sul Golan”.

Accanto a Netanyahu c’era il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha fatto un passo falso [in inglese] sulla presa di posizione: le alture del Golan dovevano essere considerate un’appropriata “componente sovrana dello Stato di Israele”. Gli israeliani devono anche “sapere che le battaglie lì combattute, le vite perse su quello stesso terreno, sono valse la pena e piene di significato”.

Il tutto avviene per gradi. Inizia gradualmente, quindi spinge il problema con la forza e con gli insediamenti. Con il tempo, l’usura potrebbe convincere e l’opposizione internazionale andare a dissolversi. Il gruppo per i diritti umani basato sul Golan, Al-Marsad, è pessimista [in inglese] nei confronti dei siriani della zona, vedendo la scomparsa esistenziale dei suoi abitanti. “I siriani nella zona occupata del Golan affrontano le pressioni israeliane, calcolate per limitarli nella costruzione di abitazioni e nell’uso della terra, per distruggere le loro imprese, per sbarazzarsi della loro cultura araba, per manipolare la loro identità siriana e per soffocare ogni loro libertà di movimento”.

La decisione di Trump, analogamente alla sua posizione su Gerusalemme Est, allontana lo sguardo della politica estera statunitense dai principi basilari di pace e sicurezza incorporati nella Carta delle Nazioni Unite, debole documento come è stato dimostrato nel corso degli anni. Inoltre intorbiderà ulteriormente le acque con il regime di Assad, pronto adesso a ristabilire l’ordine ora che la sanguinosa guerra civile si sta dirigendo penosamente verso la conclusione. E per quanto riguarda la questione della pace arabo-israeliana? Dimenticatevelo. Scarponi militari, costruzioni di difese e lancio di missili si stanno dimostrando molto più efficaci dei progressi diplomatici.


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Articolo di Binoy Kampmark pubblicato su Oriental Review  il 30 marzo 2019
Traduzione in italiano di Pappagone per 
SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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