Gli ultimi sviluppi in Siria non sono, io credo, il risultato di un qualche piano messo a punto dagli Stati Uniti per aiutare sul campo i loro “terroristi moderati”, ma piuttosto il sintomo di un qualcosa di molto più grave: la totale perdita, da parte degli USA, del controllo sulla situazione in Siria e probabilmente anche altrove. Lasciate che ri-esponga quello che è appena successo.

Primo, dopo giorni e giorni di intensi negoziati, il Segretario di Stato Kerry ed il Ministro degli Esteri Lavrov sono finalmente arrivati ad un accordo per un cessate il fuoco in Siria, in grado almeno di “congelare” la situazione sul terreno fino alle elezioni presidenziali americane ed al cambio dell’amministrazione (questo è ormai l’evento più importante del prossimo futuro, pertanto non si formula nessun progetto che vada oltre quella data).

Poi l’aviazione americana, insieme a qualcun altro, ha bombardato un’unità dell’esercito siriano che non era in movimento e non era impegnata in operazioni attive, ma che stava semplicemente occupando un settore chiave del fronte. L’attacco americano è stato seguito da una massiccia offensiva da parte dei “terroristi moderati”, contenuta a stento dall’esercito siriano e dalle Forze Aerospaziali Russe. Non c’è bisogno di dire che, dopo una così sfacciata provocazione, l’accordo sul cessate il fuoco è morto. I Russi hanno espresso il loro disgusto totale e indignazione per questo attacco, ed hanno apertamente cominciato a dire che gli Americani sono “недоговороспособны”. La parola letteralmente significa “non in grado di tener fede ad un accordo”, o incapaci di raggiungere e poi di rispettare un accordo. Anche se educata, questa espressione è però anche molto forte, ed implica non tanto una deliberata volontà di ingannare, quanto piuttosto l’assenza della capacità stessa di raggiungere un accordo e poi di rispettarlo. Per esempio, i Russi hanno spesso affermato che il regime nazista di Kiev è “incapace di stare ai patti” e questo ha un senso, considerato che l’Ucraina sotto occupazione nazista è essenzialmente uno stato fallito. Ma, dire che una superpotenza nucleare a livello mondiale è “incapace di stare ai patti” è una cosa terribile ed estremamente indicativa. In pratica significa che gli Americani sono usciti di senno ed hanno perso la capacità stessa di raggiungere un qualunque tipo di accordo. Inoltre, un governo che infrange le sue promesse o cerca di ingannare ma che, almeno in teoria, è comunque in grado di tener fede ad un accordo, non sarebbe descritto come “incapace di stare ai patti”. Questa espressione è usata esclusivamente per descrivere un’entità che nel suo armamentario politico non dispone nemmeno delle doti necessarie per negoziare e rispettare un accordo. Questa è una diagnosi assolutamente devastante.

Poi è arrivata la patetica e assolutamente non-professionale scenetta dell’ambasciatrice americana Samantha Powers che ha abbandonato una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mentre stava parlando il delegato russo. Ancora una volta, i Russi sono semplicemente rimasti a bocca aperta, non tanto per il tentativo di offesa, abbastanza infantile, ma piuttosto per la totale mancanza di professionalità diplomatica mostrata dalla Powers. Da un punto di vista russo, il fatto che una superpotenza vada semplicemente via proprio nel momento in cui l’altra superpotenza sta facendo una dichiarazione importante, è semplicemente da irresponsabili ed è, di nuovo, la prova che la loro controparte americana ha completamente “perso il controllo”.

Infine, è arrivato il momento culminante: l’attacco al convoglio umanitario in Siria, di cui gli Stati Uniti hanno accusato, ovviamente, la Russia. I Russi, ancora una volta, hanno potuto a stento credere ai loro occhi. Primo, questo è stato un palese, e francamente infantile, tentativo di far vedere che “anche i Russi commettono errori” e che “i Russi hanno fatto fallire il cessate il fuoco”. Secondo, c’è stata poi questa stupefacente dichiarazione degli Americani, che hanno detto che vi erano solo due aviazioni che avrebbero potuto farlo, quella russa e quella siriana (come gli Americani pensassero di farla franca in uno spazio aereo accuratamente controllato dai radar russi, va oltre la mia capacità di comprensione!). In qualche modo, gli Americani si sono “dimenticati” di riferire che anche la loro aviazione era presente nella regione, insieme alle forze aeree di molti alleati degli Stati Uniti. Sopratutto, hanno dimenticato di riferire che quella notte droni americani armati di tipo Predator volavano direttamente sopra quel convoglio.

Quello che è accaduto in Siria è dolorosamente ovvio: il Pentagono ha sabotato l’accordo fra Kerry e Lavrov, e quando il Pentagono è stato accusato di esserne il responsabile, ha imbastito un false flag [attacco sotto falsa bandiera] abbastanza rozzo, ed ha cercato di addossarne la colpa ai Russi.

Tutto questo dimostra semplicemente che l’amministrazione Obama è in uno stato di confusa agonia. La Casa Bianca è semplicemente così terrorizzata dalla prospettiva di una vittoria di Trump a novembre, che ha praticamente perso il controllo della sua politica estera in generale e, in modo particolare, di quella sulla Siria. I Russi in pratica hanno ragione: l’amministrazione Obama è veramente “incapace di stare ai patti”.

Naturalmente, il fatto che gli Americani si stiano comportando come bambini frustrati ed incoerenti non significa che i Russi risponderanno allo stesso modo. Abbiamo già visto Lavrov ritornare e riprendere a negoziare con Kerry. Non perché i Russi siano ingenui, ma proprio perché, a differenza dei loro colleghi americani, i Russi sono dei professionisti che sanno che negoziati e linee di comunicazione aperte sono sempre, per definizione, preferibili ad un dietro front, specialmente quando si tratta con una superpotenza. Quegli osservatori che accusano la Russia di essere “debole” o “ingenua”, proiettano semplicemente la propria, e sopratutto americana, “gamma di reazioni” sui Russi, e non riescono a capire la semplice verità: che i Russi non sono Americani, che pensano in modo diverso ed agiscono in modo diverso. Sopratutto, ai Russi non importa essere considerati “deboli” o “ingenui”. Infatti preferirebbero essere visti così, se ciò servisse ai loro scopi e a confondere il nemico riguardo alle loro vere intenzioni e alle loro reali capacità. I Russi sanno che non hanno costruito il più vasto stato del mondo essendo “deboli” o “ingenui”, e non prendono certo lezioni da una nazione che è più giovane di molti dei palazzi russi. Il modello occidentale è di solito questo: una crisi porta alla rottura delle trattative e ne segue un conflitto. Il modello russo è completamente differente: una crisi porta a negoziati che vanno avanti fino all’ultimo minuto, prima che scoppi il conflitto. Ci sono due ragioni per questo (comportamento): primo, continuare a negoziare fino all’ultimo minuto può far trovare un modo per evitare il confronto, magari all’ultimo istante, e, secondo, negoziare fino all’ultimo rende possibile conseguire il vantaggio strategico di un attacco di sorpresa. Questo è esattamente il modo in cui la Russia ha agito in Crimea e in Siria, senza assolutamente segnali premonitori o, anche meno, sfoggi di potenza, ben pubblicizzati, per cercare di intimidire qualcuno (l’intimidazione è anch’essa una strategia politica occidentale che i Russi non usano).

Così Lavrov continuerà a negoziare, indipendentemente da quanto ridicoli ed inutili possano sembrare tali negoziati. E probabilmente lo stesso Lavrov non pronuncerà mai la parola “недоговороспособны”, ma il messaggio al popolo russo e agli alleati siriani, iraniani e cinesi sarà che, a questo punto, la Russia ha perso tutte le speranze di poter trattare con l’attuale amministrazione americana.

Obama e compagni attualmente sono impegnati a cercare di nascondere i problemi sanitari e caratteriali della Clinton, e probabilmente riescono a pensare solo ad una cosa: come sopravvivere all’imminente dibattito Hillary-Trump. Il Pentagono ed il Dipartimento di Stato sono per lo più impegnati a combattersi a vicenda su Siria, Turchia, Curdi e Russia. La CIA sembra combattere per conto suo, anche se questo è difficile da stabilire.

E’ probabile che venga comunque annunciato un qualche tipo di accordo fra Kerry e Lavrov, se non oggi, magari domani o dopodomani. Ma, francamente, sono perfettamente d’accordo con i Russi: gli Americani sono completamente “incapaci di stare ai patti” e, a questo punto, i conflitti in Siria ed in Ucraina sono entrambi congelati. Non intendo “congelati” nel senso di “nessun combattimento”, neanche per sogno; ma per “congelati” voglio dire che “non sono possibili grossi cambiamenti”. Ci saranno scontri, sopratutto adesso che i Wahabiti e gli alleati nazisti degli Stati Uniti si rendono conto che il loro boss non è più in carica, perché impegnato con le elezioni e i disordini razziali, ma, dal momento che non esiste una soluzione militare rapida per nessuno dei due conflitti, gli scontri e le offensive tattiche non produrranno nessun risultato strategico.

Con l’esclusione di un false flag all’interno degli Stati Uniti tale da annullare le elezioni, come l’assassinio di Hillary o di Trump da parte di uno “sparatore solitario”, le guerre in Ucraina ed in Siria continueranno senza nessuna prospettiva di un qualche genere di negoziato significativo. E, che sia Trump o Hillary ad andare alla Casa Bianca, il grosso reset (della situazione) ci sarà agli inizi del 2017. Trump vorrà probabilmente incontrare Putin per una sessione di negoziati importanti che riguardi tutte le problematiche chiave attualmente aperte fra Russia e Stati Uniti. Se alla Casa Bianca dovessero invece andare Hillary e i suoi Neoconservatori, allora una qualche forma di guerra fra Russia e Stati Uniti diventerebbe praticamente impossibile da evitare.

The Saker

PS: Alcuni esperti militari russi affermano che il tipo dei danni visibili nel filmato dell’attacco al convoglio umanitario non è compatibile con un attacco aereo, o anche di artiglieria, e che invece assomiglia molto agli effetti dello scoppio di alcuni ordigni esplosivi improvvisati (IED). Se così fosse, questo non punterebbe il dito contro i Russi, ma piuttosto contro quei gruppi di “terroristi moderati” che hanno il controllo dell’area. Questo potrebbe tuttavia essere ancora un false flag ordinato dagli Stati Uniti o, in alternativa, la prova che gli Americani hanno perso il controllo dei loro alleati wahabiti sul campo.

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 Pubblicato su Thesaker.is il 23 settembre 2016

Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

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