Durante il suo vertice più recente la NATO ha preso la decisione di diventare formalmente un membro della coalizione guidata dagli Stati Uniti che combatte lo Stato Islamico (IS), in aggiunta alla sua missione addestrativa in Iraq.

 

Lo scorso anno, la NATO ha avviato una missione addestrativa e di formazione per le forze armate irachene, e a gennaio ha aperto un centro regionale in Kuwait. Gli aeromobili AWACS della NATO operano in Siria, ma la partecipazione alle azioni di combattimento contro l’IS è stata finora limitata ad alcuni aerei che hanno partecipato alle operazioni della coalizione dei volenterosi guidata dagli Stati Uniti. Formalmente, tutti i membri dell’alleanza contribuiscono alla coalizione, ma la NATO come entità non lo fa. Nonostante gli sforzi della coalizione, l’IS è cresciuto e si è espanso in Siria, fino a quando la Russia non ha lanciato una propria operazione militare nel 2015.

La Francia e la Germania hanno sempre avuto riserve [in Inglese, registrazione necessaria] circa la prospettiva di unirsi alla coalizione anti-IS come alleanza, preoccupate per il fatto che questo avrebbe portato la NATO a farsi carico dei combattimenti o a mettere in ombra i partner regionali, come la Giordania, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. L’Italia è sempre stata scettica riguardo a questo piano.

Nonostante tutti i campanelli d’allarme sulla minaccia mortale proveniente dall’IS – il nemico mortale dell’Occidente che ha giurato di combatterlo fino all’annientamento – le forze del blocco pronte a combattere si stanno schierando… contro la Russia in Europa orientale! Perciò l’alleanza non ha compreso la necessità di contrastare i piani dell’IS di creare un califfato, e ha testardamente chiuso un occhio sul pericolo proveniente da sud.

I flussi di migranti stanno inondando i paesi europei membri dell’alleanza, gli atti terroristici stanno uccidendo i cittadini degli Stati membri della NATO, le forze americane e turche combattono gli estremisti sul terreno, ma il blocco si limita in gran parte a parole di condanna, demonizzando al contempo la Russia – un paese che dice di non voler provocare il confronto e chiede un dialogo!

La decisione del vertice di aderire alla lotta arriva in un momento in cui pare che le forze ribelli basate in Giordania e finanziate da USA, Inghilterra e Francia [FUKUS], si stiano preparando ad operazioni sul suolo siriano. Il 18 maggio gli aerei americani hanno attaccato un convoglio di forze affiliate al governo siriano. L’attacco si è verificato nell’estrema Siria meridionale, vicino ad at-Tanf, lungo il confine Siriano-Iracheno, zona in cui le forze speciali statunitensi (SOF) stanno addestrando i combattenti locali. Il membro principale della NATO si è impegnato direttamente nel conflitto siriano scegliendo di sostenere una delle parti. Evidentemente, la mossa ha segnalato l’estendersi del coinvolgimento americano nella Guerra Civile siriana, che dura da sei anni. Gli Stati Uniti hanno condotto operazioni anti-IS in Siria dal 2014, ma finora hanno evitato di attaccare le forze del governo siriano e quelle sostenute dall’Iran.

Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia sono i membri principali dell’alleanza, e non c’è dubbio che si stanno preparando ad attraversare il confine e stabilire il controllo sulla regione dove si incontrano i confini di Giordania, Siria e Iraq. Avranno bisogno del sostegno di altre nazioni, in particolare di quelle loro alleate, e questo coincide con la decisione della NATO di far parte dell’operazione anti-IS. Il controllo sull’area da parte delle forze sostenute dalla NATO includerà un’autostrada chiave che da Baghdad arriva a Damasco e che l’Iran ha usato per fornire armi alle forze siriane. At-Tanf è un incrocio strategico situato all’intersezione delle frontiere giordana, irachena e siriana e domina la Strada N.1, che collega Baghdad con Damasco e la capitale giordana Amman.
Tutto accade in un momento in cui i membri della NATO coinvolti nelle azioni di combattimento e Israele sono profondamente preoccupati per la recente visita di un militare iracheno di alto livello a Damasco, per discutere della situazione sul confine Siriano-Iracheno. L’affermazione che il Primo Ministro iracheno Haydar al-‘Abadi abbia spostato il suo sostegno dalla campagna condotta dagli Stati Uniti a quella della coalizione Russia-Turchia-Iran aggiunge altra benzina al fuoco.

Sicuramente il contributo aumenterà. Subito dopo il vertice del 25 maggio, i Paesi Bassi hanno annunciato la decisione di inviare altri due aerei da guerra per combattere l’IS. A metà giugno, un’aerocisterna KC-10 olandese sarà posizionata in Kuwait, e nell’ultimo trimestre dell’anno un aereo da trasporto C-130 contribuirà alla lotta per due mesi. Circa 90 militari verranno trasferiti assieme agli aerei. Il nuovo dispiegamento aumenterà temporaneamente il numero di soldati olandesi in Iraq a circa 175, venti in più di quanto precedentemente concordato. A partire dal mese prossimo i commando olandesi che attualmente assistono le truppe irachene al fronte saranno dotati di veicoli blindati e di altri sistemi d’arma. I Paesi Bassi hanno inoltre espresso la disponibilità a contribuire con diversi caccia F-16 a partire dall’inizio del prossimo anno. Altri membri della NATO aumenteranno il loro contributo per sostenere lo sforzo della NATO. Aumenterà, ma vale la pena ricordare che le operazioni del blocco in Libia e in Afghanistan si sono concluse in un fallimento.

Il crescente ruolo della NATO in Siria può condurre ad uno scontro o ad un coordinamento, o almeno all’eliminazione del conflitto, con le forze Russo-Siriano-Iraniane. La Turchia, un paese della NATO, è membro del trio Russia-Turchia-Iran che sta promuovendo il ​​processo di pace di Astana e il nemico comune è l’IS. Il coordinamento degli sforzi sembra essere un passo logico, la questione dovrebbe essere posta in cima all’agenda del Consiglio NATO-Russia, insieme ai piani per creare zone di de-escalation. Potrebbe essere discussa con il presidente russo Vladimir Putin durante il vertice del G20.

Alcuni accordi con la Russia sono inevitabili, ma è un obiettivo raggiungibile, con la NATO che assembra le sue forze nel Baltico, in Polonia, in Romania e nell’intera regione del Mar Nero? La Russia e la NATO possono coordinare i loro sforzi in modo fruttuoso, o addirittura cooperare in Siria, con le tensioni in Europa così alte? Evidentemente nessuno trae benefici dallo scontro tra Russia e NATO, eccetto l’IS. Trovare la comprensione reciproca è indispensabile per sconfiggere il nemico comune. In realtà, lo scontro dell’Occidente contro la Russia è l’unica speranza di sopravvivenza per l’IS, e bisogna togliere questa speranza al gruppo terroristico. Resta da vedere se questi argomenti verranno presi in considerazione quando la NATO si getterà nella mischia.

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Articolo di Peter Korzun pubblicato su Strategic Culture il 31 maggio 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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